Intrepid 407 Panacea: l’attitudine FISHING di una barca polivalente.

Come promesso, la seconda parte di questo articolone dedicato all’ Intrepid 407 Panacea lo avrebbe contemplato sotto l’aspetto puramente alieutico. Per tale motivo, non posso che partire dal cuore dell’azione di pesca: il pozzetto. Esso resta consacrato interamente alle battute di pesca, sgombro e dai profili regolari, ampio (5 metri quadri), con una molteplicità di gavoni a pagliolo, alcuni dedicati all’accesso agli impianti, altri isolati termicamente e dotati di drenaggio fuoribordo, che vi consentiranno di ambire ai più lauti bottini, vista la capacità di stivaggio ai vertici della categoria. Notate le due capienti vasche del vivo speculari, che sono proprio dove dovrebbero essere: ai due spigoli di poppa! Degni di nota anche i cockpit bolsters (cuscini per le ginocchia): prodotti con vinili molto pesanti e schiumature ad altissima densità, per garantire tenuta dopo anni di sole e di sbalzi termici e, soprattutto, dimensionati in modo tale da proteggere integralmente la coscia dell’angler in combattimento. Sposo appieno la scelta del cantiere di destinare l’intero baglio di poppa alla collocazione delle vasche del vivo e del divano abbattibile. Diciamoci la verità: su una barca fuoribordo l’imbarco o il tag di una grossa preda proprio accanto ai motori è un’operazione rischiosa ed inutile, se abbiamo a disposizione due murate che corrono indisturbate verso prua. Ecco che la side door, tanto in voga e spesso impropriamente utilizzata su una molteplicità di scafi, qui trova la sua naturale giustificazione ed essenzialità. Sull’ Intrepid 407 Panacea si pesca tra le (generose) murate delle fiancate ed il giardinetto, ed esclusivamente qui si imbarcano le prede! L’altezza delle murate è in pozzetto è di 85cm: perfetta per una barca di dodici metri suonati. Giova notare come le calandre dei grossi fuoribordo restino basse rispetto al bordo superiore delle falchette, in modo tale da arrecare il minore intralcio possibile…


Intrepid 407 Panacea: l’attidudine CRUISING di una barca nata per pescare

A.A.A. QUESTO ARTICOLO E’ VOLUTAMENTE DIVISO IN DUE PUNTATE In questa sede affronterò l’aspetto crocieristico, data la polivalenza di questo modello; nel prossimo, le attitudini inerenti la pesca sportiva. Non sono solito lasciarmi affascinare da barche di dimensioni medio-grandi motorizzate fuoribordo. Il motivo principale è che uno scafo che può facilmente arrivare a pesare oltre quindici tonnellate necessita della coppia ai bassi regimi tipici dei motori turbodiesel, che siano quindi in grado di muovere eliche dal passo e diametro importanti per garantire performance adeguate. Questo articolo fa eccezione. E c’è un motivo anche a questa eccezione: ci sono cantieri che hanno dato la loro vita per disegnare carene fatte per i motori fuoribordo, per realizzare scafi con un grado di attenzione al dettaglio ed ai materiali raro: insomma, per donare al mondo della nautica da diporto oggetti destinare a durare molto, molto a lungo. Chi “bazzica” l’ambiente dei fisherman americani da un po’ di anni si sarà certamente imbattuto, una volta nella vita, nel marchio che sto per presentare tramite un suo modello di punta lanciato da poco tempo: INTREPID POWERBOATS La barca sulla quale mi soffermo oggi è denominata 407 Panacea, la cui coperta colpisce subito per la sua pratica originalità. E’ infatti riduttivo chiamarla CENTER CONSOLE, così come risulta poco adeguato annoverarla tra i WALKAROUND. Siamo, piuttosto, dinanzi ad un compromesso, che raccoglie i pregi dell’uno e dell’altro. Del CC eredita la completa libertà di movimento per tutta la coperta, con un piano di calpestio perfettamente contiguo e livellato da estrema poppa fino a prua. Del WA, invece, mutua la presenza di una tuga, qui sapientemente destinata ad area conviviale. La tuga cela una area sottocoperta, che prevede una dinette trasformabile in un letto queen size, cucina completa di frigorigero, piano in corian con lavabo e forno a…


Barche classiche, motori moderni? Installazione di motori moderni su barche datate

