Barche e sventure: da una banalità ad un disastro mancato.

L’elettronica di navigazione prevedeva 3 monitor master Furuno NavNet interfacciati tramite router.

Ero in traina con famiglia al seguito, in un pomeriggio caldo di luglio. Poco più di cinque metri di fondale, l’uscita era per lo più stata fatta per far prendere la tintarella alle donne di bordo, ma per un pescasportivo filare due lenze in acqua a tempo perso è un attimo.

La brezza di levante di colpo cominciava a ruotare in senso antiorario ed a dare sferzate isolate da nord.

Il mare cominciava a schiumare di creste appena visibili e la barca aumentava il suo beccheggio, al che decidemmo di dar prua verso il porto, recuperando le lenze ed aumentando prudenzialmente l’andatura, anche perché un membro dell’equipaggio era noto per patire il mal di mare.

Di lì a poco, entrambi i motori da 2200 rpm si portarono a 700 rpm, e gli invertitori passarono in folle.

Le manette non rispondevano e la barca cominciava inevitabilmente ad assecondare il moto ondoso, ponendosi al traverso ed avvicinandosi progressivamente verso terra.

Inevitabile lo sbigottimento del momento a bordo, assieme ad un po’ di confusione, mia e di mio padre in primis. 

Non poteva ricondursi il motivo di tale comportamento ad un evento in particolare, giacché non era la prima volta che il Madeira II affrontava una maretta del genere. 

Non potendo rimanere inattivi e dovendo cominciare a ragionare con lucidità, la prima cosa che facemmo fu ancorarci, sebbene il mare cominciasse a formarsi per bene e la prora beccheggiava ritardando la presa salda dell’ancora sul fondo, nonostante l’abbondante calumo.

Una volta che la prua si rivolse a nord, sintomo che l’ancora aveva fatto la testa sul fondo, cominciai a vagliare le varie ipotesi, escludendo una panne idraulica (che avrebbe dovuto essere simultanea, per giunta!): tracce d’olio nella sala macchina non ve n’erano, tutti i relais elettrici ed i magnetotermici della centralina delle manette elettroniche erano correttamente armati, né tantomeno, le stesse presentavano allarmi di sorta. Solo i display dei motori indicavano un codice di errore numerico, che avrei potuto decifrare solo con l’ausilio di un pc a bordo, dato che avevo l’archivio degli errori su chiavetta usb e, casualmente, quel pomeriggio dimenticai il portatile a casa.

Non avevo la più pallida idea di cosa potesse essere successo, ma per lo meno conoscevo la barca dal didentro, perché ne avevo smontato i pannelli interni per montarvi i display con il router di comunicazione. 

Ricordavo che, sopra un cielino della dinette di fronte alla cucina, c’erano i cablaggi che, dalla scatola di comunicazione delle manette, posizionata in sala macchine, giungevano attraverso una serie di connettori a pin, proprio alla parte inferiore dei comandi, connettendovisi.

Mentre mio padre controllava che la prua fosse sempre puntata a nord e che la terra fosse sempre lì, sufficientemente distante, io strappavo i cielini interni e finalmente trovavo il connettore galeotto, mollato ed afflosciato sul bordo del cielino adiacente. 

La banalità del problema poteva diventare una esperienza da ricordare a vita, tra il panico che si sarebbe innescato a bordo ed il più che fondato rischio che, con l’aumentare del moto ondoso, l’ancora avrebbe potuto arare avvicinando la barca pericolosamente ai bassi fondi, e chissà cos’altro.

Da allora in avanti, dopo ogni cinquanta ore di moto, oppure dopo ogni uscita in cui mi ritrovi ad affrontare mare cattivo, controllo tutte le connessioni elettriche fondamentali ed i  serraggi delle fascette critiche (prima di tutto quelle di tenuta di tutti i fluidi di bordo, dall’acqua corrente ai lubrificanti, al combustibile)

Questa esperienza una morale ce l’ha:
per quanto ben costruita possa essere la Tua barca, la cura e poche verifiche periodiche possono essere vitali per Te e per chi ospiti a bordo.

Ma soprattutto, tali verifiche non possono essere delegate a terzi perché nessuno  conosce la Tua barca meglio di te stesso!

“In buona sostanza, dunque, il tempo necessario per conoscere adeguatamente la vostra barca è mediamente di cinque anni. Ritenete di essere sufficientemente pazienti per cinque anni prima di dare forfait o cambiarla per un’altra?” (quinta buona ragione) –
Cit. Le 11 buone ragioni per non comprare una barca

 

Buon mare, con l’augurio di una estate indimenticabile e prudente a bordo della Tua barca.

Benedetto Rutigliano

Autore di Fisherman Americani
Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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