Articles by Benedetto Rutigliano

Carburante sporco e lunghe soste: come evitare danni ai motori?

Pur mettendoci tutta la buona volontà e la costanza nell’utilizzo della nostra barca, l’inverno spesso ci costringe a soste forzate all’ormeggio, protratte per settimane. Gli sbalzi termici sono i nemici dei sistemi di alimentazione, in primis dei serbatoi. L’escursione termica dalla notte al giorno può, infatti, generare condensa all’interno dei serbatoi, soprattutto se non pieni.   E’ buona norma, infatti, lasciarli sempre con almeno 3/4 di pieno o più, se si prevede di non usare la barca per lungo tempo. Le barche a gasolio sono particolarmente vulnerabili da questo punto di vista poiché gli ugelli super-fini degli iniettori dei moderni motori diesel common rail sono molto sensibili a depositi calcarei, morchia ed acqua. Ci sono soluzioni che risolvono il problema a monte, però. 1) A partire dai più tradizionali prefiltri separatori di tipo Racor a cartuccia. Sfruttando il differente peso specifico dell’acqua rispetto a quello del gasolio, l’acqua verrà raccolta sul fondo di appositi “bicchieri” in vetro trasparente. Al di sotto del bicchiere vi è un ugello di drenaggio dell’acqua separata dai prefiltri, che quindi periodicamente andrà aperto per verificarne la presenza.La trasparenza serve proprio ad evidenziare la presenza di acqua o di sporco, indice del fatto che i serbatoi potrebbero essere contaminati da morchia od alghe. Ebbene sì, nel gasolio proliferano addirittura piante! 2) Per evitarlo, sarà opportuno e necessario immettere nei serbatoi additivi specifici battericidi che impediscano, quindi, la proliferazione di alghe o altre forme vegetative che possano intasare filtri ed impianti di alimentazione dei motori.Eccone un esempio di comprovata efficacia, che riduce la fumosità dei motori grazie all’effetto epurante sul gasolio: CLICCA QUI. 3) Per di più, a monte dei pre-filtri di tipo Racor già citati possono essere installati dei gruppi centrifughi magnetici di comprovata efficacia (li ho montati e testati con successo sulle mie barche diesel)…


MADEIRA: storia di un Grady White sfortunato

Questo articolo è scritto senza giochi di colore, quasi per rispetto verso le sorti del “soggetto” di questa storia. Il materiale fotografico è di qualità precaria poiché ottenuto con le prime fotocamere digitali in commercio, dalla risoluzione risibile rispetto agli standard attuali. Ma stiamo pur parlando di “storia”! La ricerca costante di argomenti tecnici da affrontare in modo oggettivo ed esaustivo, mi costringe spesso alla condizione di “rifiatare” un po’, dedicando la mia attenzione a temi (o a barche) nei quali posso concedermi di essere leggermente più “autobiografico” e sentimentale del solito. Nella vita di un diportista pescasportivo, determinate barche rimangono nel cuore per svariati motivi. Il mio amore “irrisolto” è stato un vecchio Grady White 257 Trophy Pro, comprato per 27,5 milioni di lire da un signore in pensione che, per problemi di salute, non ebbe più modo di usarla per anni. La barca era in condizioni tanto pietose da non poter navigare, per le incrostazioni in carena e sulle eliche. Giaceva all’ormeggio di un pontile di Foce Varano, chissà da quanti anni ferma. Quando andai con mio padre a vederla fu subito amore. Le linee tradivano una gran voglia di prendere il largo- dopo una sana e profonda toelettatura, s’intende- le finestrature trapezoidali definivano tratti decisi e scolpiti, le falchette erano larghe e marmoree nonostante anni di sole e sale. I due vecchi OMC da 205cv partivano al primo colpo, e questo era già un buon punto di partenza. Quella barca ci chiedeva aiuto e nuova gloria ed in qualche modo la reverenziale suggestione di un vecchio campione un po’ acciaccato e dimenticato si fece strada in noi. In quel pozzetto sgombro e incorniciato da quelle modanature di teak screpolato dagli elementi vedevo imbarcare le mie prime alalunghe, magari una bella aguglia imperiale, e tanti dentici. Doveva essere lei….


