traina d’altura

Hatteras 50 Convertible: lo yacht da pesca – PARTE I

Questo è un articolo da leggere con attenzione: per tale motivo sarà suddiviso in due parti. Hatteras Yachts ritorna tra gli articoli di FISHERMAN AMERICANI, stavolta con un suo best seller: Hatteras 50 Convertible Il modello è dei più longevi di casa Hatteras, tant’è che lo troviamo per la prima volta a catalogo nel lontano 1980, e via via lo abbiamo visto evolversi nelle motorizzazioni e negli allestimenti sottocoperta, per renderla sempre più flessibile anche per i diportisti meno avvezzi a canne e mulinelli e più inclini alla crociera. E questa barca può davvero portarvi molto, molto lontano, complici le generose riserve di carburante e di acqua dolce, da un lato; una carena leggendaria, dall’altro. Il design è quello iconico di Hatteras: la grande finestratura ad occhio, che sembra quasi tagliato con l’accetta, enfatizza il cavallino montante ed allo stesso tempo slancia ed alleggerisce la visuale  della sovrastruttura del quadrato, sopra il quale si erge il flybridge. Le prese d’aria sembrano quasi mordere la fiancata, a presagire la poderosa motorizzazione che questo scafo richiede: l’esemplare oggetto di questo articolo monta una coppia di Caterpillar C18 da 1015cv ciascuno, che garantiscono prestazioni importanti: 26 nodi di crociera continuativa con pieno di carburante e liquidi; 31 nodi di velocità di punta. Ma chi si interessa ad Hatteras interpreta il termine “prestazioni” nel senso più marino del termine: affrontare condizioni meteomarine impegnative a bordo di un Hatteras 50 Convertible può diventare una esperienza totalizzante per un appassionato di fisherman americani! Gli spessori delle stratificazioni dello scafo sono impressionanti: le sezioni dell’opera viva sono di 25,4 mm di vetroresina multiassiale stratificata a mano (laminato pieno). Ogni elemento a bordo di Hatteras 50 Convertible è monolitico e solidale allo scafo: a partire dalle ferramente di bordo ausiliarie come battagliole e tientibene, che vengono fazzolettati internamente…


La scia perfetta: fisherman che vai, scia che trovi.

Una scia può raccontare molto di una barca. Nella scia, infatti, si concentrano i risultati di: assetto ripartizione dei pesi inclinazione dell’asse di spinta correttezza dell’installazione di eventuali appendici L’assetto di una imbarcazione può essere congenitamente influenzato, oppure corretto a posteriori. Uso analizzare la scia di una barca, soprattutto se fisherman, sia in dislocamento (velocità di traina veloce, sui 7 nodi circa), sia a velocità di crociera. E’ molto importante avere in scia settori di acqua chiara e senza turbolenze, canali preziosi che potremmo sfruttare per filare esche di superficie che, a loro volta, generano una propria scia, come ad esempio bubble-jet o kona, finanche i teaser (per chi ne fa uso). Non a caso, vige la regola della “quarta onda” nel caso di utilizzo delle esche appena citate, e la necessità è quella di trovare proprio l’acqua limpida, che normalmente si trova dopo la quarta onda di dislocamento. Se la scia è pulita, la si ritroverà ovviamente prima. Per questi argomenti è vivamente consigliata la lettura di Fisherman Americani e de La Barca da Pesca Perfetta Ebbene, una scia limpida in traina è il risultato di: profondità delle eliche dal pelo d’acqua, nonché del loro diametro e passo: più importante è l’elica, meno giri al minuto dovrà compiere per muovere lo scafo ad una data velocità. Non a caso i fisherman che offrono scie più indicate per la traina -soprattutto quella d’altura- sono quelli motorizzati entrobordo in linea d’asse, dove le eliche sono di dimensioni più grandi e rispetto ad un qualsiasi fuoribordo, per via della maggior coppia motrice dei turbodiesel rispetto a questi. Ma principalmente la pulizia della scia è, in questo caso, imputabile alla profondità alla quale tali eliche evolvono, profondità -a parità di scafo- quasi di un buon 30% maggiore rispetto all’asse portaelica di un qualsiasi…


