La potenza è nulla senza coppia: entrobordo Vs fuoribordo

Torniamo a parlare di numeri, di efficienza, di performance.
Quando provai per la prima volta il mio Topaz 32 Express appena consegnatomi, restai stupito dalla velocità e dal regime di entrata in planata (11,3 nodi a 1600rpm) e di velocità minima planata in riduzione di regime dei motori (9,9 nodi a 1450rpm).
Questo significava poter affrontare virtualmente qualsiasi condizione di mare tenendo i motori sempre in coppia e lo scafo in assetto con una minima correzione di flaps.

Il Madeira II alla velocità minima di planata.

Ma il Madeira II era motorizzato entrobordo, poteva contare su due turbodiesel di 7.3L di cilindrata, che erogavano 456cv ciascuno e, soprattutto, esprimevano una coppia motrice di 130 kgm a 1440 rpm. Questi propulsori facevano evolvere due eliche di 22″ x 29″ ciascuna.
Come si vede, non c’è da stupirsi se i moderni fisherman di quaranta piedi ed oltre, pur equipaggiati con cavalleria sovrabbondante, fatichino a tenere regimi minimi di planata “funzionali” ad un utilizzo confortevole anche con mare formato.
Un moderno fuoribordo benzina V8 di 450 cv esprime una coppia motrice di 61 kgm tra i 3500 rpm ed i 4500 rpm.

Le applicazioni multiple fuoribordo su barche da una certa dimensione in su sono performanti a partire da una certa andatura in poi, ma l’abbondante cavalleria spesso manca di valori di coppia ai bassi regimi, che consentirebbero allo scafo di affrontare in comfort e sicurezza il mare mosso.

Pur installando tre, quattro motori, le caratteristiche di erogazione di potenza e coppia non consentiranno mai allo scafo di mantenere una velocità minima di planata inferiore ai 15-17 nodi.
Molto spesso questa andatura è impossibile da tenere, a meno di non accettare di battere sull’onda e di arrecare stress allo scafo; non resta quindi che dar manetta, per avere un assetto corretto, pur con il rischio di cavitazione delle -piccole- eliche, di urtare tra un picco d’onda e l’altro, oppure… darsi al dislocamento ed avere molta pazienza per rientrare.
Ecco perché, al di là delle indubbie ragioni che al mercato vogliamo dare ed al sicuro appeal di un fisherman che mostra orgoglioso la sua cavalleria in serie sullo specchio di poppa, la soluzione fuoribordo talvolta rischia di essere molto poco “marina” e funzionale a partire da certe misure e dislocamento in poi.

In poche parole, le leggi della fisica e della fluidodinamica continuano a comandare, per mare: il fuoribordo non può ancora dirsi una alternativa sostitutiva dell’entrobordo in linea d’asse, per lo meno per certe tipologie di scafo, ivi inclusi i fisherman di dimensioni medio-grandi. 

Ma soprattutto, la propulsione fuoribordo non sempre offre ciò che un armatore si aspetterebbe da uno scafo di trentacinque-quaranta piedi o più.

Di questo argomento parlo approfonditamente in vari articoli di sito e nel libro “Fisherman Americani”, che potete leggere CLICCANDO QUI.

Chiudo con una curiosità: gli americani usano il termine “seaworthy” per dire che uno scafo è marino.

Seaworthy significa letteralmente “adatto al mare”.

Quando scegliete la vostra barca fate in modo che essa sia prima di tutto ADATTA AL MARE, altrimenti il rischio è che voi dobbiate adattarvi a lei.

Buon mare,

Benedetto Rutigliano
Autore di Fisherman Americani (anche eBook)
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica”
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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