Fisherman american(eggianti): Vicem Tuna Masters 37 Express

All pictures of this article are courtesy of Pozitif Studio Production and Vicem Yachts Cari amici pescasportivi, dopo circa un mese di silenzio sul mio blog, complici impegni estivi di perizie e consulenze, oggi torno a scrivere di fisherman. In particolar modo, la mia attenzione si soffermerà, stavolta, su un cantiere che ha sempre ruotato nell’orbita della filosofia progettuale yankee, unendola, però, alla maestria turca nella costruzione nautica. Questo articolo parla di Vicem Yachts, un cantiere che si è distinto nei decenni per le sue costruzioni in legno. A tal fine, faccio parlare direttamente il cantiere, citando testualmente parte della propria presentazione: All the Vicem Vintage Line yachts – which includes Classic, Flybridge, Cruiser and Bahama Bay lines – are built with the Cold-Molded Process. This operation simply involves applying layers of thin solid-wood veneers, oriented at different angles, to be saturated by epoxy over a computer-designed mold. This marriage of engineered woods with formulated resins yields a hull that is lighter, stronger and more durable than traditionally built fiberglass boats.www.vicemyachts.com Vicem Tuna Masters 37 CC Il cantiere, dunque, è famoso per la costruzione in cold molded, che consiste nella sovrapposizione di “pelli” di legno, orientate diversamente in modo da seguire la direzione della fibra del legno stesso ed irrobustire ed al contempo rendere flessibile il manufatto (un po’ come avviene con le stuoie di fibra di vetro multiassiale). La monoliticità della costruzione viene assicurata da una iniezione epossidica che rende solidale l’intero impianto di pelli sovrapposte. Chiusa questa parentesi introduttiva, analizziamo nel dettaglio il nuovo Tuna Masters 37 Express. Chi mastica già qualcosa del cantiere in oggetto, sa che Vicem aveva lanciato un paio d’anni or sono la prima versione Tuna Masters, quella center console. Il risultato è stato oltre ogni più rosea aspettativa se consideriamo che questa realizzazione…

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Pensieri di penna – LA NAUTICA E IL SENSO

“La psiconevrosi è, in ultima analisi, una sofferenza della psiche che non ha trovato il proprio senso”. Carl G. Jung Il fatto che mi sia venuta in mente questa citazione apparentemente estranea al mondo della nautica, mi ha fatto riflettere, per trovare il filo di Arianna e dare spiegazione a questa lampadina che mi si è accesa, da qualche settimana a questa parte. Forse tutto parte dal mio disinteresse verso i nuovi progetti da diporto, cosa che inconsciamente mi ha un po’ allarmato. E allora mi si sono presentate altre considerazioni di filosofi e psicanalisti illustri, inerenti il modo di operare della mente umana. Ad esempio, quando siamo oppressi, o anche semplicemente insoddisfatti, tendiamo a disinteressarci di questo stato e di ciò che presumibilmente può causare questa insoddisfazione, perché l’insoddisfazione, di per sé, scatena un meccanismo autodifensivo della mente che conduce alla distrazione. Ho tirato le somme, ed ho capito che la mia mente si è voluta distrarre dalla nautica attuale. Se la causa sia insoddisfazione o semplice disinteresse, poco importa, perché abbiamo capito che l’una può benissimo essere causa dell’altra. E allora il cerchio si chiude, per lo meno nella mia interpretazione di pensiero, con la citazione di apertura di Jung. Io mi distraggo dalla nautica attuale, perché mi difendo da una crisi di senso di ciò che vedo. La mente umana è disposta a sopportare emozioni positive ed anche molto negative, ma solo se ne scorge un senso. I progetti partoriti al ciclostilo, semplicemente montando in modi diversi stilemi frutto dell’onda irrazionale del momento (per me senza alcuna ispirazione più elevata) mi ricordano un po’ gli scritti generati da Chat GPT, che sono senza moto creativo, senza una novità che ti porta a dire: “wow!”, a restare sorpreso. O meglio, il senso di sorpresa talvolta c’è, ma vira…


Il revival dei vecchi fisherman -non tutti i mali vengon per nuocere!

