Articles by Benedetto Rutigliano

Sailfish 220 WAC

Di questo cantiere ho parlato a più riprese sia sul blog che sul libro (CLICCA QUI). La ragione per la quale ha sempre suscitato la mia attenzione, è il suo continuo perseguire un invidiabile sfruttamento degli spazi in coperta e sotto. Un mix che la rende una delle poche barche da pesca sportiva idonee anche per la famiglia. Il 220 WAC non fa eccezione, a dispetto delle dimensioni di scafo e di ciò che una prima superficiale impressione delle linee possano far percepire. La barca è costruita attorno allo skipper, che per Sailfish è anche angler, gaffman, mate, buon padre di famiglia… La cabina completa e funzionale del Sailfish 220 WAC Il Sailfish 220 WAC è concepito per essere utilizzato anche in solitaria, grazie ad una zona guida in costante contatto con il pozzetto: di fatto, non c’è alcuna paratia o gradino che demarchi la zona di comando dal “teatro di pesca”, essendo la coperta, in quest’area, del tutto fusa ed ininterrotta. Questo avvantaggia chi usi pescare in solitaria, per scelta o per necessità, dato che dal divano di governo, che è anche una leaning post attrezzata, è possibile raggiungere le canne in pesca semplicemente allungando il braccio. Da contraltare, il piccolo parabrezza in cristallo temperato fa il possibile per proteggere per lo meno la strumentazione di bordo da spruzzi accidentali ed intemperie, ma non completamente skipper ed equipaggio, come fa, ad esempio, un parabrezza avvolgente. Un esempio di walkaround con parabrezza avvolgente. E’ innegabile che questa barca sia fatta bene, basta osservare com’è rifinito il cielo inferiore dell’hard-top (di serie), com’è architettata la zona poppiera e la collocazione delle ferramente di coperta: non vi sono inutili sporgenze e giochi puramente estetici, le bitte sono a scomparsa, il bottazzo è in pvc ad alta densità con inserto in acciaio inox…


Rimotorizzare o revisionare? L’eterno dilemma

È facile sostituire vecchi motori con dei nuovi, più efficienti, più regolari nel funzionamento, più prestanti. Viceversa, non è affatto facile prevedere le conseguenze che questo intervento può comportare sulle strutture e sulla sicurezza della barca, a maggior ragione quando questa ha già diversi anni alle spalle. Ne ho parlato già in diverse occasioni (ad es. QUI e QUI), ma l’argomento è sempre più in voga, tanto più che permane la difficoltà di reperire barche da pesca sportiva sane, con pochi anni di vita e con motori “freschi”. Questo ci porta sempre più spesso a pensare di rimotorizzare. Materiali, tecnologie costruttive, stagioni su stagioni passate “in ammollo”, possono compromettere l’intera poppa, e non solo lo specchio. Sento spesso parlare di “trasformazione” in fuoribordo, ed in special modo di “bracketizzazione”: ebbene, un bracket necessita di una base più che solida per poter essere imbullonato, e bisogna tenere a mente che ogni bullone è potenziale via di infiltrazione, cosa che minaccia pesantemente i sandwich con cui un tempo gran parte degli specchi era costruita. Non solo: spesso si rimotorizza con maggiori potenze, tuttavia, ancor più che la potenza in sé, ciò che minaccia l’integrità delle strutture è la coppia ed il peso dei motori, che assieme costituiscono un mix potenzialmente letale per via delle torsioni in gioco, che agiscono sulle “appendici” che assicurano i motori allo scafo. Prima di rimotorizzare, pensa, consultati, studia vantaggi e potenziali conseguenze negative su strutture, assetto e… portafogli. Ti invito ad ascoltare il breve video che ho preparato sull’argomento, che offre altri spunti di riflessione e, se possibile, qualche chance in più per non sbagliare: Resto, come sempre, disponibile per consulenze QUI, soprattutto per operazioni di impegno economico non trascurabile, come quelle di rimotorizzazione di un vecchio fisherman. A presto e Buon Mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST…


