fisherman americani

Portacanne ad incasso: quali e perché sceglierli

Argomento già ampiamente eviscerato sia nel libro Fisherman Americani, sia nella guida sintetica La Barca da Pesca Perfetta, lo ritengo tuttavia meritevole di ulteriore approfondimento, se non altro perché i portacanne concorrono ad “attrezzare” al meglio la barca che vogliamo debba vestirci addosso proprio nei nostri momenti di diletto preferito: quando siamo a pesca. In questa sede eviterò di digredire su tipologie speciali di portacanne che comunque il mercato ci mette a disposizione per ogni esigenza, limitandomi a parlare di quelli classici, che devono essere sempre e comunque presenti a bordo di una vera barca da pesca, e che consentono, tra l’altro, di implementarne l’attrezzamento con accessori innestabili negli stessi, per ospitare più canne o divaricarle maggiormente. Ecco perché è fondamentale che i portacanne fissi siano quanto più possibile solidi ed affidabili. Il mercato ci propone una moltitudine di tipologie e qualità di portacanne ad incasso, davvero per tutte le esigenze e tasche. Il portacanna da incasso è un elemento peculiare e dev’essere inteso come “definitivo” quando lo si acquista, poiché comporta interventi invasivi a bordo della nostra barca (fori e carotature di falchette in primis). Come già introdotto, il mercato offre varie possibilità di equipaggiare la nostra barca, ma la scelta del prodotto dipende da: categoria di imbarcazione da allestire; gravosità delle discipline alieutiche che usualmente pratichiamo e dal budget che ci siamo prefissi per questo investimento. I portacanne più a buon mercato che, peraltro, mi sento di non consigliare se non per barche molto piccole con le quali praticare dell’ “innocuo” bolentino o traina molto leggera, sono i portacanne realizzati in materiali sintetici (per lo più in nylon). Li sconsiglio principalmente perché spesso non hanno sagomature ed interasse dei fori standard, per cui dovrete forare la barca appositamente per oggetti che dureranno senz’altro molto meno rispetto a portacanna…


Articolo di Pesca in Mare di Maggio 2019!

Cari amici, come ormai di consueto, anche nel numero di Maggio 2019 è presente il mio contributo a questa storica rivista cartacea. Nella rubrica Pesca&Nautica, questo mese parlo di “Carene e Cavalli”. CLICCA QUI PER SCARICARE L’INTERO ARTICOLO Non dimenticare di leggere il libro Fisherman Americani – il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva nonché il nuovissimo eBook La Barca da Pesca Perfetta- Guida Sintetica- A presto e Buona Lettura! Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast  


Boston 190 Montauk: un classico sempre attuale

Non capita spesso, nel campo della nautica, di vedere modelli di barche resistenti ai decenni come se l’evoluzione non li riguardi minimamente. Quanto questo avviene è perché, evidentemente, il progetto è talmente perfetto, o i suoi difetti talmente amati, che non sarebbe proprio possibile eliminarli. Boston Whaler è maestra in classici senza tempo, tant’è che ha diverse menzioni nel libro Fisherman Americani, e non sarebbe potuto essere diversamente dato il rango e l’esperienza sul campo di questo storico cantiere. Che un Boston Whaler Montauk sia una barca dura, bagnata, scomoda per certi impieghi, è arcinoto. Ma andate a chiedere ai proprietari di un Montauk di cambiarla per un fisherman più confortevole, con murate alte e sicure, con carene più profonde: sarebbe come andare ad un motociclista e proporgli uno scambio della sua moto con un’auto. Il Boston 190 Montauk reinterpreta gli stilemi che hanno fatto,  di questa serie di center console , la fortuna di B.W. Murate basse ma protette da alte battagliole (optional), impianto elettrico integrato e codificato, antisdrucciolo estremamente efficace e duraturo su tutta la coperta (cosa rara perché problematica, per molti cantieri, in fase di distacco dello stampo), pescaggio ridotto per accostare in pochi cm di fondale, pur mantenendo una deadrise poppiera ragguardevole (16°), navigazione più asciutta grazie all’evoluzione della carena ad ali di gabbiano, divenuta una V profonda con talloni pronunziati rovesci; baglio sfruttabile per quasi tutta la sua estensione grazie alla sottigliezza delle murate interne. Questa compattezza delle sezioni di  murata è possibile con il metodo costruttivo di B.W., che consente di conferire rigidità strutturali proprie di costruzioni generalmente molto più “voluminose”. Di contro, con una struttura siffatta, è molto delicato operare modifiche o aggiunte di ferramente di bordo, poiché la schiumatura diviene vulnerabile in caso di forature mal fatte o non sigillate a dovere….