Grady White 265 Express: l’incompresa

Oggi scrivo di uno dei due modelli Grady White a mio parere non molto capiti dal mercato, almeno al tempo in cui vennero lanciati. Eppure personalmente ci ho sempre visto grosse potenzialità e validi motivi per acquistarli. I modelli sono il 265 ed il 270, ed oggi mi soffermerò sul primo. Del marchio Grady White ho scritto diverse volte nel mio blog (LEGGI QUI e QUI), oltre ad essere presente anche nel mio libro Fisherman Americani.  Il 265 Express è stato prodotto dal 2000 al 2005 compreso ed è un modello con caratteristiche uniche: baglio generoso (sfiora i tre metri) a fronte di una lunghezza che fa rientrare la barca tra i fisherman compatti (7,72 metri di lunghezza scafo); grandi potenze applicabili (fino a 500cv). La connotazione fishing è chiara in pozzetto, dove troviamo un’area di calpestio perfettamente quadrata di 5.5 metri quadri completamente sgombra da intralci, ma completa di tutto. Ciò che faceva storcere il naso ai più era la paratia abbattibile di poppa, che di fatto non consentiva di ricavare una seduta a scomparsa o di applicarvi una vasca del vivo. La suddetta paratia era stata progettata in tal guisa per consentire il sollevamento completo dei gambi dei fuoribordo dal pelo d’acqua e quindi proteggerli dai danni delle correnti galvaniche. Ricordiamo che il 265 Express era uno scafo con specchio di poppa cd. “aperto”, e dunque privo di bracket. Vasche che dopotutto troviamo un po’ ovunque, meno che a pagliolo, per via della schiumatura a cellula chiusa delle intercapedini dello scafo e del grande serbatoio di benzina (980 litri) che di fatto ingombra quasi due terzi del volume sottostante il pozzetto stesso. Dicevamo a proposito delle vasche: ne troviamo due ai giardinetti, estraibili per dare accesso ad impianti e batterie; una molto grande (quasi 300 litri) per il…


L’amore è cieco: Eastern 27 Seaferer

Da qualche giorno mi sto aggiornando sugli ultimi ritrovati nel segmento “downeast”, e mi ci son gettato letteralmente a capofitto. Questa categoria non è presente nel libro, anche perché non è categorizzabile come fisherman in senso stretto, sebbene i downeast discendano direttamente dalle barche da lavoro e da pesca professionale! “Prima avevate la mia curiosità; ora avete la mia attenzione!” come disse Leonardo DiCaprio nelle vesti di Calvin Candie in Django Unchained, rivolgendosi al Dr Schulze. La mia curiosità prima, e la mia attenzione poi, si sono riversate su una barca che a mio parere avrebbe molti consensi qui in Italia, per la duttilità di utilizzo e per la concezione che accarezza i desideri dei più avvezzi alla tradizione marinara. Eastern 27 Seaferer E’ un downeast in piena regola: grande parabrezza in cristallo, tuga in rilievo, oblò e dritto di prua poco inclinato; assetto in navigazione tipico delle carene semiplananti con deriva in chiglia, ma un pozzetto che fa accendere più di una lampadina in testa. In effetti, potrebbe essere facilmente interpretato come un express fisherman, dotandolo di hardtop e portacanne. Ciò che mi ha attratto più di tutto, di primo acchito, è stata la scelta della motorizzazione fuoribordo in luogo della tradizionale in linea d’asse. Il che è un netto vantaggio per quanto concerne il contenimento dei costi di manutenzione, il comfort a bordo e la spaziosità interna. Ed è proprio qui che c’è da stupirsi: quattro posti letto veri a bordo di un open di ventisette piedi scarsi è davvero difficile trovarli, ancor meno su un downeast. Procedendo per ordine, il pozzetto: qui c’è tutto ciò che ai pescasportivi serva per svolgere qualsiasi genere di pesca: dal drifting, per via della tuna door e la plancetta integrata nel bracket quasi a filo di pelo d’acqua, ai portacanne ad incasso,…


