Fuoribordo e pesi a sbalzo: un fatto e qualche riflessione
Colgo la palla al balzo, utilizzando lo spiacevole evento accaduto il 2 maggio poco a largo dell’ Oregon Inlet nei pressi di Wanchese, NC, per fare qualche riflessione per iscritto sulle moderne costruzioni fuoribordo, che ormai dilagano nei cantiere di tutto il mondo, e non sol negli Stati Uniti d’America. Il fatto: una barca di blasone, che per delicatezza non cito, perde i suoi due fuoribordo in mare a seguito di un sobbalzo su di un’onda molto grande. La perdita dei fuoribordo è stata dovuta al distaccamento dell’unghia del bracket, sui quali gli stessi erano aggraffati. La dinamica non è ancora chiara, tuttavia la barca è stata recuperata integra: l’unghia si è distaccata nettamente senza strappare la paratia del bracket, per cui non vi è stata intrusione di acqua al suo interno. Le ipotesi: l’unghia era troppo sviluppata in altezza rispetto al piano del bracket ed il peso dei due motori ha potuto fare leva in modo da distaccarla; l’unghia non era strutturale al bracket e/o il suo incollaggio/imbulllonatura è risultata difettosa; lesioni pregresse, a seguito di movimentazione su carrello impropria (ad es. scossoni bruschi su strada che ne hanno lesionato la sua integrità) Naturalmente la mia è una speculazione, ma a fin di bene, per così dire: quando restiamo ammaliati da grandi potenze su piccoli scafi, abbiamo il dovere morale di FARCI IMPRESSIONARE dal peso a sbalzo di due motori quattro tempi, che può agevolmente superare i 600 kg. Con questo non voglio in alcun modo intendere che, con mare grosso, una barca fuoribordo sia necessariamente destinata a perdere i suoi motori, ma quantomeno sensibilizzare tutti noi (mi ci metto anch’io) quando acquistiamo una barca fuoribordo, soprattutto se usata e con diverse stagioni alle spalle, ed intendiamo RIMOTORIZZARLA. A tal proposito, ho scritto tempo fa un articolo che è…