Oggi vediamo rifiorire barche datate, sottoposte a meticolosi refitting, talvolta un po’ “originali”, talaltra fedeli al progetto. In entrambi i casi, questa tendenza sancisce un bisogno: quello di volere una barca costruita con crismi e design di coperta che oggi possono esser giudicati dal mercato odierno (ma evidentemente, solo da questo, ndr) superati o quantomeno non al passo con i tempi. Ma se un tempo il mercato ascoltava i bisogni degli utenti e dei consumatori, oggi sono questi ultimi che debbono allinearsi a ciò che il mercato, quasi dispoticamente, impone loro. Il restauro di vecchi fisherman ha una ragion d’essere per chi non accetta i compromessi cui le barche di odierna produzione talvolta costringono il pescasportivo. Pensiamo al settore dei fisherman, perché è ciò di cui mi occupo e che più appassiona la community di Fisherman Americani: walkaround, piccoli express, cuddy cabin sono stati banditi dalle linee produttive. Sopravvivono solo pochi modelli, a costi di certo non incentivanti (un Grady White di 21 piedi accessoriato supera i 200.000 Euro alla boa), e, in alternativa, la massa della proposta che affolla i listini è costituita da center console declinati nelle varie “vie di mezzo”, dai CC puri (pochissimi ormai, per la verità), a quelli ibridi (cioè teoricamente indicati sia per la pesca che per il piccolo diporto con amici o famiglia), sino a quelli dichiaratamente rientranti tra le “picnic boats”. Il pozzetto di un Pursuit S288, completo di accessori per i vari impieghi per cui una barca può esser utilizzata. Naturalmente questa iper-completezza ruba spazio prezioso in coperta. Poi vi sono i dual console, questi notoriamente di indole day cruising, ma che taluni, a buon merito a mio parere, cercano di mascolinizzare sfruttando la coperta protettiva ma adeguatamente spaziosa del dual console per allestirvici una versione da pesca sportiva. E poi…


Calyber 16 CC: un piccolo, raffinatissimo custom sportfisherman

Di Calyber Boatworks ho già scritto sul blog di Fisherman Americani, in particolare con riguardo alla mascotte di questo cantiere dedito alla produzione su ordinazione: il 12 Lil’ Buddy, un prodigio di stile, qualità e rifiniture che nulla ha da invidiare ad un custom yacht. Stavolta Calyber ci riprova “dal basso”, aggiungendo alla sua produzione una misura intermedia tra il piccolo 12 piedi ed il 19 piedi: il 16 C.C. Si tratta di un center console di 4,87 x 2,03 metri, con una potenza massima installabile (fuoribordo) di 90 cv. Le linee do casa Calyber, che si rifanno ai custom sportfishing yachts Carolina style , vengono conservate anche in questo 16 piedi tutta pesca e fascino yankee, nonché esaltate dal lucente gelcoat Awlgrip che riveste coperta, falchette e volumi interni allo scafo. Tutte le ferramente installate a bordo sono a filo di coperta, mentre le cerniere adottate sono esclusivamente di tipo piano hinge, il che previene lo scardinamento dei tambucci e distribuisce lo sforzo nell’apertura degli stessi lungo una superficie maggiore rispetto alle cerniere separate, più economiche ma meno affidabili nel tempo Nonostante le ridotte dimensioni dello scafo, il pozzetto è autovuotante, mentre l’impiantistica e le componenti per la pesca e la navigazione sono di prim’ordine (Scopinich, Gemlux, Glendinning solo per citarne alcuni); la capacità del serbatoio carburante è di 110 litri, consentendo una autonomia stimata di poco meno di 150 miglia a velocità di crociera. Questa barca ben si presta come unica unità da diporto di famiglia, potendo essere equipaggiata con T-Top in lega anodizzata e portacanne rocket launchers, impianto audio, elettronica completa ad incasso, ma anche come tender per yacht di prestigio. Ogni qual volta Calyber lancia un nuovo modello resto incantato dalla cura per il dettaglio, dalla dedizione alla qualità, non curandosi della quantità. Per avere un…


