Barca da pesca

Entrofuoribordo: il brutto anatroccolo?

Quanti pescasportivi valuterebbero l’entrofuoribordo come opzione propulsiva per la propria imbarcazione da pesca? POCHISSIMI C’è una reale motivazione per cui le scelte ricadono necessariamente su fuoribordo o entrobordo? A mio parere NO I motivi per cui si diserta il più delle volte il piede poppiero sono attribuibili a dubbi sull’onerosità della manutenzione e pregiudizi sulla praticità in pesca di questo genere di trasmissione. Andrò controcorrente e spero di attirare su di me una moltitudine di critiche per ciò che sto per dire, perché vorrò confutare le tesi opposte con i fatti: L’EFB è un’ottima alternativa al fuoribordo per un fisherman! Qui vi spiego le MIE ragioni: 1. L’EFB si basa su soluzioni meccaniche supercollaudate: alte cubature, nessuna sovralimentazione o altro genere di complicazioni  significano generalmente motori longevi e adatti a un utilizzo particolarmente problematico per un’unità endotermica, come la traina per molte ore a basso regime di rotazione; 2. Il motore è ALL’INTERNO dello scafo: niente pesi a sbalzo come nel caso dei grossi fuoribordo quattro tempi, baricentro contenuto ben entro la lunghezza della carena; 3. Diretta conseguenza della ragioni di cui al punto (2) la navigazione di uno scafo motorizzato EFB è migliore per tenuta di mare rispetto allo stesso scafo motorizzato FB; 4. Assenza di appendici sottoposte a forti sollecitazioni, come invece nel caso degli specchi di poppa delle imbarcazioni motorizzate FB; 5. Grande efficienza e performance: con le eliche controrotanti di tipo DuoProp o Bravo III si ottimizza al massimo la forza propulsiva e si raggiungono percorrenze che nulla hanno da invidiare ai moderni FB 4T; 6. Maggiori comfort ed efficienza in traina veloce rispetto ai FB: un EFB monta generalmente eliche più grandi e con passo maggiore rispetto a un FB di pari potenza, per cui a velocità tipiche della traina d’altura (6-8 nodi) quest’ultimo girerà a…


Bow flare: vezzo stilistico o serve davvero?

Vi sarà certamente capitato di rimanere affascinati dalle linee sinuose di un fisherman prodotto negli Stati Uniti orientali, con cavallino rovescio marcato ed esagerata caliciatura del mascone. Il primo pensiero che viene in mente a un pescasportivo alla vista di quelle forme è: “ma quanto è figa questa barca…” Tali linee di scafo, in effetti, rievocano mari impervi e onde potenti e ciò acuisce l’accezione più avventuriera degli sportfisherman, nell’immaginario comune considerati come veri e propri DESTRIERI DEL MARE E’ innegabile il maggior appeal di un custom fisherman  del North Carolina rispetto alle linee più… “nostrane” di un cabinato costruito in Europa. In verità queste linee apparentemente estreme hanno una loro ragion d’essere e non potrebbe essere altrimenti, dato che il cantiere costruttore sa benissimo che, a parità di dimensioni, un flare estremizzato significa ridotti volumi sottocoperta A mero titolo di paragone, si pensi che un express di quaranta piedi costruito con tali crismi stilistici ha un’abitabilità paragonabile a quella di una barca di trentacinque piedi con geometrie di scafo tradizionali. A riguardo di ciò, il costruttore si trova dinanzi a una scelta: sposare la volontà di una fascia di clienti più ampia e meno orientata all’utilizzo esclusivamente alieutico del mezzo, piuttosto che essere fedeli alla tradizione del fisherman old school e distinguersi in una nicchia di fabbricanti di barche di dominio più ristretto, ma che vadano incontro a una specifica richiesta del cliente: UN FISHERMAN SENZA COMPROMESSI Ma analizziamo, ora, la funzione della caliciatura prodiera. La concavità e la divergenza delle murate servono a deflettere quanto più possibile l’acqua tagliata affrontando i marosi di prua o di mascone, evitando di “annaffiare” sistematicamente la zona comandi che, tra l’altro, è molto spesso è priva di parabrezza su scafi di stanza nei caldi porti del sud est degli States. Ma non…


Eliche di manovra: complemento alla dotazione o indizio di un PROGETTO ERRATO?

