nautica

Albemarle: novità lunghe trenta piedi

Albemarle annuncia l’imminente lancio sul mercato del suo nuovo 30 Express. Fin qui tutto ok. …Motorizzato con due (o tre) fuoribordo… Albemarle, uno degli ultimi baluardi dell’express fisherman “puro” (e per puri io considero esclusivamente gli express motorizzati entrobordo), si è piegata anch’essa ai voleri del mercato ed alla chiamata al risparmio sui costi interni dell’ufficio contabilità. Fintanto che tale scelta offrisse una effettiva maggior fruibilità di uno scafo che ingombra quasi 11 metri in lunghezza f.t. ed oltre 3.20 in larghezza, potrei anche tollerarlo. Ma il nuovo Albemarle 30 Express, salvo modifiche dell’ultimo minuto, offrirà un grande pozzetto, delle cui tre murate solo quelle laterali saranno considerate utili ai fini della pesca e del combattimento con grandi prede (motivo principale per cui un diportista dovrebbe spendere una cifra pari a ben oltre i 400.000 Euro per acquistarlo, alle condizioni fiscali  e di cambio attuali); una carena senza ombra di dubbio all’altezza degli standard del marchio (24° di deadrise poppiera); due posti letto ed un bagno separato sottocoperta.  Per intenderci, partivamo da qui: ALBEMARLE 305 EXPRESS Albemarle offre invece, con il nuovo 30 Express, una minestra già abbondantemente nota, ricondita con estetismi vagamente Mexico-style come l’assenza del parabrezza, stando almeno al primo rendering ufficiale fornito dal cantiere, ma mancano proposte che valgano la pena di accettare lo scotto di avere lo specchio di poppa tediosamente ingombrato da due (o per chi volesse esagerare addirittura tre) capoccioni grandi così. Il nuovo 30 Express adotterà di serie il Seakeeper. Un accessorio a tutto vantaggio del comfort, essendo una barca tendenzialmente portata al rollio accentuato con mare al traverso. C’è da chiedersi quanto bisogno in meno ci sarebbe di uno stabilizzatore gravitazionale qualora questa stessa barca venisse fornita anche con i classici due entrobordo in linea d’asse.  A tal proposito, vi invito a leggere…


Carene e motori di una barca da pesca sportiva

Cari amici, come ormai di consueto, anche nel numero di Ottobre 2020 è presente il mio contributo alla rivista cartacea Pesca in Mare. Nella rubrica Pesca&Nautica, questo mese parlo di: CARENE E MOTORI Qualora vi foste persi il numero di Pesca in Mare di Ottobre 2020, vi rimetto il file pdf consultabile gratuitamente cliccando qui sotto: SCARICA QUI L’INTERO ARTICOLO Non dimenticate di leggere il libro Fisherman Americani – il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva! Da oggi, inoltre, la guida sintetica La Barca da Pesca Perfetta è disponibile anche in versione cartacea! (CLICCA QUI) A presto e Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


Tecnologia=efficienza, ma vale anche per la nautica?

Oggi vi parlo di una considerazione scaturente dallo studio di un vecchio testo americano di nautica da diporto. Nella foto che allego in copertina, la didascalia cita testualmente: <<Questo Hatteras 46 Convertible con due Cummins VTA-903-M diesel da 450hp raggiunge la velocità massima di 30 mph a 2600 rpm, facendo evolvere eliche 26×29 a tre pale attraverso invertitori con rapporto di riduzione 1.92:1. Navigando alla velocità di crociera di 27.5 mph a 2400 rpm, i motori erogherebbero circa 360 hp ciascuno, bruciando un totale di 38 gallorni per ora. [omissis]>> Domanda sorge spontanea: confrontando i consumi di imbarcazioni moderne di pari dimensioni e dislocamento (la barca in questione pesa 21.000 kg in ordine di marcia), siamo certi di risparmiare, pur usufruendo di motori tecnologicamente molto più avanzati ed anche molto più potenti? In altri termini, muovere un moderno sportfisherman a velocità e potenza disponibile incrementate, costa proporzionalmente meno rispetto al passato? I motori Cummins VTA-903-M sono dei tradizionali turbodiesel V8 a precamera (iniezione indiretta) con aftercooler, della cilindrata di 14,8 litri. Oggigiorno, siamo abituati a vedere installati motori con potenza unitaria doppia su barche simili all’ Hatteras 46 in foto. Il fatto è che i consumi, mediamente Un esempio su tutti, i consumi di un attuale Hatteras 45 GTX motorizzato con 2x1136cv Caterpillar C-18 Acert: Alla luce di questa tabella, non posso esimermi dal far notare i seguenti punti: A parità di velocità, l’Hatteras 45 GTX consuma esattamente il doppio rispetto al vetusto 46 Convertible (posizionandoci tra il dato dei 1500 rpm e quello dei 1750 rpm per individuare presumibilmente la velocità di crociera della prima); Altra considerazione, la velocità del vecchio 46 Convertible rientra esattamente nel range di maggior efficienza del moderno 45 GTX, che mantiene una percorrenza di 0,4 mpg tra i 1250 rpm ed i 2000 rpm;…


