Articles by Benedetto Rutigliano

A tutta bitta!

La bitta, elemento della ferramenta di bordo sempre dato per scontato, è il termometro della dovizia progettuale di una barca. Quante volte vi capita di dover sostituire le cime di ormeggio perché usurate anzitempo? La ragione principe il più delle volte è proprio l’errata disposizione di passacavi (quando presenti) e di un posizionamento e profilazione errati della bitta stessa! La presenza dei passacavi è auspicabile ovunque le bitte di poppa siano disposte all’interno delle murate. Essi devono avere profili interni smussati e spessore tale da non strozzare le cime di ormeggio in trazione. Una bitta ben costruita ha profili morbidi, che consentono alle cime volte a raggio non troppo stretto. Allo stesso tempo la bitta deve avere un’altezza sufficiente ad accogliere almeno due volte di cime adeguatamente dimensionate al peso della barca. Spesso capita di vedere, su barche indirizzate ad “arti” pragmatiche come la pesca sportiva, soluzioni stilistiche che mal conciliano la praticità e la durata. Per esempio le bitte a scomparsa mal posizionate o mal profilate. Le colonne mobili di una bitta a scomparsa, sottoposte a particolari stress di tensione causate da forti risacche all’ormeggio, ad esempio, possono subire deformazioni che le bloccano o le fanno ruotare in modo tale da impedirne il collassamento in posizione di riposo. Tali danni possono pregiudicare anche la tenuta della bitta stessa. Ragion per cui, invece di una bitta a scomparsa di bassa qualità è preferibile una meno costosa e più robusta bitta tradizionale, ben posizionata in modo da sopportare qualsiasi tipo di stress tensionale e strutturale. Prima di acquistare una barca, soffermati anche su dettagli apparentemente trascurabili. Se vorrai un consulto professionale su questo ed altri particolari che fanno di una barca un progetto duraturo o inaffidabile, scrivimi compilando il FORM CONTATTI. Non dimenticare, infine, di leggere l’ebook La Barca da Pesca Perfetta ed…


Tutta colpa della plancetta!

È inevitabile che il vostro fisherman, durante la bella stagione, verrà utilizzato anche, e in taluni periodi poco pescosi soprattutto, per la tintarella e il bagno. È altrettanto innegabile che una piattaforma sicura e comoda dalla quale immergersi e tramite la quale risalire in barca è un accessorio che può facilmente diventare indispensabile e addirittura vincolante nella scelta della barca stessa, soprattutto se a bordo saliranno la vostra donna e i figli. Tuttavia, questa appendice poppiera tanto venerata in Europa, è nella patria del fisherman (U.S.A.) spesso addirittura esecrata, motivo per cui non se ne scorge la presenza su gran parte degli sport fisherman di rango del costo di svariati milioni di dollari. I motivi? Sono presto intuibili: Una sporgenza rispetto alla specchio di poppa è una minaccia all’incolumità delle lenze che, avvicinandosi al bordo della plancetta, sarebbero condannate alla rottura come un capello teso contro una lama affilata, soprattutto se dall’altro capo della lenza stessa vi siano tunnidi o altri grandi pelagici che, per loro caratteristica, tendono a posizionarsi “alla picca” durante le fasi centrali del combattimento, cioè a piombo sotto lo scafo; Una plancetta “accettabile” a bordo di un fisherman dovrà essere molto bassa sull’acqua e poco profonda. Il livello a pelo d’acqua o quasi fa sì che, nelle manovre brusche in retromarcia o in scarroccio con mare grosso di poppa, la plancetta funga da trampolino di lancio per l’acqua che entrerà in pozzetto più facilmente rispetto ad uno specchio “pulito”; La plancetta costituisce sempre un impedimento ogni qualvolta sia necessario intervenire sugli assi o sulle eliche per qualsivoglia ragione. Ultimo ma non ultimo, un accessorio in più rappresenta manutenzione in più. La sobrietà tendente allo “scarno” dei fisherman puri è orientata proprio alla facilità ed alla rapidità di intervento in condizioni di potenziale pericolo per la barca e…


Ri-facciamoci i tendalini. Quali materiali usare?

