Fisherman americano

“Una nave in porto è al sicuro, ma non è per questo che le navi sono state costruite” -Cit.

La citazione di Bhutto sembra quasi scritta per noi, amanti del mare aperto ed esposti ai voleri degli elementi di Madre Natura. Per noi che, più di ogni altra categoria di diportisti, necessitiamo di una barca affidabile, che non tema il mare avverso, che non ci dia il patema che, alla prima onda presa male, ci lasci con la strumentazione in blackout o con chissà quale altra avaria. Chi usa la barca per la pesca sportiva deve rinunciare a qualche accessorio velleitario a favore della semplicità. Sopratutto, è necessario che quanto presente sia fatto con l’obiettivo di durare e di RESISTERE.  QUELLO CHE NON C’È, NON SI ROMPE. Perché è la sobrietà è ciò che rende BELLO un vero fisherman! Ma come riconosco un VERO FISHERMAN? Me lo sono chiesto per 30 anni. Dopo batoste, delusioni, belle esperienze e fregature, avevo il personale bisogno di raccogliere i miei tanti frammenti di vita passati a bordo di barche mie, di amici, di conoscenti che mi chiedevano supporto. L’ho fatto in un libro che si chiama FISHERMAN AMERICANI. Un libro che non è la tesi di laurea di un laureando in ingegneria navale. E’ semplicemente il raccoglitore di ciò che qualsiasi pescatore sportivo come me si chiederebbe nel momento in cui decidesse di cercare e comprare la sua barca da pesca ideale. A cosa servono mancorrenti tubolari dal diametro esagerato ma in avional, anziché di sezione ridotta ma in acciaio inox? A cosa servono tendalini spessi quasi quanto il battistrada di un pneumatico? L’ho capito solo con il tempo e SBAGLIANDO. Ti serve tempo per apprezzare ciò che dai per scontato sia condannato alla rovina nel giro di pochi anni. Questo libro ha la funzione di risparmiarti errori che ho già compiuto io. Se vuoi evitare di spendere tempo e denaro su…


MADEIRA: storia di un Grady White sfortunato

Questo articolo è scritto senza giochi di colore, quasi per rispetto verso le sorti del “soggetto” di questa storia. Il materiale fotografico è di qualità precaria poiché ottenuto con le prime fotocamere digitali in commercio, dalla risoluzione risibile rispetto agli standard attuali. Ma stiamo pur parlando di “storia”! La ricerca costante di argomenti tecnici da affrontare in modo oggettivo ed esaustivo, mi costringe spesso alla condizione di “rifiatare” un po’, dedicando la mia attenzione a temi (o a barche) nei quali posso concedermi di essere leggermente più “autobiografico” e sentimentale del solito. Nella vita di un diportista pescasportivo, determinate barche rimangono nel cuore per svariati motivi. Il mio amore “irrisolto” è stato un vecchio Grady White 257 Trophy Pro, comprato per 27,5 milioni di lire da un signore in pensione che, per problemi di salute, non ebbe più modo di usarla per anni. La barca era in condizioni tanto pietose da non poter navigare, per le incrostazioni in carena e sulle eliche. Giaceva all’ormeggio di un pontile di Foce Varano, chissà da quanti anni ferma. Quando andai con mio padre a vederla fu subito amore. Le linee tradivano una gran voglia di prendere il largo- dopo una sana e profonda toelettatura, s’intende- le finestrature trapezoidali definivano tratti decisi e scolpiti, le falchette erano larghe e marmoree nonostante anni di sole e sale. I due vecchi OMC da 205cv partivano al primo colpo, e questo era già un buon punto di partenza. Quella barca ci chiedeva aiuto e nuova gloria ed in qualche modo la reverenziale suggestione di un vecchio campione un po’ acciaccato e dimenticato si fece strada in noi. In quel pozzetto sgombro e incorniciato da quelle modanature di teak screpolato dagli elementi vedevo imbarcare le mie prime alalunghe, magari una bella aguglia imperiale, e tanti dentici. Doveva essere lei….


Ri-facciamoci i tendalini. Quali materiali usare?