Tecnologia e tradizione, in 35 piedi

Xcelerator Boatworks, North Carolina: qui nascono le creature più esclusive della tradizione custom americana. Tradizione con la “T” maiuscola: qui si costruisce in cold molded. Cosa è la tecnica cold molded?  Sarebbe un po’ come montare un gioiello, avendo in mano solo il diamante grezzo. Per costruire in “stampaggio a freddo” (traduzione letterale e non perfetta) è necessario creare e montare un jig (maschera o dima) che consenta di rivestirvi sopra la “pelle” in legno che costituirà il supporto primo per stratificare lo scafo. Questo potrà essere costituito di vari strati, dall’ okumè (di solito, ma non sempre, utilizzato come strato primario per le sue proprietà meccaniche) al compensato per gli strati intermedi, alla vetroresina per quelli più esterni. La scelta della qualità degli strati dipende dalla filosofia costruttiva di ciascun artigiano. In buona sostanza, non esistono stampi: ogni barca ha il suo jig kit o mascherone, sul quale nascerà lo scafo. In North Carolina questa tecnica artigianale è tramandata di generazione in generazione, ha reso famose nel mondo botteghe poi diventate “boutique nautiche” che hanno partorito gioielli come Craig Blackwell, Ritchie Howell, Paul Mann, Jarrett Bay, solo per citarne alcuni. Ebbene, Xcelerator Boatworks adotta questo tipo di metodo costruttivo: ogni barca nasce da zero. Dove il binomio tecnologia/tradizione non è ossimoro ma simbiosi perfetta c’è un vero fisherman e l’ Xcelerator 35 Express ha entrambe queste caratteristiche, a cominciare dal pozzetto: L’occhio cade su quel tambuccio di accesso sottocoperta: si tratta di una sala attrezzature, in cui riporre sotto chiave canne da pesca, esche, accessori ed ogni cosa che normalmente accatastereste in cabina o vi portereste a casa dopo la battuta di pesca. In trentacinque piedi, invece, abbiamo a disposizione un locale separato da quello abitabile, per tutto l’occorrente per la nostra passione. A pagliolo troviamo vasche del pescato, rigorosamente gelcoattate…


Il pozzetto ideale per una barca da pesca

Se volessimo tradurre in proporzione matematica cosa rappresenti il pozzetto per un fisherman, questa potrebbe essere: pozzetto : fisherman = farina : pane Un fisherman senza pozzetto, o con un pozzetto mal progettato, è un oggetto galleggiante senza finalità specifiche. Un po’ come l’impasto del pane privo di farina. Come dovrebbe essere il pozzetto di un fisherman costruito davvero… per pescare? Prima di tutto, dovrebbe essere ampio. Generalmente sui fisherman d’oltreoceano almeno un quarto della superficie di coperta è dedicata all’azione di pesca. Tale proporzione è il minimo sindacale per garantire libertà di movimento, almeno per le barche motorizzate entrobordo, considerando l’ingombro della sala macchine e del posizionamento del ponte di guida. Ma non basta che sia capiente, ovviamente. Un elemento fondamentale di un pozzetto ben progettato è che sia sgombro. Gli americani usano il termine “unobstructed“, che rende ancor meglio l’idea. Sgombro non significa scarno, povero di equipaggiamenti essenziali alla pesca sportiva. Detti impianti devono invece esserci, ed installati in modo tale da non intralciare la normale e spesso “istintiva” mobilità dell’angler impegnato nel combattimento con prede importanti. Per esempio, le utenze idriche: i rubinetti di acqua salata ed acqua dolce non devono in nessun caso collidere con le gambe di chi percorre il perimetro delle murate, poiché le falchette sono spesso imbottite proprio per accoglierle durante le operazioni di combattimento, tag o imbarco delle prede. Stessa cosa dicasi per ogni appendice che possa ledere il libero movimento in pozzetto: dai portacanna alle rastrelliere lungo le murate, alle bitte, ai profili di vasche del pescato e vasche del vivo, finanche alle ghiacciaie amovibili: tutto deve essere ad incasso, o per lo meno profilato in modo tale da non diventare un’arma in caso di mare formato o mosso. Il pozzetto deve essere dotato di vani di stivaggio per i carichi…