Svezia compra USA: il caso Edgewater

E’ notizia di poche ore prima della stesura di questo breve articolo che il cantiere Edgewater, LLC sia stato acquistato dal gruppo scandinavo Nimbus per il corrispettivo in contanti di 9.5 milioni di dollari USA. Ciò che balza all’occhio è che l’azienda abbia prodotto un EBIT (un utile prima di interessi ed imposte) del 6,3% su un fatturato di 47,7 milioni di USD, cui corrispondono circa 300 barche vendute nel 2022. Il margine di profitto è alquanto sottile, segno che, nonostante i lauti listini dei fisherman americani nuovi dei giorni nostri, il costo di produzione è straordinariamente elevato. Chissà cos’avrà in mente Nimbus, con riguardo al destino di Edgewater, la creatura di Bob Dougherty. Il bilancio del cantiere statunitense, questo è certo, sarà consolidato nei conti di Nimbus già alla chiusura dell’esercizio corrente. La cosa che balza agli occhi, analizzando la poca contabilità disponibile su Edgewater, è che lo stabilimento è stato valutato 3.5 milioni di USD, il fatturato del 2022 è di 47.7 milioni di USD e il valore di acquisto dell’intera azienda è di “soli” 9.5 milioni di USD. Sicuramente i 165 dipendenti ed il margine di profitto basso hanno avuto il loro peso nel valore di acquisto del cantiere che, si spera, non abbia il triste destino di tanti altri brand persi per strada (leggasi Post, Cavileer, Topaz, Predator, Ocean, ecc…) e che, anzi, ritrovi nuova linfa dai capitali nord-europei. Mi piace sperare, perché essere sempre pessimisti dicono faccia male alle coronarie… PS: ECCO IL VIDEO SULL’ARGOMENTO: Buon Mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di BariWhatsApp: 348/6562148E-Mail: info@fishermanamericani.comAutore di Fisherman Americani Autore di Barche da pesca di ieri e di oggiAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La…


Il mercato delle scatole – riflessioni con la tastiera sottomano

E’ facile servire solo pasta e fagioli, e dimostrare con sondaggioni patrocinati da agenzie di grido che l’essere umano moderno ama mangiare pasta e fagioli. Di questo argomento avevo già accennato in passato (LEGGI QUI), ma stavolta le considerazioni di questo articolo mi toccano da vicino, in quanto sono io stesso in cerca di una barca da pesca sportiva. Quando ho scritto Fisherman Americani, forse sono stato troppo nostalgico: a ben vedere, cinque dei sei capitoli che descrivono altrettante tipologie di fisherman, non servirebbero. Basterebbe il capitolo sui center console… Il mercato propone quasi esclusivamente center console, non perché i clienti richiedano solo questi. Al contrario, i diportisti orientati al nuovo pensano di essere persuasi del fatto che il center console sia l’unica forma di fisherman perfetta per sé, ma la ragione è che l’attuale mercato dei piccoli fisherman è dispotico e sordo rispetto alle loro necessità. L’inseguimento del più alto margine di profitto possibile ha definitivamente spodestato il fine di raggiungere la clientela, di soddisfarla e di renderla fidelizzata nel tempo. Il mercato è riuscito ad inscatolare persino le preferenze della clientela orientata al nuovo, uniformandola e scartando quelle che non rientrano nella minestra che passa il convento: puoi desiderare il fisherman che vuoi, di qualunque dimensione, a patto che ti accontenti di un cesso in console (passatemi il folklore) e poco altro. Se vuoi qualcosa di diverso, va’ sull’usato o da qualche custom builder… Ecco, ciò che manca, tranne rarissimi casi (tra cui, con somma gioia, faccio rientrare alcuni cantieri italiani) è l’ascolto del cliente: prima i grandi brand statunitensi attivi nella produzione di fisherman erano soliti inviare questionari per posta ai propri clienti, o ai loro “potenziali” clienti -ad esempio, ai lettori di riviste specializzate- chiedendo loro una opinione, persino a risposta aperta, sulla loro gamma di…