Fisherman poco noti, o poco considerati?

Cari amici, in queste righe raccolgo alcuni post della pagina Facebook inerenti barche americane da pesca -e non solo- a torto poco diffuse né considerate sul mercato dell’usato nazionale. Queste barche hanno una loro ragion d’essere, ed in determinati casi andrebbero a soddisfare appieno le esigenze di pesca e diporto di molti di noi, molto meglio di qualsiasi altro fisherman specialistico diffuso nell’opinione comune. Talvolta scegliere le soluzioni meno “chiacchierate” e note si rivela la cosa giusta. Alcuni esempi? Tiara 2900 Coronet; Intrepid 40 Center Console Inboard Bimini Marine 245 SX Ecco i rispettivi post sulla pagina Facebook di Fisherman Americani: Buona lettura e buona interazione, se siete anche voi su Facebook! Vi ricordo di leggere il libro Fisherman Americani, nel quale sono contemplate alcune delle soluzioni “alternative” come quelle in esempio nei post sopracitati, che sicuramente possono completare il vostro ventaglio di scelta di una barca da pesca idonea alle vostre esigenze di pescasportivi e diportisti.   Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


La potenza è nulla senza coppia: entrobordo Vs fuoribordo

Torniamo a parlare di numeri, di efficienza, di performance. Quando provai per la prima volta il mio Topaz 32 Express appena consegnatomi, restai stupito dalla velocità e dal regime di entrata in planata (11,3 nodi a 1600rpm) e di velocità minima planata in riduzione di regime dei motori (9,9 nodi a 1450rpm). Questo significava poter affrontare virtualmente qualsiasi condizione di mare tenendo i motori sempre in coppia e lo scafo in assetto con una minima correzione di flaps. Ma il Madeira II era motorizzato entrobordo, poteva contare su due turbodiesel di 7.3L di cilindrata, che erogavano 456cv ciascuno e, soprattutto, esprimevano una coppia motrice di 130 kgm a 1440 rpm. Questi propulsori facevano evolvere due eliche di 22″ x 29″ ciascuna. Come si vede, non c’è da stupirsi se i moderni fisherman di quaranta piedi ed oltre, pur equipaggiati con cavalleria sovrabbondante, fatichino a tenere regimi minimi di planata “funzionali” ad un utilizzo confortevole anche con mare formato. Un moderno fuoribordo benzina V8 di 450 cv esprime una coppia motrice di 61 kgm tra i 3500 rpm ed i 4500 rpm. Pur installando tre, quattro motori, le caratteristiche di erogazione di potenza e coppia non consentiranno mai allo scafo di mantenere una velocità minima di planata inferiore ai 15-17 nodi. Molto spesso questa andatura è impossibile da tenere, a meno di non accettare di battere sull’onda e di arrecare stress allo scafo; non resta quindi che dar manetta, per avere un assetto corretto, pur con il rischio di cavitazione delle -piccole- eliche, di urtare tra un picco d’onda e l’altro, oppure… darsi al dislocamento ed avere molta pazienza per rientrare. Ecco perché, al di là delle indubbie ragioni che al mercato vogliamo dare ed al sicuro appeal di un fisherman che mostra orgoglioso la sua cavalleria in serie sullo specchio…


Diesel, benzina o… GNL!

