Uniesse Marine 54 Fly: un’italiana dal dna americano

Oggi parlo di una barca di nicchia, costruita da un cantiere, udite udite, italiano, per giunta in un certo senso elitario. Non perché non vi siano sul mercato cantieri che costruiscano barche ancor più lussuose e tecnologiche, ma perché esso è conosciuto maggiormente da quella schiera di diportisti esigenti che non vogliono rinunciare ad un mezzo “marino”, pur nell’estrema cura del dettaglio e delle rifiniture… e che hanno anche la passione per la pesca.

Uniesse Marine è un cantiere dalle radici italiane ma dal cuore a stelle e strisce. Dalla matita di Fred Hudson (lo stesso Hudson che ha disegnato svariati modelli per Hatteras e Bertram) nascevano, a partire dalla fine degli anni ottanta, scafi dall’indole fisherman che non potevo lasciare nel dimenticatoio perché, di fatto, meritano molta considerazione per qualità realizzativa ed attualità dei progetti. Tanto più che oggi il mercato offre diversi esemplari di fisherman Uniesse Marine a prezzi molto, molto appetibili.

L’accesso al fly è agevole, grazie alla scala adeguatamente inclinata e protetta da solidi tientibene.

Dopo mesi di ricerca, in regione e fuori, è accaduto che, durante uno dei miei caffè estivi in quel di Gallipoli scorgessi un bell’esemplare di Uniesse 54 Fly. Dopo aver visitato la barca ed averla “toccata con mano”, ho avuto un dejavu: ho rivissuto quella stessa sensazione di ammirazione per le linee pure, tirate con grazia a filo di bottazzo, che provavo durante le mie primissime visite d’infanzia al Salone Nautico di Genova, quando ero ancora guidato da mio padre, che mi ci portava per mano.

La vista di poppa tradisce chiaramente l’ispirazione “fishing” di questo yacht.

L’Uniesse 54 è, a mio parere, ancora oggi un riferimento di come la classe italiana sia capace -quando ne abbiamo la volontà- di reinterpretare con stile e raffinatezza i dettami di un particolare oggetto, che sia un accessorio d’abbigliamento od una barca. La linea esterna è sobria ed elegante come un abito sartoriale. La finestratura fume’ coronata dalle feritoie brune anch’esse è come un papillon su una camicia bianco candido.

Ampi passavanti consentono di andare da poppa a prua senza aggrapparsi ai tientibene (in condizioni di mare favorevole).

Il pozzetto è amplissimo e sgombro, così come dovrebbe essere a bordo di un vero fisherman. La tuna door è dotata di battente  superiore, per consentire di tenerla aperta ed allo stesso tempo agevolare le ultime manovre all’angler prima di portare la preda a tiro di raffio.

Il design pulito e funzionale avvolge l’intera realizzazione dell’Uniesse 54. Il mobile in controstampata si integra perfettamente alla finestratura poppiera del salone.

L’esemplare da me visionato aveva i pagliolati rivestiti in teak e la plancetta di poppa (estesa a sufficienza per ospitare un tender e la passerella idraulica) rivestita in teak sintetico (FlexiTeak). La dotazione optionale con la quale poteva essere equipaggiata questa barca, al tempo, comprendeva anche una coppia di divergenti a tre crociere, ma questo esemplare fu acquistato  per utilizzo prettamente crocieristico e dunque ne è privo.

L’accesso alla plancetta di poppa beneficia della presenza di una tuna door a doppio battente. In questo caso il calpestio è rivestito in FlexiTeak.

Ecco una VERA tuna door a bordo di uno yacht… con anima da sportfisherman!

Il flybridge, che considero la postazione di guida maggiormente fruibile rispetto a quella interna, è accessibile tramite una scala a pioli adeguatamente inclinata, così da scongiurare cadute accidentali a picco in pozzetto… la plancia è arretrata, come convenzione su un convertible a vocazione “fishing”, per consentire allo skipper di seguire l’azione di pesca ed avere completa visione di ciò che accade in pozzetto.

Dal flybridge si domina l’orizzonte non solo a proravia ma a 360°. Questo fly è progettato da chi, per anni, ha prestato la propria matita a coatruttori di sportfishing yachts come Hatteras e Bertram.

La zona prodiera del fly è occupata da un ampio divano frontemarcia, protetto da una palpebra rovescia di tipo “Venturi”, che funge da deflettore d’aria durante la navigazione a velocità di crociera.

I passavanti , come già detto, sono più che sicuri, essendo larghi circa 40cm e ricoperti da un pregiato ed efficace antisdrucciolo diamantato in controstampata.

Il cavallino rovescio presenta il taglio netto della linea di coperta a partire dal punto in cui la sovrastruttura del quadrato si eleva, da poppa, fino a culminare ad estrema prua con un’inclinazione quasi neutra. La lunga delfiniera ospita l’incavo per ancora e catena, nonché i comandi replicati del verricello, azionabile anche dalle due plance di guida.

La coperta di prua è piana ed ospita una superficie di tutto rispetto per ospitare quattro, cinque persone per la tintarella, confortate da un set di cuscini su misura che lasciano spazio, tuttavia, per illuminare il sottocoperta attraverso cinque passi d’uomo “reali”.

Da notare la moderata altezza dell’opera morta sull’acqua -che dona slancio e pulizia estetica- nonostante la lunghezza f.t. di questo yacht tocchino i 18 metri tondi, a totale beneficio della tenuta di mare e della poca sensibilità al rollio con mare al traverso.

Internamente si nota il tocco italiano, per gusto degli arredi e ripartizione degli spazi.

Nel bene e nel male, e scopriremo presto il perché!

Accedendo dal pozzetto al quadrato, di tipo open space, sulla sinistra una credenza a tutta altezza offre stipi chiusi nella parte inferiore e ripiani di appoggio aperti a nido d’ape su quella superiore; sul lato opposto un grande divano a L servito da tavolo da convivio ospita comodamente fino ad otto persone; proseguendo verso prua, e a dritta scendendo due gradini è ubicata la cucina ad L, completa di tutti gli elettrodomestici indispensabile, nonché adeguatamente illuminata ed arieggiata dall’ampia finestratura fumé ad occhio, che si staglia elegantemente nella linea laterale della tuga.

Salone ampio e ben illuminato grazie alle finestrature laterali ed al parabrezza, qui obbligatorio per via della presenza della guida interna.

Sul lato di babordo, invece, trova collocazione la postazione di guida interna, sopraelevata su di un gradino per favorire la visibilità allo skipper. Risulta ovvio, tuttavia, che si domini la navigazione in modo ottimale molto più dal fly, soprattutto con mare formato. L’area del salone risulta molto ben illuminata dalle finestrature laterali e dal grande parabrezza frontale, che lo avvolgono completamente se consideriamo anche la vetrata di poppa.

Gli stivaggi sono disegnati appositamente per non rubare luce al quadrato.

Sottocoperta tre gradini conducono al corridoio della zona notte. Ad ambo i lati sono collocate due cabine doppie con letti singoli in piano speculari, una delle quali servita da un locale toilette con accesso privato. Lo stesso bagno è dotato di secondo accesso dal corridoio, per servire l’altra cabina doppia. Ad estrema prua, invece, la cabina armatoriale con letto matrimoniale ad isola, dotata di un proprio servizio en-suite. Di seguito una breve carrellata di foto della zona notte:

La cabina armatoriale è ampia e gode di locale toilette privato, con doccia separata; questa risulta ben illuminata ed areata grazie all’oblò dedicato -vd sotto-.

 

Le due cabine ospiti, speculari, sono dotate di letti singoli “non striminziti” e ciascuna è servita da un locale toilette. Una delle due cabine gode anche dell’accesso en-suite al servizio.

Da notare che entrambi i bagni sono provvisti di locali doccia separati e sono dotati di oblò apribile, passo d’uomo ed aria condizionata.

Ritornando verso il salone, sollevando la scala di risalita si accede alla cabina destinata al marinaio, dotata di proprio servizio. Questa è adiacente alla sala macchine, per consentire il pronto intervento in caso di panne o di controlli di routine.