Rimotorizzare una barca da pesca è una opzione da tenere in sicura considerazione, soprattutto se si acquista un fisherman usato di qualità. Meglio un prodotto vissuto ma ben costruito, che una barca fiammante ma con caratteristiche costruttive carenti, questo è pacifico. A questo punto, per accrescere massimamente l’affidabilità di una barca che ha già salpato molti pesci e solcato tanto mare, l’aggiornamento della propulsione è plausibile, con i dovuti distinguo. Rimotorizzare una barca con valore esiguo o sulla quale, per lo meno, una coppia di nuovi fuoribordo non incrementerebbero il valore di mercato della barca tanto quanto basterebbe per recuperare l’investimento, non è considerabile una buona scelta; Una barca con caratteristiche costruttive datate (es: specchio di poppa con rinforzi in legno o in sandwich) mal si presta a supportare uno o più motori quattro tempi di nuova generazione, per le ragioni che seguono. In questa sede mi soffermerò, come mio solito, solo sui “contro” dell’installare motori a 4T su barche nate con i 2T, perché dei “pro” ne son pieni il web, l’opinione comune ed il mercato. Insomma, il perché si scelga un 4T rispetto ad un 2T lo sappiamo tutti, o quasi. E’ un dato di fatto che il mercato attuale proponga, per fortuna, motori fuoribordo con caratteristiche molto diverse da quelle di 15 o 20 anni fa. Il fatto è che troppo spesso si vede galleggiare malamente vecchie barche che non avrebbero mai dovuto avere un quattro tempi appeso alla poppa. ESEMPIO: Se un fisherman era nato con un motore da 200cv a due tempi, per rimotorizzarlo adeguatamente senza perdere in tempo di entrata in planata ed in performance bisognerà optare per un 250cv quattro tempi. – L’esempio sul 4T è voluto, in quanto la tendenza più diffusa è questa: passare dal 2T al 4T. – Ma una barca…


Come fissi i parabordi alla tua barca? Ecco un prodotto degno di nota: Phender Pro!

Arriva dagli Stati Uniti d’ America una trovata semplice ed immediata per posizionare e rimuovere rapidamente i parabordi dalle murate della nostra barca, consentendoci di stivarli rapidamente. Si sa, la semplicità spesso è sinonimo di genialità. Il meccanismo di funzionamento, in fondo, è quasi elementare: un supporto cavo da fissare in falchetta ed un chiavistello a fungo che, grazie ad un meccanismo di tipo “pop-up”, è possibile inserire o svincolare dal supporto semplicemente premendo la testa a mo’ di stantuffo. Elementare, vero, ma nessuno ci aveva pensato prima… Inoltre, molto curata è anche l’estetica: il Phender Pro è realizzato completamente in acciaio inox AISI 316L lucidato a specchio, per un effetto scenico degno di un pezzo di gioielleria. La qualità e la funzionalità di questo prodotto merita l’attenzione di noi diportisti, che sappiamo cosa significhi ormeggiare in condizioni di vento avverse e quanto possa essere importante poter velocizzare le operazioni di bordo quando si è da soli. Infatti, con Phender Pro si finirà di perder tempo nello sciogliere le cimette attorno ai candelieri della battagliola, bitte o altri supporti fissi, ma basterà premere il fungo per asportarlo assieme al parabordo. ACQUISTA PHENDER PRO CLICCANDO QUI. Ti ricordo di leggere il libro  Fisherman Americani: nel suo costo è inclusa una consulenza telefonica, che potrai utilizzare per fugare un tuo dubbio o per chiedere un consiglio in merito alla tua barca o ad una alla quale sei interessato. Buon Mare ed a presto, Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast  


Dual Console: perché meritano più considerazione?

Il panorama della produzione di barche a vocazione alieutica si amplia sempre più, sia in dimensioni che in tipologie. Nonostante il Dual Console sia un layout di coperta in voga in USA già da una quarantina d’anni ( le sue radici affondano nei primi bow-rider ad inclinazione day-cruising), in Europa e, soprattutto, in Italia, questa tipologia di barca stenta a prendere piede. Li chiamo fisherman  poiché, ovviamente, qui farò esclusivo riferimento ai dual console attrezzati per la pesca sportiva, scartando i modelli più “ricreativi” e crociertistici. D’altronde, nel libro FISHERMAN AMERICANI un capitolo intero è dedicato proprio al D.C., a mio parere la barca del futuro. Barca del futuro per chi,  pur volendo rimanere in dimensioni di scafo modeste, non vorrà rinunciare all’ampiezza di spazi in coperta da vivere en plein air, allo stesso tempo non sacrificando la propria passione per la pesca sportiva. Dicevamo, questa tipologia di barca è spesso snobbata in Italia, ma perché? In fondo: 1️⃣ Almeno fino a certe dimensioni di scafo, l’idea di un sottocoperta ampio è pura utopia e si finirà per relegare la cabina, spesso claustrofobica, a piano di appoggio per attrezzature e dotazioni; 2️⃣ D’estate c’è spesso l’esigenza (ma anche il piacere) di ospitare più persone a bordo, cosa molto difficoltosa se l’unica area vivibile, oltre alla zona guida, resta il pozzetto; 3️⃣ Se parte dell’equipaggio volesse pescare e gli altri volessero prendere il sole o dedicarsi ad altra attività conviviale, beh, la scelta del Dual Console diventerebbe istintiva. – Oggi esistono svariate proposte di D.C. perfettamente attrezzate per la pesca sportiva, ed altrettanto accoglienti per impieghi più “ricreativi” e diportistici. Senza dimenticare che un D.C. di dimensioni medie tipicamente offre: una dotazione per la pesca sportiva tipica dei fisherman di razza; un locale WC separato, abbastanza ampio per garantire anche un cospicuo volume…


Barca su carrello o su taccate: ci sono rischi?