Ricambi introvabili e come cercarli

Se possedete una barca di diversi anni or sono, probabilmente vi sarà capitato di avere la necessità di sostituire ricambi o particolari che sembra impossibile reperire sul mercato. Le alternative sono tre: Riprodurli su campione; Sostituirli con pezzi che svolgano le stesse funzioni, modificando la sede di montaggio degli stessi a bordo; Affidarsi a chi ha esperienza in questo. Ma la prima opzione è percorribile solo se: il campione è integro e/o in condizioni di essere smontato dalla barca senza andare in frantumi; Il costo di produzione non esuberi il costo di rimpiazzo con un pezzo compatibile, apportando le opportune modifiche alla barca. Ovviamente, l’opzione di sostituzione con un pezzo non originale è l’ultima da percorrere, per ovvie ragioni di rispetto dell’originalità della barca stessa. Per esempio, l’ultimo cliente che ho aiutato necessitava di una particolare guarnizione del parabrezza della sua barca americana, componente non reperibile fra i cataloghi degli shop nautici di tutta Europa. Si è rivolto a me perché potessi rintracciare, attraverso una ricostruzione a ritroso, il produttore originario di quel particolare profilo di gomma. Pur trattandosi di una semplice guarnizione, è necessario che questa sia dello stesso identico profilo di quella vecchia, per avere la giusta tenuta e per non causare intrusione di acqua nei profili. Interpellando la casa madre, entrando negli archivi di produzione dell’esemplare specifico e scartabellando le varie commesse di componenti all’epoca acquistate per costruirla, sono riuscito a risalire ad un’azienda di estrusione semi-artigianale del North Carolina che produceva tale guarnizione. Siccome il lavoro investigativo non poteva essere così semplice… ho poi scoperto che questa guarnizione è stata dismessa dalla produzione da circa un decennio! Il motivo è che i parabrezza attuali di questo cantiere sono carenati esternamente, escludendo la necessità di copri-feritoie, che oggi sono incapsulate! Dunque, per riavviare una produzione su richiesta…


Mare mosso? Fa nulla, tanto ho il fisherman americano…

L’appeal che suscita su di noi l’idea di avere una barca fatta per l’oceano può a volte farci compiere scelte azzardate. Esporsi alla gratuita balìa del mare mosso intenzionalmente, facendo affidamento sulla propria barca, è sempre una scelta deprecabile perché anche lo scafo più solido mai costruito, prima o poi, vi consegnerà il conto delle vostre scelte. Una barca solida può certamente aiutarvi a rientrare in porto sani e salvi, ma affrontare deliberatamente situazioni avverse non è immune da conseguenze su qualsiasi scafo. Anche su una barca ben costruita andranno periodicamente controllati: Il corretto serraggio dei supporti motore, se motorizzata entrobordo; i bulloni di serraggio allo specchio di poppa, se fuoribordo; La tenuta delle fascettature delle tubazioni di drenaggio di liquidi fuoribordo sotto e sopra la linea di galleggiamento; I collegamenti alla strumentazione di ausilio alla navigazione nel retro plancia; Il serraggio delle colonnine dei cablaggi nei pannelli elettrici principali e quelli dei gruppi batterie; Il corretto ancoraggio dei carichi sospesi (per es. zattere o atolli posizionati sull’hard top, antenne radar e fari supplementari) Tutti gli elementi non strutturali, che siano previamente assemblati allo scafo, possono parimenti cedere alle vibrazioni ed alle forti sollecitazioni che una imbarcazione, nel corso della sua vita operativa, è chiamata a sopportare. E questo può avvenire anche se l’assemblaggio delle varie componenti è stato effettuato seguendo le procedure più rigorose, utilizzando i materiali più adatti. A me stesso è capitato di dover serrare supporti motore di barche blasonate con soli pochi mesi di vita. La barca è viva (cit. Le 11 buone ragioni): essa è il risultato della passione ed esperienza di chi la produce e della dedizione di chi la cura. Venendo meno anche uno solo di questi elementi, essa non potrà che costituire pericolo per voi e per il vostro equipaggio. Sceglietevi la giornata…


Nuovo articolo su Pesca in Mare di Novembre: Leggilo qui!