La nuova identità del fisherman

Storia e cultura nautica vogliono che la barca da pesca sportiva moderna, altrimenti nota come sportfishing boat, trovi le sue radici nelle barche da pesca professionale dei primi del Novecento del Nord America, e che la sua “ispirazione idrodinamica” venisse contaminata ed infine assorbita completamente dai primi progetti di gare di offshore endurance del secolo scorso. Dunque, diedri importanti, baricentro per quanto possibile prossimo alla linea di galleggiamento, razionalità più o meno estrema nella ripartizione degli spazi in coperta e nell’eventuale sottocoperta, equipaggiamento incentrato sulla pesca sportiva. Con questo fil rouge si è arrivati fino ai primi anni Duemila: fino ad allora c’erano le barche da diporto puro, le barche da diporto e pesca sportiva, e gli sportfisherman, barche cioè dedicate alla pesca sportiva senza compromessi né concessioni ad un uso più ricreativo del mezzo. Al di qua del Duemila, gli stilemi progettuali di sportfisherman e barche da diporto hanno cominciato a fondersi dapprima, fino a confondersi poi: l’apice della “fluidità” progettuale in tale ambito è stata raggiunta , a mio parere, con i dual console , barche che a più riprese ho apprezzato nei miei articoli di blog, e con i grandi center console. A giochi fatti, devo constatare che quella del nuovo fisherman è una sinfonia nuova e non sempre orecchiabile. Accanto ai già citati dual console, cui tutto si può addebitare, meno che la loro origine diportistica, nasce una nuova categoria di center console “ibridi” (e non mi riferisco a questi), che fondono la praticità di tale configurazione di coperta con un armamento di bordo più lezioso (si può dire?). La coperta prodiera di uno Scout 260 LXF Guardiamo ad esempio i cosiddetti luxury center console di Scout, a cominciare dal più piccolo della gamma, il 260 LXF: accanto ad attrezzatura tipicamente fishing come vasche del vivo,…


C’è del marcio in carena?

La perizia nautica a valore legale può essere integrata da alcuni servizi accessori, alcuni dei quali molto consigliabili in caso di barche con più di quindici anni di età o con tecnologie costruttive che possono dare adito a dubbi sull’integrità delle strutture. Uno di questi servizi accessori è il controllo umidità delle “pelli” dell’imbarcazione. Questo controllo può essere effettuato con diverse metodologie, a discrezione del professionista. Le variabili sono la profondità e l’intervallo tra i punti di rilevamento del tasso di umidità. Ad esempio, per barche in laminato pieno prive di schiumatura, un rilievo fatto entro i 10 millimetri di profondità dalla superficie di appoggio è più che sufficiente; in caso di costruzioni in sandwich, oppure in presenza di schiumatura, si attuerà un rilievo a maggiori profondità, per intercettare eventuali sacche umide attraverso le diverse tipologie di materiale con maggiori attitudini igroscopiche nel tempo. Un tasso di umidità oltre la soglia limite in carena più fornire seri indizi di osmosi o marcescenze, anche non immediatamente percepibili ad occhio, ma che possono essere il presupposto di interventi di una certa invasività e costo in futuro. Misuratore di umidità per nautica Un tasso di umidità preoccupante su calpestii ed altre zone dell’opera morta può essere foriero di interventi non così gravi ed esosi come nel primo caso, ma comunque esigenti maestranze qualificate per assicurarsi un risultato non mal “rattoppato”, ma risolutivo ed esteticamente rifinito. Questi rilievi servono, come ogni altro rilievo effettuato dal perito, a quantificare un valore commerciale equo di una imbarcazione usata. Trascurare la possibilità di problemi tanto gravi, quanto talvolta subdoli ed occulti, può significare acquistare non una barca usata pronta per l’utilizzo, ma un debito a lunga scadenza. Richiedi maggiori informazioni sulla perizia nautica per la barca usata alla quale sei interessato scrivendo a info@fishermanamericani.com Buon mare, Benedetto…


