Come gestire il moto ondoso?
Spesso capita di incorrere in condizioni meteomarine avverse. Se siamo a bordo di una barca con carena planante a V profonda, le cose potrebbero apparire semplici, in teoria, ma la vita reale è a volte più complessa della teoria. Navigare con moto ondoso da prua e da poppa sono le condizioni potenzialmente più insidiose per uno scafo monocarena che, prima o poi, ogni diportista è chiamato ad affrontare. Le differenze di approccio dipendono dalla direzione del moto ondoso. Quando navighiamo attraverso un mare di prua (head sea, in gergo nautico anglosassone), dovremmo sfruttare quanto più possibile il coefficiente di penetrazione del cosiddetto “tagliamare”, in modo tale da: dare direzionalità all’intera barca; non farla battere sull’onda. Gli obiettivi del comandante di qualsiasi imbarcazione devono essere in ogni caso preservare il comfort dell’equipaggio e la sicurezza di quest’ultimo ma anche delle strutture dello scafo. Lo scafo, quando tenuto in assetto non troppo cabrato (= prua eccessivamente alta, poco o nullo contatto delle sezioni prodiere della carena), tenderà letteralmente a cascare nel cavo d’onda dopo averne superato la cresta. I flaps, o correttori di assetto, ci soccorrono in questo, ma il loro settaggio dipenderà, ancora una volta, dall’entità del moto ondoso. Abbassando la prua con l’aiuto dei flaps potremo rendere la barca più direzionale, più morbida sull’onda e meno sensibile agli sbandamenti dovuti all’onda incrociata. Dovremo abituarci a vedere più spruzzi in coperta, ma d’altronde se questo è il costo da pagare per una navigazione più confortevole, sicura e meno stressante per lo scafo e per noi stessi, saremo ben disposti a farlo! Un vecchio adagio ormai andato con l’avvento di barche che sfiorano l’acqua invece che solcarla, recita: “barca bagnata, barca marina” (LEGGI QUI). Spesso, per evitare il mare di poppa (più insidioso del primo), si sceglie di spezzare la rotta diritta…









