Ho sempre amato le linee pure, senza concessioni alle mode, a tutto ciò che è “usurabile” e di passaggio.
Il mio libro Fisherman Americani ha forse un po’ troppo odore di nostalgia, ma a me il fisherman è sempre piaciuto così.
Bello perché essenziale, nella sua funzionalità e durevolezza nel tempo ed a dispetto degli Elementi naturali.
Questa è una barca che ha conosciuto un breve ma solido successo. Breve perché ne sono stati prodotti solo quarantatre esemplari. Solido perché più dell’ ottanta percento dei proprietari originari di questa barca, la possiede tutt’ora.
La ragione dei pochi esemplari consegnati era l’elevato costo di produzione, che si traduceva in un costo di listino altrettanto importante, sicuramente al di sopra dei prezzi di qualsiasi altro ventisei piedi walkaround od express.
Ma Regulator giammai avrebbe lesinato sulle caratteristiche costruttive e di finitura che ancora oggi contraddistingue i suoi manufatti, pur di rientrare in una fascia di costo “popolare”. Prova ne è il fatto che, a distanza di oltre venti anni, un Regulator si presenta ancora con il suo gelcoat lucente come se avesse visto poche primavere.
Lo scafo di un 26 Express, pur essendo di identica geometria rispetto al corrispondente CC, lavora in maniera diversa. Di fatto è proprio questa la peculiarità dello scafo: riuscire a rendere al meglio, sia con prua scarica (CC) sia con prua pesata (Express).
In condizioni di mare calmo, infatti, il Regulator 26 CC taglia la superficie dell’acqua ad un terzo di carena, per una questione di ripartizione dei pesi e dunque di assetto.
Il 26 Express, invece, taglia il mare a due terzi di carena, per cui ha una direzionalità, già eccellente in quest’ultimo, ancora più spiccata ed un abbrivio più progressivo: se ipoteticamente avessimo a disposizione un 26 CC ed un 26 Express e, a velocità identica, togliessimo il gas fino ad arrestarli, l’ultimo si arresterebbe diversi piedi dopo rispetto al CC.
Questo significa che l’efficienza dello scafo è superiore rispetto al CC, in quanto in condizioni di mare formato o mosso l’elasticità dell’andatura è di molto limitata.
In poche parole, il Regulator 26 Express è una perfetta head-sea boat che incede in maniera costante ed inesorabile anche con mare avverso.
Dicevo sullo scafo: porta la firma di “un certo” Lou Codega: 48° di angolo di entrata, 24° di deadrise poppiera, due pattini di sostentamento rovesci ne fanno uno scafo tagliente come una lama ed asciutto come pochi -Capt. Dean Travis Clarke su Sportfishing Magazine scriveva essere “dry as a bone”, gergo atto a far presente in maniera estrema il concetto-
Le rifiniture di questo 26 Express rispecchiano esattamente l’odierna cura maniacale della produzione Regulator, con gavoni interni gelcoattati, così come ogni apertura e sportello; sentine di un bianco lucente così come le murate esterne.
La cura di ciò che non è visibile qui è pari a quella riposta al di fuori.
La zona guida è sobria e razionale, con una concessione al comfort per chi volesse assistere alle operazioni di pesca senza parteciparvi attivamente e, soprattutto, senza esservi di intralcio: un piccolo divano mezzanine è collocato alle spalle della seduta del passeggero frontemarcia. Il pozzetto è guarnito di vasche del pescato e del vivo a profusione, di portacanne ad incasso e rocket launcher proprio là dove istintivamente li cerchereste.
La cabina è anch’essa essenziale ma offre tutto ciò che serve ad un equipaggio di pescatori incalliti per ristorarsi o per un pisolino. Due cuccette sfalsate molto ampie, un bagno di generose dimensioni ed una cucina degna di questo nome.
Una chicca che dovrebbe far riflettere molti architetti di design: gli oblò della cabina si affacciano all’interno del parabrezza… Alla faccia delle mega-finestrature che tagliano i masconi bellamente, come se la barca sia costruita per rimanere in secca.
Ora veniamo al fronte motorizzazioni: essendo uno scafo profondo e pesante, naturalmente non si accontenta di pochi cavalli. Nella configurazione con bracket, la motorizzazione minima consigliata era di 2x200hp, fino a 2x250hp. La limitazione è puramente dettata dal fatto che, all’epoca, Yamaha non produceva motori fuoribordo più potenti. La solidità dello scafo permetterebbero, oggi, previa verifica dell’integrità strutturale ovviamente, di montare agevolmente due motori da 300cv, perché questa barca li porta a passeggio con disinvoltura ed efficienza.
Nella poco diffusa versione EFB, invece, si partiva da un Volvo Penta 5.7 V8 da 280cv, per arrivare al 7.4 V8 da 375cv. La barca configurata con EFB, oggetto della prova di Sportfishing Magazine del 1996, tocca una velocità di punta di 45 nodi ed è caratterizzata dall’assenza di cavitazione che invece è riscontrabile sulle versioni CC. Questo è in parte attribuibile al fatto che il test riguardava una barca motorizzata con piede poppiero singolo, e dunque con un’elica maggiormente affondata rispetto ad una qualsiasi doppia motorizzazione FB; in secondo luogo perchè l’Express naviga, come già detto, più piantato rispetto al CC e quindi è meno soggetto a sollevare la poppa on condizioni marine avverse.
Questa è la barca che spero, in un futuro non troppo lontano, di portare al mio pontile.
Più che altro perché dovrei augurarmi che un dedito e meticoloso proprietario di 26 Express si decida a venderla quando sarò pronto io ad acquistarla! E chi ha una barca pressoché inappuntabile come un Regulator 26 Express, è difficile che se ne separi…
Non dimenticare di leggere il libro Fisherman Americani, soprattutto se desideri un consiglio in merito alla tua prossima barca od a quella attuale.
Buon Mare ed a presto,
Benedetto Rutigliano
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Autore di Fisherman Americani
Autore di Barche da pesca di ieri e di oggi
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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