Pesca d’altura

Rollio : quando pescare in deriva diventa un… twist!

PREMESSA La scienza della progettazione delle linee d’acqua è tutt’altro che perfetta. Trovare una barca che eccella in qualsiasi condizione di mare e di impiego è, per mia esperienza, IMPOSSIBILE. Detto ciò e rassegnati gli animi, affrontiamo un tema già eviscerato nel libro Fisherman Americani, ma che reputo opportuno riaffrontare soprattutto in questi primi calori estivi (e l’imminenza dell’ahimè brevissimo periodo di pesca al tonno rosso), che ci portano a desiderare una bella battuta a drifting. Chiunque abbia dimestichezza con questa tecnica sa quanto siano importanti le caratteristiche statiche di uno scafo. Vi sono modelli di fisherman americani (il cui più significativo esempio è citato ed argomentato proprio nel libro Fisherman Americani) particolarmente predisposti a soffrire il moto ondoso al traverso, in quanto il mix tra baricentro e diedro di carena le rendono estremamente “ballerine”. Parliamo di cantieri ai quali non si può certo insegnare a costruire fisherman, in quanto sono nati in questo settore. Più che altro sono progetti partoriti spesso anche trent’anni or sono, che offrono soluzioni di linee d’acqua e di allestimento che, al giorno d’oggi, subirebbero senz’altro rivisitazioni migliorative (come, appunto, detti cantieri hanno fatto sui loro attuali modelli che li sostituiscono). Le ragioni che portano un fisherman a “rollare” oltremodo sono principalmente: Il diedro di carena; La ripartizione dei pesi a bordo; Il baricentro. Sotto il primo profilo, una carena classica a V profonda (per profondo intendo a partire da un minimo di 22° di deadrise poppiera) è di per sé predisposta a rollare con mare al traverso, se non ben coadiuvata da reverse chines, da pattini e da chiglie, in alcuni casi. I reverse chines consentono di smorzare il rollio non appena lo spigolo della carena incontra l’acqua, frenandone, appunto, il movimento acceleratorio attorno al proprio asse longitudinale. I pattini, sebbene principalmente operano in navigazione…


Portacanne ad incasso: quali e perché sceglierli

Argomento già ampiamente eviscerato sia nel libro Fisherman Americani, sia nella guida sintetica La Barca da Pesca Perfetta, lo ritengo tuttavia meritevole di ulteriore approfondimento, se non altro perché i portacanne concorrono ad “attrezzare” al meglio la barca che vogliamo debba vestirci addosso proprio nei nostri momenti di diletto preferito: quando siamo a pesca. In questa sede eviterò di digredire su tipologie speciali di portacanne che comunque il mercato ci mette a disposizione per ogni esigenza, limitandomi a parlare di quelli classici, che devono essere sempre e comunque presenti a bordo di una vera barca da pesca, e che consentono, tra l’altro, di implementarne l’attrezzamento con accessori innestabili negli stessi, per ospitare più canne o divaricarle maggiormente. Ecco perché è fondamentale che i portacanne fissi siano quanto più possibile solidi ed affidabili. Il mercato ci propone una moltitudine di tipologie e qualità di portacanne ad incasso, davvero per tutte le esigenze e tasche. Il portacanna da incasso è un elemento peculiare e dev’essere inteso come “definitivo” quando lo si acquista, poiché comporta interventi invasivi a bordo della nostra barca (fori e carotature di falchette in primis). Come già introdotto, il mercato offre varie possibilità di equipaggiare la nostra barca, ma la scelta del prodotto dipende da: categoria di imbarcazione da allestire; gravosità delle discipline alieutiche che usualmente pratichiamo e dal budget che ci siamo prefissi per questo investimento. I portacanne più a buon mercato che, peraltro, mi sento di non consigliare se non per barche molto piccole con le quali praticare dell’ “innocuo” bolentino o traina molto leggera, sono i portacanne realizzati in materiali sintetici (per lo più in nylon). Li sconsiglio principalmente perché spesso non hanno sagomature ed interasse dei fori standard, per cui dovrete forare la barca appositamente per oggetti che dureranno senz’altro molto meno rispetto a portacanna…