Chi utilizza il proprio fisherman anche nella stagione fredda riterrà necessario un set di tendalini a corredo del bimini-top o dell’hard-top ,a protezione di skipper ed equipaggio in zona guida. Chi naviga da anni conosce bene ormai che l’agire inesorabile del mare, del sole e del salino crea un mix perfetto e letale anche per i più robusti dei tendalini in commercio. Con elementi solidi e sufficientemente rigidi, si può isolare a dovere anche la zona guida di un center console, tipologia di barca non esattamente protettiva nella stagione invernale.Per tale ragione è importante, quando si è in procinto di affrontare una spesa consistente come questa, scegliere i materiali migliori che assicureranno anni di protezione e lucentezza degli elementi trasparenti. Ciò è importante non solo per ragioni estetiche, ma anche perché: Un tendalino strappato compromette il comfort di bordo già precario in caso di uscite in pieno inverno, magari con mare mosso e pioggia Un trasparente… opaco (!) rende difficile la visibilità a prua, con la conseguenza di costringere lo skipper a navigare con qualche cerniera aperta, beccandosi vento ed acqua in pieno volto. Un tendalino con scarsa tenuta (pieno di spifferi e di parti che non combaciano a dovere) sarà pressoché inutile, poiché a partire da quelle zone “sensibili” possono originare muffe e depositi di salmastro che concorreranno a scolorire, a creare aloni su vetroresina e tessuti, oltre a tenere la zona dedicata alla strumentazione pericolosamente bagnata. Per quanto riguarda gli elementi trasparenti, vi consiglio di utilizzare materiali Strataglass o EZ2CY. Saranno lucenti per molti anni ed è possibile sceglierli di diversi spessori, in base alle esigenze di rigidità piuttosto che di arrotolabilità che avrete a bordo. Per quanto riguarda gli elementi in tessuto (canvas), per via dell’estrema resistenza agli agenti atmosferici ed alla frizione (vi capiterà spesso di dover…


Pesca d’altura con una barca piccola? Vi racconto di una mia giornata di pesca molto particolare…

Chi ha detto che BARCA PICCOLA = PICCOLA PESCA ? Oggi vi parlo di un giorno di diversi anni fa quando, nel pieno della febbre da alalunghe -e da sconsideratezza…- ricevetti una chiamata da un amico appena rientrato da pesca, con un cospicuo numero di esemplari di thunnus alalunga. Il Madeira II (il mio Topaz 32 Express) era in manutenzione e non potevo di certo restare a guardare. La scelta fu obbligata: andarci con il BabyMadeira, all’epoca seminuovo in quanto acquistato giusto un paio d’anni prima per la pesca costiera, disciplina in cui il Madeira II riusciva con difficoltà a causa della potenza e della stazza, non propriamente da peso-piuma… Ora mi aspetto che mi biasimiate, facendomi notare che (all’epoca) il Baby non avesse ancora un motore ausiliario, come si scorge in foto… anche perché a più riprese nel mio libro ribadisco che la soluzione bimotore è preferibile per chi si dedichi alla pesca d’altura… Ebbene sì, in quell’occasione osai molto… Ma lo feci esclusivamente perché sapevo che lì, a 30mg dalla costa di Bari ci sarebbero stati altri equipaggi in caccia. Ed a 30mg ci arrivi navigando sul mare piatto, ma spesso trovi tutto un altro mare… e devi conviverci per ore…: Fatto il pieno di benzina, il controllo dei livelli ed un’occhiata alle sentine, l’indomani si partì per 65 gradi bussola alla volta della batimetrica dei 250 metri, primo punto utile per filare le nostre 6 lenze.                                                                                                                             🎣🎣🎣🎣🎣🎣🎣 Il risultato dell’audace…


Cabo Yachts: storia di un gioiello della nautica

Si fa presto a dire “fisherman”. Basta un pozzetto decente, qualche portacanne qua e là, una vasca per il pescato e possiamo andare a pesca. MAGARI… …Ed in America sanno bene che non è affatto così. Siamo ormai abituati a prodotti altamente specialistici e generalmente molto ben equipaggiati, anche nelle fasce medio-basse della produzione statunitense, ed è per tale motivo che, quando ci accingiamo ad acquistare una barca da pesca, quasi istintivamente siamo spinti verso prodotti d’oltreoceano. Tuttavia, nella pur super-indottrinata produzione americana di fisherman, vi sono esempi che estremizzano il concetto di “specializzazione” e di “ben fatto”. Vi sono casi in cui persino le viti sono allineate sullo stesso asse in un ordine per certi versi inquietante. Sto parlando di Cabo Yachts: un cantiere nato nelle aride vastità dell’entroterra californiano, diventata incubatrice (già, la produzione si è fermata, purtroppo, quattro anni fa) di creazioni che hanno pochi eguali nella produzione mondiale. Fisherman express e convertible di rara purezza estetica, di inarrivata cura nell’impiantistica e di robustezza monolitica. Dicevo del dettaglio in foto: le cerniere erano costruite in cantiere e non reperite, quindi, sul mercato adattandole successivamente al proprio stampo. Esse nascevano per essere incassate perfettamente a filo con il manufatto, imbullonate con bulloni a testa piatta, orientati esattamente sullo stesso asse. Il dettaglio estetico di sicuro impatto, diventato negli anni il biglietto da visita di Cabo per esaltare la qualità delle rifiniture delle sue barche, aveva però un fondamento tecnico: ogni bullone veniva avvitato esattamente alla stessa coppia di serraggio e, dunque, avendo identico passo del filetto, con lo stesso numero di giri in ogni foro. Il risultato era una uniforme tensione meccanica dei punti di serraggio e, dunque, la stessa identica tenuta alle vibrazioni. Sostanzialmente, la tuna door di un Cabo non si mollerà, né si scardinerà mai….