Come perdere meno denaro possibile nell’acquisto di una barca

Una barca non è quasi mai un buon investimento; anzi, può esserlo solo nella misura in cui se ne consideri la sua rendita non in termini economici, bensì emotivi e spirituali. Qualora, cioè, si nutra vero ed incondizionato amore per il Mare.cit. Le 11 Buone Ragioni per Non Comprare una Barca (e una per farlo) Introduco questo mio piccolo articolo riportando un passo dell’introduzione de Le 11 Buone Ragioni per Non Comprare una Barca, non per auto-celebrazione ma per sottolineare che, comunque vada, ci rimetterete denari. La barca è un veicolo “spirituale”, dunque la convenienza nello spendere una certa somma di soldi in una barca va valutata rispetto all’appagamento ed al miglioramento della qualità del proprio tempo libero che la barca ci apporterebbe. Tornando al titolo dell’articolo: come possiamo limitare i danni? Mi spiego meglio: come posso sapere quanto offrire al venditore, ossia come posso desumere quanto valga al momento dell’acquisto davvero quella barca, nello stato in cui versa? 1. PRUDENZA, METODO E PAZIENZA Ci sono varie soluzioni a questo dilemma: la prima è senz’altro procedere con prudenza, metodo e pazienza. la prima e l’ultima caratteristica sono universalmente applicabili, mentre la seconda, il metodo, è questione di esperienza e di sangue freddo (in gergo tecnico, “obiettività”). Se si ha sufficientemente esperienza nautica, ci si dovrà impegnare unicamente ad essere obiettivi, cosa davvero difficili se davanti agli occhi abbiamo la barca che abbiamo sempre sognato. Ma sognare una barca non porta sempre buone scelte, perché il sogno appartiene all’ambito della follia (Kant insegna): sognare una barca ci proietta in una dimensione non dominata dalla ragione, ma dagli istinti, e scegliere una barca istintivamente fa cadere drammaticamente in errore. Ecco perché la figura del terzo professionista qui è quantomai opportuna: il professionista non è innamorato come lo siete voi della barca che…


L’autunno porta consiglio (e nuove barche usate)

Archiviata l’estate, cominciano i primi grattacapi sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie (ahimè) da effettuare sulle nostre barche. C’è chi ha potuto trascorrere, più o meno senza noie, vacanze a bordo in serenità, chi invece ha patito un fermo barca a causa di un’avaria dell’ultimo minuto, cose che, tra l’altro, accadono sempre sul più bello, magari giusto il giorno prima di mollare gli ormeggi per il trasferimento nella località di vacanza… Tra chi è estenuato ed un po’ deluso dal decorso delle tanto agognate vacanze, e chi, pur soddisfatto, ha maturato l’idea di una barca migliore per le proprie mutate esigenze, il mercato da settembre in poi subisce sempre un ricorsivo riapprovvigionamento di forze “nuove”, anche se non è tutto oro quello che luccica. In questo torna utile la figura del consulente nautico, che grazie ad un metodo di ricerca, selezione ed analisi, riesce a discernere gli specchietti per allodole da opportunità obiettivamente appetibili per il cliente. Il Percorso di Consulenza Pre-Acquisto è un lavoro di team, un team composto da due player: il professionista ed il cliente. Da una parte la competenza e lo spirito di analisi oggettivo ed astratto da emotività ed impulsività, dall’altra l’esigenza ed i gusti personali, dunque il fattore soggettivo, creeranno assieme il mix giusto per ottenere una “barca target” da portare a casa al giusto prezzo, destinata a rimanere con noi per diverse stagioni, con la consapevolezza di poterla impiegare al meglio per la pesca sportiva, piuttosto che per il diporto con la famiglia o amici. Qualunque sia l’impiego della vostra futura barca usata, è essenziale che tale impiego avvenga in piena sicurezza. Infatti, l’acquisto di una barca usata non è solo una questione di stile, di dotazioni, di potenza installata, di consumi, di posti letto, ma soprattutto di poter navigare in sicurezza e di…


Vogliamo barche per navigare con stile, o solo barche per “fare stile”?

