Barche

Distribuzione dei pesi e baricentro di una barca: alcune considerazioni

Nel campo dei fisherman americani vi sono moltissimi esempi di barche molto pesanti in rapporto alle dimensioni, ma pochissimi esempi di barche “light” o, per lo meno, esempi di scafi leggeri validi e con doti marine degne di nota. Sia in un senso che nell’altro, quella della distribuzione dei pesi è un’arte sottile, le cui radici affondano nell’empirica. Non esiste teoria che, trasposta in mare, offra risultati reali identici a quelli ottenuti su carta, anzi…  Che la vostra sia una barca catalogabile come “leggera”, piuttosto che “pesante”, ciò che influisce sulla tenuta di mare, sulla sensibilità al rollio e beccheggio è la distribuzione dei pesi. Ricordo quando, leggendo gli articoli delle prove in mare delle testate nautiche mensili, notavo la divisione in paragrafi tra “opera viva” ed “opera morta”. Il più delle volte l’opera morta era costruita in “sandwich di balsa”. Non sapevo cosa fosse, ero ragazzino, mi documentai e capii che doveva esserci un motivo, perché i cantieri dovessero complicarsi la vita in quel modo. La ragione era il voler ottenere il più possibile l’abbassamento del baricentro. Lo si otteneva (e lo si ottiene ancora oggi) ANCHE per differenza di pesi tra scafo e coperta. Lo scrivo a caratteri cubitali perché non si pensi che il comportamento statico di uno scafo in acqua dipenda solo dalla ripartizione dei pesi, che rappresenta solo una -sebbene importante- componente. In alcuni casi, ciò che restava sotto la linea di galleggiamento (l’opera viva, appunto) era costruito in laminato pieno di vetroresina, con molti più strati del resto della costruzione. Ciò che emergeva (l’opera morta, ivi incluse, quindi, le murate dello scafo) era costruito con più materiali: due-tre strati di vetroresina esterni e due-tre interni, che costituivano il “panino” del sandwich, il cui ripieno era appunto il legno di balsa.  Ovviamente con il tempo i materiali da…


Tecnologia=efficienza, ma vale anche per la nautica?

Oggi vi parlo di una considerazione scaturente dallo studio di un vecchio testo americano di nautica da diporto. Nella foto che allego in copertina, la didascalia cita testualmente: <<Questo Hatteras 46 Convertible con due Cummins VTA-903-M diesel da 450hp raggiunge la velocità massima di 30 mph a 2600 rpm, facendo evolvere eliche 26×29 a tre pale attraverso invertitori con rapporto di riduzione 1.92:1. Navigando alla velocità di crociera di 27.5 mph a 2400 rpm, i motori erogherebbero circa 360 hp ciascuno, bruciando un totale di 38 gallorni per ora. [omissis]>> Domanda sorge spontanea: confrontando i consumi di imbarcazioni moderne di pari dimensioni e dislocamento (la barca in questione pesa 21.000 kg in ordine di marcia), siamo certi di risparmiare, pur usufruendo di motori tecnologicamente molto più avanzati ed anche molto più potenti? In altri termini, muovere un moderno sportfisherman a velocità e potenza disponibile incrementate, costa proporzionalmente meno rispetto al passato? I motori Cummins VTA-903-M sono dei tradizionali turbodiesel V8 a precamera (iniezione indiretta) con aftercooler, della cilindrata di 14,8 litri. Oggigiorno, siamo abituati a vedere installati motori con potenza unitaria doppia su barche simili all’ Hatteras 46 in foto. Il fatto è che i consumi, mediamente Un esempio su tutti, i consumi di un attuale Hatteras 45 GTX motorizzato con 2x1136cv Caterpillar C-18 Acert: Alla luce di questa tabella, non posso esimermi dal far notare i seguenti punti: A parità di velocità, l’Hatteras 45 GTX consuma esattamente il doppio rispetto al vetusto 46 Convertible (posizionandoci tra il dato dei 1500 rpm e quello dei 1750 rpm per individuare presumibilmente la velocità di crociera della prima); Altra considerazione, la velocità del vecchio 46 Convertible rientra esattamente nel range di maggior efficienza del moderno 45 GTX, che mantiene una percorrenza di 0,4 mpg tra i 1250 rpm ed i 2000 rpm;…


Fisherman poco noti, o poco considerati?