Qui occorre, però, spezzare una lancia in difesa del personale di bordo che, sebbene in questo caso non sia nella peggiore delle situazioni possibili, tuttavia spesso viene “segregato” in loculi claustrofobici senza altezza d’uomo.

 

L’Uniesse 54 non è una barca che obbliga all’imbarco del marinaio ma, ove per comodità si propendesse per tale scelta, una cabina all’uopo è stata ricavata a proravia della sala macchine; questa è dotata, altresì, di un proprio servizio. In fondo è visibile la porta tagliafuoco che da accesso alla sala macchine.

Occorre tenere presente che il personale operatore è la parte dell’equipaggio che più di chiunque altro dovrebbe riposare correttamente per essere efficiente. Quindi, in tutti quei casi in cui a bordo di una barca non vi sia spazio sufficiente per offrire un giaciglio decoroso al marinaio, a mio parere sarebbe meglio evitare di nascondere queste cucce nelle intercapedini dello scafo!

Finita questa mini-paternale sacrosanta, passiamo alla parte propulsiva, anche perché, come già detto, la sala macchine è adiacente alla cabina del marinaio e gode, altresì, di un accesso diretto anche dal lato sottocoperta.

Questo accesso è sicuramente più agevole rispetto a quello principale, celato da uno degli sportelli del mobile di preparazione delle esche ricavato in stampata ed asservito al pozzetto. Sollevando la scala in legno che conduce alla zona notte, infatti, si percorre un corridoio sufficientemente ampio sebbene non ad altezza d’uomo; una volta superata, a dritta la cabina del marinaio, troviamo a sinistra il pannello delle connessioni dell’impianto elettrico a bassa tensione, a sinistra i gruppi batteria con gli staccabatteria: l’ambiente è arioso e consente comodamente lo stivaggio di attrezzature, ricambi ed altro equipaggiamento accessorio; proseguendo verso poppa troviamo una porta tagliafuoco, varcata la quale, badando a non inciampare alla paratia antiallagamento, si ha accesso alla sala macchine. Questa offre spazio più che adeguato per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria attorno ai grandi Detroit Diesel da 12.1L di cilindrata, dalla potenza unitaria di 735cv. Anche qui c’è un’altezza di poco meno di 1.5m, non comodissima ma molto più agibile rispetto a tante concorrenti di pari stazza.

La ripida scaletta di discesa nella sala macchine.

Il corridoio tra i due propulsori termina a ridosso della scala di discesa nella zona notte. Si intravede, in fondo a sinistra, la cabina del marinaio rappresentata già in foto prima.

Un accesso superiore è previsto rimuovendo parte del calpestio del salone, per agevolare lo smontaggio di parti ingombranti dei propulsori.

Insomma, la progettazione degli apparati meccanici dell’ Uniesse 54 Fly non manca di esperienza e di senso del rispetto nei confronti dei tecnici che, altrimenti, si troverebbero ad effettuare contorsioni per raggiungere talune parti dei motori.

La qualità di un progetto equilibrato e ben concepito è visibile a distanza a primo colpo d’occhio; e resta, peraltro, anche dopo 29 anni dal suo primo lancio.

Motori con i quali questa barca ben piazzata naviga in souplesse dai 18 ai 20 nodi di crociera continuativa, con velocità di punta di 24 nodi.

Una barca ben disegnata, egregiamente progettata e realizzata con materiali di qualità indiscutibile.

L’Uniesse 54 Fly è, a mio parere, la barca ideale per la famiglia che ami passare le proprie vacanze in crociera in completa autonomia (questa barca è conducibile in prima persona con solo un minimo di pratica in manovra) e per l’armatore che non voglia perdersi quel mesetto scarso all’anno in cui tentare la sorte in traina d’altura.

Il tutto, a prezzi di acquisto davvero conocorrenziali per ciò che si porterà a casa.

W Uniesse e W il made in Italy fatto bene!

Per maggiori informazioni su questo Uniesse 54 scrivere a info@fishermanamericani.com

Buon mare ed a presto,

Benedetto Rutigliano

Autore di Fisherman Americani
Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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