Chi utilizza il proprio fisherman anche nella stagione fredda riterrà necessario un set di tendalini a corredo del bimini-top o dell’hard-top ,a protezione di skipper ed equipaggio in zona guida. Chi naviga da anni conosce bene ormai che l’agire inesorabile del mare, del sole e del salino crea un mix perfetto e letale anche per i più robusti dei tendalini in commercio. Con elementi solidi e sufficientemente rigidi, si può isolare a dovere anche la zona guida di un center console, tipologia di barca non esattamente protettiva nella stagione invernale.Per tale ragione è importante, quando si è in procinto di affrontare una spesa consistente come questa, scegliere i materiali migliori che assicureranno anni di protezione e lucentezza degli elementi trasparenti. Ciò è importante non solo per ragioni estetiche, ma anche perché: Un tendalino strappato compromette il comfort di bordo già precario in caso di uscite in pieno inverno, magari con mare mosso e pioggia Un trasparente… opaco (!) rende difficile la visibilità a prua, con la conseguenza di costringere lo skipper a navigare con qualche cerniera aperta, beccandosi vento ed acqua in pieno volto. Un tendalino con scarsa tenuta (pieno di spifferi e di parti che non combaciano a dovere) sarà pressoché inutile, poiché a partire da quelle zone “sensibili” possono originare muffe e depositi di salmastro che concorreranno a scolorire, a creare aloni su vetroresina e tessuti, oltre a tenere la zona dedicata alla strumentazione pericolosamente bagnata. Per quanto riguarda gli elementi trasparenti, vi consiglio di utilizzare materiali Strataglass o EZ2CY. Saranno lucenti per molti anni ed è possibile sceglierli di diversi spessori, in base alle esigenze di rigidità piuttosto che di arrotolabilità che avrete a bordo. Per quanto riguarda gli elementi in tessuto (canvas), per via dell’estrema resistenza agli agenti atmosferici ed alla frizione (vi capiterà spesso di dover…


Quanti e quali portacanna servono davvero in barca? Facciamo due conti…

Mi capita sempre più spesso di incontrare falchette-gruviera, con sfilze di portacanne incassati a distanza non funzionale, perché magari troppo ravvicinati, o dove sarebbe troppo scomodo riporre le nostre canne. Oppure, coppie di portacanne sulla stesso trincarino con la medesima inclinazione. La sovrabbondanza di questi accessori a bordo pare faccia alzare l’asticella della considerazione del potenziale acquirente, quasi a voler urlare: “più ne ha, più è fisherman!” In fin dei conti, servono davvero così tanti fori su una coperta stratificata con cura dal costruttore? Quante canne utilizzate durante una battuta di pesca? 10? Può essere un numero anche maggiore, e sulla base di ciò facciamo i conti della serva, insieme, escludendo dalla lista i portacanne “posticci” di tipo regolabile od estraibili. Portacanne in pesca: A falchetta – 2 frontali diritti sullo specchio di poppa – 1 centrale se il baglio della barca lo permette, eventualmente asservibile al center rigger; – 4 sulle murate, di cui: due inclinati di 15° rispetto all’asse longitudinale; due inclinati di 30°. – ulteriori 2 sulle murate, se la lunghezza del pozzetto lo consente, inclinati di 45° ed asserviti agli eventuali divergenti. Portacanne a riposo: Rocket-launchers – 3-4 per lato sulle strutture dell’hard-top utilizzabili a riposo o per le canne collegate ai divergenti, se di lunghezza adeguata a supportare più di una lenza; – fino a 6-8, in base al baglio della barca ed alla struttura dell’hard-top, sulla sommità dello stesso; oltre ad altri verticali installabili in corrispondenza di mobili o sedute. a rastrelliera orizzontale lungo le murate, per 3-4 canne per murata. Ed aggiungerei anche una coppia di portacanne doppi da traina, tipo questi, però: CLICCA QUI Direi che ne abbiamo in abbondanza, vero? Ciò che mi lascia perplesso, in taluni casi di “isteria da portacanne”, è il posizionamento degli stessi ad altezze più che…