Cari Pescasportivi, Sono lieto di invitarvi a leggere il mio nuovo articolo sul numero di Novembre 2018 della rivista Pesca in Mare, con la quale collaboro. Questo mese affronto il nodo della trasmissione FUORIBORDO. Leggi l’articolo CLICCANDO QUI. Motorizzazione da almeno un decennio vista con favore e spesso preferita nel nostro ambiente di indomiti pescatori, questo genere di trasmissione offre vantaggi e svantaggi, analizzati con ottica oggettiva in modo tale da permettere al lettore di trarre autonome conclusioni, libere dal comune pensare che, ultimamente, la vede come soluzione a tutti i “mali” nautici. Vi auguro, quindi, buona lettura e vi aspetto con commenti all’articolo qui sotto o, se preferite, sulla nostra pagina Facebook! Non dimenticare di leggere il Libro Fisherman Americani, nel quale questo ed altri argomenti sono racchiusi in un testo interamente dedicato alle barche per la pesca sportiva! NB.:Da oggi e fino al 25 Dicembre è disponibile anche nel Christmas Pack! (LEGGI QUI) A presto e buona lettura, Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare


Perché molti fisherman sono spesso privi di accessori che daremmo per scontati su qualsiasi altra barca da diporto?

Stavolta cerco di spiegare in forma di domanda e risposta l’assenza di dispositivi, parti od accessori altrimenti scontati e di serie su quasi ogni altra barca da diporto. D- Perché molti fisherman d’oltreoceano non hanno il verricello salpa ancora?  R- La ragione è nell’impiego di tali barche. I grandi sportfisherman commissionati per battute di pesca d’altura, dove le potenti correnti oceaniche ed i fondali proibitivi impedirebbero a qualsiasi ancora di raggiungere il fondale, rinunciano ad un accessorio tanto inutile quanto fonte di potenziali avarie, proprio perché sarebbe utilizzato molto meno che sporadicamente. Come da citazione di Fisherman Americani- il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva- , “ciò che non c’è non si rompe”! D- Perché molti fisherman convertible non hanno la guida interna? R- Perché un’apertura in coperta, quale è un parabrezza, è un punto di potenziale debolezza del manufatto! Per noi, che abbiamo a che fare con mari dalla potenza distruttiva ben lontana da quella degli oceani, può apparire un’ esagerazione, ma se immaginassimo di ritrovarci nel mezzo di una mareggiata imprevista con marosi che s’infrangono sulla tuga, tale soluzione potrebbe apparire alquanto sensata. Per gli americani ogni interruzione o taglio della stratificazione è un pregiudizio alla solidità strutturale ed alla IMPERMEABILITA’ dello scafo. D: Perché molti fisherman non hanno oblò sulle murate? R: Per lo stesso motivo che priva i convertible di guida interna! I masconi di una barca hanno una funzione ATTIVA, quella di deflettere l’acqua sollevata durante la navigazione e di non farla giungere in coperta. L’idea di dimenticare un oblò aperto o anche solo di far sì che venga colpito dai frangenti durante la navigazione con mare avverso, dovrebbe facilitare la comprensione della scelta da parte di diversi cantieri americani di lunga storia nella costruzione di fisherman d’altura. D- Perché alcuni express fisherman non hanno…


Inverno e piccole beghe… come evitarle?