Ero in mare per il mio bagno quotidiano nella solita località salentina dove, da circa 30 anni a questa parte, trascorro quasi tutto il mese di Agosto. Racconto questo piccolo aneddoto perché riguarda una barca che non rientra tra quelle di cui tratto io, ma che inspiegabilmente ha sempre “arredato” l’immagine che ho del me stesso… canuto et biancho (semicit.) Ero di spalle alla spiaggia e guardavo verso il largo, tra la punta del braccio di ponente del porto e la prima di una serie di isolette che creano una barriera parallela alla battigia, quando intravedo una sagoma a prima vista tozza e barcollante, ma che poi si è rivelata agli occhi come una sagoma a me conosciuta e che mi ha sempre destato fascino.Una barca alla quale ti avvicini con la curiosità di un bambino e la reverenza che si usa quando ascolti i racconti di un anziano: questa barca nasce per vivere il mare in ogni suo umore, e per saperlo affrontare. Un Grand Banks Yachts 36 Classic ti espone tutti insieme i valori perduti nella vita contemporanea, tramite il suo modo di andar per mare e le sue forme apparentemente tagliate con l’accetta: la costanza, la prudenza, la sobrietà, il rispetto, la grazia. Un trawler Grand Banks può piacere o no, ma non può innescare critiche. Perché un Grand Banks semplicemente “è”, o non è. Chissà se avrò le sostanze e la salute per arredare quella immagine di me, vecchio, al timone di un trawler come questo. Buon mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di Bari e BATWhatsApp: 348/6562148E-Mail: info@fishermanamericani.comAutore di Fisherman Americani Autore di Barche da pesca di ieri e di oggiAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore…


Il marchio è un valore aggiunto, non una garanzia

E se vi dicessi che la maggior percentuale di problemi strutturali vengono rilevati proprio su barche blasonate, ci credereste? La ragione di questo paradosso è molto semplice: le barche “di marca” si comprano il più delle volte senza far analisi di sorta, poiché si considera il brand noto come una garanzia. Ma la realtà è che il tempo e gli elementi naturali lavorano incessantemente giorno dopo giorno su qualsiasi struttura a contatto con il mare, ivi inclusi gli scafi di cantieri noti per la qualità delle loro costruzioni. L’istinto del diportista porta ad affrettarsi all’acquisto del fisherman tanto desiderato, nel timore di perdere quello che sembra un affare, o che qualcun altro si insinui nella trattativa e se lo accaparri. In questo trambusto di emozioni ed ansie, ciò che si evita sono quelle che spesso si considerano “perdite di tempo”, cioè PERIZIE, SOPRALLUOGHI, ISPEZIONI. Accade, dunque, di comprare a scatola chiusa barche di costo anche molto rilevante, che nascondono problematiche ancora più costose da risolvere.  Ecco perché il mercato propone spesso barche che, ad intermittenza, appaiono e scompaiono dagli annunci. Con ciò non voglio assolutamente insinuare che tutte le barche che passano di mano in mano nell’arco di poco tempo nascondano difetti o avarie gravi e costose da riparare, ma di certo questo può essere un campanello di allarme che dovrebbe indurci a far periziare la barca, poiché, al contrario, potrebbe nascondersi un vero affare. Ma nel caso non lo fosse, con una perizia od un sopralluogo avreste comunque risparmiato un bel po’ di denari da impiegare su una barca realmente sana. Ecco il perché della mia insistenza sul sensibilizzare i diportisti verso dispositivi di assicurazione dell’investimento nautico, quali perizie e sopralluoghi di fatto sono. Acquistare è un attimo; avere una barca usata realmente sana ed efficiente è cosa molto…