Sempre più spesso constato gli effetti (sulle preferenze di acquisto)  di una vera e propria invasione di bow thrusters e stern thrusters (eliche di manovra di prua e di poppa), anche a bordo di barche orientate alla pesca sportiva. Non esiste, effettivamente, legge che vieti l’installazione di tali dispositivi di ausilio alla manovra a bordo di un fisherman… Tuttavia, quella che nel mio immaginario è sempre stata una tipologia di  BARCA VOTATA ALL’ ESSENZIALE, in ossequio al detto marinaro che recita che  “ciò che non c’è non si rompe”, vede la presenza sempre più massiccia di eliche di prua ed eliche di poppa. Qualche interrogativo sulle ragioni che portino i cantieri a montare tali dispositivi su un fisherman o presunto tale, nasce spontaneo (almeno a me): 1. Li installano per ragioni commerciali?      (Dotazione più ricca= barca più completa e più appetibile) 2. Li installano per agevolare i diportisti alle prime armi? 3. O le installano per arginare un E R R O R E  PROGETTUALE? Le due domande possono trovare risposta semplicemente constatando che, effettivamente, il mercato ci abbia abituato e in un certo senso assuefatto all’idea che ormai IL SUPERFLUO SIA IRRINUNCIABILE soprattutto se parliamo di beni voluttuari come le barche; analogamente, sempre più diportisti novizi si avvicinano al mondo della nautica specialistica del fisherman proprio per la passione per la pesca sportiva che li accompagna sin da giovani, per cui è plausibile che possa essere utile un ausilio alla manovra per il conducente alle prime armi, in spazi ristretti, soprattutto se la barca è monomotore e questi frequenta nei mesi estivi le affollate marine di mezza Italia. Ciò che tuttavia mi preoccupa maggiormente quando, durante le  consulenze o la redazione dei miei Fisherman’s Report, analizzo un fisherman (o considerato tale) è il seguente interrogativo: qual è il vero motivo…


Nuove propulsioni e Pesca Sportiva: le Eliche Traenti (IPS)

Quando parliamo di fisherman americani, siamo soliti pensare a barche motorizzate con unità entrobordo in linea d’asse o, al più, con motori fuoribordo o con piedi poppieri. (Di questo, tra l’altro, si parla esaustivamente nel libro “Fisherman Americani” da poco pubblicato) La nautica dei giorni nostri ha conosciuto, tuttavia, la ribalta di una tecnologia propulsiva che promette (e il più delle volte mantiene) economie di esercizio al di là di qualunque trasmissione “tradizionale”: la trasmissione Volvo-Penta IPS. La trasmissione ad eliche traenti era una novità per la nautica da diporto fino a qualche anno fa, ma di fatto una tecnologia già consolidata ed ereditata dall’ingegneria navale, che unisce a doti di manovrabilità elevate una riduzione di consumi di carburante rispetto alla linea d’asse e agli altre tipologie tradizionali di trasmissione. Nella nautica “ricreativa” i vantaggi che offre IPS sono tanti, a cominciare dalla possibilità di spostare lo scafo millimetricamente  in spazi ridotti, anche con forte vento al traverso, dato l’ampio raggio di movimento dei piedi. La sincronizzazione dei piedi, inoltre, mediante un sistema a “joystick” e un sistema di posizionamento satellitare (denominato Dynamic Positioning in casa Volvo-Penta), permette di mantenere la barca su un punto esatto superando la necessità di ancorarsi, operazione che, tra l’altro, notoriamente tende a fare ruotare lo scafo attorno al punto di ancoraggio in forza delle correnti e dei cambi di direzione del vento. Fin qui le premesse sono lusinghiere: tanta tecnologia utile, almeno sulla carta… Se fossi il diportista novellino di quindici anni fa, probabilmente il giorno dopo la presentazione dell’ IPS con lo “Sportfish Mode” (modalità di manovra degli IPS sviluppato in collaborazione con alcuni cantieri costruttori di barche da pesca del North Carolina), sarei corso a valutare la rimotorizzazione del Madeira II con questi prodigiosi piedi. Tuttavia, l’esperienza mi ha insegnato a meditare… soprattutto…


Elettronica di bordo: tradizione Vs innovazione.