Motori fuoribordo 2T Vs 4T: considerazioni OGGETTIVE, al di là dei luoghi comuni

La materia è di perenne discussione e contesa nei circoli nautici, soprattutto tra coloro i quali praticano particolari discipline di pesca sportiva, che prevedono un impiego “massiccio” dei motori, come la traina: DUE O QUATTRO TEMPI? La risposta che dilaga ultimamente, alla luce dei più che lusinghieri numeri dei moderni quattro tempi, propende quasi esclusivamente a favore di questi ultimi. Oltretutto, esclusa Evinrude, ultimo temerario a perseverare nella ricerca sui due tempi, il resto del mercato ha bandito la “miscela”. A questo punto, un retaggio della mia pregressa esperienza nei mercati finanziari mi porta a domandarvi: E’ giusto seguire sempre e comunque il gregge? Se dovessi motorizzare la mia barca (ammesso che fosse fuoribordo) seguendo i dettami del mercato e lasciandomi sopraffare dal timore di scarsa rivendibilità, dovrei ad occhi chiusi propendere per il quattro tempi. Tuttavia, in questo articolo valuterò casi specifici per poter giungere, insieme a voi, alla scelta più SENSATA invece che a quella più GETTONATA! Dunque, entrando nel merito, ipotizziamo una barca di 24 piedi (Sea Chaser 24, una tra le poche barche sul web con dati ufficiali di test con entrambi i motori di cui ai dati seguenti) , sulla quale dover installare un fuoribordo. Premettiamo che il proprietario faccia 100 ore di moto a stagione, fatte tutte a velocità di trasferimento. Facciamo due conti: Evinrude G2 250hp Consumo medio a 25 nodi : 30 lt/h ===> 30×100= 3.000 lt di benzina a stagione : Euro 5.100 al costo medio alla banchina di 1.70 Euro/lt Miscela olio TC-W3 alla media del 1% (ref. Evinrude)= 30lt : Euro 300 al costo medio di 10 Euro/lt Intervalli di manutenzione: ogni 500 ore o 5 anni Ipotizziamo che la motorizzassimo, stavolta, con motore a quattro tempi: Yamaha F250 Consumo medio a 25 nodi : 36 lt/h ===> 36×100=…


Rimotorizzare SI o NO?

A volte il marchio di grido è una TRAPPOLA. Perché specifico che le barche di cui parlo sono “blasonate”? Perché ovviamente queste godranno di maggior attenzione da parte vostra, rispetto a barche di classe modesta, e pertanto sarà più facile che voi cediate. E’ bene, tuttavia, ricordare che nel corso della vita di una barca (e dei suoi passaggi di mano), questa può aver subito modifiche migliorative, ma anche PEGGIORATIVE… Riporto qui un esempio dei più ricorrenti: la rimotorizzazione di una barca fuoribordo, nata con motori a due tempi e rimpiazzati con unità quattro tempi di pari potenza. Forse non tutti sanno che in questo caso, il più delle volte: NON si interviene sulla nuova distribuzione statica dei pesi a bordo; Le prestazioni della barca rimotorizzata con 4t di pari potenza saranno inferiori non tanto e non solo come velocità di crociera a pari regime, ma soprattutto come velocità minima di planata a pieno carico e tempo di planata da fermo; La riduzione dei consumi, fine principe per il quale nella stragrande maggioranza dei casi si procede alla sostituzione dei 2t con i 4t, non è mai scontata. Non si valutano le conseguenze strutturali dell’ accresciuto peso sullo specchio di poppa Per quanto riguarda il primo punto, tutti sappiamo che i 4t sono sensibilmente più pesanti dei 2t di pari potenza, per cui sarebbe indispensabile spostare dei carichi verso mezzabarca, come per esempio i gruppi batteria o altri elementi originariamente posizionati in prossimità dello specchio di poppa. In ogni caso, avere un quintale in più a sbalzo sull’estrema poppa, il più delle volte renderebbe necessario un nuovo studio della ripartizione dei carichi a bordo. Altrimenti? Linea di galleggiamento da rifare; Cattivo lavoro degli ombrinali di scarico, alcuni dei quali potrebbero restare permanentemente sott’acqua, con difficoltà di drenaggio del pozzetto o delle…


STAMPA E CONSERVA: i controlli di bordo indispensabili.