Cari amici, in queste righe raccolgo alcuni post della pagina Facebook inerenti barche americane da pesca -e non solo- a torto poco diffuse né considerate sul mercato dell’usato nazionale. Queste barche hanno una loro ragion d’essere, ed in determinati casi andrebbero a soddisfare appieno le esigenze di pesca e diporto di molti di noi, molto meglio di qualsiasi altro fisherman specialistico diffuso nell’opinione comune. Talvolta scegliere le soluzioni meno “chiacchierate” e note si rivela la cosa giusta. Alcuni esempi? Tiara 2900 Coronet; Intrepid 40 Center Console Inboard Bimini Marine 245 SX Ecco i rispettivi post sulla pagina Facebook di Fisherman Americani: Buona lettura e buona interazione, se siete anche voi su Facebook! Vi ricordo di leggere il libro Fisherman Americani, nel quale sono contemplate alcune delle soluzioni “alternative” come quelle in esempio nei post sopracitati, che sicuramente possono completare il vostro ventaglio di scelta di una barca da pesca idonea alle vostre esigenze di pescasportivi e diportisti.   Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


La potenza è nulla senza coppia: entrobordo Vs fuoribordo

Torniamo a parlare di numeri, di efficienza, di performance. Quando provai per la prima volta il mio Topaz 32 Express appena consegnatomi, restai stupito dalla velocità e dal regime di entrata in planata (11,3 nodi a 1600rpm) e di velocità minima planata in riduzione di regime dei motori (9,9 nodi a 1450rpm). Questo significava poter affrontare virtualmente qualsiasi condizione di mare tenendo i motori sempre in coppia e lo scafo in assetto con una minima correzione di flaps. Ma il Madeira II era motorizzato entrobordo, poteva contare su due turbodiesel di 7.3L di cilindrata, che erogavano 456cv ciascuno e, soprattutto, esprimevano una coppia motrice di 130 kgm a 1440 rpm. Questi propulsori facevano evolvere due eliche di 22″ x 29″ ciascuna. Come si vede, non c’è da stupirsi se i moderni fisherman di quaranta piedi ed oltre, pur equipaggiati con cavalleria sovrabbondante, fatichino a tenere regimi minimi di planata “funzionali” ad un utilizzo confortevole anche con mare formato. Un moderno fuoribordo benzina V8 di 450 cv esprime una coppia motrice di 61 kgm tra i 3500 rpm ed i 4500 rpm. Pur installando tre, quattro motori, le caratteristiche di erogazione di potenza e coppia non consentiranno mai allo scafo di mantenere una velocità minima di planata inferiore ai 15-17 nodi. Molto spesso questa andatura è impossibile da tenere, a meno di non accettare di battere sull’onda e di arrecare stress allo scafo; non resta quindi che dar manetta, per avere un assetto corretto, pur con il rischio di cavitazione delle -piccole- eliche, di urtare tra un picco d’onda e l’altro, oppure… darsi al dislocamento ed avere molta pazienza per rientrare. Ecco perché, al di là delle indubbie ragioni che al mercato vogliamo dare ed al sicuro appeal di un fisherman che mostra orgoglioso la sua cavalleria in serie sullo specchio…


Un pomeriggio in mare non è mai tempo sprecato

Le previsioni danno mare buono, ma le notizie di pesca non sono confortanti. Perché, il più delle volte allora, si esce a pesca a prescindere dalle maree, dalle catture effettuate nei giorni passati da amici pescatori, e da ogni altro fattore utile a capire se “valga la pena” o meno? La ragione è che, per chi ama il mare, VALE SEMPRE LA PENA MOLLARE GLI ORMEGGI. La scusa di rito di ognuno di noi pescasportivi è quella di “muovere un po’ la barca”. Già, le motivazioni ci sarebbero pure, ma ciò che davvero ci spinge a restare in un mare calmo, col cielo plumbeo, anche senza la minima idea di quale pesce insidiare, è quella di staccare i contatti con la terraferma. C’è chi riesce a lasciare lo smartphone a casa, ma nella peggiore delle ipotesi, ci sarà sempre un tratto di mare in cui non c’è rete e durante il quale nessuna utile o futile notifica ci possa raggiungere. A volte abbandonare la quotidianità ci serve per ritornare alla stessa più efficienti e vigorosi. Ecco una ragione per tenervi stretta la vostra barca, piccola o grande essa sia, per averne cura come si fa con un giardino Zen perché, prima o poi, essa diverrà rifugio e ristoro della vostra anima. Leggi “Le 11 Buone Ragioni per Non Comprare una Barca (ed una per farlo)” cliccando qui. Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


Conformità e certificazione CE della nostra barca, in pillole.