Il bello di avere una barca carrellabile è quello di poterla trasportare con relativa facilità su strada, magari per portarla al seguito quando si va in ferie. Il tutto, senza avere la complicazione di disporre di una scorta per il rimorchio, con conseguenti lungaggini burocratiche e conseguenze economiche nell’organizzazione del trasporto. Tuttavia, l’azione del trasporto di uno scafo su di un carrello stradale pone potenziali e spesso sconosciuti rischi strutturali, che poi possono ripercuotersi sulla sicurezza in mare e sulle performance della barca stessa. Per carrellare una barca è opportuno conoscere bene il suo “stringer system”, cioè il reticolo di rinforzi interni allo scafo, composto di longheroni, madieri e relative fazzolettature, che rendono alcune zone dello stesso più resistenti a forze pressorie di rulli e supporti, soprattutto quando, durante il trasferimento, la barca sarà sottoposta alle sollecitazioni conseguenti alle irregolarità ed asperità del manto stradale. In più, è fondamentale che il carrello sia dimensionato adeguatamente rispetto alla lunghezza dello scafo poiché, se gli sbalzi rispetto all’ultimo punto di appoggio del carrello a contatto con la carena sono eccessivi, potrebbero verificarsi addirittura deformazioni dei piani di carena! Quanto sopra detto può verificarsi anche sulle imbarcazioni invernate in secca su taccate, e la probabilità di deformazione (cd. hull hooking) sale quanto più tempo lo scafo stazionerà sulle taccate stesse. Solitamente l’hull hook è irreversibile, se non con interventi spesso molto invasivi ed onerosi tesi a tentare di riconferire ai piani di carena la sua forma originaria. L’effetto più evidente dell’ hull hooking è un assetto deviato (in senso trasversale o longitudinale) che si accentua all’aumentare della velocità. Per tale motivo, prima di acquistare una barca usata è necessario acquisire quante più informazioni possibile in merito alla sua storia pregressa. Le conseguenze di trasporti errati o spericolati su carrello o di mesi di stazionamento…


Scegliere una barca da pesca usata: ecco come lo faccio io.

Quando ci si avvicina al mercato dell’usato ed una barca cattura la nostra attenzione, l’errore più grosso che possiamo compiere è farci ACCECARE dall’idea di avere uno scafo blasonato spendendoci pochi quattrini. (cit. FISHERMAN AMERICANI) I fisherman di rango, si sa, mantengono molto bene il loro valore ed un’offerta “fuori dal coro” come richiesta di prezzo deve indurre ad analisi più approfondite del solito. Per esempio, la motorizzazione. Generalmente una propulsione di potenza limitata ci fa apparire la barca più “a misura d’uomo” e quindi ci fa essere molto propensi all’acquisto. Tuttavia gran parte delle carene d’oltreoceano sono molto esigenti da questo punto di vista ed un motore da 150 cv , montato su una barca che gestirebbe tranquillamente il doppio della potenza, potrebbe aver subito stress non da poco e presentare un’usura meccanica molto superiore rispetto al caso in cui quella barca fosse motorizzata con un motore più potente. In sostanza, acquistare una barca modestamente motorizzata a buon prezzo, può nascondere una imminente ulteriore spesa per lavori di manutenzione straordinaria sul motore quando non, addirittura, per la sua sostituzione. In seconda analisi, la strumentazione elettronica. Non sono un fan dell’elettronica spinta e non sono alla frenetica ricerca dell’ultimo ritrovato della tecnologia dei fishfinders o dei gps cartografrici ma, quando cambio barca, mi rendo conto se la strumentazione installata sulla barca che mi interessa sia ancora in produzione o, per lo meno, se ricambi, cablaggi, cartucce della cartografia e relativi aggiornamenti siano ancora disponibili senza fare voli pindarici sul web o chissà dove. Se la strumentazione montata non soddisfa questi basilari requisiti, nella negoziazione del prezzo dovrò necessariamente incorporare la spesa che sosterrò per sostituirla. Uno sguardo anche all’impiantistica. Nel corso degli anni e con l’avvicendarsi dei vari proprietari, una barca usata può subire diversi interventi che mirano ad adattare la barca alle esigenze dell’armatore….