Questo articolo lascerà poco spazio ad illustrazioni fotografiche di carattere ricreativo, poiché è stato ideato in modo tale da poter essere stampato e riposto in barca o nel diario di bordo, a mo’ di promemoria. Se per molti di coloro che si destreggiano con le barche da tempo, quelle che seguiranno possono sembrare ovvietà, spesso le più grandi “rogne” nascono proprio da un approccio superficiale e scontato al mare. Ivi incluse le attività a questo connesse, come il diporto. Leggere ed imparare queste semplici indicazioni potrà aiutarvi ad evitare avarie od emergenze del tutto prevedibili, prima di lasciare il porto.   Selezionare, stampare e riporre in barca: VALVOLE DI PRESA A MARE: verifica che tutte le valvole si aprano facilmente; se una o più valvole richiedono troppo sforzo, applica del CRC-666 Marine o equivalente prima di muoverle. Ripetere l’operazione almeno 2 volte alla settimana per un mese, fino a scomparsa totale del difetto; OMBRINALI DI SCARICO E FORI DI DRENAGGIO IN POZZETTO: verifica che siano liberi e non ostruiti da incrostazioni o infiorescenze. Nel caso siano intasate, aiutati con un coltellino a lama liscia per rimuoverle ed inserisci un tubo con acqua dolce a pressione dall’interno per liberare i residui. Se lo sporco persiste, tappare lo scarico all’esterno della murata ed utilizzare un utensile stura-lavandini. A sturamento avvenuto, versare nel foro di drenaggio in pozzetto del prodotto per sentine marino e lasciarlo agire per 24 ore prima di scaricarlo. POMPE ACQUA DOLCE E SALATA: verificare che le pompe non intervengano frequentemente dopo che gli impianti siano stati messi in pressione. In caso contrario, verificare lungo il percorso delle tubazioni eventuali perdite. RACCORDI TUBAZIONI: verificare la tenuta dei raccordi e delle fascettature degli attacchi dei tubi di drenaggio. Nel caso, serrare le fascette mollate. CABLAGGI QUADRO DI DISTRIBUZIONE BATTERIE: controllare serraggi VERRICELLO…


Center Consolle: tuttapesca!

Il Center Console è il fisherman d’accesso per molti, in quanto presenta connotazioni che lo rendono versatile non solo per la pesca, ma anche per ospitare persone non proprio pratiche di vita a bordo, offrendo ampi calpestii e murate generalmente alte e protettive. Caratterizzato dalla postazione di guida centrale, senza tuga prodiera, è il layout che offre gli spazi aperti vivibili più ampi rispetto alle altre tipologie di barca da pesca sportiva. Nelle taglie dai ventuno piedi in poi, più che spesso offre un vano interno alla plancia che può ospitare un WC o fungere da vano di stivaggio. Le ultime tendenze vedono l’uscita sul mercato di CC sempre più grandi, che offrono anche zone sottocoperta ventilate da oblò con cuccette, angoli cucina e toilette separate. Dal punto di vista prettamente alieutico, il CC è sicuramente la configurazione più versatile per svariati tipi di pesca, soprattutto quelle in cui si richiede immediata fruibilità degli spazi in movimento durante il combattimento. Questo genere di barche è nella stragrande maggioranza dei casi motorizzata fuoribordo, con o senza bracket, mono o bimotore (sebbene, negli esemplari più grandi, pare non vi sia davvero più limite al numero di fuoribordo sullo specchio di poppa). Performance di punta, quindi, accompagnate da una sicura efficienza in termini di consumi, dato il rapporto peso/potenza generalmente molto favorevole, in presenza di motorizzazione di solito molto generose in rapporto alla taglia dello scafo. Non pensiate, però, di utilizzare un C.C. tutto l’anno senza soffrire di cervicale: La postazione di guida di questo genere di barca da pesca tipicamente americano è infatti sgombra da… qualsiasi genere di infrastruttura a protezione dalle intemperie. Si può ovviare a questo montando dei tendalini perimetrali con T-Top in metallo (generalmente alluminio anodizzato o acciaio inox). NON SARÀ comunque LA SCELTA GIUSTA per chi usa la…


Come non farsi “pescare” dal fisherman sbagliato?