Accessori di coperta: ecco le soluzioni alternative all’originale, quando questo costa troppo

Una volta acquistato la propria imbarcazione, piccola o grande essa sia, ci si accorge che quasi sempre l’allestimento di coperta non sia perfettamente aderente al tipo di utilizzo che ne facciamo. Che la barca sia sempre una coperta troppo corta non è un mistero, per chi ha già letto Fisherman Americani – Il Libro delle Barche da Pesca Sportiva… Un esempio di ricerca del perfezionamento della propria barca, il cui spunto prendo da una recente richiesta di consulenza di un cliente, è l’accoglienza in termini di sedute disponibili, del pozzetto. La barca in questione, di marchio molto blasonato (un fisherman americano, s’intenda) è dotata di una panca abbattibile poppiera, ma lungo le murate laterali non v’è nessuno strapuntino o appoggio valido che possa fungere da ulteriore seduta. Attualmente, per la verità, gran parte dei cantieri si è attrezzata per fornire in opzione numerosi accessori per aumentare il comfort della vita a bordo: panche a scomparsa, strapuntini, moduli asportabili, ghiacciaie ambivalenti, eccetera. Nel caso in questione, però, lo storico cantiere non propone, né ha proposto in passato, una panca laterale da falchetta, essendo disponibile solo quella poppiera. Acquistarne una originale significherebbe sobbarcarsi di un costo iniziale di diverse migliaia di euro, ed in più doverla modificare per farla alloggiare correttamente nel sotto-trincarino, anziché sullo specchio di poppa, collocazione per cui è nata. L’alternativa è stata obbligata: propendere per la costruzione ex novo di una panca abbattibile da falchetta, dimensionata correttamente in modo tale da convivere con la rastrelliera portacanne a riposo collocata all’interno della murata interessata, ma abbastanza “slim” da non sporgere rispetto al filo delle imbottiture perimetrali. Per fare ciò è necessario avere artigiani che sappiano interpretare al meglio le esigenze del cliente, tenendo a mente che, se costui si è rivolto ad essi, è perché intendono risparmiare rispetto alla…


Ore di moto e valore di una barca usata

Questo argomento ha confini indefinibili, perché le variabili che incidono sul valore complessivo di una barca usata sono molteplici e differenti da esemplare ad esemplare, a parità di modello. In generale, per ogni categoria di imbarcazione a motore si rispetta un numero di ore annue medio che consente di valutare la barca oggetto di vendita come poco o molto sfruttata. Al fine di dare riferimenti numerici, considero personalmente come “poco sfruttata” una barca da diporto che abbia navigato per un numero uguale o inferiore a 50 ore annue; per i fisherman, invece, elevo prudenzialmente l’asticella a 100 ore annue. Queste sono mie valutazioni del tutto personali che rientrano nell’ambito della mia professione di perito nautico. Sui fisherman, solitamente, si innalza la soglia delle ore medie annue poiché determinate discipline di pesca richiedono l’utilizzo dei motori in forma continuativa. Qui, proprio sulla cifra fatidica indicata dal contaore, casca l’asino: il mercato nautico odierno è dominato da prezzi drogati. Per far rientrare una barca usata, seppur meticolosamente mantenuta, con 1000 e più ore di moto nella forchetta di prezzi gonfiati che siamo abituati a vedere sui siti di inserzione, ci vogliono argomentazioni molto solide, che spesso possono essere rappresentate da strumentazione elettronica aggiornata ed all’avanguardia, da pesanti interventi di refitting dello scafo, eccetera. Talvolta, invece, si sceglie la scorciatoia: scalare le ore di moto. Questa è una pratica pone il venditore a rischio di figuracce e denunce, data la possibilità di risalire alle ore di moto originali con un comune apparecchio di diagnosi, se il motore è gestito elettronicamente; quand’anche il motore non consenta la connessione a dispositivi diagnostici resterebbe, per il venditore furbo, il rischio della vecchia, cara “ricostruzione documentale”, cosa che abitualmente faccio quando ho fondati sospetti di manomissione. Nella ricostruzione documentale rientrano anche il rintracciamento dei precedenti proprietari e…


Eterno dilemma: aprire il mare o sfiorarlo?

