Walkaround

Sailfish 220 WAC

Di questo cantiere ho parlato a più riprese sia sul blog che sul libro (CLICCA QUI). La ragione per la quale ha sempre suscitato la mia attenzione, è il suo continuo perseguire un invidiabile sfruttamento degli spazi in coperta e sotto. Un mix che la rende una delle poche barche da pesca sportiva idonee anche per la famiglia. Il 220 WAC non fa eccezione, a dispetto delle dimensioni di scafo e di ciò che una prima superficiale impressione delle linee possano far percepire. La barca è costruita attorno allo skipper, che per Sailfish è anche angler, gaffman, mate, buon padre di famiglia… La cabina completa e funzionale del Sailfish 220 WAC Il Sailfish 220 WAC è concepito per essere utilizzato anche in solitaria, grazie ad una zona guida in costante contatto con il pozzetto: di fatto, non c’è alcuna paratia o gradino che demarchi la zona di comando dal “teatro di pesca”, essendo la coperta, in quest’area, del tutto fusa ed ininterrotta. Questo avvantaggia chi usi pescare in solitaria, per scelta o per necessità, dato che dal divano di governo, che è anche una leaning post attrezzata, è possibile raggiungere le canne in pesca semplicemente allungando il braccio. Da contraltare, il piccolo parabrezza in cristallo temperato fa il possibile per proteggere per lo meno la strumentazione di bordo da spruzzi accidentali ed intemperie, ma non completamente skipper ed equipaggio, come fa, ad esempio, un parabrezza avvolgente. Un esempio di walkaround con parabrezza avvolgente. E’ innegabile che questa barca sia fatta bene, basta osservare com’è rifinito il cielo inferiore dell’hard-top (di serie), com’è architettata la zona poppiera e la collocazione delle ferramente di coperta: non vi sono inutili sporgenze e giochi puramente estetici, le bitte sono a scomparsa, il bottazzo è in pvc ad alta densità con inserto in acciaio inox…


Il mercato nautico ci ascolta ancora?

L’orientamento della produzione di sportfisherman è ormai appurata da anni, verso il center console ed il dual console. Le considerazioni di primo pelo su questa tendenza potrebbero sembrare ovvie: il mercato più proficuo per i cantieri produttori di barche da pesca è quello statunitense, per cui si sacrificano le richieste degli altri mercati, proporzionalmente residuali, riguardo layout di coperta più… ognitempo. Questo assunto ci metterebbe in pace con noi stessi se non valutassimo che il 95% delle imbarcazioni naviganti negli States ha lunghezza inferiore ai 26 piedi. Ciò significa che: Una minima parte dei diportisti proprietari di queste imbarcazioni al di sotto dei 26 piedi pratica la pesca sportiva; OPPURE       2. Tutti coloro che hanno barche fino ai 26 piedi, le usano solo nei mesi caldi e non fanno diporto ricreativo. OPPURE       3. Il mercato fa quel che vuole per fini prettamente tecnici, veicolando di fatto le scelte degli utenti.   Quando acquistai la mia prima barca da pesca americana, nel 1999, ricordo che Grady White mi spediva con cadenza semestrale dei questionari cartacei (all’epoca internet non era di dominio pubblico come oggi) via posta prioritaria, nei quali si chiedevano (a me come presumo ad ogni cliente Grady White) le abitudini di diporto, le tipologie di pesca praticate, le zone di mare frequentate. Alla fine del questionario, era scritto qualcosa del tipo: “Grazie al tuo contributo potremo sviluppare modelli più aderenti alle esigenze dei nostri clienti”. Questa interazione sinergica tra cantiere e cliente, ti faceva sentire parte della squadra, in qualche modo, ma soprattutto ti faceva sentire ASCOLTATO. Siamo proprio sicuri che oggi il mercato funzioni così, o segua logiche del tutto meccanicistiche, quasi algoritmiche? Considerazione nella considerazione: se la maggior parte dei proprietari di barche al di sotto dei 26 piedi utilizza la…