La corsa alle soluzioni più ecologiche per l’umana mobilità -sia per terra che per mare- sta contaminando positivamente anche l’ambito nautico. Gli studi in merito ad una alimentazione alternativa ai combustibili fossili più diffusi (benzina e gasolio) dei grandi mercantili e delle navi sono ad uno stadio più che avanzato, tant’è che Isla Bella, la prima nave alimentata a Gas Naturale Liquefatto  è stata varata a settembre 2015. A ruota, si sono succedute altre riconversioni di progetti navali sia da carico che da trasporto di persone e da crociera, che dapprima erano nati con propulsione tradizionale. Oggi anche Costa Crociere ha nella sua flotta la Costa Smeralda, la prima nave da crociera alimentata a GNL. Dal settore navale bisogna migrare a quello agricolo per ritrovare l’alimentazione a GNL su motori a combustione interna di potenza più adatta al diporto privato. Infatti è F.P.T. che ha varato i progetti e conseguentemente la produzione dei Cursor 13 NG, alimentati a gas naturale liquefatto, per mezzi agricoli ed industriali. Il motore in questione è un 13 litri di cilindrata ed offre una potenza di 460cv e, soprattutto, una coppia motrice di 2.000 Nm. I medesimi numeri offrono i corrispettivi di Scania (OC13 101) e Volvo (il G13 460). I vantaggi di questi propulsori, rispetto ai corrispondenti a gasolio, sono: Emissioni inquinanti ridottissime, soprattutto per quanto riguarda i livelli di zolfo, particolato (-98%) e NOx (-48%); Maggiore silenziosità Consumi inferiori del 15% Stando, poi, alle vigenti normative varate dalla International Maritime Organization -le IMO Tier III- che costringeranno i motori a gasolio a veder installati gruppi filtranti selettivi ad urea per poter osservare gli stringenti requisiti in termini di emissioni di PM10, i motori alimentati a GNL ne trarranno immediato vantaggio poiché non necessitano del filtro ad AdBlue. Su questo argomento vedi il seguente post…


Barche da pesca e volumi sottocoperta: la metamorfosi

Un tempo la cabina non era un privilegio per pochi eletti. C’erano i cuddy cabin, i walkaround, i cuddy console, tutte tipologie di fisherman che partivano sin dai venti piedi di lunghezza di scafo, ed in alcuni casi addirittura meno. La cabina su queste barche non era di certo concepita come un’area da vivere trascorrendovi lunghe crociere, ma per lo più come vano di stivaggio di attrezzature da pesca, che altrimenti sarebbero state destinate alla spola casa-barca-casa ogni qual volta si desiderasse uscire in barca. Il più delle volte questi piccoli volumi ricavati sotto la pontatura prodiera ospitavano una cuccetta a V con una toilette a scomparsa.  Insomma, lo stretto necessario per un rifugio dal maltempo, un cambio di vestiti o per una urgenza fisiologica. L’avvento dei moderni center console, che hanno subìto cure steroidee quanto a dimensioni, hanno consentito di ricavare un piccolo vano in console ad uso toilette, ma la loro inarrestabile ascesa ha eroso pesantemente lo spazio che prima era destinato ai walkaround nelle linee produttive dei cantieri nautici. Le ragioni? Proviamo ad enumerarne alcune: Propensione della clientela a scegliere barche che, a parità di dimensioni di scafo, offrano ampia superficie calpestabile su un unico livello; Maggiore indipendenza “percepita”, che consente di pensare di poter uscire all’occorrenza, anche in solitaria, con meno problemi di gestione delle fasi di ancoraggio ed ormeggio; Maggior contatto con l’azione di pesca e le attrezzature rispetto ad una barca con zona guida isolata o comunque “avvolta” in un parabrezza (vd walkaround). L’elenco potrebbe continuare ma dovrei forzare un po’ la mano, perché per la verità quello del center console è il tipico caso in cui il mercato veicola le scelte e non viceversa. In soldoni, questo passa il convento, ed esagero volutamente con questa espressione perché personalmente amo il walkaround e noto…


Un pomeriggio in mare non è mai tempo sprecato

Le previsioni danno mare buono, ma le notizie di pesca non sono confortanti. Perché, il più delle volte allora, si esce a pesca a prescindere dalle maree, dalle catture effettuate nei giorni passati da amici pescatori, e da ogni altro fattore utile a capire se “valga la pena” o meno? La ragione è che, per chi ama il mare, VALE SEMPRE LA PENA MOLLARE GLI ORMEGGI. La scusa di rito di ognuno di noi pescasportivi è quella di “muovere un po’ la barca”. Già, le motivazioni ci sarebbero pure, ma ciò che davvero ci spinge a restare in un mare calmo, col cielo plumbeo, anche senza la minima idea di quale pesce insidiare, è quella di staccare i contatti con la terraferma. C’è chi riesce a lasciare lo smartphone a casa, ma nella peggiore delle ipotesi, ci sarà sempre un tratto di mare in cui non c’è rete e durante il quale nessuna utile o futile notifica ci possa raggiungere. A volte abbandonare la quotidianità ci serve per ritornare alla stessa più efficienti e vigorosi. Ecco una ragione per tenervi stretta la vostra barca, piccola o grande essa sia, per averne cura come si fa con un giardino Zen perché, prima o poi, essa diverrà rifugio e ristoro della vostra anima. Leggi “Le 11 Buone Ragioni per Non Comprare una Barca (ed una per farlo)” cliccando qui. Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


Un fisherman da… copertina!