Fisherman rari : Regulator 26 Express

Ho sempre amato le linee pure, senza concessioni alle mode, a tutto ciò che è “usurabile” e di passaggio. Il mio libro Fisherman Americani ha forse un po’ troppo odore di nostalgia, ma a me il fisherman è sempre piaciuto così. Bello perché essenziale, nella sua funzionalità e durevolezza nel tempo ed a dispetto degli Elementi naturali. Questa è una barca che ha conosciuto un breve ma solido successo. Breve perché ne sono stati prodotti solo quarantatre esemplari. Solido perché più dell’ ottanta percento dei proprietari originari di questa barca, la possiede tutt’ora. La ragione dei pochi esemplari consegnati era l’elevato costo di produzione, che si traduceva in un costo di listino altrettanto importante, sicuramente al di sopra dei prezzi di qualsiasi altro ventisei piedi walkaround od express. Ma Regulator giammai avrebbe lesinato sulle caratteristiche costruttive e di finitura che ancora oggi contraddistingue i suoi manufatti, pur di rientrare in una fascia di costo “popolare”. Prova ne è il fatto che, a distanza di oltre venti anni, un Regulator si presenta ancora con il suo gelcoat lucente come se avesse visto poche primavere. Lo scafo di un 26 Express, pur essendo di identica geometria rispetto al corrispondente CC, lavora in maniera diversa. Di fatto è proprio questa la peculiarità dello scafo: riuscire a rendere al meglio, sia con prua scarica (CC) sia con prua pesata (Express). In condizioni di mare calmo, infatti, il Regulator 26 CC taglia la superficie dell’acqua ad un terzo di carena, per una questione di ripartizione dei pesi e dunque di assetto. Il 26 Express, invece, taglia il mare a due terzi di carena, per cui ha una direzionalità, già eccellente in quest’ultimo, ancora più spiccata ed un abbrivio più progressivo: se ipoteticamente avessimo a disposizione un 26 CC ed un 26 Express e, a velocità…


(NON) basta che sia americana! Repetita iuvant.

Oggigiorno si assiste ad una sopravvalutazione del prodotto “barca” made in U.S.A. spesso ingiustificata. Parlo ovviamente del mercato italiano, ricco di barche spesso passate di mano più e più volte. Il che non è necessariamente un male, se i proprietari che vi si sono avvicendati erano accomunati dalla stessa passione per il mare e dal rispetto per la propria barca. Il punto, semmai, è che una barca che ha avuto tre o quattro proprietari necessita della ricostruzione di tre o quattro storie, il che spesso non è possibile, per irreperibilità degli stessi o per altri motivi. Il nostro mercato, tuttavia, a causa del tasso di cambio sempre più sfavorevole che rende antieconomiche le importazioni di barche di budget medio-basso, stenta ad arricchirsi di barche “fresche”, e va a finire che, sfogliando gli annunci dei portali di vendita, abbiamo davanti agli occhi sempre le solite offerte. Questo ha dato adito a molti proprietari in procinto di cambiar barca (ma evidentemente non così motivati a farlo…), di fare cartello sui prezzi, innalzandone l’asticella e rendendo le loro stesse barche praticamente inavvicinabili dai potenziali interessati. Sembra quasi che basti avere il logo di un cantiere americano sul giardinetto per sentirsi in diritto di chiedere cifre al di là della ragionevolezza. D’accordo, è vero che il blasone è un valore aggiunto al prodotto… AGGIUNTO, appunto! Questo significa che, se la barca versa in condizioni critiche o comunque di precaria conservazione e manutenzione, per quanto di buon nome possa essere il suo costruttore, il valore di partenza è irrimediabilmente al di sotto di ogni apprezzamento dato dal brand. Come più volte scritto nei miei articoli passati e come continuerò instancabilmente a ripetere sia per iscritto sia a voce nelle mie consulenze, il prezzo, nella nautica, non lo fa un listino Eurotax, ma la storia stessa della…


