fisherman americani

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI: Reverso Oil Change System

Facendo seguito al primo articolo del sabato pubblicato esattamente una settimana fa, oggi dedico l’articolo ad un apparecchio che personalmente ho testato in anni di diporto sulla mia barca, e che non posso che consigliare a chiunque voglia essere meno dipendente da meccanici o che, semplicemente, voglia effettuare la manutenzione ai propri motori quando meglio creda, senza essere vincolato ai giorni in cui le officine nautiche lavorano o, ancora, se un’emergenza vi imponga di effettuare il cambio dell’olio immediatamente. Spesso la difficoltà di accesso ai vari organi dei motori ci fanno desistere dall’effettuare un intervento semplice come il cambio dell’olio. Per di più, vi invito a riflettere su un’altro aspetto: UN APPARECCHIO CHE AGEVOLI LA MANUTENZIONE DEI VOSTRI MOTORI FARA’ RISPARMIARE MOLTE ORE DI MANODOPERA AL MECCANICO, CHE IMPIEGHERÀ MOLTO MENO TEMPO PER FINIRE IL LAVORO. L’oggetto al quale mi riferisco è un jolly, che peraltro da anni esiste e viene installato come opzione su gran parte delle barche statunitensi: REVERSO OIL CHANGE SYSTEM (CLICCA QUI) Si tratta di un impianto centralizzato che, mediante rubinetti ed una pompa rotativa meccanica, aspira i fluidi da motori, invertotori ed eventuale generatore, facendoli defluire attraverso un unico tubo di scarico. A voi toccherà semplicemente procurarvi una bacinella di raccolta dell’olio ed attendere che la pompa faccia il suo lavoro. Dopodiché, grazie alla bivalenza della pompa (sia aspirazione che immissione), potrete immettere l’olio nuovo a motori, generatore ed invertitore senza sporcarvi le mani e senza smontare dadi, tappi né tubazioni. PER ACQUISTARE IL REVERSO OIL CHANGE SYSTEM CLICCA QUI Se vorrete avere delucidazioni in merito a quale modello di pompa Reverso sia idonea alla vostra barca, scrivetemi compilando il FORM CONTATTI o inviate una mail ad assistenza@fishermanamericani.com. Non dimenticate di leggere FISHERMAN AMERICANI- Il Libro delle Barche per la Pesca Sportivaed il nuovissimo eBook La Barca…


Topaz 24 Cuddy Console: un piccolo fisherman duro e puro

Oggi parliamo di una barca tosta. Una barca con il dna del fisherman vecchio stampo, con il temperamento delle grandi barche a dispetto delle sue modeste dimensioni. Una barca che non offre compromessi, né vuol esserlo nella sua concezione. Il Topaz 24 CC è un mezzo quasi sconosciuto in Europa, ma che ha fatto scuola ai pescatori sportivi americani di oggi. ✅Laminato pieno per scafo e coperta. Qui non c’è spazio per vie di mezzo, né per esercizi tecnologici. Ciò che c’è dev’essere semplice, ben fatto e durevole. Undici strati di stuoie multiassiali di vetroresina StitchMat 2415 per la carena e sette strati per la coperta, fanno di questo center console uno scafo granitico. La semplicità di questa barca è disarmante: non c’è nemmeno il pulpito di prua per l’ancora… Ma in altura, a cosa serve? (ne abbiamo anche parlato in questo articolo di qualche settimana fa) Ma volete mettere la pulizia di questa prua, stondata e guarnita da un bottazzo heavy duty, fatto per essere un vero e proprio paraurti? Le linee d’acqua sono in piena tradizione Topaz: tagliamare affilatissimo, siamo quasi a 75° di deadrise in entrata, per poi progressivamente allargarsi fino ad estrema poppa, dove misuriamo poco meno di 20°. ✅ Trasmissione rigorosamente entrobordo in linea d’asse, benzina o diesel, per una distribuzione dei pesi a bordo impeccabile, con una chicca: Elica semintubata. Questo riduce molto il pescaggio ed ottimizza la spinta propulsiva anche nel mosso. In definitiva, una vera rarità tra i fisherman di questo cabotaggio. Motorizzazioni in pieno stile yankee: si va dai sempiterni Crusader V8 benzina da 300cv o da 330cv, per passare ai più “europeisti” Volvo Penta turbodiesel da 200cv fino a 260cv, in base alle epoche di costruzione; fino alle più moderne rimotorizzazioni Yanmar e Cummins da 260cv a 330cv. Come può…


Indietro tutta!