Imprescindibile ausilio alla nostre giornate di pesca, l’elettronica di bordo merita, nella scelta, cura almeno pari a quella che dedichiamo alla selezione della nostra attrezzatura. Anzi, di più!… Con una canna e un mulinello economici, se abbiamo “buon manico” potremo salpare anche prede di un certa importanza o, alle brutte, cambiarli se la loro azione non ci convince. Non che l’elettronica non si possa cambiare, ma ciò comporta indubbie complicazioni e, soprattutto, costi ben più pesanti. Per tale motivo è fondamentale focalizzare l’attenzione su quali strumenti installare, soprattutto se i display verranno incassati (soluzione a mio parere definitiva e più salubre, per gli strumenti stessi ma anche per i cablaggi di alimentazione, che resteranno sempre protetti all’asciutto e al riparo dai raggi del sole). Ovviamente per incassarli, dovrete avere lo spazio necessario in plancia e questo non è mai scontato* Praticare gli scassi in plancia a misura degli strumenti che si andranno a montare, infatti, è un’operazione irreversibile, a meno di creare mascherine che richiudano le aperture nel caso in quelli sostitutivi degli originali siano di altra forma e di differenti dimensioni. In mare non è affatto indispensabile farsi prendere dalla frenesia  di  “inseguire” sempre l’ultimo ritrovato, soprattutto perché, molto spesso, le innovazioni pubblicizzate non apportano reali benefici alla nostra azione di pesca ma soddisfano solo il nostro capriccio di avere lo strumento aggiornato e, magari, più “colorato”. Un buon ecoscandaglio doppia frequenza con display LCD e trasduttore in bronzo è più che sufficiente ed efficiente, e renderà superfluo sostituirlo con uno dei moderni e scenografici 3D che, al di là della suggestiva visuale tridimensionale e l’ indubbia chiarezza rappresentativa del fondo, non ci riempirà il pozzetto di prede, se sul gps non avremo memorizzato le poste giuste… Personalmente per quanto riguarda l’ecoscandaglio, riconosco di essere forse un po’ “old…


Indeciso sulla barca da pesca giusta? Il Fisherman’s Report Comparativo

Di solito la scelta della barca usata, soprattutto se per la pesca sportiva, è dettata dai “sentito dire” piuttosto che dall’ altisonanza del cantiere. Molti cantieri nautici, tuttavia, anche tra i più blasonati, hanno avuto periodi più o meno bui o, più semplicemente, le tecniche costruttive adottate, per quanto all’avanguardia per l’epoca in cui la barca fu progettata e costruita, potrebbero predisporla a problemi di natura strutturale o meccanica, dopo anni di utilizzo e sollecitazioni del mare durante la navigazione. Ogni imbarcazione ha i suoi PUNTI DEBOLI e nessun venditore o broker nautico, che abbia sottomano una barca che potrebbe suscitare il tuo interesse, sarà mai interessato a svelarteli, non per cattiveria o per il desiderio di rifilarti una “sola”, ma semplicemente perché un commerciante di barche molto probabilmente non si sarà mai imbattuto nelle rogne che tipicamente vive un diportista in anni di utilizzo di un’imbarcazione! Può accadere che i tuoi obiettivi diportistici ed alieutici ti pongano nell’incertezza di scegliere tra più modelli, anche dopo la consulenza pre-redazione che terremo insieme, se sceglierai di redigere il tuo report. Per tale motivo ho ideato il Fisherman’s Report Comparativo, che analizza approfonditamente pregi, difetti e caratteristiche legate alla pesca sportiva, al diporto e alle performance di più barche da pesca, fino a un massimo di tre. Una valutazione finale scritta di mio pugno fornirà una forchetta di prezzi entro cui sarà preferibile mantenersi per ciascun modello esaminato, riferite alle motorizzazioni consigliate, scelte per equilibrio tra prestazioni e consumi, capillarità della rete di assistenza nel luogo di stanza della barca e livello di affidabilità risultante dall’analisi degli eventuali problemi lamentati dagli utenti nel corso degli anni.   Con una spesa irrisoria rispetto al danno generato da un acquisto che può rivelarsi facilmente errato se non affrontato con le necessarie competenze e prudenza,…