Barche da pesca e volumi sottocoperta: la metamorfosi

Un tempo la cabina non era un privilegio per pochi eletti. C’erano i cuddy cabin, i walkaround, i cuddy console, tutte tipologie di fisherman che partivano sin dai venti piedi di lunghezza di scafo, ed in alcuni casi addirittura meno. La cabina su queste barche non era di certo concepita come un’area da vivere trascorrendovi lunghe crociere, ma per lo più come vano di stivaggio di attrezzature da pesca, che altrimenti sarebbero state destinate alla spola casa-barca-casa ogni qual volta si desiderasse uscire in barca. Il più delle volte questi piccoli volumi ricavati sotto la pontatura prodiera ospitavano una cuccetta a V con una toilette a scomparsa.  Insomma, lo stretto necessario per un rifugio dal maltempo, un cambio di vestiti o per una urgenza fisiologica. L’avvento dei moderni center console, che hanno subìto cure steroidee quanto a dimensioni, hanno consentito di ricavare un piccolo vano in console ad uso toilette, ma la loro inarrestabile ascesa ha eroso pesantemente lo spazio che prima era destinato ai walkaround nelle linee produttive dei cantieri nautici. Le ragioni? Proviamo ad enumerarne alcune: Propensione della clientela a scegliere barche che, a parità di dimensioni di scafo, offrano ampia superficie calpestabile su un unico livello; Maggiore indipendenza “percepita”, che consente di pensare di poter uscire all’occorrenza, anche in solitaria, con meno problemi di gestione delle fasi di ancoraggio ed ormeggio; Maggior contatto con l’azione di pesca e le attrezzature rispetto ad una barca con zona guida isolata o comunque “avvolta” in un parabrezza (vd walkaround). L’elenco potrebbe continuare ma dovrei forzare un po’ la mano, perché per la verità quello del center console è il tipico caso in cui il mercato veicola le scelte e non viceversa. In soldoni, questo passa il convento, ed esagero volutamente con questa espressione perché personalmente amo il walkaround e noto…


Assetto e fisherman: alcune considerazioni

Nell’ideale collettivo il fisherman americano naviga con il “naso all’insù”… Questo argomento viene puntualmente affrontato nel libro Fisherman Americani, in cui si spiegano le ragioni di tale peculiare comportamento degli scafi nati per la pesca d’altura. L’assetto tipicamente appoppato è da molti criticato, ma apprezzato da chi sa cosa significhi ingavonarsi in condizioni marine avverse. Il disagio maggiore, su taluni fisherman, è dato dalla sensazione di non poter vedere bene l’orizzonte soprattutto per chi è di statura medio-bassa. Non a caso, i ponti di guida di molti fisherman d’oltreoceano presentano una ulteriore piattaforma rialzata sulla quale è posizionata la poltrona di comando che, appunto, conferisce un certo “vantaggio” allo skipper quanto a visibilità. Ma l’appoppamento di un Fisherman è un effetto voluto, quando ben progettato. La funzione dell’appoppamento è principalmente quella di “superare l’onda” quando si naviga con il mare di prua o al mascone. Ciò comporta che gran parte dell’acqua si infrangerà contro il mascone o contro il dritto di prua, proprio laddove dovrebbe infrangersi. Ciò che accade, invece, su barche con assetto neutro (inclinazione di zero gradi a velocità di crociera) è la predisposizione all’ingavonamento in condizioni meteomarine impegnative, o comunque ad essere “bagnata”. A proposito di carene asciutte e bagnate, Ti consiglio di leggere QUESTO ARTICOLO per ulteriore approfondimento. Una barca bagnata può esserlo per vari motivi: per linee di carena che non deflettono a dovere l’acqua, per ginocchi non particolarmente pronunciati che non riescono a rovesciare l’acqua o per masconi con svasatura insufficiente od assente. Quando a ciò si aggiunge un assetto neutro, che il più delle volte per natura tende all’appruamento con l’aumentare della velocità per effetto propulsivo, ecco che facilmente gli spruzzi bagneranno il ponte di prua ed il parabrezza. Per ulteriori approfondimenti sul tema, Ti invito a leggere Fisherman Americani: il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva….