Quando si pesca in altura, può capitarci di dover effettuare manovre repentine per non perdere il pesce in canna, soprattutto se peschiamo con attrezzature a basso libbraggio e temiamo l’ overtest della lenza. In tali casi, può essere necessario accompagnare il pesce durante le sue fughe, ed il più delle volte tali manovre vengono effettuate a marcia indietro. Se, da un lato, i nostri mari non sono popolati da rostrati superveloci come pesci vela o wahoo, dall’altro l’attitudine della nostra barca a gestire le manovre in retromarcia è fondamentale in condizioni di mare mosso. Alle volte, anche procedere a 2-3 nodi macchine indietro, con mare di poppa, può voler dire allagare il pozzetto. Questo, pertanto, dovrà avere un impianto di auto-vuotamento efficace ed in grado di sgomberare il calpestio dall’acqua imbarcata in pochissimi secondi. Proprio perché la barca da pesca è, per sua missione, soggetta a situazioni di tale fatta, gli impianti ed i cablaggi che la attraversano dovranno essere ermetici il più possibile, pena beghe elettriche ed elettroniche a bordo nei tempi a venire. Per esempio, un accorgimento adottato dai cantieri più “scafati” è quello di non creare giunzioni di cablaggi nella parte sottostante il calpestio del pozzetto e nei pressi di altre zone soggette a potenziale infiltrazione. In poche parole, dove è possibile il passaggio seppur occasionale di acqua salata, è bene che i cablaggi siano interi, posizionando le eventuali giunzioni e connessioni in aree protette in zona guida o in cabina, o comunque ALL’ASCIUTTO. Questo metodo di realizzazione degli impianti conferisce due fondamentali vantaggi: Tutti i contatti saranno raccolti in una zona ben determinata, a vantaggio della rapidità di intervento; Essi saranno al riparo da infiltrazioni d’acqua di mare e dall’umidità. Per tale motivo rimarco continuamente la raccomandazione di evidenziare eventuali applicazioni od installazioni posticce, quando si va…


Perché la potenza, in mare, non è mai troppa?

In mare, si sa, la potenza non è mai troppa (cit. Fisherman Americani) Non certamente perché abbiamo talmente tanto spazio a disposizione da permetterci di smanettare alla velocità più alta che il nostro mezzo ci permetta, quando ci paia e piaccia. Chi naviga da anni sa, infatti, che la velocità di punta è un valore nel 99% delle nostre uscite di diportisti/pescasportivi SUPERFLUO, perché le occasioni in cui potremo toccarla si conteranno sulle dita di una mano. Ciò che conta, invece, è saper mantenere velocità di crociera medie o medio-basse senza doversi misurare continuamente in entrate in planata e perdite della stessa per colpa di coppia carente dei motori. È importante, quindi, che la barca raggiunga la planata a velocità molto basse e che riesca a mantenersi in planata a velocità ancora inferiori alla prima. Perché? Nel primo caso (velocità di entrata in planata) avrà importanza predominante il valore di POTENZA, nel secondo (velocità minima di tenuta della planata) quello di COPPIA e, conseguentemente, il dimensionamento delle eliche. Le eliche, in mare, svolgono lo stesso ruolo del battistrada degli pneumatici sulle autovetture: quello di trasmettere il moto.  Un’elica di grande diametro e passo importante è come un pneumatico di sezione generosa su un’auto: essa conferisce alla barca grande capacità propulsiva, ma se non è mossa da un motore adeguatamente potente e “robusto”, non farà altro che fare soffrire quest’ultimo e regalarvi andature da gondola. Un po’ come pensare di montare pneumatici 285/45-18 sotto una Fiat 500… Purtroppo o per fortuna, eliche importanti richiedono potenza e coppia per essere mosse, ma garantiscono costanza di avanzamento in termini di velocità, soprattutto con barca carica e mare avverso. Un mare con molta corrente e moto ondoso potente assorbe una quantità di potenza inimmaginabile, ed uno scafo non adeguatamente motorizzato potrebbe addirittura non riuscire…