Si sa, la bella stagione attrae moltitudini di “umani” sulle coste, e tra questi ci sono tanti che, come noi, vi si allontanano prendendo il mare aperto con cadenza costante, ogni qual volta abbiamo un paio d’ore libere dopo il lavoro, piuttosto che per un weekend da dedicare alla nostra attività ricreativa prediletta: la pesca sportiva.Fin qui tutto bene, carburante, un controllo ai livelli, una sciacquata con acqua dolce e via.. Ma i problemi nascono quando arriva il freddo:soprattutto per chi non è avvezzo a determinate tecniche di pesca che si praticano nella stagione fredda, risulta davvero difficile tenere in “attività” la propria barca da pesca, con stazionamenti lunghi anche settimane, senza utilizzarla. Con buona probabilità succederà che, quando condizioni meteomarine vi ispirano e vorrete prendere il largo, la barca vi riserverà qualche noia, perché il gps non si accenderà, o perché la pompa della vasca del vivo non partirà, o perché le cerniere dei tendalini saranno bloccate dalla salsedine… e chi più ne ha, più ne metta. Come per il nostro corpo, anche per le nostre amate barche da pesca vale la regola secondo cui una fisiologica dose di attività costante terrà lontani medici… e tecnici. Non solo, tenere i contatti adeguatamente protetti da prodotti specifici che non siano troppi oleosi, ma allo stesso tempo isolanti, aiuterà a partire “al primo colpo”. Sempre nel caso in cui prevediate lunghi periodi di inattività dei motori, aggiungere un prodotto biocida, soprattutto se la vostra barca è dotata di propulsori a gasolio, giova a mantenere la salubrità del carburante fermo nei serbatoi e certamente esposto ad escursioni termiche, che creano condensa. Ecco un prodotto che vi aiuterà a tenere puliti serbatoi ed iniettori:  CLICCA QUI Usatela e la barca ve ne sarà grata, senza deludervi.   Buon Mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per…


Barche da pesca più catturanti di altre: leggenda o verità?

Chi bazzica tra i forums d’oltreoceano avrà sicuramente letto, in qualche discussione, di “catchy boats” o barche catturanti. Di questo, tra l’altro, avevamo già fatto breve cenno con un articolo appositamente dedicato ai “dipinti in carena”, qualche mese fa. Tale assunto è supportato da ragioni tecniche o da semplice fortuna degli equipaggi che le utilizzano? Qui si aprirebbe una letteratura dai confini indefinibili, in quanto figlia più  di esperienze raccontate frammentariamente qui e lì, che di test orientati al suddetto scopo: progettare scafi in grado di attrarre più pesci rispetto ad altre barche. Abbiamo la possibilità, però, di fissare dei “paletti” oggettivi e inconfutabili, sulla scorta di rilevazioni effettuate in mare aperto: In primis, una scia pulita e chiara agevola la visibilità dei nostri artificiali; In secondo luogo, la posizione e l’orientamento degli scarichi dei motori genera risonanze che, sott’acqua, attraggono i grandi pelagici; E’ empiricamente provato che, in ragione del secondo punto, le motorizzazioni entrobordo siano più attrattive rispetto alle altre; Carene dal baglio generoso e con superfici “lisce” (prive, cioè, o dotate di pattini longitudinali poco pronunciati) sono più attrattive di altre. Cerchiamo ora di analizzare quanto riassunto nella scaletta di cui sopra. Sappiamo tutti che le esche artificiali in traina vanno posizionate laddove siano meglio visibili, quindi poco fuori dalla zona di turbolenza generata dalle eliche, sia in senso orizzontale che verticale. Ebbene, se la zona di turbolenza è estesa e disordinata, ed il baglio della barca ridotto, avremo ben poche fasce “chiare” entro cui rendere ben evidenti le nostre esche, teste piumate o kona o bubble jet essi siano. Dovremo, quindi, sconfinare nelle fasce di mare esterne alla scia dove, a meno che non abbiamo azzeccato la giornata di calma piatta, la superficie dell’acqua sarà crespa o comunque disturbata. L’alternativa sarà di posizionarle molto lontano da poppa,…


