59º Salone Nautico di Genova: le aspettative
Come ogni anno, mi riaccingo a visitare il Salone Nautico Internazionale di Genova, giunto quest’anno alla cinquantanovesima edizione. Il Salone Nautico è da sempre il “termometro” dello stato di salute dell’economia italiana. Questa manifestazione, infatti, fino a prima della grande crisi finanziaria del 2008, ha sempre unito pressoché tutte le fasce sociali: quella dei grandi ricchi, di coloro per i quali il maggior introito proviene da proventi della gestione di grandi patrimoni; di quella della medio-alta borghesia, fatta di imprenditori la cui entrata reddituale eminente è rappresentata dal fatturato della propria azienda, spesso nata dopo anni di sacrifici ed impegni di più generazioni familiari; dei piccoli imprenditori autonomi ed anche dei lavoratori dipendenti che, prima dell’avvento dell’euro riuscivano ad accantonare qualche centinaia di migliaia di lire al mese per potersi permettere il gommoncino o la barchetta per pescare sottocosta o fare il bagno con moglie e figlioli. Insomma, un tempo la nautica (ed il Salone Nautico di Genova) era un sogno possibile per molti; oggi il settore è diventato elitario, non v’è dubbio alcuno. Ragion per cui, da questo Salone, mi aspetto una ancor più massiccia presenza di mega yacht, una rafforzata presenza di yacht di medio-grandi dimensioni ed una lacunosa presenza di barche accessibili dai molti. Lacunosa perché la contingente guerra mondiale dei dazi, unita ad un cross EURUSD sfavorevole, potrebbe tenere scontenti molti visitatori, lo scrivente in primis, per la quasi totale assenza di fisherman provenienti da oltreoceano . Le questioni di cui sopra comportano che acquistare un fisherman americano di sei metri oggi può costare una cifra davvero irragionevole e fuori da ogni logica. Nonostante tutto, la passione pulsa ancora nella mia penna e nel mio cuore, e la fame di novità mi porterà tra stand e padiglioni dove da bambino sognavo, e dove da grande ho…