Il primo freddo porta pesce! (se hai la barca giusta)

In questi giorni stiamo assistendo a una prima ondata di freddo, che porterà le temperature su valori più consoni al periodo ma ,soprattutto, renderà meno problematico il fattore siccità, che ha flagellato l’Italia per gran parte di quest’anno. E con le prime perturbazioni, si sa, arrivano le prime sorprese per chi ama la pesca sportiva! In particolare per chi pratica la traina costiera con l’artificiale. Le violente precipitazioni sono un vero e proprio bombardamento per gli insetti, ma una promessa di imminente banchetto per i pesci che prediligono cacciare nel sottocosta, come le grosse spigole, ma anche le occhiate e altri piccoli predatori gregari. Non a caso, il mio guardaroba destinato alle attività “outdoor”, prevedono una tuta da sciatore… per le uscite più temerarie, che solitamente faccio i primi di gennaio, in quelle giornate in cui la sola idea che alletta è quella di un camino acceso e un pugno di caldarroste sul fuoco… Quelli sono i giorni che serbano le sorprese più “grosse” al pescasportivo che vorrà osare… e soffrire. Per limitare la sofferenza, sarà indispensabile una barca che garantisca protezione dal vento tagliente e dagli spruzzi di acqua, dato che tali battute di pesca saranno effettuate prevalentemente in condizioni di mare ben formato, quindi una zona guida protetta da un bel parabrezza e da tendalini perimetrali robusti, sarà una conditio sine qua non per non rischiare di finire a letto con febbre e bronchite. Queste condizioni di pesca vincolano la tipologia di fisherman al walk-around, all’express o al dual console, con particolare predilezione per la prima e l’ultima, se non altro perchè garantiscono una pronta raggiungibilità della prua in caso di emergenza. L’express, infatti, talvolta può presentare passavanti più stretti del solito, con ovvi rischi di caduta fuoribordo nel caso si debba intervenire nella zona prodiera in presenza…


Flaps & Co.: i correttori di assetto

Correttori di assetto, flaps, trim tabs: tutti termini che indicano un dispositivo utile in tutte le barche, ma addirittura INDISPENSABILI in molte. Vi capiterà sicuramente, un giorno, di dover caricare più peso del dovuto a bordo e, soprattutto, di non sapere come distribuire questo peso, per via di un equipaggio più numeroso del solito, o perché magari deciderete di installare un motore ausiliario. Ancora, può capitarvi di incontrare condizioni di mare particolari che rendono difficile la governabilità della barca con l’ausilio del solo trim. I flaps sono piastre metalliche incernierate allo specchio di poppa, inclinabili attraverso appositi pistoni idraulici od elettro-attuati, utilizzando una pulsantiera in plancia. L’utilità dei flaps influenza diverse sfere della navigazione: migliora l’impatto della carena con l’onda, a tutto vantaggio del comfort di bordo; conseguentemente  risparmia  sollecitazioni ed urti altrimenti inevitabili alle strutture dello scafo; incrementa l’efficienza propulsiva, influendo positivamente sui consumi di carburante. consente di mantenere velocità di planata inferiori soprattutto in particolari condizioni di moto ondoso, riducendo gli spruzzi in coperta grazie al migliorato assetto. I flaps sono una manna, ereditata dall’ingegneria aeronautica che vi permetterà di correggere l’assetto di navigazione evitando di rientrare con la barca “sbandata” da un lato o cabrata (eccessivamente appoppata). Ma non solo. Spesso, quando si naviga con mari formati di prua o al mascone, la ruota di prua tenderà a perdere il contatto con l’acqua regalandovi fior di botte ai reni, ma anche sollecitazioni problematiche alle strutture dello scafo. Per ovviare a tale evenienza sarà opportuno navigare con flaps “negativi”, cioè abbassati di tanti gradi quanto sarà necessario a far mantenere alla carena un assetto quanto più possibile neutro rispetto alla superficie del mare. Purtroppo spesso agire sul solo power trim dei motori non basterà a far abbassare il “naso” della vostra barca e, se ci mettiamo una cattiva…


