Pesca a traina veloce : come utilizzate i motori della vostra barca ?

Le economie di bordo, unite a congetture più o meno razionali sull’usura dei propulsori, ci portano a far nostre, quando siamo in pesca, abitudini che hanno pro e contro. Per molti di noi è d’uso alternare il funzionamento dei motori, ad esempio mezzora per ognuno (ovviamente nel caso la barca non sia monomotore). Viceversa, molti altri hanno l’abitudine di utilizzarli entrambi. Vediamo i pro ed i contro di ciascuna di queste pratiche. I PRO che favoriscono i primi sono, di solito: il dimezzamento delle ore di moto (usandoli alternativamente si abbatte della metà il numero di ore di moto accumulate su ciascuna macchina; la riduzione dei consumi di carburante; maggior comfort acustico a bordo; temperatura media della sala macchine leggermente più bassa rispetto al caso di utilizzo simultaneo di entrambi i propulsori. I PRO che favoriscono i secondi, invece, sono: manovrabilità ampiamente facilitata, soprattutto in caso di necessità di virate repentine in fase di combattimento; allineamento certo delle ore di moto su entrambi i propulsori; ricarica piena di tutte le bancate di batterie (nel caso vi sia un motore “master”, cioè uno solo deputato alla ricarica delle batterie); meno stress per le batterie stesse in quanto non vi saranno accendi/spegni scanditi ad ogni cambio di propulsore; meno stress per i motori stessi: soprattutto se l’intervallo di alternanza è lungo, bisogna considerare che l’accensione è un momento critico per qualsiasi motore endotermico, in quanto per i primissimi secondi esso girerà “a secco”. E’ empiricamente provato, infatti, che gran parte dell’usura meccanica dei gruppi termici (sia terrestri che marini) è imputabile alla somma di questi mini-stress da accensione, in anni ed anni di avviamenti. I CONTRO di ciascuna delle due abitudini sono ricavabili ribaltando ed incrociando i PRO dell’altra… Ad esempio, è ovvio che, nel caso di utilizzo di entrambi i motori…


DIVERGENTI: STILE, E NON SOLO

A qualsiasi pescasportivo capita, prima o poi, di incantarsi nel vedere svettare su grandi fisherman convertible alte tuna tower con annessi tutti gli armamenti, ivi inclusi lunghi outriggers, per il big game ai grandi pelagici. Quando si pratica la traina d’altura, è preferibile filare quante più lenze possibile, per creare l’effetto “branco” in scia, ma soprattutto per massimizzare le possibilità di incontrare l’ambita preda… Solitamente su fisherman dai 19 ai 24 piedi non è possibile disporre più di 5-6 canne in pesca senza correre il rischio di matasse inestricabili, a meno di non usare gli outriggers, o divergenti. Questi “pali” hanno la funzione di divaricare le lenze delle canne più esterne per dare spazio ad ulteriori canne da filare a distanza intermedia. Ma non solo: tenendo le lenze sostenute dall’alto, sarà possibile indurre un movimento maggiormente adescante a esche di superficie come i kona o i bubble jet. Infatti i divergenti risultano particolarmente idonei, se non addirittura indispensabili per la traina ai grandi rostrati come le aguglie imperiali o i pesci spada. In base alle dimensioni della nostra barca da pesca, sceglieremo i divergenti per tipo e lunghezza. Di solito sulle barche fino ai 21-23 piedi si opterà per i gunwale mount (montaggio a falchetta) o i t-top mount, ove il “tettuccio” sia presente. I primi sono i più economici e si presentano come un kit costituito da pali generalmente fissi se in alluminio, o telescopici se in carbonio, e portadivergenti che di fatto sono dei portacanne ad incasso in falchetta ma con sezione e inclinazione adatta ad ospitare il “pole”, nei cui passanti passerà il cordino che, a mo’ di alzabandiera, sposterà su e giù la pinza di sgancio attraverso la quale far passare la lenza della canna che si vorrà divaricare. L’allargamento delle lenza agganciata alla pinza sarà…


Se il pesce non mangia, mangiamo noi: il grill da barca

PREMESSA: QUESTA E’ UNA CONCESSIONE DOMENICALE. SO CHE NON SIETE ABITUATI A VEDERE SALSICCE E SPIEDINI COME IMMAGINI DI COPERTINA DEI MIEI ARTICOLI, MA L’ESTATE SI AVVICINA E QUALCHE VARIAZIONE SUL TEMA ME LA CONCEDO! 🙂 ————– Non mi ha mai affascinato l’idea di avere una piastra incandescente a bordo, ma vedo che oltreoceano il barbecue in barca è una usanza ormai consueta e tradizionale tanto quanto il tacchino nel giorno del Ringraziamento, ragion per cui mi sono dilettato nel vedere cosa il mercato offra a riguardo, scartando i prodotti di qualità discutibile. Proprio mentre osservavo un video della prova di un fisherman, mi sono imbattuto in una scena in cui si grigliava bellamente con un prodotto a mio parere molto ben fatto, assolutamente non economico ma, si sa, la barca è un capriccio, il Mare usura tutto ciò che ha a portata di mano e, se lesiniamo su ciò che dovrebbe allietare il sempre più prezioso tempo libero che la vita frenetica di oggigiorno ci permette, beh… è meglio darsi a più ameni e meno esosi passatempi. Dunque, il prodotto che ha attratto la mia attenzione è costruito dalla Magma Marine, e trattasi del modello Adventurer Area Grill : Questo grill/barbecue è costruito interamente in acciaio inox 316L per cui non teme salsedine né ossidazioni di sorta, ed è disponibile sia nella versione a gas (in foto) sia in quella elettrica, più indicata qualora abbiate a bordo un generatore di corrente che vi garantisca di poter rimettere in moto una volta finito il banchetto… Il link della versione elettrica è QUESTO. Il link della versione a gas è invece QUESTO. Qualora vogliate sfruttare i vostri portacanne ad incasso per posizionare e rendere facilmente rimovibile il barbecue, dovrete dotarvi dell’adattatore per portacanna opzionale, che trovate CLICCANDO QUI.   Buona grigliata a…


Bertram Yachts : il ritorno di una icona dei fisherman americani.

Nell’immaginario collettivo il fisherman perfetto ha il pozzetto basso sull’acqua, il cavallino accentuato che solleva gradualmente, sulla linea di galleggiamento, i trincarini da poppa a prua, conferendogli slancio e funzionale bellezza. Ma ci sono cantieri che hanno interpretato e solcato la tradizione nautica delle barche da pesca con stilemi inconfondibili, sopra e sotto la linea di galleggiamento. Non a caso, tale cantiere, al quale questo articolo è dedicato, occupa spazio in diversi capitoli del mio libro Fisherman Americani, poiché è stato per me tra i primi nomi che, sin da bambino, mi ha appassionato al mondo delle barche americane da pesca. Uno di questi è Bertram Yachts che, grazie alla matita ed all’intuito di Richard Bertram per le sue linee d’acqua, è stato il cantiere pioniere della “pocket” convertible sportfishing boat, a partire dal momento in cui lanciò il suo primo 31 Moppie. Una barca con guida sopraelevata e fortemente caratterizzata rispetto alla nautica convenzionale dell’epoca, per ragioni pratiche inerenti l’uso in pesca. In primis, consentire allo skipper di avere esatta cognizione di dove condurre la prua nell’oceano aperto; in secondo luogo, ma non per importanza, per avere, dal timone, una panoramica chiara di ciò che avvenisse in pozzetto durante il combattimento, in modo da poter assecondare angler e prede, evitando la stuccatura accidentale delle lenze e consentendo di portare a buon fine la cattura. La storia dei cantieri nati per passione, come spesso accade, è costellata da alti e bassi, e così è stato anche per Bertram. Senza attraversare tutte le vicissitudini societarie che si sono avvicendate negli anni, mi focalizzerò sulla più recente ribalta del cantiere, cronologicamente individuabile nell’acquisizione del marchio da parte dell’italianissimo Gruppo Gavio. Grazie a questa ventata di energie fresche ed appassionate, il cantiere è tornato sul mercato con tre modelli, indissolubilmente legati alle linee guida…


Fisherman dimenticati: Seacraft e la carena a deadrise variabile

Ci sono barche che rimangono nella storia sottaciuta della nautica, che meriterebbero di essere raccontate e non solo bisbigliate. Perché si tratta di barche che, ancora oggi, avrebbero molto da insegnare a tanti natanti fatti con lo stampino, smussando gli angoli, a tutte quelle barche e barchette avendo a mente l’effetto scenico da un lato, l’economia di produzione dall’altro. Questo articolo è dedicato ad uno di quei nomi che mi hanno appassionato sin da bambino alla nautica da pesca sportiva d’oltreoceano, che mi hanno portato ad abbonarmi alle riviste di barche da pesca americane e che mi hanno spinto a scrivere i miei libri, primo fra tutti Fisherman Americani. Seacraft Boats nasceva nei primi anni ’60 per opera e genio di Carl Moesly, inventore della carena che l’ha resa famosa. La carena Seacraft, denominata V.D.H. (Variable Deadrise Hull) si può concettualmente intendere come tre scafi impilati uno nell’altro, dei quali il più esterno è quello con diedri più ampi, il più interno, quello con la V più accentuata. Ne risultano una coppia di step longitudinali incassati per lato il che crea, all’aumentare della velocità, cuscini di aria che sollevano la carena e ne riducono fortemente l’attrito con l’acqua. I vantaggi sono: Angoli di entrata e di uscita importanti, (nell’ordine dei 70° a prua e da 20° a 24° a poppa, in base ai modelli) Consumi sensibilmente più bassi rispetto a carene a V profonda con analogo angolo di deadrise poppiero. Ma le peculiarità non si fermano solo sul piano progettuale della carena. Tutto ciò che serve ad un pescasportivo c’è a bordo di un Seacraft. Una barca che è anche un pezzo di storia del fisherman americano. . Seacraft è famosa per la 100% handlaid construction: scafo e coperta sono entrambi costruiti in laminato pieno di vetroresina biassiale stratificata a mano,…


Come riconoscere se il motore della barca soffre ?

In questo breve articolo intendo dare alcuni suggerimenti su come promuovere la salute del vostro propulsore. Spesso le barche vengono fornite con motori ed eliche artatamente scelti per mostrare e dimostrare all’acquirente performance velocistiche quasi inaspettate in rapporto alla potenza in gioco. Ancor più spesso tali prestazioni sono praticamente fruibili solo con mare piatto, barca scarica e carena pulita a specchio… (rif. Fisherman Americani) Non appena gli effetti della stagione diportistica fanno capolino su carena ed elica, qualche carico in più si rende necessario per evitare esodi con quintali di attrezzatura al seguito ogni volta che si voglia prendere il largo, ecco che le prestazioni si MORTIFICANO INESORABILMENTE, e non se ne capisce il motivo. Il problema è soprattutto delle barche acquistate con motorizzazioni di accesso, quindi con potenze al limite dell’indispensabile ove il venditore, per dimostrarvi con non vi fosse alcun sospetto di sottomotorizzazione, vi aveva fatto provare la barca con 15 litri di carburante imbarcato, carena senza antivegetativa ed un’elica con passo abbondante, in modo tale da farvi illudere che i fatidici 30 nodi fossero alla portata. Il pericolo di arrecare danno ad un motore accoppiato ad un’elica sovradimensionata o comunque inadeguata risiede nell’ INDICE DI CARICO al quale il motore stesso sarà costretto ad operare continuativamente. L’indice di carico, in soldoni, rappresenta lo sforzo che il motore esercita durante il suo lavoro.  Un’elica con passo eccessivo farà sforzare il motore soffocandone la ripresa del regime di rotazione in tempi ragionevoli, costringendovi ad intervenire maggiormente con i flaps e con il trim per agevolare l’entrata in planata. Un’elica siffatta molto probabilmente impedirà al motore di raggiungere il regime massimo nominale, il che è indice di grave sofferenza dello stesso. E’, piuttosto, preferibile che il motore riesca a raggiungere 50-100 giri/min più del massimo nominale, che il contrario! Inoltre,…


Baby center console cercasi? Ecco il Wellcraft 182 Fisherman

Siamo da un po’ di tempo abituati ad un mercato che “pompa” sempre più in alto, mostrandoci ad ogni esposizione fieristica nuovi e sempre più grandi center console con motorizzazioni fuoribordo multiple. Wellcraft va controcorrente con il 182 Fisherman, un center console di 5,5 metri, ma con numeri da far invidia a barche di un metro più lunghe. A cominciare dal baglio massimo di 2,44m, che porta il rapporto lunghezza/larghezza al ragguardevole valore di 2.25: praticamente una piattaforma stabilissima se consideriamo che stiamo parlando pur sempre di un diciotto piedi! Come se non bastasse, in console c’è anche spazio per un (angusto) vano con WC marino, per ogni evenienza… Inoltre, l’angolo di deadrise poppiera è di 19°, un valore di tutto rispetto e che risulta pressoché introvabile nelle concorrenti di attuale costruzione. Ciò garantisce una ottima penetrazione nell’onda di questa carena a V variabile, stabilità e direzionalità… e d’altro canto è motorizzabile con potenze che a prima vista possono sembrare un tantino esagerate per una “barchetta” del genere. Si parte, comunque, da una potenza standard di 90cv. Tuttavia, basta analizzare i dati di prova per comprendere come i consumi siano perfettamente allineati a barche di pari dimensioni ma meno esigenti di “cavalleria”. Questo perché il motore ha sempre una riserva di potenza e si concede regimi e carichi di lavoro contenuti anche a velocità di crociera veloce (la velocità di crociera economica si attesta a poco più di 23 nodi con il motore che ruota ad appena 4000 rpm) Altro dato di assoluto rilievo è la portata (fino ad otto persone), rara in barche di medesima fascia e dovuto anche alle sovrabbondanti riserve di galleggiamento ricavate sotto il piano di calpestio da prua a poppa, con schiumatura in poliuretano espanso a cellula chiusa. Il metodo di costruzione garantisce doti di…


Qual è il tipo di propulsione più sicuro a bordo di una barca?

N.B.: IN QUESTO ARTICOLO NON PARLERÒ DI ATTITUDINI PER LA PESCA SPORTIVA DI QUESTA O QUELLA BARCA, MA SOLO DI SICUREZZA. ——————————————————————————————– Il mondo nautico è colmo di pregiudizi, esperienze, delle quali molte dirette ma ancor di più raccontate, tramandate di circolo in circolo, di porto in porto. Il sentito dire spesso genera paure ed ingiustificate convinzioni. In conseguenza di ciò spesso si acquistano barche non perfettamente adatte alle proprie esigenze, solo perché il campo di scelta è fortemente limitato da tali congetture e pregiudizi. E’ il caso della diatriba EFB-FB-EB e sulla pericolosità di una piuttosto che di altre, relativamente al fattore “affondamento”. Nella mia esperienza di diportista e di appassionato, se dovessi stilare una statistica di barche affondate o gravemente compromesse per rottura della trasmissione, beh.. non saprei che pesci prendere! La vita reale, almeno per quanto a me noto, è davvero frammentata tra le tre trasmissioni, senza che una prevalga sull’altra! Mi è capitato di sentire di barche affondate per rottura di campane dei piedi poppieri, tanto quanto di barche arrivate al pontile con l’acqua al trincarino per rottura od eccessiva usura delle baderne della linea d’asse, od ancora per cedimento strutturale dello specchio di poppa e perdita del motore fuoribordo. Sappiamo tutti che l’opinione comune boccia l’EFB perché presumibilmente colpevole di affondamenti di barche più di ogni altro tipo di propulsione/trasmissione, ma la verità è che il vero colpevole resta sempre e comunque il diportista negligente. Le moderne cuffie per piede poppiero hanno una durata nominale di cinque anni, e considerando che tali diciture sono sempre sottostimate rispetto alla reale resistenza al salino ed agli agenti marini delle componenti sopraccitate, significa che il rimando della sostituzione di una o due stagioni ulteriori, sebbene MAI CONSIGLIABILE, è ben tollerato dalle guarnizioni e cuffie di moderna concezione. Ciò…


Come far durare un fisherman nel tempo

Per mare gioie e dolori, navigazioni di piacere ed avarie sono connubi inscindibili ai quali, se il tempo e la passione non ci rendono resistenti e resilienti, reagiremo VENDENDO LA BARCA, in preda ad un senso di frustrazione e di fallimento. Se poi per mare pretendiamo di andarci anche quando le condimeteo non sono ottimali (e cioè molto spesso, se amiamo praticare talune discipline di pesca sportiva…), sarà bene che ci facciamo il callo quanto prima possibile, al fine di non mollare barca, canne e mulinelli a favore di più tranquilli (ed economici) hobbies. L’attuale tendenza ad infarcire le nostre barche di ogni sorta di comodità va contro la qualità del nostro prezioso tempo libero. In tal senso, l’unica soluzione per evitare quanto più possibile noie è avere a bordo impianti ben costruiti ed accessori costruiti con materiali di qualità elevatissima. La difficoltà oggettiva, per il costruttore, di mantenere elevatissima la qualità di ogni singolo elemento che compone le proprie barche, è nel mantenere il prezzo al pubblico della stessa entro livelli “umani”, che non la pongano decisamente fuori mercato. E siccome non possono essere tutti costruttori one-off o artigianali… dovrà pur esserci qualcuno di essi che costruisca barche accessibili ad una fascia ampia di diportisti. Ecco che viene in soccorso la virtù dell’ ESSENZIALITÀ: il saper scegliere ciò che davvero a bordo è utile da ciò che è superfluo. DOVREMMO, in poche parole, ESSERE IN GRADO DI RINUNCIARE AL FUTILE, ALMENO A BORDO! Se sapessimo dire al venditore della nostra prossima barca nuova “grazie, ma la ordino senza questo o quest’altro”, probabilmente avremmo un mezzo: – più affidabile; – più facile da mantenere; – suscettibile di molti meno grattacapi; – che non presti il fianco al futuro acquirente di potersi appigliare a piccole riparazioni da effettuarsi, perché la semplicità…


Barche usate: le parti esterne più soggette ad usura

Il mare non teme neppure la migliore delle realizzazioni nautiche, lo sappiamo. Il sole, il vento, gli sbalzi termici ed il salino lavorano senza sosta su ogni elemento esposto delle nostre barche, affinché le prime “rughe” comincino a manifestarsi già dopo qualche mese di sosta al pontile, persino su quelle nuove. (da un paragrafo de “Le 11 Buone Ragioni per NON Comprare una Barca”) INTERVENTI DEL TIPO CHE ELENCHERÒ QUI DI SEGUITO SONO GENERALMENTE DA RITENERSI INDICE DI RIGORE E CURA DEL VENDITORE, MA A VOLTE QUESTI SONO MERI ESPEDIENTI DI “TRUCCO E PARRUCCO” CHE NASCONDONO BEN ALTRO! Mi soffermerò su dettagli che più facilmente possono tradire l’età di una barca, poiché questi sono anche i dettagli in base ai quali si comprende la cura che il proprietario ha prestato nella manutenzione della propria barca, ma anche quelli su cui spesso taluni venditori “furbetti” intervengono per far trapelare una generale meticolosità manutentiva della stessa, magari sperando che l’interessato non approfondisca ulteriormente l’indagine pre-acquisto con il rischio che scopra beghe ben più perniciose. Tali parti di facile usura e di altrettanto facile intervento sono: • Plexiglass o policarbonato di parabrezza e palpebre in plancia; • Portabicchieri, altoparlanti ed altri accessori plastici esterni; • Linea di galleggiamento. • Lucidatura gelcoat. Basta intervenire su questi punti per dare un aspetto totalmente differente alla barca. È facile imbellettare una barca dalla salute precaria per renderla appetibile e distrarre l’attenzione dell’acquirente da problemi per più importanti e questi sono dettagli che, con poca spesa, possono essere ripristinati per riuscire nell’intento. Altri dettagli di intervento meno economico di quelli sopracitati, ma sui quali alcuni venditori particolarmente motivati a disfarsi di una barca problematica intervengono sono: • Ombrinali di scarico; • Guarnizioni profilo parabrezza e verniciatura a polvere, ove presente, delle ferramente di coperta; • Bottazzo; •…