Quando una barca (planante) può dirsi SOTTOMOTORIZZATA?

Spesso, nel comune pensare dei diportisti, un grande motore intimorisce, perché automaticamente riconduce a consumi abnormi di carburante e costi di manutenzione esosi. Diretta conseguenza di questa errata convinzione è equipaggiare la propria barca con potenze insufficienti. Motorizzare male un fisherman comporta molti problemi. In primis, problemi di ordine economico: dopo aver provato cosa significhi sottomotorizzare una barca, sarete portati a voler sostituire il motore, con doppio danno per le vostre tasche. In più, si aggiungerà la frustrazione e l’imbarazzo di non riuscire ad entrare in planata in tempi decenti con un po di peso in più a bordo, se non consumando secchiate di benzina. Ma come stabilire con assoluta certezza che la nostra barca è sottomotorizzata? Ci sono vari fattori che concorrono a tale conclusione: 1️⃣ Il comportamento della barca con il mare formato; 2️⃣ La sensibilità delle prestazioni alla variazione di carico a bordo; 3️⃣ La difficoltà nell’individuare un assetto ottimale; 4️⃣ Lo spostamento del punto di efficienza (consumo litri/miglio) a regimi troppo elevati.   Una volta appurato che l’elica installata sia quella idonea, tutti i fattori di cui sopra determinano la bontà (o meno) dell’accoppiamento scafo/motori. Nel momento in cui si comincerà a far prove su prove con le eliche, beh… quella è già una avvisaglia. ❌ Non è affatto semplice determinare la bontà di una motorizzazione su una barca da pesca, per tale motivo ti invito a leggere il libro FISHERMAN AMERICANI Buon Mare! Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast (anche su Spotify ed iTunes)  


Vasca del vivo: dove posizionarla? (nel caso di barca fuoribordo)

Su una barca motorizzata con grandi fuoribordo (soprattutto se su bracket) la posizione ideale per la vasca del vivo dovrebbe essere quella in foto. Perché? I vantaggi di questa disposizione sono svariati ed intuibili: L’ingombro della stessa insiste sulla porzione dello specchio di poppa meno utile all’angler in combattimento, dato che la presenza dei motori costituisce ostacolo alla movimentazione della lenza; La vasca è raggiungibile da ambo gli angoli di poppa in quanto posta centralmente; In tale posizione si potrà innescare e trasferire in mare l’esca viva senza imbrattare il calpestio del pozzetto, semplicemente facendola transitare all’esterno dello specchio di poppa. Per ulteriori dettagli in tema di barche da pesca leggi l’ebook “La Barca da Pesca Perfetta” ed il libro “Fisherman Americani”. Buon Mare! Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast (anche su Spotify ed iTunes)  


Nuovi modelli di fisherman con carena “hybrid”: a cosa servono e quanto sono validi?

Do seguito ad una osservazione partita sul mio canale Instagram, e scaturita da una decina di secondi di filmato del nuovo Regulator 26XO in navigazione per il Salone Nautico di Miami. Premetto che lo scopo di questo articolo non è quello di sparlare su determinati modelli di barche, ma di comprendere, insieme a voi, la possibile collocazione di mercato di questi prodotti. Trattasi di center console a vocazione per lo più lagunare, ma con velleità da mare aperto, come pubblicizzato dai loro costruttori. Al momento gli unici cantieri rappresentati in Italia, che hanno a listino (quindi parliamo di barche già ordinabili) fisherman con carene hybrid sono Regulator, Scout e Grady White. Tutti propongono un center console con coperta adatta allo spinning, quindi con pontature prodiere e poppiere semincassate e gavonate che fungono da ottima piattaforma per il lancio, motorizzazioni singole nell’ordine dei 300-350cv fuoribordo e carene derivate dalle corrispettive “offshore” ma ridisegnate per ottenere un pescaggio minimo e quindi consentire di accostare nelle lagune poco profonde senza arrecare danni allo scafo, ma con deadrise poppiera di 15°-17° per promettere prestazioni altrettanto buone sul mare formato. Il video di cui si discorre all’inizio di questo mio articolo evidenza difficoltà nella gestione di un moto ondoso appena rilevante, e si avvertono, in particolare, gli “spanciamenti” della carena che, complice una V poco pronunciata ed una larghezza considerevole, non penetra l’onda ma la copia con delfinamenti piuttosto rilevanti. Il video è visibile cliccando sul post sottostante e scorrendo:   Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Benedetto Rutigliano (@benedetto.rutigliano) Sono certo che questa barca e le altre annoverabili in questa nuovissima categoria di fisherman navighino entro parametri per noi più che accettabili. Noi non ci rivolgiamo, tuttavia, al mercato americano se non abbiamo un reale vantaggio, in termini di navigabilità…