La nuova identità del fisherman

Storia e cultura nautica vogliono che la barca da pesca sportiva moderna, altrimenti nota come sportfishing boat, trovi le sue radici nelle barche da pesca professionale dei primi del Novecento del Nord America, e che la sua “ispirazione idrodinamica” venisse contaminata ed infine assorbita completamente dai primi progetti di gare di offshore endurance del secolo scorso.

Dunque, diedri importanti, baricentro per quanto possibile prossimo alla linea di galleggiamento, razionalità più o meno estrema nella ripartizione degli spazi in coperta e nell’eventuale sottocoperta, equipaggiamento incentrato sulla pesca sportiva. Con questo fil rouge si è arrivati fino ai primi anni Duemila: fino ad allora c’erano le barche da diporto puro, le barche da diporto e pesca sportiva, e gli sportfisherman, barche cioè dedicate alla pesca sportiva senza compromessi né concessioni ad un uso più ricreativo del mezzo.

Al di qua del Duemila, gli stilemi progettuali di sportfisherman e barche da diporto hanno cominciato a fondersi dapprima, fino a confondersi poi: l’apice della “fluidità” progettuale in tale ambito è stata raggiunta , a mio parere, con i dual console , barche che a più riprese ho apprezzato nei miei articoli di blog, e con i grandi center console.

A giochi fatti, devo constatare che quella del nuovo fisherman è una sinfonia nuova e non sempre orecchiabile.

Accanto ai già citati dual console, cui tutto si può addebitare, meno che la loro origine diportistica, nasce una nuova categoria di center console “ibridi” (e non mi riferisco a questi), che fondono la praticità di tale configurazione di coperta con un armamento di bordo più lezioso (si può dire?).

La coperta prodiera di uno Scout 260 LXF

Guardiamo ad esempio i cosiddetti luxury center console di Scout, a cominciare dal più piccolo della gamma, il 260 LXF: accanto ad attrezzatura tipicamente fishing come vasche del vivo, portacanne a riposo ed in pesca, una console centrale snella e una transom door, troviamo cuscinerie ridondanti da poppa a prua, con schienali per trasformare l’area gavonata prodiera in una dormeuse per due persone (?!) una side door con scaletta stivabile per diving o per il bagno, un impianto hi-fi pomposo di quelli che si trovano su certi bow-rider Cobalt (tanto di cappello a questo cantiere, che non ha mai perso la sua identità)

Ma c’è chi ancora è rimasto fedele alla sua mission, e continua a produrre fisherman. In foto il pozzetto essenziale e funzionale di un Contender 25T

Volendo rigirare la frittata per non farsi venire troppi mal di testa, potremmo definire una “nuova identità” del fisherman, come una tipologia di imbarcazione da diporto che si presta a più impieghi ricreativi, ivi inclusa la pesca sportiva, ma senza prendersi troppo sul serio quando la si pratica.

Il nuovo Grady White 415 Freedom, simbolo di quella categoria di fisherman “edulcorati” nata da un rene del fisherman classico.

Chi invece ha senso critico legge il fisherman odierno come epigono del fisherman nel senso più classico – e vero- del termine, cioè una barca sulla quale puoi maneggiare prede di un certo calibro, puoi tenere azioni di combattimento e di imbarco concitate, stivare in sicurezza e maneggiare attrezzature contundenti, senza troppi timori di far danni a boisserie, tappezzerie, imbottiture, materiali delicati e motivi architettonici fini soltanto all’apparire e non anche alla funzionalità.

Questo sviluppo del fisherman per un verso ha note positive, da leggersi nella misura in cui la barca stia sempre più diventando da mezzo a luogo di socialità, in grado pertanto di coinvolgere varie categorie di persone con interessi nautici diversi.

Tuttavia, la sparizione lenta ma inesorabile delle “antenate” più tecniche sembra un atteggiamento dispotico del mercato che costringe chi sia orientato su un fisherman puro nuovo, a scegliere modelli dalla filosofia edulcorata di cui sopra, oppure a rivolgersi al mercato delle produzioni custom, con ben altri costi e tempi di costruzione; o, infine, a ripiegare sull’usato ed a sobbarcarsi le alee ed i costi di un refitting.

Buon mare e buona riflessione,

Benedetto Rutigliano
SPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)
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Autore di Fisherman Americani 
Autore di Barche da pesca di ieri e di oggi
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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