Quanto peso attribuisci al marchio? .

Quando si acquista una barca usata, di tende a focalizzare l’attenzione su brand conosciuti o comunque nomi pronunciati con frequenza dai nostri amici di pesca. In linea di principio non è un’idea malvagia, senonché non esiste cantiere che non abbia conosciuto modelli non particolarmente riusciti o che non abbia adottato tecniche costruttive o accorgimenti che negli anni si siano rivelati veri e propri difetti costruttivi. Di esempi ce ne sono diversi, ma vengono “dimenticati” o ignorati quando il peso del marchio catalizza l’attenzione dell’interessato, che finisce il più delle volte, quindi, per attribuire gran parte del valore del denaro speso al blasone del brand piuttosto che all’oggetto “barca”. Questo è ovviamente SBAGLIATO, poiché ciò che ci ricondurrà in porto sani e salvi non sarà il marchio, ma il mezzo sul quale avremo investito le nostre sostanze. Non è sbagliato affidarsi a cantieri rinomati, ma lo è invece acquistare “al buio” un mezzo usato, seppur di marca, senza conoscere a fondo:  


Bow flare: vezzo stilistico o serve davvero?

Vi sarà certamente capitato di rimanere affascinati dalle linee sinuose di un fisherman prodotto negli Stati Uniti orientali, con cavallino rovescio marcato ed esagerata caliciatura del mascone. Il primo pensiero che viene in mente a un pescasportivo alla vista di quelle forme è: “ma quanto è figa questa barca…” Tali linee di scafo, in effetti, rievocano mari impervi e onde potenti e ciò acuisce l’accezione più avventuriera degli sportfisherman, nell’immaginario comune considerati come veri e propri DESTRIERI DEL MARE E’ innegabile il maggior appeal di un custom fisherman  del North Carolina rispetto alle linee più… “nostrane” di un cabinato costruito in Europa. In verità queste linee apparentemente estreme hanno una loro ragion d’essere e non potrebbe essere altrimenti, dato che il cantiere costruttore sa benissimo che, a parità di dimensioni, un flare estremizzato significa ridotti volumi sottocoperta A mero titolo di paragone, si pensi che un express di quaranta piedi costruito con tali crismi stilistici ha un’abitabilità paragonabile a quella di una barca di trentacinque piedi con geometrie di scafo tradizionali. A riguardo di ciò, il costruttore si trova dinanzi a una scelta: sposare la volontà di una fascia di clienti più ampia e meno orientata all’utilizzo esclusivamente alieutico del mezzo, piuttosto che essere fedeli alla tradizione del fisherman old school e distinguersi in una nicchia di fabbricanti di barche di dominio più ristretto, ma che vadano incontro a una specifica richiesta del cliente: UN FISHERMAN SENZA COMPROMESSI Ma analizziamo, ora, la funzione della caliciatura prodiera. La concavità e la divergenza delle murate servono a deflettere quanto più possibile l’acqua tagliata affrontando i marosi di prua o di mascone, evitando di “annaffiare” sistematicamente la zona comandi che, tra l’altro, è molto spesso è priva di parabrezza su scafi di stanza nei caldi porti del sud est degli States. Ma non…


Indeciso sulla barca da pesca giusta? Il Fisherman’s Report Comparativo

Di solito la scelta della barca usata, soprattutto se per la pesca sportiva, è dettata dai “sentito dire” piuttosto che dall’ altisonanza del cantiere. Molti cantieri nautici, tuttavia, anche tra i più blasonati, hanno avuto periodi più o meno bui o, più semplicemente, le tecniche costruttive adottate, per quanto all’avanguardia per l’epoca in cui la barca fu progettata e costruita, potrebbero predisporla a problemi di natura strutturale o meccanica, dopo anni di utilizzo e sollecitazioni del mare durante la navigazione. Ogni imbarcazione ha i suoi PUNTI DEBOLI e nessun venditore o broker nautico, che abbia sottomano una barca che potrebbe suscitare il tuo interesse, sarà mai interessato a svelarteli, non per cattiveria o per il desiderio di rifilarti una “sola”, ma semplicemente perché un commerciante di barche molto probabilmente non si sarà mai imbattuto nelle rogne che tipicamente vive un diportista in anni di utilizzo di un’imbarcazione! Può accadere che i tuoi obiettivi diportistici ed alieutici ti pongano nell’incertezza di scegliere tra più modelli, anche dopo la consulenza pre-redazione che terremo insieme, se sceglierai di redigere il tuo report. Per tale motivo ho ideato il Fisherman’s Report Comparativo, che analizza approfonditamente pregi, difetti e caratteristiche legate alla pesca sportiva, al diporto e alle performance di più barche da pesca, fino a un massimo di tre. Una valutazione finale scritta di mio pugno fornirà una forchetta di prezzi entro cui sarà preferibile mantenersi per ciascun modello esaminato, riferite alle motorizzazioni consigliate, scelte per equilibrio tra prestazioni e consumi, capillarità della rete di assistenza nel luogo di stanza della barca e livello di affidabilità risultante dall’analisi degli eventuali problemi lamentati dagli utenti nel corso degli anni.   Con una spesa irrisoria rispetto al danno generato da un acquisto che può rivelarsi facilmente errato se non affrontato con le necessarie competenze e prudenza,…