Come acquistare un fisherman usato in Italia

Nei miei articoli mi occupo quasi sempre di tecnica e molto poco di mercato. In questo nuovo articolo voglio fare qualche considerazione su un mercato che può offrire ottime occasioni, ma solo se affrontato con esperienza ed oculatezza. Il mercato dell’usato nautico italiano non è dei più semplici per chi acquista, per due fondamentali motivi: L’importazione di fisherman americani nuovi è praticamente fermo da circa dieci anni, complice un tasso di cambio Eur/Usd sfavorevole; Per il motivo suindicato, le barche da pesca statunitensi in vendita in Italia sono spesso già passate di mano più di una volta. Cosa c’è di male nell’acquistare una barca con più di un proprietario precedente? Assolutamente nulla. Io stesso ne ho acquistate ed usate per anni con grande soddisfazione, e ne parlo più volte nel mio libro Fisherman Americani. Per mia deformazione professionale, tuttavia, tendo sempre a cercare di ricostruire con la maggior meticolosità possibile il passato di una barca, prima di acquistarla o farla acquistare ad un mio cliente. Qui entra in gioco il fattore “proprietari precedenti”: più ce ne sono, più difficile ed articolato sarà ricostruire a ritroso la storia della barca. Considerando anche che, spesso, la documentazione a supporto di ciò che il proprietario corrente ci racconta sulla barca è lacunosa quando non assente del tutto, è ben comprensibile come la scelta debba esser fatta con i piedi di piombo. Per i motivi suddetti, il mercato delle imbarcazioni usate in Italia (parlo di questo perché lo conosco meglio di altri mercati) va affrontato con: Passione Prudenza Obiettività –> Se viene meno la passione, si finisce per acquistare una barca senza anima, che non sentirete mai vostra, sulla quale vi arrovellerete nel cercare di adattarla alle vostre esigenze. Quanto sto per dire è paradossale, ma la buona convivenza tra l’armatore e la propria…


Grady White 270: l’incompresa, atto II

Ecco l’altra barca di casa Grady White (abbiamo visto la prima QUI) che il mercato ha recepito in maniera non chiara, sin dal momento del suo lancio. Tra l’altro la serie Islander ha avuto una carriera abbastanza lunga, cominciata con il 268 del 1995 e terminata con il 270, appunto, nel 2005. Perché incompresa? Per due motivi fondamentali: la larghezza, di 2,59m a fronte di una lunghezza f.t. di quasi nove metri, e la potenza applicabile di  ben 500cv. Con tali numeri la “mission” di questo walkaround non è ben chiara considerato che, in teoria, uno scafo così stretto dovrebbe potersi muovere agevolmente anche con un singolo motore da 250cv (motorizzazione d’ingresso che peraltro la casa madre prevedeva). Ma perché G.W. l’ha omologata per 500cv? Forse perché, nonostante la carena filante, erano comunque necessari molti cavalli per muoverla? Il dubbio che si trattasse di una barca sulla carta poco dispendiosa a livello di potenza applicata e di consumi di carburante ha fatto sì che si vendessero molti meno esemplari di 270 Islander rispetto al più costoso 282 Sailfish, che però con quasi tre metri di baglio massimo, aveva proporzioni ed abitabilità ben maggiori rispetto al 270. Di fatto, la tecnologia e robustezza costruttive di GW hanno permesso di caricare sullo specchio di poppa quella potenza, comportando consumi tra l’altro ben inferiori rispetto alla concorrenza più… larga, e meno carico ai propulsori. Cionondimeno l’Islander è durato sui listini G.W. per dieci anni, subendo anche un restyling molto significativo a cavallo degli anni 2000, adottando il family feeling degli altri fratelli maggiori (il 282 appunto, ed il Marlin 300). Di fatto, l’Islander è stata, invece, una barca intelligente: consentiva la carrellabilità senza particolari permessi o scorte, rientrando nei limiti di rimorchio USA (2.59m). In Europa le cose cambiano da questo punto di…