Nella storia della nautica specialistica (quella dei fisherman, appunto) diverse filosofie di approccio all’elemento acqueo si sono avvicendate, talvolta intersecandosi, talaltra procedendo in parallelo. Alcuni scafi sono noti per solcare il mare, producendo scie profonde e muovendo una grande quantità d’acqua. Questi sono scafi spesso più “bagnati” di altri, ma anche con maggior tenuta e morbidezza sull’onda. V’è da dire che, se uno scafo resta in costante contatto con l’acqua, avvantaggia l’equipaggio quanto a comfort in navigazione, poiché gli impatti sono molto limitati, ma svantaggia le tasche, poiché la maggior resistenza all’avanzamento dissipa molta energia, e dunque carburante. Il Cary 32 è un esempio di scafo mangiamare… con qualche schizzo di troppo. Ma le sue capacità nel mosso fanno perdonare questo difetto, che per molti è una concessione naturale a grandi virtù. Viceversa, uno scafo in grado di “veleggiare” leggero di cresta in cresta (finché le condizioni di moto ondoso lo permettano, si intende…) oppone molto poca resistenza, poiché la superficie costantemente bagnata è di molto inferiore rispetto al caso precedente, dunque è tendenzialmente più efficiente in termini di litri/miglio consumati, ma presta il fianco in condizioni di mare formato. Questa è solo teoria, però. La pratica mette sul tavolo variabili che mescolano le carte, dimostrando tutto ed il contrario di tutto quanto detto sin qui. I cantieri dediti alla produzione di fisherman di gamma media e premium sono in perenne ricerca del giusto mix di queste stesse variabili, che rendono una barca più o meno morbida sull’onda, più o meno efficiente, più o meno esigente in termini di potenza installata. In passato ho affrontato il tema delle carene VDH o Variable Deadrise Hull (leggi qui ) adottate da vari cantieri, come Seacraft, Sailfish, Robalo, con alcune personalizzazioni: questo è un esempio di ricerca del compromesso tra tenuta di mare…


Whitewater 28: la perla nascosta delle offshore fishing boats

Whitewater nasce come costola di un altro notissimo marchio americano attivo nella produzione di center console da pesca sportiva sin dal 1974: Sea Vee. Questo marchio esiste da più di 40 anni ormai, ed ha la peculiarità di costruire su ordinazione: ogni modello può essere realizzato con motorizzazioni fuoribordo, entrobordo in linea d’asse o con jackshaft, oppure con EFB. La qualità dei materiali e la ridondanza della costruzione fanno sì che questi scafi durino decenni, anche se sottoposti alle sollecitazioni tipiche dell’impiego in charter. La carena a V profonda con 24 gradi di deadrise rendono il 28 piedi, di cui qui scrivo, un vero destriero oceanico, con i vantaggi e svantaggi (per talune tecniche di pesca, ndr) tipici di carene così estreme. La potenza a poppa dovrà abbondare perché questo scafo esprima al meglio le sue potenzialità, lo spazio a bordo è sovrabbondante sia come superfici calpestabili, sia come aree di stivaggio del pescato sotto i pagliolati, con vasche del vivo amplissime, fish boxes coibentati e gelcoattati internamente, provvisti di maceratori e drenaggio diretto fuorobordo, una console che, all’interno, consente di posizionare in ordine e con chiarezza tutti i cablaggi elettrici ed elettronici, in modo tale da poter intervenire tempestivamente in caso di avaria in mare. Certamente non sarà la barca ideale per pescare con i sabiki… ma se desideri una barca da altura, in grado all’occorrenza di portarti in traversata da un capo all’altro del mare in sicurezza, Whitewater costruisce barche in grado di garantirtelo. Buon mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di BariWhatsApp: 348/6562148E-Mail: info@fishermanamericani.comAutore di Fisherman Americani Autore di Barche da pesca di ieri e di oggiAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La Barca da Pesca Perfetta-…


Promozione di natale: un’idea regalo originale e… nautica!