Fisherman rari : Regulator 26 Express

Ho sempre amato le linee pure, senza concessioni alle mode, a tutto ciò che è “usurabile” e di passaggio. Il mio libro Fisherman Americani ha forse un po’ troppo odore di nostalgia, ma a me il fisherman è sempre piaciuto così. Bello perché essenziale, nella sua funzionalità e durevolezza nel tempo ed a dispetto degli Elementi naturali. Questa è una barca che ha conosciuto un breve ma solido successo. Breve perché ne sono stati prodotti solo quarantatre esemplari. Solido perché più dell’ ottanta percento dei proprietari originari di questa barca, la possiede tutt’ora. La ragione dei pochi esemplari consegnati era l’elevato costo di produzione, che si traduceva in un costo di listino altrettanto importante, sicuramente al di sopra dei prezzi di qualsiasi altro ventisei piedi walkaround od express. Ma Regulator giammai avrebbe lesinato sulle caratteristiche costruttive e di finitura che ancora oggi contraddistingue i suoi manufatti, pur di rientrare in una fascia di costo “popolare”. Prova ne è il fatto che, a distanza di oltre venti anni, un Regulator si presenta ancora con il suo gelcoat lucente come se avesse visto poche primavere. Lo scafo di un 26 Express, pur essendo di identica geometria rispetto al corrispondente CC, lavora in maniera diversa. Di fatto è proprio questa la peculiarità dello scafo: riuscire a rendere al meglio, sia con prua scarica (CC) sia con prua pesata (Express). In condizioni di mare calmo, infatti, il Regulator 26 CC taglia la superficie dell’acqua ad un terzo di carena, per una questione di ripartizione dei pesi e dunque di assetto. Il 26 Express, invece, taglia il mare a due terzi di carena, per cui ha una direzionalità, già eccellente in quest’ultimo, ancora più spiccata ed un abbrivio più progressivo: se ipoteticamente avessimo a disposizione un 26 CC ed un 26 Express e, a velocità…


Pesca a traina veloce : come utilizzate i motori della vostra barca ?

Le economie di bordo, unite a congetture più o meno razionali sull’usura dei propulsori, ci portano a far nostre, quando siamo in pesca, abitudini che hanno pro e contro. Per molti di noi è d’uso alternare il funzionamento dei motori, ad esempio mezzora per ognuno (ovviamente nel caso la barca non sia monomotore). Viceversa, molti altri hanno l’abitudine di utilizzarli entrambi. Vediamo i pro ed i contro di ciascuna di queste pratiche. I PRO che favoriscono i primi sono, di solito: il dimezzamento delle ore di moto (usandoli alternativamente si abbatte della metà il numero di ore di moto accumulate su ciascuna macchina; la riduzione dei consumi di carburante; maggior comfort acustico a bordo; temperatura media della sala macchine leggermente più bassa rispetto al caso di utilizzo simultaneo di entrambi i propulsori. I PRO che favoriscono i secondi, invece, sono: manovrabilità ampiamente facilitata, soprattutto in caso di necessità di virate repentine in fase di combattimento; allineamento certo delle ore di moto su entrambi i propulsori; ricarica piena di tutte le bancate di batterie (nel caso vi sia un motore “master”, cioè uno solo deputato alla ricarica delle batterie); meno stress per le batterie stesse in quanto non vi saranno accendi/spegni scanditi ad ogni cambio di propulsore; meno stress per i motori stessi: soprattutto se l’intervallo di alternanza è lungo, bisogna considerare che l’accensione è un momento critico per qualsiasi motore endotermico, in quanto per i primissimi secondi esso girerà “a secco”. E’ empiricamente provato, infatti, che gran parte dell’usura meccanica dei gruppi termici (sia terrestri che marini) è imputabile alla somma di questi mini-stress da accensione, in anni ed anni di avviamenti. I CONTRO di ciascuna delle due abitudini sono ricavabili ribaltando ed incrociando i PRO dell’altra… Ad esempio, è ovvio che, nel caso di utilizzo di entrambi i motori…


DIVERGENTI: STILE, E NON SOLO

A qualsiasi pescasportivo capita, prima o poi, di incantarsi nel vedere svettare su grandi fisherman convertible alte tuna tower con annessi tutti gli armamenti, ivi inclusi lunghi outriggers, per il big game ai grandi pelagici. Quando si pratica la traina d’altura, è preferibile filare quante più lenze possibile, per creare l’effetto “branco” in scia, ma soprattutto per massimizzare le possibilità di incontrare l’ambita preda… Solitamente su fisherman dai 19 ai 24 piedi non è possibile disporre più di 5-6 canne in pesca senza correre il rischio di matasse inestricabili, a meno di non usare gli outriggers, o divergenti. Questi “pali” hanno la funzione di divaricare le lenze delle canne più esterne per dare spazio ad ulteriori canne da filare a distanza intermedia. Ma non solo: tenendo le lenze sostenute dall’alto, sarà possibile indurre un movimento maggiormente adescante a esche di superficie come i kona o i bubble jet. Infatti i divergenti risultano particolarmente idonei, se non addirittura indispensabili per la traina ai grandi rostrati come le aguglie imperiali o i pesci spada. In base alle dimensioni della nostra barca da pesca, sceglieremo i divergenti per tipo e lunghezza. Di solito sulle barche fino ai 21-23 piedi si opterà per i gunwale mount (montaggio a falchetta) o i t-top mount, ove il “tettuccio” sia presente. I primi sono i più economici e si presentano come un kit costituito da pali generalmente fissi se in alluminio, o telescopici se in carbonio, e portadivergenti che di fatto sono dei portacanne ad incasso in falchetta ma con sezione e inclinazione adatta ad ospitare il “pole”, nei cui passanti passerà il cordino che, a mo’ di alzabandiera, sposterà su e giù la pinza di sgancio attraverso la quale far passare la lenza della canna che si vorrà divaricare. L’allargamento delle lenza agganciata alla pinza sarà…