Il nuovo codice della nautica da diporto, ormai in vigore da più di due anni, ha cambiato le carte in tavola per molte barche usate.    L’entrata in vigore della nuova disciplina, infatti, ha reso più netto e definitivo il confine tra “conformità” e “certificazione”.   Qual è la differenza tra i due termini, dal punto di vista pratico?   Una barca si intende CONFORME alle normative CE se il cantiere costruttore l’abbia prodotto rispettando i canoni della normativa comunitaria. In tal senso, dunque, una barca conforme alle normative CE (EC compliant) ha un cd.   Certificato CE del tipo   rilasciato da determinati Enti sovranazionali all’uopo preposti.   ATTENZIONE!  Il fatto che la barca sia conforme non significa automaticamente che la stessa sia anche provvista di certificato CE!   Anzi, almeno il cinquanta percento delle barche con più di quindici anni di vita circolanti nei mari europei non hanno il certificato CE.   La lettera del nuovo codice della nautica da diporto impone di essere provvisti del certificato CE della propria imbarcazione, a pena di non poterla utilizzare oltre le sei miglia dalla costa.   La non certificazione di una barca comporta: 1. Una sicura svalutazione sul mercato dell’usato; 2. La fondata possibilità di incorrere in sanzioni amministrative e penali in caso di sinistri in mare; 3. Controversie di carattere assicurativo. Ogni caso presenta particolarità che portano ad intervenire in modalità differenti e più o meno onerose, per tale ragione ti invito a contattarmi per una consulenza telefonica per parlarne e capire insieme come risolvere questa problematica, sia essa legata alla tua attuale barca piuttosto che ad un fisherman al quale sei interessato. CLICCA QUI PER OTTENERE IL TICKET CONSULENZA TELEFONICA   A presto e Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni…


Hatteras 50 Convertible: lo yacht da pesca – PARTE I

Questo è un articolo da leggere con attenzione: per tale motivo sarà suddiviso in due parti. Hatteras Yachts ritorna tra gli articoli di FISHERMAN AMERICANI, stavolta con un suo best seller: Hatteras 50 Convertible Il modello è dei più longevi di casa Hatteras, tant’è che lo troviamo per la prima volta a catalogo nel lontano 1980, e via via lo abbiamo visto evolversi nelle motorizzazioni e negli allestimenti sottocoperta, per renderla sempre più flessibile anche per i diportisti meno avvezzi a canne e mulinelli e più inclini alla crociera. E questa barca può davvero portarvi molto, molto lontano, complici le generose riserve di carburante e di acqua dolce, da un lato; una carena leggendaria, dall’altro. Il design è quello iconico di Hatteras: la grande finestratura ad occhio, che sembra quasi tagliato con l’accetta, enfatizza il cavallino montante ed allo stesso tempo slancia ed alleggerisce la visuale  della sovrastruttura del quadrato, sopra il quale si erge il flybridge. Le prese d’aria sembrano quasi mordere la fiancata, a presagire la poderosa motorizzazione che questo scafo richiede: l’esemplare oggetto di questo articolo monta una coppia di Caterpillar C18 da 1015cv ciascuno, che garantiscono prestazioni importanti: 26 nodi di crociera continuativa con pieno di carburante e liquidi; 31 nodi di velocità di punta. Ma chi si interessa ad Hatteras interpreta il termine “prestazioni” nel senso più marino del termine: affrontare condizioni meteomarine impegnative a bordo di un Hatteras 50 Convertible può diventare una esperienza totalizzante per un appassionato di fisherman americani! Gli spessori delle stratificazioni dello scafo sono impressionanti: le sezioni dell’opera viva sono di 25,4 mm di vetroresina multiassiale stratificata a mano (laminato pieno). Ogni elemento a bordo di Hatteras 50 Convertible è monolitico e solidale allo scafo: a partire dalle ferramente di bordo ausiliarie come battagliole e tientibene, che vengono fazzolettati internamente…