Traina con il vivo : come gestire le basse velocità

N.B.: CHI SI ASPETTA RICETTE MIRACOLOSE LEGGENDO QUESTO ARTICOLO, NE RIMARRÀ DELUSO. AD OGGI, LO SCIBILE UMANO NON E’ RIUSCITO A VINCERE SULLE LEGGI DELL’IDRODINAMICA CON SOLUZIONI INFALLIBILI.  —————————————————- Problematica diffusa tra i pescasportivi che praticano la traina a lento moto, la velocità minima e la manovrabilità sono discriminanti il più delle volte analizzate solo dopo l’acquisto della barca. Non a caso ti invito, prima di acquistare una nuova barca, a confrontarti con me se lo ritieni necessario. Trovi il ticket consulenza telefonica CLICCANDO QUI. Avevo affrontato il tema della gestione dei motori in traina veloce nell’articolo precedente; qui passo in rassegna, invece, le soluzioni applicabili per ridurre la velocità minima di avanzamento delle nostre barche. La velocità minima, nonché la manovrabilità a lento moto, sono figlie principalmente dei seguenti fattori: Tipo di trasmissione; Passo delle eliche; Ripartizione dei pesi a bordo e centro di massa. Possiamo enumerare come segue gli “stratagemmi” odierni per ridurre la velocità minima al… minimo(!): Trolling valve; Modalità elettronica slow-vessel ; Trolling motor elettrici; Trolling plate; Motore ausiliario; Ancore francesi o “a paracadute”. I rimedi suddetti sono più o meno applicabili in base al tipo di trasmissione: per esempio, le trolling valve possono essere installate solo su motorizzazioni che prevedano la presenza di un invertitore; l’EFB, dunque, ne è tagliato fuori; i moderni FB a 2 tempi ed a 4 tempi prevedono apposita strumentazione da plancia che prevede la gestione del numero di giri, in modo tale da abbassare il minimo a 450-500 giri/min per permettere la bassa frequenza di rotazione delle eliche; le trolling plate, invece, trovano collocazione su qualsiasi propulsione provvista di piede, per cui EFB e FB possono adottarne l’utilizzo. Il vantaggio fondamentale di tale soluzione è quella di evitarci di “sporcare” lo specchio di poppa con un motore ausiliario. L’handicap principale…


Pesca a traina veloce : come utilizzate i motori della vostra barca ?

Le economie di bordo, unite a congetture più o meno razionali sull’usura dei propulsori, ci portano a far nostre, quando siamo in pesca, abitudini che hanno pro e contro. Per molti di noi è d’uso alternare il funzionamento dei motori, ad esempio mezzora per ognuno (ovviamente nel caso la barca non sia monomotore). Viceversa, molti altri hanno l’abitudine di utilizzarli entrambi. Vediamo i pro ed i contro di ciascuna di queste pratiche. I PRO che favoriscono i primi sono, di solito: il dimezzamento delle ore di moto (usandoli alternativamente si abbatte della metà il numero di ore di moto accumulate su ciascuna macchina; la riduzione dei consumi di carburante; maggior comfort acustico a bordo; temperatura media della sala macchine leggermente più bassa rispetto al caso di utilizzo simultaneo di entrambi i propulsori. I PRO che favoriscono i secondi, invece, sono: manovrabilità ampiamente facilitata, soprattutto in caso di necessità di virate repentine in fase di combattimento; allineamento certo delle ore di moto su entrambi i propulsori; ricarica piena di tutte le bancate di batterie (nel caso vi sia un motore “master”, cioè uno solo deputato alla ricarica delle batterie); meno stress per le batterie stesse in quanto non vi saranno accendi/spegni scanditi ad ogni cambio di propulsore; meno stress per i motori stessi: soprattutto se l’intervallo di alternanza è lungo, bisogna considerare che l’accensione è un momento critico per qualsiasi motore endotermico, in quanto per i primissimi secondi esso girerà “a secco”. E’ empiricamente provato, infatti, che gran parte dell’usura meccanica dei gruppi termici (sia terrestri che marini) è imputabile alla somma di questi mini-stress da accensione, in anni ed anni di avviamenti. I CONTRO di ciascuna delle due abitudini sono ricavabili ribaltando ed incrociando i PRO dell’altra… Ad esempio, è ovvio che, nel caso di utilizzo di entrambi i motori…


Se il pesce non mangia, mangiamo noi: il grill da barca

PREMESSA: QUESTA E’ UNA CONCESSIONE DOMENICALE. SO CHE NON SIETE ABITUATI A VEDERE SALSICCE E SPIEDINI COME IMMAGINI DI COPERTINA DEI MIEI ARTICOLI, MA L’ESTATE SI AVVICINA E QUALCHE VARIAZIONE SUL TEMA ME LA CONCEDO! 🙂 ————– Non mi ha mai affascinato l’idea di avere una piastra incandescente a bordo, ma vedo che oltreoceano il barbecue in barca è una usanza ormai consueta e tradizionale tanto quanto il tacchino nel giorno del Ringraziamento, ragion per cui mi sono dilettato nel vedere cosa il mercato offra a riguardo, scartando i prodotti di qualità discutibile. Proprio mentre osservavo un video della prova di un fisherman, mi sono imbattuto in una scena in cui si grigliava bellamente con un prodotto a mio parere molto ben fatto, assolutamente non economico ma, si sa, la barca è un capriccio, il Mare usura tutto ciò che ha a portata di mano e, se lesiniamo su ciò che dovrebbe allietare il sempre più prezioso tempo libero che la vita frenetica di oggigiorno ci permette, beh… è meglio darsi a più ameni e meno esosi passatempi. Dunque, il prodotto che ha attratto la mia attenzione è costruito dalla Magma Marine, e trattasi del modello Adventurer Area Grill : Questo grill/barbecue è costruito interamente in acciaio inox 316L per cui non teme salsedine né ossidazioni di sorta, ed è disponibile sia nella versione a gas (in foto) sia in quella elettrica, più indicata qualora abbiate a bordo un generatore di corrente che vi garantisca di poter rimettere in moto una volta finito il banchetto… Il link della versione elettrica è QUESTO. Il link della versione a gas è invece QUESTO. Qualora vogliate sfruttare i vostri portacanne ad incasso per posizionare e rendere facilmente rimovibile il barbecue, dovrete dotarvi dell’adattatore per portacanna opzionale, che trovate CLICCANDO QUI.   Buona grigliata a…