L’importanza dell’altezza delle murate su un fisherman

Leggo troppo spesso decantare, su barche che dovrebbero essere concepite per la pesca sportiva, forme di scafo che poco o nulla hanno a che fare con un fisherman, adducendone le ragioni a fattori di sicurezza a bordo. Purtroppo chi non pratica la pesca sportiva con canne e mulinelli, e soprattutto il big game, la tecnica che più di ogni altra può metterci alla prova con prede davvero importanti, non può sapere perché una barca è controindicata per detta pratica, e se costui è il designer della stessa imbarcazione, ecco che è facilissimo trovare murate alte sull’acqua un metro ed anche molto di più. E cavallino piatto come un campo da calcio, con il risultato di avere pozzetto con murate troppo alte e masconi troppo bassi per affrontare il mare formato. Un fisherman ben progettato deve consentire al mate (aiutante angler) e al gaffman (l’addetto alla raffiatura) di toccare con le dita il pelo dell’acqua! Questo è un riferimento essenziale per garantire l’intervento immediato sul pesce non appena questo affiori vicino al giardinetto, al termine del combattimento, per consentire di sferrare il colpo ferale con l’arpione o il raffio. Una murata troppo alta ci costringerà ad utilizzare raffi o guadini molto lunghi, il che non agevola la fluidità delle operazioni a bordo. In primis, perché movimentare aste lunghe quasi due metri in un pozzetto spesso affollato è sicuramente molto scomodo; in secondo luogo, ciò dovrà avvenire necessariamente in momenti di forte concitazione, dunque le collisioni tra aste, canne a riposo, angler, e soprattutto le perdite di secondi preziosi per assicurare la preda a bordo saranno scontate. Dalla parte interna, la murata perfetta fa incontrare il bordo della falchetta, adeguatamente imbottita, a un’altezza tra ginocchio e metà coscia dell’angler, per consentirgli di poter far adeguata leva sul pesce, con l’ausilio delle imbracature e…


TUNA DOOR, questo sconosciuto.

Quante volte vi è capitato di dover salpare un tonno e di essere obbligati a varcare le murate con sforzi sovrumani e movimenti innaturali? Probabilmente mai, ma a me sì… Se siete su questo sito web e state leggendo queste righe, è perché volete acquistare un fisherman americano, e dunque, giocare al “grande gioco”. Potrete farlo, per giunta, al netto degli errori “di gioventù nautica” che normalmente si compiono a caro costo, e che ho compiuto già io per voi… Insidiare un tonno gigante, uno spada, o una grande ricciola può diventare un’esperienza problematica ed addirittura indurre in voi la determinazione di cambiare barca da pesca per i disagi che questa pur eccitante esperienza comporta, se non si è con la barca giusta. Una vera barca per il big game non può non essere dotata di alcuni accorgimenti strutturali che, se non rispettati, saranno un inevitabile intralcio all’attività alieutica. La TUNA DOOR è uno di questi. Si tratta di un varco nello specchio di poppa che consente l’accesso alla plancetta, ma soprattutto di imbarcare la preda senza dover eseguire manovre acrobatiche… ma semplicemente trascinando il pesce già raffiato, sul pagliolo fin dentro il pozzetto. Questa apertura è chiusa da una porta incernierata è molto spesso da una sezione di falchetta abbattibile a libro, per poter consentire all’angler il prosieguo del combattimento con ginocchia sui trincarini, fino alle ultime battute, prima che il pesce arrivi a portata di arpione. Nel caso dei fisherman di dimensioni più contenute troveremo un semplice pannello provvisto di cerniera e chiavistello di fissaggio, mentre sugli express più grandi la soluzione a doppia apertura frontale e superiore. La barca dotata di tuna door è adeguatamente rinforzata lungo i bordi dell’apertura per preservare la rigidità strutturale dello specchio di poppa, dunque un fisherman nato senza tuna door, è preferibile…