Come far durare un fisherman nel tempo

Per mare gioie e dolori, navigazioni di piacere ed avarie sono connubi inscindibili ai quali, se il tempo e la passione non ci rendono resistenti e resilienti, reagiremo VENDENDO LA BARCA, in preda ad un senso di frustrazione e di fallimento. Se poi per mare pretendiamo di andarci anche quando le condimeteo non sono ottimali (e cioè molto spesso, se amiamo praticare talune discipline di pesca sportiva…), sarà bene che ci facciamo il callo quanto prima possibile, al fine di non mollare barca, canne e mulinelli a favore di più tranquilli (ed economici) hobbies. L’attuale tendenza ad infarcire le nostre barche di ogni sorta di comodità va contro la qualità del nostro prezioso tempo libero. In tal senso, l’unica soluzione per evitare quanto più possibile noie è avere a bordo impianti ben costruiti ed accessori costruiti con materiali di qualità elevatissima. La difficoltà oggettiva, per il costruttore, di mantenere elevatissima la qualità di ogni singolo elemento che compone le proprie barche, è nel mantenere il prezzo al pubblico della stessa entro livelli “umani”, che non la pongano decisamente fuori mercato. E siccome non possono essere tutti costruttori one-off o artigianali… dovrà pur esserci qualcuno di essi che costruisca barche accessibili ad una fascia ampia di diportisti. Ecco che viene in soccorso la virtù dell’ ESSENZIALITÀ: il saper scegliere ciò che davvero a bordo è utile da ciò che è superfluo. DOVREMMO, in poche parole, ESSERE IN GRADO DI RINUNCIARE AL FUTILE, ALMENO A BORDO! Se sapessimo dire al venditore della nostra prossima barca nuova “grazie, ma la ordino senza questo o quest’altro”, probabilmente avremmo un mezzo: – più affidabile; – più facile da mantenere; – suscettibile di molti meno grattacapi; – che non presti il fianco al futuro acquirente di potersi appigliare a piccole riparazioni da effettuarsi, perché la semplicità…


Luoghi comuni diffusi nel mondo dei fisherman

Il mondo della nautica è piena zeppa di affermazioni che entrano come tarli nella mente del diportista, deviandone molto spesso le scelte in fatto di barche. Oggi spendo qualche riga per esporne sintenticamente giusto un paio. Per le altre, vi do appuntamento ai prossimi articoli. 1. “E’ UNA BARCA BAGNATA” Posto che esistono casi di carene perfettibili dal punto di vista della capacità di deflettere gli spruzzi in navigazione (altrimenti gli spray rails non sarebbero mai stati inventati…), tutte le barche, prima o poi, si troveranno nelle condizioni di bagnare il proprio parabrezza od il ponte di prua. Assumere che una barca sia “bagnata” solo perché, durante il rientro con mare e vento teso al traverso o contrario, i tergicristalli tirano continuamente acqua dal parabrezza,  significa dare prova di aver passato molto poco tempo della propria vita in navigazione. Oppure, se le condizioni del mare impongono di abbassare i flaps per non far picchiare lo scafo sull’onda e, giocoforza,  solleveremo più acqua del solito , ciò non significa che quel progetto sia farlocco! Significa semplicemente che il mare è imprevedibile e che ogni navigazione ci pone in condizioni diverse dalla precedente. L’acqua è un fluido a viscosità bassissima ed è normale che la coperta si bagni in determinate condizioni! 2. “E’ UNA BARCA TROPPO APPOPPATA” Se un fisherman naviga leggermente appoppato, questa caratteristica non va additata come handicap, soprattutto quando la barca è generosamente motorizzata. Il motivo è qui di seguito spiegato. Nella stragrande maggioranza dei casi, i progettisti di sportfisherman RICERCANO un angolo di inclinazione, in navigazione, che varia da due a cinque gradi. Questo consente di: Facilitare il drenaggio fuoribordo di eventuali acque reflue finite in sentina; Tenere la prua alta sul mare, mettendo la barca in condizione di non ingavonarsi in presenza di onde importanti di prua,…