Offerta per circoli nautici ed associazioni diportistiche

A seguito della piacevole conferenza tenuta presso la Associazione Armatori Santo Spirito, al termine della quale per volontà dei Soci, indomiti uomini di mare e pescasportivi, sono state acquistate diverse copie dei libri, ho pensato di formulare una offerta con uno sconto particolare per i club nautici ed associazioni di diportisti. (A proposito, a breve seguiranno video ed articoli sugli argomenti discussi in occasione dell’evento suddetto, quindi restate sintonizzati su www.fishermanamericani.com !) Con l’auspicio che la mia esperienza, riportata nei testi Fisherman Americani e Le 11 Buone Ragioni per non Comprare una Barca sia di spunto e riflessione per quanti, come me, sono nati a diretto contatto con il mare, questa è l’offerta: Lotto di N.5 copie del libro  Fisherman Americani al prezzo di € 25,00 per copia, anziché € 33,00 INCLUSA SPEDIZIONE (CLICCA QUI) Lotto di N.10 copie del libro Le 11 Buone Ragioni al prezzo di € 12,00 per copia, anziché € 16,50 INCLUSA SPEDIZIONE (CLICCA QUI)   A presto e Buon mare, Dr Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare Fisherman Americani PODCAST


Quando una barca può dirsi AFFIDABILE?

La foto della plancia aperta del MagBay 42 Express fa da introduzione a questo piccolo articolo. Mag Bay ha una storia di marchio molto corta, ma un trascorso societario lungo oltre venti anni e costellato di successi e di passione. Mag Bay Yachts nasce, infatti, dall’entourage che ha dato vita a Cabo Yachts, cantiere che ha chiuso i battenti nel 2014, prima di essere assorbito da Hatteras Yachts. (per un approfondimento sul tema LEGGI QUESTO ARTICOLO) Perché pongo continuamente l’accento sull’ordine di esecuzione dei cablaggi e sulla pronta accessibilità agli impianti? E’ il fulcro attorno al quale si sviluppano le linee guida dettate sia in Fisherman Americani, sia nell’ebook “La barca da pesca perfetta” e provengono dalle buone (ma soprattutto cattive) esperienze vissute per mare in prima persona, a bordo di svariate barche. Chi naviga da anni mi darà ragione: l’avaria, per mare, è sempre in agguato. L’affidabilità di una barca non si misura dalla frequenza delle sue avarie, ma dalla semplicità e dalla immediatezza con cui si può porre rimedio ai guasti più ricorrenti. Ecco il mio video sull’argomento: Durante una traversata con mare mosso, un black-out dell’elettronica di ausilio alla navigazione deve essere risolto con pochi gesti ed in poco tempo. Questo è possibile solo se si ha accesso immediato agli impianti, oltre ovviamente al fatto di conoscere bene il proprio mezzo. A proposito di cura realizzativa e del perché non debba essere appannaggio della sola alta orologeria o dell’industria armigera della Val Trompia… vi consiglio di guardare questo video, realizzato da Power and Motoryacht: Abbasso gli orpelli; W l’essenzialità! PS: informarsi costa molto meno che effettuare un investimento sbagliato: per questo ti invito a leggere il libro Fisherman Americani – il Libro delle Barche da Pesca Sportiva : Buon mare, Dr Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di “Le…


