Barche da pesca più catturanti di altre: leggenda o verità?

Chi bazzica tra i forums d’oltreoceano avrà sicuramente letto, in qualche discussione, di “catchy boats” o barche catturanti. Di questo, tra l’altro, avevamo già fatto breve cenno con un articolo appositamente dedicato ai “dipinti in carena”, qualche mese fa.

Tale assunto è supportato da ragioni tecniche o da semplice fortuna degli equipaggi che le utilizzano?

Qui si aprirebbe una letteratura dai confini indefinibili, in quanto figlia più  di esperienze raccontate frammentariamente qui e lì, che di test orientati al suddetto scopo:

progettare scafi in grado di attrarre più pesci rispetto ad altre barche.

Abbiamo la possibilità, però, di fissare dei “paletti” oggettivi e inconfutabili, sulla scorta di rilevazioni effettuate in mare aperto:

  1. In primis, una scia pulita e chiara agevola la visibilità dei nostri artificiali;

  2. In secondo luogo, la posizione e l’orientamento degli scarichi dei motori genera risonanze che, sott’acqua, attraggono i grandi pelagici;

  3. E’ empiricamente provato che, in ragione del secondo punto, le motorizzazioni entrobordo siano più attrattive rispetto alle altre;

  4. Carene dal baglio generoso e con superfici “lisce” (prive, cioè, o dotate di pattini longitudinali poco pronunciati) sono più attrattive di altre.

Un baglio generoso e le trasmissioni entrobordo favoriscono una scia con molti “chiari” nei quali posizionare le esche. Naturalmente, questi non sono gli unici ingredienti indispensabili ad ottenerla.

Cerchiamo ora di analizzare quanto riassunto nella scaletta di cui sopra.

Sappiamo tutti che le esche artificiali in traina vanno posizionate laddove siano meglio visibili, quindi poco fuori dalla zona di turbolenza generata dalle eliche, sia in senso orizzontale che verticale.

Ebbene, se la zona di turbolenza è estesa e disordinata, ed il baglio della barca ridotto, avremo ben poche fasce “chiare” entro cui rendere ben evidenti le nostre esche, teste piumate o kona o bubble jet essi siano.

Dovremo, quindi, sconfinare nelle fasce di mare esterne alla scia dove, a meno che non abbiamo azzeccato la giornata di calma piatta, la superficie dell’acqua sarà crespa o comunque disturbata. L’alternativa sarà di posizionarle molto lontano da poppa, dove l’onda di dislocamento della nostra barca tenderà ad allisciare la superficie del mare, con l’aiuto dei divergenti.

Riguardo il secondo ed il terzo punto, spesso scarichi silenziosi e sommersi pare che attraggano i grandi pelagici meno di scarichi aperti dei grossi motori entrobordo poco sopra la linea di galleggiamento. A tal proposito, chiediamoci perché siamo soliti scorgere cuffie insonorizzanti in postazione guida su fisherman molto grandi e costosi. Se potessero garantire l’efficacia in pesca con sistemi più confortevoli, i suddetti cantieri non esiterebbero certamente ad adottarli…

Scarichi emersi e catturabilità: voci di corridoio dicono che…

Certo, c’è anche una ragione funzionale: quando si risalgono velocemente prede all’amo a marcia indietro, bisogna essere sicuri di non creare danni ai motori a causa di ingestione d’acqua, ed in questo gli scarichi aperti sopra la linea di galleggiamento sono pressoché infallibili (ove ben posizionati con le dovute pendenze, ovviamente!).

Ma, soprattutto, il rumore pare abbia un particolare appeal nelle preferenze dei grandi banchi di tunnidi in caccia. 

Non a caso tra i più convinti di questa leggenda “realistica” vi sono coloro i quali considerino alcuni modelli specifici di motori, montati su specifici modelli di fisherman, più catturanti rispetto a qualsiasi altra barca da pesca. Le ragioni di tale convinzioni sono attribuite alle frequenze sonore generate dai motori in quegli scafi di forma specifica, che risulterebbero “eccitanti” alle orecchie dei grandi predatori d’altura.

E, badate bene, ho specificato POCO SOPRA, perché il beccheggio della barca genera il sommergi-emergi degli scarichi, emettendo una sorta di richiamo intermittente… molto “catchy”!

Non prendetemi per farneticante ma è ciò che i non-ultimi arrivati americani sostengono da un trentennio almeno!

In ultimo, la spiegazione del quarto punto è intuibile: una larghezza generosa crea più “ombra” durante lo scorrimento dello scafo a basse andature e, dunque, offre superfici chiare più ampie dove poter filare le nostre esche, rispetto ad una barca stretta e con due eliche intente a macinare acqua imperterrite. E’ stato, altresì, provato che più i piani di carena sono lisci (poco disturbati, cioè, da redan, pattini, ecc..) più sono “comfortable” per i banchi di pesci che, quindi, si intratterranno con maggior probabilità nei pressi delle nostre esche.

Troppo surreale come scenario? Basterà passare una giornata a bordo di uno dei tanti charter di pesca d’altura statunitensi per tirare le somme sui punti appena menzionati in questo articolo!

Se la cosa ti incuriosisce e/o vuoi sapere di più sulla barca che hai intenzione di acquistare, scrivimi compilando il FORM CONTATTI. 

Non dimenticare, infine, di leggere il libro Fisherman Americani ed il nuovissimo
eBook La Barca da Pesca Perfetta.

Buon Mare e buona lettura.

Dr. Benedetto Rutigliano
Autore di Fisherman Americani
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare