Vi sono cantieri nati da un’idea, e ve ne sono altri nati per fini di mero profitto; vi sono artigiani che costruiscono i propri manufatti fondendo l’esperienza con quell’idea, quelli che, prima di osservare soddisfatti il risultato delle proprie fatiche, passano con una mano ruvida la superficie lignea; poi vi sono costruttori che… costruiscono e basta.
La differenza tra chi quell’idea non la reprime mai a vantaggio del mero profitto, e chi costruisce barche esclusivamente per lucro, è che le barche nate dalle mani dei primi sono destinate a solcare i mari per molto, molto più tempo di quelle nate con preminenza alle economie di scala ed al margine operativo, perché quelle si “guadagnano” le cure dei loro proprietari, anche quando esigono esborsi in tempo e denaro molto importanti, le seconde vengono trattate al pari di come sono state costruite: se ripararle costa troppo rispetto al loro valore residuo, le si rottama.
Ma quando una barca ha anche un’anima, il suo valore intrinseco tende ad essere indefinibile e fuori da ogni logica di contrattazione mercantile. E’ il caso delle creature di Rybovich e di coloro che hanno dato vita a quella filosofia di concepire e costruire fisherman di lusso.
Andy Mortensen fu maestro artigiano per Rybovich dal 1950 al 1970, per cui il curriculum dovrebbe porre solide basi alla valutazione della barca che questo articolo presenta. Mortensen decise proprio nei primi anni Settanta di mettersi in proprio, producendo venti barche fino al 1983, data ultima di cui si registri la costruzione di uno sportfisherman marchiato “Andy Mortensen” .
Miss Liz è un 52 piedi Convertible costruito in cold molded, ed ha subìto un sostanzioso refitting, che ha coinvolto anche gli interni. La barca ha avuto, dal 1977 ad oggi, solo tre proprietari, a suffragio della estrema affidabilità e validità del progetto, nonché dell’anima di un oggetto di questo tipo.
L’energia positiva che permea il legno dal quale si è circondati, sin dai fondi della carena fino alle sovrastrutture ed agli arredi, vi attraversa e crea un legame tra barca ed armatore che va molto oltre il puro piacere di passare del tempo in mare.
La maggior parte degli Andy Mortensen nascevano in versione “open bulkhead”, ossia senza paratia di separazione tra pozzetto e quadrato, tuttavia i dati a mia disposizione non mi consentono di dire con certezza che la chiusura poppiera del quadrato sia avvenuta in epoca successiva.
Il pozzetto è il fulcro di questo fisherman classico, interamente pagliolato in teak fugato e provvisto di marlin door. Le falchette sono larghissime e basse sull’acqua, consentendo di taggare e rilasciare prede con semplicità naturale.
La sedia da combattimento campeggia e domina la scena, e costituisce un elemento di arredo imprescindibile per una barca che racconta la sua storia ogni qualvolta la si osservi. La paratia di separazione tra pozzetto e quadrato ospita un mobile nel quale sono alloggiati i comandi secondari (quelli principali sono sul flybridge), molto utili quando si traina o si è in combattimento con una grossa preda.
La palpebra poppiera del calpestio del fly ospita nella parte inferiore delle comodissime rastrelliere portacanne, utili per riporre le canne una volta lavate, durante il rientro in porto.
La scala di accesso al flybridge è disposta per lunghezza ed ha una inclinazione che la rende sicura anche con mare mosso. La plancia comandi del fly è raccolta in un modulo costituito da timone, manette e grandi gavoni a scomparsa che celano gli strumenti di ausilio alla navigazione. Oggi la capienza di questi vani non si giustifica, ma un tempo in cui gli schermi erano a tubo catodico, serviva che fossero così capienti. Una rivisitazione dello sfruttamento degli spazi in plancia, oggi darebbe senz’altro maggiori aree da adibire allo stivaggio.
Gli interni, nella sobrietà che si richiede ad uno sportfisherman, conservano l’eleganza e la funzionalità che un piccolo yacht dovrebbe offrire ad una famiglia per una crociera a medio-lungo raggio.
La dinette conviviale è costituita da un ampio divano ad L con tavolo in radica, cui si affaccia la grande cucina disposta per baglio che funge in tal modo anche da passavivande. Contrapposta a questa, una cantinola per vini e due poltrone che completano l’area della dinette.
Sottocoperta, troviamo da poppa a prua: la cabina armatoriale con matrimoniale disposto per baglio sulla dritta; una cabina con due letti a castello sul lato opposto; un amplissimo locale toilette con accesso interno alla cabina armatoriale; una cabina marinaio od eventuale ospite a proravia. Un secondo locale toilette con doccia è posizionato per servire le due cabine con letti singoli.
La mordensatura chiara delle essenze di rivestimenti ed arredi interni dona insospettabile luminosità anche nelle cabine, dotate di piccoli oblò a murata ma di ben più ampi passi d’uomo a soffitto.
La motorizzazione installata attualmente su Miss Liz è originale e consta in una coppia di Detroit Diesel 8V 71 TI da 435cv ciascuno, che consentono alla barca di avere una velocità di crociera continuativa di 18 nodi ed una massima di 24 nodi.
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A presto e Buon Mare,
Benedetto Rutigliano
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Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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