Ricambi introvabili e come cercarli

Se possedete una barca di diversi anni or sono, probabilmente vi sarà capitato di avere la necessità di sostituire ricambi o particolari che sembra impossibile reperire sul mercato. Le alternative sono tre: Riprodurli su campione; Sostituirli con pezzi che svolgano le stesse funzioni, modificando la sede di montaggio degli stessi a bordo; Affidarsi a chi ha esperienza in questo. Ma la prima opzione è percorribile solo se: il campione è integro e/o in condizioni di essere smontato dalla barca senza andare in frantumi; Il costo di produzione non esuberi il costo di rimpiazzo con un pezzo compatibile, apportando le opportune modifiche alla barca. Ovviamente, l’opzione di sostituzione con un pezzo non originale è l’ultima da percorrere, per ovvie ragioni di rispetto dell’originalità della barca stessa. Per esempio, l’ultimo cliente che ho aiutato necessitava di una particolare guarnizione del parabrezza della sua barca americana, componente non reperibile fra i cataloghi degli shop nautici di tutta Europa. Si è rivolto a me perché potessi rintracciare, attraverso una ricostruzione a ritroso, il produttore originario di quel particolare profilo di gomma. Pur trattandosi di una semplice guarnizione, è necessario che questa sia dello stesso identico profilo di quella vecchia, per avere la giusta tenuta e per non causare intrusione di acqua nei profili. Interpellando la casa madre, entrando negli archivi di produzione dell’esemplare specifico e scartabellando le varie commesse di componenti all’epoca acquistate per costruirla, sono riuscito a risalire ad un’azienda di estrusione semi-artigianale del North Carolina che produceva tale guarnizione. Siccome il lavoro investigativo non poteva essere così semplice… ho poi scoperto che questa guarnizione è stata dismessa dalla produzione da circa un decennio! Il motivo è che i parabrezza attuali di questo cantiere sono carenati esternamente, escludendo la necessità di copri-feritoie, che oggi sono incapsulate! Dunque, per riavviare una produzione su richiesta…


Mare mosso? Fa nulla, tanto ho il fisherman americano…

L’appeal che suscita su di noi l’idea di avere una barca fatta per l’oceano può a volte farci compiere scelte azzardate. Esporsi alla gratuita balìa del mare mosso intenzionalmente, facendo affidamento sulla propria barca, è sempre una scelta deprecabile perché anche lo scafo più solido mai costruito, prima o poi, vi consegnerà il conto delle vostre scelte. Una barca solida può certamente aiutarvi a rientrare in porto sani e salvi, ma affrontare deliberatamente situazioni avverse non è immune da conseguenze su qualsiasi scafo. Anche su una barca ben costruita andranno periodicamente controllati: Il corretto serraggio dei supporti motore, se motorizzata entrobordo; i bulloni di serraggio allo specchio di poppa, se fuoribordo; La tenuta delle fascettature delle tubazioni di drenaggio di liquidi fuoribordo sotto e sopra la linea di galleggiamento; I collegamenti alla strumentazione di ausilio alla navigazione nel retro plancia; Il serraggio delle colonnine dei cablaggi nei pannelli elettrici principali e quelli dei gruppi batterie; Il corretto ancoraggio dei carichi sospesi (per es. zattere o atolli posizionati sull’hard top, antenne radar e fari supplementari) Tutti gli elementi non strutturali, che siano previamente assemblati allo scafo, possono parimenti cedere alle vibrazioni ed alle forti sollecitazioni che una imbarcazione, nel corso della sua vita operativa, è chiamata a sopportare. E questo può avvenire anche se l’assemblaggio delle varie componenti è stato effettuato seguendo le procedure più rigorose, utilizzando i materiali più adatti. A me stesso è capitato di dover serrare supporti motore di barche blasonate con soli pochi mesi di vita. La barca è viva (cit. Le 11 buone ragioni): essa è il risultato della passione ed esperienza di chi la produce e della dedizione di chi la cura. Venendo meno anche uno solo di questi elementi, essa non potrà che costituire pericolo per voi e per il vostro equipaggio. Sceglietevi la giornata…


Navigazione con mare cattivo: alcune considerazioni.