North Rip 30: quando il center console si fa sexy

Ho sempre specificato, nei miei articoli, podcast e video, che parlo solo di barche che in qualche modo mi affascinano, e North Rip mi ha affascinato, senza ombra di dubbio. Mi dispiace solo esserne venuto a conoscenza quando ormai il mio libro Fisherman Americani era stato già chiuso e dato alla stampa, altrimenti questo cantiere avrebbe trovato il suo meritato posto nella sezione “center console”. Un marchio pressoché sconosciuto in Europa, appannaggio solo dei fanatici di fisherman, ha molte frecce nel suo arco per fare breccia nel cuore dei pescasportivi nostrani. A cominciare dalla linea, che mutua le sue proporzioni dai custom fisherman cold molded costruiti nelle yards del North Carolina… Con tanto di assenza di battagliola e delfiniera, di masconi alti sull’acqua e con un bow-flare da urlo. Il North Rip 30 CC è una scultura, da estrema poppa fino ad estrema prua. Il bottazzo in due elementi affila lo spigolo dello specchio di poppa come una lama e ne accarezza la raggiatura perfetta. La plancia di poppa a tutta larghezza non intralcia minimamente l’azione di pesca, essendo ricavata nel bracket; la tuna door qui è sullo specchio di poppa, proprio come su un fisherman motorizzato entrobordo. I motori sono ravvicinati tra loro e rendono questa apertura pienamente efficiente ed efficace, anche per lo sbarco ed imbarco di cose e persone da e per il pontile con ausilio di passerella mobile. I trincarini del pozzetto sono molto bassi sull’acqua, ma senza tuttavia essere pericolosi per chi lo abita in condizioni di mare avverso. il cavallino cresce progessivo e senza soluzione di continuità fino allo spigolo di prua, con una sinuosità rara, che rende alla prima vista questo trenta piedi capace di domare mari molto impegnativi. Un unico spray-rail si staglia lungo i fianchi del tagliamare a definire netta la…


NorthCoast: la storia che si fa… pilotina!

Chi è appassionato di fisherman americani ricorderà sicuramente il marchio North Coast (leggi questo articolo a riguardo), per i suoi express dalla carena prestante e molto esigente dal punto di vista della potenza impegnata. A questo nome sono affezionato -tant’è che ne parlo anche nel mio libro Fisherman Americani– perché da piccolo, quando sfogliavo quelle tanto agognate ed allora carissime riviste di pesca statunitensi per le quali pregavo mio padre di rinnovarmi l’abbonamento di anno in anno, vedevo quel logo stampigliato sui giardinetti di barche con svettanti tuna Towers, lunghi divergenti e, quasi sempre, con la murata intrisa di sangue di grandi tonni o marlin. A partire da allora ho sempre associato il nome NorthCoast ad un non so che di avventuroso a largo dell’Atlantico… Erano barche che davano il meglio di sé con mare di prua: le loro carene erano caratterizzate da una ruota prodiera molto ampia, con pattini di sostentamento aggressivi e ben in rilievo. Deadrise poppiera decisamente profonda (dai 23º ai 24º, in base ai modelli) e linee da fisherman senza compromessi. La maggior parte dei NorthCoast sono tutt’ora naviganti, e questo depone a favore della qualità costruttiva di queste barche, davvero solide e ridondanti dal punto di vista costruttivo. Dopo quasi un ventennio di assenza dalle scene, il brand NorthCoast viene acquisito dalla C&C Marine, per riportarlo alla ribalta con una gamma di imbarcazioni sempre dedicate alla pesca, ma di layout differenti. La gamma attuale infatti, contempla center console e pilotine. La mia attenzione oggi è riposta sulla gamma delle pilotine, vista la carenza di offerta in questo particolare segmento di fisherman. La serie Cabin di NorthCoast contempla scafi con lunghezze variabili dai 21 fino ai 29 piedi, tutti motorizzabili fuoribordo. Le carene conservano le geometrie importanti che hanno reso i vecchi NorthCoast acclamati nell’ambiente dei…