Dall’America arriva il fisherman, e dall’America giungono anche le varianti sul tema, come sempre. Poi, a ruota, l’Europa segue e reinterpreta in alcuni casi, in base alle propensioni ed alle esigenze “nostrane”. Non che in questo articolo si parli di una premiére assoluta nel campo delle barche da pesca, ma per lo meno di un modello che arricchisce una nicchia che negli ultimi due anni sta prendendo particolarmente piede anche tra i diportisti meno avvezzi alle “estremizzazioni” cui i fisherman duri e puri costringono ad accettare. Chi si trovasse a leggere su questo sito, d’altronde, probabilmente cerca proprio il mezzo senza compromessi, ed è proprio per tale motivo che oggi scelgo di scrivere dell’entry level attuale di Hatteras Yachts: il 45 GTX Un fisherman che definire express è troppo poco, ma definire salon express è eccessivo: personalmente riesumerei una formula desueta, tanto che occorrerebbe andare a scavare tra le pagine delle brochures di certi fast commuter e maine boats di alta gamma di qualche decennio fa, per ritrovarla associata ad una imbarcazione: l’ Hatteras 45 GTX è un sedan express sportfisherman a tutti gli effetti: pozzetto da fisherman purosangue; pontatura prodiera ampia e sgombra; quadrato protetto su tre lati da sovrastruttura solidale allo scafo. Curiosità: una foto di questa barca è stata usata come sfondo della copertina del libro Fisherman Americani, e questo la dice lunga sulla considerazione che ho di questo modello made by Hatteras! Il pozzetto è il surrogato della migliore tradizione yankee: murate larghe e basse in rapporto alla stazza ed alle dimensioni dello scafo, tuna door a doppio battente per consentire di condurre il combattimento fino alla fine facendo affidamento su una linea di murata ininterrotta, ma allo stesso tempo essendo pronti per l’imbarco. Qui la zona che per antonomasia è riservata al “lavoro sporco” è…


Strumentazione di bordo: Humminbird Helix 9 G3N

Non sono solito parlare di elettronica di ausilio alla navigazione in quanto non propriamente avvezzo ad inseguire pedissequamente gli ultimi ritrovati tecnologici in generale. Il mio smartphone è un vecchio iPhone SE che, dopotutto, fa ancora egregiamente il suo lavoro, per quelle che sono le mie esigenze. A proposito di esigenze, lo strumento che ho appena fatto installare a bordo del Seaswirl 2101 è forse troppo per le mie skills…  ma anche per la mia pazienza nello smanettamento di settaggi ed impostazioni varie! La mia scelta è caduta su  un Humminbird Helix 9 G3N con chirp sonar e cartografia Navionics+ Devo dire che il display sembra blindato: tenerlo in mano è dura (pesa quasi quattro chilogrammi!), così com’è incredibilmente pesante e ben fatta la cover del display, dotata di due apposite nervature frontali indispensabili per la rimozione. La tastiera è davvero solida, all’insegna del “made in USA”, con tasti fisici gommati per un grip ottimale, dotati di retroilluminazione. I pomelli per l’orientamento del display e la rimozione dalla staffa sono facilmente impugnabili, sebbene un po’ piccoli per chi ha le dita un po’ spesse come le mie. Premetto che non ho ancora testato le reali potenzialità del trasduttore sonar di Humminbird, che  però è considerata il “nemico da battere” nell’ambiente dei trasduttori per fishfinder. Per la verità Humminbird è leader in U.S.A. del settore delle acque dolci, dove addirittura ha il monopolio dell’interfacciamento con i motori elettrici da traina ed ancoraggio dinamico (vedasi Minn Kota e la joint-venture con Humminbird stessa) La larghezza dell’intero strumento sfiora i trenta centimetri, per cui se si dispone di spazio limitato in consolle da destinare alla strumentazione di bordo, si dovrà far calzare al meglio il display, così come ho fatto io: Un grosso vantaggio che noto rispetto alle connessioni degli strumenti di gran parte…