Ogni barca ha il suo modo di navigare in relazione alle linee d’acqua, al tipo di trasmissione, alla ripartizione dei pesi ma, soprattutto, alla sua “genetica progettuale”. Se navigare fosse così semplice come percorrere un’autostrada in auto, avremmo vita facile. In autostrada sappiamo che l’asfalto drenante, l’ampiezza delle corsie e le pendenze del manto stradale sono stati concepiti per consentire di viaggiare, in piena sicurezza, a velocità di codice. In barca, invece: l’andatura non è quasi mai selezionabile a proprio piacimento e non esiste una velocità minima o massima consigliata se non da esperienza e buon senso.           L’andatura di navigazione dipende dalle condizioni di mare in relazione alle geometrie dell’opera viva: Una carena molto profonda da prua a poppa consentirà di gestire andature medie elevate sul mosso tagliando l’onda corta agevolmente. Una carena molto profonda a prua con V variabile verso poppa agevolerà la portanza ad andature prossime alla velocità minima di planata, ma soffrirà se non coadiuvata da flaps e se i pesi non saranno ben distribuiti. In tal caso, infatti, una prua troppo alleggerita impedirà al tagliamare di fare il suo lavoro e la carena finirà per “lavorare” di pancia. Con una carena poco profonda da prua a poppa, invece, non si potrà attenuare lo stress a bordo se non procedendo in dislocamento veloce. Vox populi narra che ogni mare vuole la sua carena. Senza esasperazioni concettuali ciò significa che un mare tendenzialmente “lungo” accoglie bene anche carene non estremamente affilate; viceversa, mari ad onda corta e ripida necessitano di essere tagliati con carene molto pronunciate e con deadrise di poppa importanti.        2. La tenuta di mare è il risultato di diversi fattori non modificabili dallo skipper (a meno di modifiche spesso invasive)            Per migliorare…


A tutta bitta!

La bitta, elemento della ferramenta di bordo sempre dato per scontato, è il termometro della dovizia progettuale di una barca. Quante volte vi capita di dover sostituire le cime di ormeggio perché usurate anzitempo? La ragione principe il più delle volte è proprio l’errata disposizione di passacavi (quando presenti) e di un posizionamento e profilazione errati della bitta stessa! La presenza dei passacavi è auspicabile ovunque le bitte di poppa siano disposte all’interno delle murate. Essi devono avere profili interni smussati e spessore tale da non strozzare le cime di ormeggio in trazione. Una bitta ben costruita ha profili morbidi, che consentono alle cime volte a raggio non troppo stretto. Allo stesso tempo la bitta deve avere un’altezza sufficiente ad accogliere almeno due volte di cime adeguatamente dimensionate al peso della barca. Spesso capita di vedere, su barche indirizzate ad “arti” pragmatiche come la pesca sportiva, soluzioni stilistiche che mal conciliano la praticità e la durata. Per esempio le bitte a scomparsa mal posizionate o mal profilate. Le colonne mobili di una bitta a scomparsa, sottoposte a particolari stress di tensione causate da forti risacche all’ormeggio, ad esempio, possono subire deformazioni che le bloccano o le fanno ruotare in modo tale da impedirne il collassamento in posizione di riposo. Tali danni possono pregiudicare anche la tenuta della bitta stessa. Ragion per cui, invece di una bitta a scomparsa di bassa qualità è preferibile una meno costosa e più robusta bitta tradizionale, ben posizionata in modo da sopportare qualsiasi tipo di stress tensionale e strutturale. Prima di acquistare una barca, soffermati anche su dettagli apparentemente trascurabili. Se vorrai un consulto professionale su questo ed altri particolari che fanno di una barca un progetto duraturo o inaffidabile, scrivimi compilando il FORM CONTATTI. Non dimenticare, infine, di leggere l’ebook La Barca da Pesca Perfetta ed…


Tutta colpa della plancetta!