Problemi di assetto sulle barche usate e come risolverli – una consulenza di FISHERMAN AMERICANI –

La nautica americana è piena di esempi di barche con assetto appoppato. Quando si compra una barca americana usata si da spesso per scontato che il marchio di rango ci tenga al riparo da cattive sorprese. Non è così, in quanto ogni barca ha una storia a sé che non ci è dato conoscere. Nell’immaginario di chiunque la barca da pesca naviga con la prua protesa verso il cielo ed il pozzetto quasi interamente coperto dall’onda di planata… Molti loghi stilizzano tale immagine eloquentemente e fotografano essenzialmente ciò che gli americani spesso ricercano progettualmente, sui propri fisherman. Un angolo di inclinazione di 3°-5° è fisiologico per un fisherman entrobordo, nonché “salutare”, poiché riduce enormemente la possibilità di ingavonamento con mare alto di poppa, e garantisce una costante pressione sulle sezioni poppiere della carena, assicurando che le eliche lavorino ad una profondità adeguata, garantendo continuità di spinta ed esorcizzando le eventualità di cavitazione. Non è frequente che una barca, invece, soprattutto se motorizzata entrobordo, soffra di assetto con prua troppo bassa sull’acqua. Se poi ciò accade su una barca nota per navigare evidentemente appoppata, qualcosa non quadra. Questo articolo nasce proprio da una mia recente esperienza di consulenza su un fisherman americano dei primi anni 90. Il cliente lamentava un assetto eccessivamente appruato. Come procedere, in questi casi? In questi casi divido la consulenza in due FASI: una ACQUISITORIA ed una PRATICA. Nella FASE ACQUISITORIA  mi occupo di raccogliere tutte le informazioni a me utili per conoscere a fondo la barca, e per consentirmi di fare le opportune verifiche a bordo. Per fare ciò, ove lo ritenga necessario, mi avvalgo di contatti nazionali e statunitensi, con i quali mi confronto per poter ricostruire al meglio la storia dello specifico scafo. In questo caso la fase acquisitoria ha comportato circa una settimana di…


Nuovo articolo su Pesca in Mare di marzo!

Come ogni mese, ecco l’appuntamento con il mio contributo a questa prestigiosa testata nazionale di pesca sportiva. Stavoltam, nella rubrica Pesca&Nautica, parliamo di CARENE (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO)   Mi auguro che la lettura sia di vostro gradimento e vi do appuntamento al prossimo articolo! PS: se la tematica vi stuzzica, trovate ampio sviluppo della stessa nel libro Fisherman Americani nonché nel nuovo eBook La Barca da Pesca Perfetta Buon Mare, Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast  


Nuovi modelli di fisherman con carena “hybrid”: a cosa servono e quanto sono validi?

Do seguito ad una osservazione partita sul mio canale Instagram, e scaturita da una decina di secondi di filmato del nuovo Regulator 26XO in navigazione per il Salone Nautico di Miami. Premetto che lo scopo di questo articolo non è quello di sparlare su determinati modelli di barche, ma di comprendere, insieme a voi, la possibile collocazione di mercato di questi prodotti. Trattasi di center console a vocazione per lo più lagunare, ma con velleità da mare aperto, come pubblicizzato dai loro costruttori. Al momento gli unici cantieri rappresentati in Italia, che hanno a listino (quindi parliamo di barche già ordinabili) fisherman con carene hybrid sono Regulator, Scout e Grady White. Tutti propongono un center console con coperta adatta allo spinning, quindi con pontature prodiere e poppiere semincassate e gavonate che fungono da ottima piattaforma per il lancio, motorizzazioni singole nell’ordine dei 300-350cv fuoribordo e carene derivate dalle corrispettive “offshore” ma ridisegnate per ottenere un pescaggio minimo e quindi consentire di accostare nelle lagune poco profonde senza arrecare danni allo scafo, ma con deadrise poppiera di 15°-17° per promettere prestazioni altrettanto buone sul mare formato. Il video di cui si discorre all’inizio di questo mio articolo evidenza difficoltà nella gestione di un moto ondoso appena rilevante, e si avvertono, in particolare, gli “spanciamenti” della carena che, complice una V poco pronunciata ed una larghezza considerevole, non penetra l’onda ma la copia con delfinamenti piuttosto rilevanti. Il video è visibile cliccando sul post sottostante e scorrendo:   Visualizza questo post su Instagram   Un post condiviso da Benedetto Rutigliano (@benedetto.rutigliano) Sono certo che questa barca e le altre annoverabili in questa nuovissima categoria di fisherman navighino entro parametri per noi più che accettabili. Noi non ci rivolgiamo, tuttavia, al mercato americano se non abbiamo un reale vantaggio, in termini di navigabilità…