Caro pescasportivo, Per questo Natale ho pensato ad una promozione per il libro Fisherman Americani. Questo testo è stato recensito dalle principali testate di settore cartacee italiane (LEGGI QUI) ed è l’unico che tratta didatticamente la materia del fisherman. A questo libro ne è seguito un altro (Barche da pesca di ieri e di oggi, ndr) che affronta la tematica specificamente modello per modello, per cui quest’ultimo va inteso come complementare al primo, oggetto di questa promozione limitata. Se l’inverno rallenta i nostri ritmi, e per certi versi ci predispone maggiormente alla riflessione rispetto alle stagioni più miti, probabilmente questo è un buon momento per leggere e meditare sulla nostra prossima scelta in fatto di barche. Nel libro Fisherman Americani sono presenti nozioni di storia del fisherman, l’analisi dettagliata di tutte le tipologie di fisherman che il mercato del passato e del presente offrano, nonché illustrazioni e fotografie a colori a corredo della parte testuale. A fine libro, inoltre, è stato inserito un glossario per i termini più tecnici ed ostici per il neofita. Il libro Fisherman Americani, sino ad esaurimento copie (al momento in cui scrivo ne ho ancora una quindicina), sarà acquistabile ad Euro 33,00 inclusa spedizione tracciabile. Per acquistarlo e richiedere una dedica allegata al libro, scrivimi ad info@fishermanamericani.com Buon mare ed a presto, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di BariWhatsApp: 348/6562148E-Mail: info@fishermanamericani.comAutore di Fisherman Americani Autore di Barche da pesca di ieri e di oggiAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBookScrittore per la rivista Pesca in MareFISHERMANAMERICANI Podcast


La scaletta poppiera sui fisherman

Questo accessorio è di grande utilità ma, talvolta, di altrettanto intralcio. Ho già “lambito” l’argomento in passato con QUESTO ARTICOLO, ma stavolta scrivo espressamente di questo accessorio. In verità, la scaletta di risalita deve consentire di… risalire agevolmente, ma anche di estendere e riporre in posizione di riposo la stessa senza rischiare di cadere in acqua o, peggio, di andare in zona di collisione con le eliche dei motori. Le collocazioni ed i sistemi di fissaggio alla coperta sono vari, e in questo breve articolo intendo illustrarne quelli più adottati dai cantieri costruttori di fisherman più noti. Robalo Sulla nuova gamma Robalo, la sistemazione della scaletta da premiare senza dubbio è quella incassata, con pagliolo incernierato che, in posizione di riposo, la tiene lontano dalle dita dei piedi: Scaletta di risalita di un Robalo 202 Explorer. Notare la sagomatura “martellata” della traversa inox per agevolare la presa. Non solo: la discesa e la risalita sono agevolate dalla traversa inox sagomata per garantire una impugnatura ed una presa della pianta del piede nudo salda, anche con scaletta bagnata. Sea Vee Sea Vee propone due soluzioni: quella tradizionale, della classica scaletta telescopica “poggiata” sulla plancetta, di immediata estensione e ripiegamento, ma esposta ad urti con persone e cose: Scaletta standard Sea Vee 340Z …ed una soluzione opzionale, più raffinata esteticamente, della Garelick a scomparsa: questa scaletta (vd foto seguente) ha il vantaggio di non creare alcun intralcio in coperta, essendo incassata nello specchio di poppa, ma lo svantaggio di doversi affacciare fuoribordo per estrarla: La scaletta Garelick EEz-In con pioli a spina di pesce montata su Sea Vee 340Z Wellcraft Wellcraft, su alcuni modelli, ritorna al passato: una scaletta con tanto di tientibene, totalmente esposta alla vista, in modo tale da essere… troppo visibile per inciamparvisi. Questa soluzione è economica ma efficace,…