Il pozzetto ideale per una barca da pesca

Se volessimo tradurre in proporzione matematica cosa rappresenti il pozzetto per un fisherman, questa potrebbe essere: pozzetto : fisherman = farina : pane Un fisherman senza pozzetto, o con un pozzetto mal progettato, è un oggetto galleggiante senza finalità specifiche. Un po’ come l’impasto del pane privo di farina. Come dovrebbe essere il pozzetto di un fisherman costruito davvero… per pescare? Prima di tutto, dovrebbe essere ampio. Generalmente sui fisherman d’oltreoceano almeno un quarto della superficie di coperta è dedicata all’azione di pesca. Tale proporzione è il minimo sindacale per garantire libertà di movimento, almeno per le barche motorizzate entrobordo, considerando l’ingombro della sala macchine e del posizionamento del ponte di guida. Ma non basta che sia capiente, ovviamente. Un elemento fondamentale di un pozzetto ben progettato è che sia sgombro. Gli americani usano il termine “unobstructed“, che rende ancor meglio l’idea. Sgombro non significa scarno, povero di equipaggiamenti essenziali alla pesca sportiva. Detti impianti devono invece esserci, ed installati in modo tale da non intralciare la normale e spesso “istintiva” mobilità dell’angler impegnato nel combattimento con prede importanti. Per esempio, le utenze idriche: i rubinetti di acqua salata ed acqua dolce non devono in nessun caso collidere con le gambe di chi percorre il perimetro delle murate, poiché le falchette sono spesso imbottite proprio per accoglierle durante le operazioni di combattimento, tag o imbarco delle prede. Stessa cosa dicasi per ogni appendice che possa ledere il libero movimento in pozzetto: dai portacanna alle rastrelliere lungo le murate, alle bitte, ai profili di vasche del pescato e vasche del vivo, finanche alle ghiacciaie amovibili: tutto deve essere ad incasso, o per lo meno profilato in modo tale da non diventare un’arma in caso di mare formato o mosso. Il pozzetto deve essere dotato di vani di stivaggio per i carichi…


FISHERMAN AMERICANI: perché leggerlo?

Divincolarsi tra le mille proposte del mercato nautico non è affatto semplice. Ciò che noi cerchiamo in una barca, poi, complica ulteriormente le cose, perché abbiamo esigenze ed aspettative molto specifiche da un qualsiasi mezzo nautico sul quale intenderemmo metter piede. La nostra passione per la pesca sportiva, infatti, è la maggior discriminante nel momento in cui andiamo a selezionare e provare una imbarcazione. Dalle mie esperienze è nato un libro dedicato esclusivamente alle barche da pesca sportiva. Le esperienze che più mi hanno insegnato di questo settore sono, paradossalmente, quelle cattive, poiché sono le esperienze che restano più impresse e che pesano maggiormente, sia dal punto di vista della godibilità della barca scelta, sia da quello puramente economico. Nel libro troverete una parte prettamente didattica ed una soggettiva. Ho cercato, infatti, di racchiudere la teoria e la pratica in un volume che possa avere valenza permanente, ora ed in futuro, sia per coloro i quali si avvicinano per la prima volta al mondo dei fisherman, sia per chi, già con esperienza pregressa, voglia approfondire il suo bagaglio conoscitivo. La parte teorica è rappresentata dai capitoli in cui si parla della storia del fisherman americano, delle varie tipologie che il mercato del passato e del presente offre, delle differenti propulsioni e della loro adeguatezza alle varie tipologie di pesca sportiva. La parte pratica riguarda la mia personale esperienza in campo nautico, che può essere assimilata a quella di tutti coloro i quali hanno esordito con la propria prima barca, ed hanno vissuto le gioie e patito i dolori di scelte più o meno sbagliate. Il libro Fisherman Americani ha l’obiettivo di farvi scegliere bene. E quando, dalla lettura del libro, scaturisce la scelta giusta, mi sento di aver raggiunto un traguardo. Quello di aver dato al lettore un vantaggio tangibile:…


Quanto pesano i fermi barca invernali?