È inevitabile che il vostro fisherman, durante la bella stagione, verrà utilizzato anche, e in taluni periodi poco pescosi soprattutto, per la tintarella e il bagno. È altrettanto innegabile che una piattaforma sicura e comoda dalla quale immergersi e tramite la quale risalire in barca è un accessorio che può facilmente diventare indispensabile e addirittura vincolante nella scelta della barca stessa, soprattutto se a bordo saliranno la vostra donna e i figli. Tuttavia, questa appendice poppiera tanto venerata in Europa, è nella patria del fisherman (U.S.A.) spesso addirittura esecrata, motivo per cui non se ne scorge la presenza su gran parte degli sport fisherman di rango del costo di svariati milioni di dollari. I motivi? Sono presto intuibili: Una sporgenza rispetto alla specchio di poppa è una minaccia all’incolumità delle lenze che, avvicinandosi al bordo della plancetta, sarebbero condannate alla rottura come un capello teso contro una lama affilata, soprattutto se dall’altro capo della lenza stessa vi siano tunnidi o altri grandi pelagici che, per loro caratteristica, tendono a posizionarsi “alla picca” durante le fasi centrali del combattimento, cioè a piombo sotto lo scafo; Una plancetta “accettabile” a bordo di un fisherman dovrà essere molto bassa sull’acqua e poco profonda. Il livello a pelo d’acqua o quasi fa sì che, nelle manovre brusche in retromarcia o in scarroccio con mare grosso di poppa, la plancetta funga da trampolino di lancio per l’acqua che entrerà in pozzetto più facilmente rispetto ad uno specchio “pulito”; La plancetta costituisce sempre un impedimento ogni qualvolta sia necessario intervenire sugli assi o sulle eliche per qualsivoglia ragione. Ultimo ma non ultimo, un accessorio in più rappresenta manutenzione in più. La sobrietà tendente allo “scarno” dei fisherman puri è orientata proprio alla facilità ed alla rapidità di intervento in condizioni di potenziale pericolo per la barca e…


Come non farsi “pescare” dal fisherman sbagliato?

Argomento dai confini indefiniti, quello della scelta della propria barca, che si perde tra chiacchiere da bar e brochures sfavillanti. E questa è teoria. Per superare un esame, però, occorre anche la pratica. Di pratico, invero, il più delle volte c’è poco o nulla nelle fasi di scelta fai-da-te della barca. La barca è senza ombra di dubbio un oggetto anche emotivo, soprattutto se trattasi di un mezzo di carattere come un fisherman. Proprio il fattore emotivo, tuttavia, potrebbe essere una trappola che può indurvi a COMPRARE MALE. Soprattutto considerando che “la barca non è mai un buon investimento” (Cit. Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca -ed una per farlo-) Perché la prima preda di un fisherman non ha pinne, ma braccia e gambe… Siamo noi la prima preda imbarcata dalla nostra stessa barca. Tutto sta nel non farsi “pescare” da quella sbagliata per le nostre esigenze. Quando chiedo ad un cliente perché voglia quel determinato modello di barca, le risposte che non vorrei sentirmi riferire sono: “Perché è bellissima”; “Perché ha tutto”; “Perché è diesel” (sostituibile con “perché consuma poco”); “Perché ha X posti letto e il piano cottura in pozzetto”… ed altre risposte di questo tipo. Prese singolarmente, tali risposte costituiscono vere e proprie “bucce di banana” sulle quali scivolare verso l’acquisto errato. Prese in combinazione, invece, in aggiunta ad altri moltissimi fattori, esse creeranno il mix perfetto per avere nitido, davanti agli occhi, il profilo di BARCA PERFETTA (a proposito… c’è l’ eBook …) Designato il profilo corretto, lo si potrà sovrapporre alle offerte del mercato, per individuare le barche che meglio combacino con le caratteristiche del profilo. La verità è sempre nel mezzo: soppesare, cioè, ognuna delle caratteristiche che deve avere la vostra prossima barca, senza trascurarne nessuna a favore di un’altra. Nel corso delle mie consulenze,infatti, valuto ogni singolo elemento: sia ciò che serve, sia…