Center console: l’evoluzione firmata Regal

Da anni ormai assistiamo al fenomeno del gigantismo dei center console, con proposte di serie che arrivano e sforano i sessantacinque piedi (vedi HCB Estrella 65). Tuttavia, a patto di non salire a bordo di questi veri e propri panfili, l’abitabilità sottocoperta è sempre scarsa o quantomeno non proporzionata alla stazza di tali scafi, proprio perché continuano a rispettare i dettami del center console classico. Oggi la novità che a mio parere lascerà il segno, anche nei listini di molti altri cantieri costruttori, viene da un brand che nulla ha mai avuto a che fare con il mondo dei fisherman: oggi vi scrivo di Regal e del suo nuovo 38 SAV Regal Marine Industries è un cantiere americano di quarantennale esperienza nel campo del day & coastal crusing, ma mai prima di oggi lo avevamo visto impegnato in mezzi “sportfishing friendly”. Il nuovo 38 SAV riunisce diverse peculiarità in una unica imbarcazione: Attitudine alla pesca sportiva; Predisposizione ad attività di diving; Abitabilità da day cruiser; Vivibilità della coperta prodiera paragonabile ai grandi dual console. Gli scettici troveranno questo mix poco lucido da parte di un cantiere che, invece, ha secondo me colto nel segno: andare incontro a coloro che, pur desiderando la possibilità di pernottare a bordo, amano la godibilità dei layout aperti poiché utilizzano la barca prettamente durante le stagioni calde. Analizzando la barca a cominciare da estrema poppa, si nota la conformazione con bracket integrato, affiancato ai lati esterni da due plancette di poppa, ognuna delle quali è servita da un varco utile per salpare prede, per l’imbarco e sbarco di equipaggio e provviste, ma anche per il fissaggio di una eventuale passerella. entrambe le plancette sporgono quasi a filo delle calandre dei tre Yamaha F300, consentendo la gestione delle ultime fasi del combattimento senza pericolo di stuccare le…


Tra legge e buon senso: l’articolo su Pesca in Mare di maggio

Cari amici, come ormai di consueto, anche nel numero di Maggio 2020 è presente il mio contributo alla rivista cartacea Pesca in Mare. Nella rubrica Pesca&Nautica, questo mese parlo di: NAUTICA AI TEMPI DEL COVID Qualora vi foste persi il numero di Pesca in Mare di Marzo 2020, vi rimetto il file pdf consultabile gratuitamente cliccando qui sotto: SCARICA QUI L’INTERO ARTICOLO   Non dimenticate di leggere il libro Fisherman Americani – il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva, l’unico libro con consulenza nautica inclusa! Da oggi il libro è disponibile anche in versione eBook (CLICCA QUI), ad € 0,00 con KindleUnlimited. A presto e Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


La scia perfetta: fisherman che vai, scia che trovi.

Una scia può raccontare molto di una barca. Nella scia, infatti, si concentrano i risultati di: assetto ripartizione dei pesi inclinazione dell’asse di spinta correttezza dell’installazione di eventuali appendici L’assetto di una imbarcazione può essere congenitamente influenzato, oppure corretto a posteriori. Uso analizzare la scia di una barca, soprattutto se fisherman, sia in dislocamento (velocità di traina veloce, sui 7 nodi circa), sia a velocità di crociera. E’ molto importante avere in scia settori di acqua chiara e senza turbolenze, canali preziosi che potremmo sfruttare per filare esche di superficie che, a loro volta, generano una propria scia, come ad esempio bubble-jet o kona, finanche i teaser (per chi ne fa uso). Non a caso, vige la regola della “quarta onda” nel caso di utilizzo delle esche appena citate, e la necessità è quella di trovare proprio l’acqua limpida, che normalmente si trova dopo la quarta onda di dislocamento. Se la scia è pulita, la si ritroverà ovviamente prima. Per questi argomenti è vivamente consigliata la lettura di Fisherman Americani e de La Barca da Pesca Perfetta Ebbene, una scia limpida in traina è il risultato di: profondità delle eliche dal pelo d’acqua, nonché del loro diametro e passo: più importante è l’elica, meno giri al minuto dovrà compiere per muovere lo scafo ad una data velocità. Non a caso i fisherman che offrono scie più indicate per la traina -soprattutto quella d’altura- sono quelli motorizzati entrobordo in linea d’asse, dove le eliche sono di dimensioni più grandi e rispetto ad un qualsiasi fuoribordo, per via della maggior coppia motrice dei turbodiesel rispetto a questi. Ma principalmente la pulizia della scia è, in questo caso, imputabile alla profondità alla quale tali eliche evolvono, profondità -a parità di scafo- quasi di un buon 30% maggiore rispetto all’asse portaelica di un qualsiasi…