Di solito chi utilizza la propria barca prettamente per la pesca sportiva, predilige le stagioni più fredde, per diversi ordini di ragioni: D’inverno è più difficile trovare “traffico” sugli hotspot più gettonati; L’alternanza di perturbazioni e mari calmi durante le stagioni fredde favoriscono gli incontri con grandi predatori anche su batimetriche molto basse; Il numero limitato di ore di luce consente di sfruttare il tramonto, momento “magico” per insidiare i predatori dei bassifondi, anche quando non si ha a disposizione tutta la giornata. C’è un’alea, però, completamente fuori dal nostro controllo:l’andamento della stagione meteorologica. Quando le perturbazioni si susseguono a ruota per un mese e più, è inevitabile dover lasciare la barca all’ormeggio, e questo comporta spesso sorprese poco gradite, soprattutto se si pensa alle spese sostenute ad inizio stagione per rimetterla in ordine. Come evitare che le batterie ci mollino, che il termostato rimanga bloccato, che gli ombrinali di scarico non si intasino, che i tendalini si corrodano per le deiezioni dei gabbiani (VEDI ARTICOLO DEDICATO), ed altre rogne varie ed eventuali? Una ricetta infallibile e “comoda” non c’è, dal momento che: La semplice messa in moto con barca all’ormeggio può aiutare i motori a benzina, ma oltre un certo limite di avvii può essere, al contrario, deleterio per i diesel; Gli ombrinali di scarico sotto la linea di galleggiamento si manutengono con semplice e duro olio di gomito, raschiandoli aiutandosi con spazzole e lamine; Le batterie sono sensibili agli sbalzi termici e di umidità, considerando anche che non sempre sarà possibile tenere il cavo di banchina collegato, proprio a causa del movimento della barca all’ormeggio se di stanza in un porto sensibile a determinati venti e moti ondosi. Tutto ciò ha sicuramente un costo in termini di mancato godimento della propria barca, innanzitutto. Poniamo il caso che la gestione…


WORLD PREMIERE: RCAT 38 Kingfisher

Con questo articolo mi pregio presentare in anteprima mondiale un progetto di penna italiana, di manifattura orientale. Riviera Boat Industrial Inv. Co. è un’azienda attiva nella produzione di imbarcazioni da diporto, da lavoro e di yachts da circa quarant’anni, con sede negli Emirati Arabi Uniti. Stavolta il cantiere si accinge a presentare un fisherman con scafo a catamarano, che promette grandi numeri, in termini di performance comfort di bordo. Il modello di cui oggi vi parlo è il RCAT 38 KINGFISHER Il cantiere ha avviato il progetto di questa imbarcazione con il preciso intento di ottenere una piattaforma fruibile per le varie esigenze dell’armatore. Infatti, il layout di coperta ed il suo armamento sono customizzabili per ogni singolo esemplare. In più -ed è ciò che più ci interessa- è prevista una versione “sportfisherman”, con tanto di torre, vasche del pescato aggiuntive a pagliolo (fino a 6 gavoni coibentati con drenaggio fuoribordo) e due side doors con murata abbattibile, che di fatto creano, da un lato, una estensione del calpestio del pozzetto in larghezza; dall’altro, si avranno due ampi varchi per poter salpare o taggare le prede tenendo le lenze lontano dai fuoribordo che, giocoforza, per ragioni  di architettura dello scafo e di efficienza propulsiva, saranno ben distanti dalla sponda dello specchio di poppa. Il pozzetto, tra l’altro, presenta un mezzanino con seduta orientata verso poppa, retaggio questo dei grandi sportfisherman di scuola americana, atto a consentire ad eventuali ospiti che non partecipino attivamente alle operazioni di pesca, di assistervi comodamente. Ovviamente non manca una nutrita schiera di portacanne a falchetta orientati, così come i portacanne a riposo di tipo “rocket-launcher” all’estremità poppiera della palpebra del T-Top. Inoltre, questo divano, che può accogliere comodamente quattro persone, può essere asservito ad un tavolo da posizionare sul calpestio del pozzetto stesso, per uso…