L’importanza dell’altezza delle murate su un fisherman

Leggo troppo spesso decantare, su barche che dovrebbero essere concepite per la pesca sportiva, forme di scafo che poco o nulla hanno a che fare con un fisherman, adducendone le ragioni a fattori di sicurezza a bordo. Purtroppo chi non pratica la pesca sportiva con canne e mulinelli, e soprattutto il big game, la tecnica che più di ogni altra può metterci alla prova con prede davvero importanti, non può sapere perché una barca è controindicata per detta pratica, e se costui è il designer della stessa imbarcazione, ecco che è facilissimo trovare murate alte sull’acqua un metro ed anche molto di più. E cavallino piatto come un campo da calcio, con il risultato di avere pozzetto con murate troppo alte e masconi troppo bassi per affrontare il mare formato. Un fisherman ben progettato deve consentire al mate (aiutante angler) e al gaffman (l’addetto alla raffiatura) di toccare con le dita il pelo dell’acqua! Questo è un riferimento essenziale per garantire l’intervento immediato sul pesce non appena questo affiori vicino al giardinetto, al termine del combattimento, per consentire di sferrare il colpo ferale con l’arpione o il raffio. Una murata troppo alta ci costringerà ad utilizzare raffi o guadini molto lunghi, il che non agevola la fluidità delle operazioni a bordo. In primis, perché movimentare aste lunghe quasi due metri in un pozzetto spesso affollato è sicuramente molto scomodo; in secondo luogo, ciò dovrà avvenire necessariamente in momenti di forte concitazione, dunque le collisioni tra aste, canne a riposo, angler, e soprattutto le perdite di secondi preziosi per assicurare la preda a bordo saranno scontate. Dalla parte interna, la murata perfetta fa incontrare il bordo della falchetta, adeguatamente imbottita, a un’altezza tra ginocchio e metà coscia dell’angler, per consentirgli di poter far adeguata leva sul pesce, con l’ausilio delle imbracature e…


TUNA DOOR, questo sconosciuto.

Quante volte vi è capitato di dover salpare un tonno e di essere obbligati a varcare le murate con sforzi sovrumani e movimenti innaturali? Probabilmente mai, ma a me sì… Se siete su questo sito web e state leggendo queste righe, è perché volete acquistare un fisherman americano, e dunque, giocare al “grande gioco”. Potrete farlo, per giunta, al netto degli errori “di gioventù nautica” che normalmente si compiono a caro costo, e che ho compiuto già io per voi… Insidiare un tonno gigante, uno spada, o una grande ricciola può diventare un’esperienza problematica ed addirittura indurre in voi la determinazione di cambiare barca da pesca per i disagi che questa pur eccitante esperienza comporta, se non si è con la barca giusta. Una vera barca per il big game non può non essere dotata di alcuni accorgimenti strutturali che, se non rispettati, saranno un inevitabile intralcio all’attività alieutica. La TUNA DOOR è uno di questi. Si tratta di un varco nello specchio di poppa che consente l’accesso alla plancetta, ma soprattutto di imbarcare la preda senza dover eseguire manovre acrobatiche… ma semplicemente trascinando il pesce già raffiato, sul pagliolo fin dentro il pozzetto. Questa apertura è chiusa da una porta incernierata è molto spesso da una sezione di falchetta abbattibile a libro, per poter consentire all’angler il prosieguo del combattimento con ginocchia sui trincarini, fino alle ultime battute, prima che il pesce arrivi a portata di arpione. Nel caso dei fisherman di dimensioni più contenute troveremo un semplice pannello provvisto di cerniera e chiavistello di fissaggio, mentre sugli express più grandi la soluzione a doppia apertura frontale e superiore. La barca dotata di tuna door è adeguatamente rinforzata lungo i bordi dell’apertura per preservare la rigidità strutturale dello specchio di poppa, dunque un fisherman nato senza tuna door, è preferibile…