iBoatCare: l’assistente alla manutenzione della tua barca

Questo articolo parla di un’idea scaturita da una mia personale esigenza: RISPARMIARE SUI COSTI. Ogni volta che, nel corso della mia carriera diportistica, mi avvicinavo ad un’officina di manutenzione, era sempre la solita storia: costi esosi dei ricambi; lavori sui quali non avevo il minimo controllo. Se dovessi quantificare il costo della mia “formazione” sul campo…. beh, meglio evitare. Oggigiorno so come e dove acquistare i ricambi che si rendono di volta in volta necessari, tanto da poter procurare io i ricambi indispensabili a chi è esperto di manutenzione, pagando per la sola manodopera specializzata. Per fortuna internet oggi ci mette nella condizione di poter risparmiare molti denari sulle parti di ricambio, ed in questo iBoatCare si impegnerà per voi. MA NON SOLO: iBoatCare terrà una scheda lavori della tua barca sempre aggiornata e ti suggerirà gli interventi che sarà opportuno effettuare ad ogni scadenza. In più, il servizio SOS ti permetterà di interpellare iBoatCare per email per avere IMMEDIATA ASSISTENZA al reperimento del ricambio necessario per una malaugurata improvvisa avaria. Il terzo modo in cui iBoatCare si prefigge l’obiettivo di farti risparmiare soldi è di suggerirti i ricambi al prezzo più basso reperibile sul mercato. Il mio sincero auspicio è che questa iniziativa ti aiuti a godere appieno della tua barca, destinando il denaro risparmiato con iBoatCare a qualche weekend in più a bordo con la famiglia e le persone a te più care. PS: a proposito, non perdere l’offerta “Christmas Pack“, che include anche l’abbonamento per un anno ad iBoatCare! CLICCA QUI per saperne di più. Buon Mare! Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare


Navigazione con mare cattivo: alcune considerazioni.

Ogni barca ha il suo modo di navigare in relazione alle linee d’acqua, al tipo di trasmissione, alla ripartizione dei pesi ma, soprattutto, alla sua “genetica progettuale”. Se navigare fosse così semplice come percorrere un’autostrada in auto, avremmo vita facile. In autostrada sappiamo che l’asfalto drenante, l’ampiezza delle corsie e le pendenze del manto stradale sono stati concepiti per consentire di viaggiare, in piena sicurezza, a velocità di codice. In barca, invece: l’andatura non è quasi mai selezionabile a proprio piacimento e non esiste una velocità minima o massima consigliata se non da esperienza e buon senso.           L’andatura di navigazione dipende dalle condizioni di mare in relazione alle geometrie dell’opera viva: Una carena molto profonda da prua a poppa consentirà di gestire andature medie elevate sul mosso tagliando l’onda corta agevolmente. Una carena molto profonda a prua con V variabile verso poppa agevolerà la portanza ad andature prossime alla velocità minima di planata, ma soffrirà se non coadiuvata da flaps e se i pesi non saranno ben distribuiti. In tal caso, infatti, una prua troppo alleggerita impedirà al tagliamare di fare il suo lavoro e la carena finirà per “lavorare” di pancia. Con una carena poco profonda da prua a poppa, invece, non si potrà attenuare lo stress a bordo se non procedendo in dislocamento veloce. Vox populi narra che ogni mare vuole la sua carena. Senza esasperazioni concettuali ciò significa che un mare tendenzialmente “lungo” accoglie bene anche carene non estremamente affilate; viceversa, mari ad onda corta e ripida necessitano di essere tagliati con carene molto pronunciate e con deadrise di poppa importanti.        2. La tenuta di mare è il risultato di diversi fattori non modificabili dallo skipper (a meno di modifiche spesso invasive)            Per migliorare…