Bertram Yachts : il ritorno di una icona dei fisherman americani.

Nell’immaginario collettivo il fisherman perfetto ha il pozzetto basso sull’acqua, il cavallino accentuato che solleva gradualmente, sulla linea di galleggiamento, i trincarini da poppa a prua, conferendogli slancio e funzionale bellezza. Ma ci sono cantieri che hanno interpretato e solcato la tradizione nautica delle barche da pesca con stilemi inconfondibili, sopra e sotto la linea di galleggiamento. Non a caso, tale cantiere, al quale questo articolo è dedicato, occupa spazio in diversi capitoli del mio libro Fisherman Americani, poiché è stato per me tra i primi nomi che, sin da bambino, mi ha appassionato al mondo delle barche americane da pesca. Uno di questi è Bertram Yachts che, grazie alla matita ed all’intuito di Richard Bertram per le sue linee d’acqua, è stato il cantiere pioniere della “pocket” convertible sportfishing boat, a partire dal momento in cui lanciò il suo primo 31 Moppie. Una barca con guida sopraelevata e fortemente caratterizzata rispetto alla nautica convenzionale dell’epoca, per ragioni pratiche inerenti l’uso in pesca. In primis, consentire allo skipper di avere esatta cognizione di dove condurre la prua nell’oceano aperto; in secondo luogo, ma non per importanza, per avere, dal timone, una panoramica chiara di ciò che avvenisse in pozzetto durante il combattimento, in modo da poter assecondare angler e prede, evitando la stuccatura accidentale delle lenze e consentendo di portare a buon fine la cattura. La storia dei cantieri nati per passione, come spesso accade, è costellata da alti e bassi, e così è stato anche per Bertram. Senza attraversare tutte le vicissitudini societarie che si sono avvicendate negli anni, mi focalizzerò sulla più recente ribalta del cantiere, cronologicamente individuabile nell’acquisizione del marchio da parte dell’italianissimo Gruppo Gavio. Grazie a questa ventata di energie fresche ed appassionate, il cantiere è tornato sul mercato con tre modelli, indissolubilmente legati alle linee guida…


Baby center console cercasi? Ecco il Wellcraft 182 Fisherman

Siamo da un po’ di tempo abituati ad un mercato che “pompa” sempre più in alto, mostrandoci ad ogni esposizione fieristica nuovi e sempre più grandi center console con motorizzazioni fuoribordo multiple. Wellcraft va controcorrente con il 182 Fisherman, un center console di 5,5 metri, ma con numeri da far invidia a barche di un metro più lunghe. A cominciare dal baglio massimo di 2,44m, che porta il rapporto lunghezza/larghezza al ragguardevole valore di 2.25: praticamente una piattaforma stabilissima se consideriamo che stiamo parlando pur sempre di un diciotto piedi! Come se non bastasse, in console c’è anche spazio per un (angusto) vano con WC marino, per ogni evenienza… Inoltre, l’angolo di deadrise poppiera è di 19°, un valore di tutto rispetto e che risulta pressoché introvabile nelle concorrenti di attuale costruzione. Ciò garantisce una ottima penetrazione nell’onda di questa carena a V variabile, stabilità e direzionalità… e d’altro canto è motorizzabile con potenze che a prima vista possono sembrare un tantino esagerate per una “barchetta” del genere. Si parte, comunque, da una potenza standard di 90cv. Tuttavia, basta analizzare i dati di prova per comprendere come i consumi siano perfettamente allineati a barche di pari dimensioni ma meno esigenti di “cavalleria”. Questo perché il motore ha sempre una riserva di potenza e si concede regimi e carichi di lavoro contenuti anche a velocità di crociera veloce (la velocità di crociera economica si attesta a poco più di 23 nodi con il motore che ruota ad appena 4000 rpm) Altro dato di assoluto rilievo è la portata (fino ad otto persone), rara in barche di medesima fascia e dovuto anche alle sovrabbondanti riserve di galleggiamento ricavate sotto il piano di calpestio da prua a poppa, con schiumatura in poliuretano espanso a cellula chiusa. Il metodo di costruzione garantisce doti di…