Se volessimo tradurre in proporzione matematica cosa rappresenti il pozzetto per un fisherman, questa potrebbe essere:
pozzetto : fisherman = farina : pane
Un fisherman senza pozzetto, o con un pozzetto mal progettato, è un oggetto galleggiante senza finalità specifiche. Un po’ come l’impasto del pane privo di farina.
Come dovrebbe essere il pozzetto di un fisherman costruito davvero… per pescare?
Prima di tutto, dovrebbe essere ampio. Generalmente sui fisherman d’oltreoceano almeno un quarto della superficie di coperta è dedicata all’azione di pesca.
Tale proporzione è il minimo sindacale per garantire libertà di movimento, almeno per le barche motorizzate entrobordo, considerando l’ingombro della sala macchine e del posizionamento del ponte di guida.
Ma non basta che sia capiente, ovviamente. Un elemento fondamentale di un pozzetto ben progettato è che sia sgombro.
Gli americani usano il termine “unobstructed“, che rende ancor meglio l’idea.
Sgombro non significa scarno, povero di equipaggiamenti essenziali alla pesca sportiva. Detti impianti devono invece esserci, ed installati in modo tale da non intralciare la normale e spesso “istintiva” mobilità dell’angler impegnato nel combattimento con prede importanti.
Per esempio, le utenze idriche: i rubinetti di acqua salata ed acqua dolce non devono in nessun caso collidere con le gambe di chi percorre il perimetro delle murate, poiché le falchette sono spesso imbottite proprio per accoglierle durante le operazioni di combattimento, tag o imbarco delle prede.
Stessa cosa dicasi per ogni appendice che possa ledere il libero movimento in pozzetto: dai portacanna alle rastrelliere lungo le murate, alle bitte, ai profili di vasche del pescato e vasche del vivo, finanche alle ghiacciaie amovibili:
tutto deve essere ad incasso, o per lo meno profilato in modo tale da non diventare un’arma in caso di mare formato o mosso.
Il pozzetto deve essere dotato di vani di stivaggio per i carichi sospesi, come borsoni, attrezzature, piombi ed in genere qualsiasi accessorio od oggetto che, se appoggiato in maniera precaria, può arrecare danni a barca e persone.
Vasche del pescato: a pagliolo, se l’architettura dello scafo lo consente, le vasche per il pescato, in quanto in linea teorica molto capienti e quindi in grado di influire sul baricentro della barca. Ove possibile, anche estraibili in modo da facilitare lo sbarco del pescato. Inoltre, l’estraibilità consentirebbe un semplice accesso alle intercapedini dello scafo, ivi incluse eventuali pompe, connessioni per drenaggi idrici, prese a mare, ecc…
Vasche del vivo: ad altezza di mano, quindi preferibilmente a filo di trincarino oppure su mobile di preparazione delle esche, in ogni caso da evitarne la collocazione a pagliolo per le difficoltà di recupero delle esche e dell’innesco, che a questo punto dovrebbe avvenire in modalità “volante”.
Se, invece, la vasca del vivo è collocata in un mobile, sia esso strutturale allo specchio di poppa piuttosto che a qualsiasi paratia prospiciente il pozzetto, sarà possibile ricavare un ripiano di preparazione delle esche adiacente, il che consentirà di non sporcare il calpestio della barca durante il trasferimento dell’esca innescata fino alla zona fuoribordo.
Per quanto riguarda i portacanna, trovate articoli di approfondimento CLICCANDO QUI e QUI.
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Un po’ di lettura ce la possiamo permettere in fondo, rinfranca lo spirito e di tempo da spendere in casa ne abbiamo, aihmé!
Benedetto Rutigliano
Autore di Fisherman Americani
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
FISHERMANAMERICANI Podcast