Argomento dai confini indefiniti, quello della scelta della propria barca, che si perde tra chiacchiere da bar e brochures sfavillanti. E questa è teoria. Per superare un esame, però, occorre anche la pratica. Di pratico, invero, il più delle volte c’è poco o nulla nelle fasi di scelta fai-da-te della barca. La barca è senza ombra di dubbio un oggetto anche emotivo, soprattutto se trattasi di un mezzo di carattere come un fisherman. Proprio il fattore emotivo, tuttavia, potrebbe essere una trappola che può indurvi a COMPRARE MALE. Soprattutto considerando che “la barca non è mai un buon investimento” (Cit. Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca -ed una per farlo-) Perché la prima preda di un fisherman non ha pinne, ma braccia e gambe… Siamo noi la prima preda imbarcata dalla nostra stessa barca. Tutto sta nel non farsi “pescare” da quella sbagliata per le nostre esigenze. Quando chiedo ad un cliente perché voglia quel determinato modello di barca, le risposte che non vorrei sentirmi riferire sono: “Perché è bellissima”; “Perché ha tutto”; “Perché è diesel” (sostituibile con “perché consuma poco”); “Perché ha X posti letto e il piano cottura in pozzetto”… ed altre risposte di questo tipo. Prese singolarmente, tali risposte costituiscono vere e proprie “bucce di banana” sulle quali scivolare verso l’acquisto errato. Prese in combinazione, invece, in aggiunta ad altri moltissimi fattori, esse creeranno il mix perfetto per avere nitido, davanti agli occhi, il profilo di BARCA PERFETTA (a proposito… c’è l’ eBook …) Designato il profilo corretto, lo si potrà sovrapporre alle offerte del mercato, per individuare le barche che meglio combacino con le caratteristiche del profilo. La verità è sempre nel mezzo: soppesare, cioè, ognuna delle caratteristiche che deve avere la vostra prossima barca, senza trascurarne nessuna a favore di un’altra. Nel corso delle mie consulenze,infatti, valuto ogni singolo elemento: sia ciò che serve, sia…


Striker Yachts: metalli nobili (da pesca sportiva)

Ci sono barche che hanno lasciato un segno sottile ma indelebile, una ruga sul volto della nautica specialistica. Ci sono cantieri che hanno rappresentato l’élite della nautica da diporto , con soluzioni costruttive e di layout a suo tempo rivoluzionarie. Uno di questi è Striker Yachts , di cui accenno brevemente in queste poche righe, nonostante il nome meriterebbe di scavare nel passato per ricostruirne i fasti ed i suoi sviluppi fino ad oggi, che è diventato un produttore di imbarcazioni custom, pur basate sui propri storici progetti, ovviamente aggiornati con i materiali che la migliore avanguardia navale oggi ci offre. Lo Striker 44 è, forse, il convertible sportfisherman più esclusivo e di nicchia del suo tempo. Ogni Striker è costruito in alluminio saldato, in modo da ottenere un manufatto praticamente monolitico, con una filosofia votata alla durata nel tempo ed alle lunghe permanenze in mare. La maestria nella costruzione porta questi oggetti molto particolari fino ai nostri giorni , la stragrande maggioranza dei quali ancora in onorevole servizio. Le carene sono semiplananti con un tagliamare molto profondo e variamente motorizzate, in base alle velleità velocistiche dell’armatore. Le particolari geometrie delle stesse consentono a questi scafi di raggiungere velocità di tutto rispetto, fino ai 28-30 nodi (in base alle motorizzazioni scelte dall’armatore), grazie ad un diedro che garantisce comunque una grande portanza, nonostante la connotazione da “trawler veloce” che il cantiere amava far indossare ai suoi modelli, quando configurati con motorizzazioni di ingresso . Si partiva da 2 motori Daf da 145cv, e negli anni si è giunti fino a 2 motori Parimenti, uno Striker è in grado di mantenere velocità di dislocamento in maniera ineccepibile e senza inficiare minimamente il comfort di bordo, garantendo grandi autonomie (uno Striker 44 imbarca ben 2900L di gasolio e ben 900L di acqua…