Grady White 270: l’incompresa, atto II
Ecco l’altra barca di casa Grady White (abbiamo visto la prima QUI) che il mercato ha recepito in maniera non chiara, sin dal momento del suo lancio. Tra l’altro la serie Islander ha avuto una carriera abbastanza lunga, cominciata con il 268 del 1995 e terminata con il 270, appunto, nel 2005. Perché incompresa? Per due motivi fondamentali: la larghezza, di 2,59m a fronte di una lunghezza f.t. di quasi nove metri, e la potenza applicabile di ben 500cv. Con tali numeri la “mission” di questo walkaround non è ben chiara considerato che, in teoria, uno scafo così stretto dovrebbe potersi muovere agevolmente anche con un singolo motore da 250cv (motorizzazione d’ingresso che peraltro la casa madre prevedeva). Ma perché G.W. l’ha omologata per 500cv? Forse perché, nonostante la carena filante, erano comunque necessari molti cavalli per muoverla? Il dubbio che si trattasse di una barca sulla carta poco dispendiosa a livello di potenza applicata e di consumi di carburante ha fatto sì che si vendessero molti meno esemplari di 270 Islander rispetto al più costoso 282 Sailfish, che però con quasi tre metri di baglio massimo, aveva proporzioni ed abitabilità ben maggiori rispetto al 270. Di fatto, la tecnologia e robustezza costruttive di GW hanno permesso di caricare sullo specchio di poppa quella potenza, comportando consumi tra l’altro ben inferiori rispetto alla concorrenza più… larga, e meno carico ai propulsori. Cionondimeno l’Islander è durato sui listini G.W. per dieci anni, subendo anche un restyling molto significativo a cavallo degli anni 2000, adottando il family feeling degli altri fratelli maggiori (il 282 appunto, ed il Marlin 300). Di fatto, l’Islander è stata, invece, una barca intelligente: consentiva la carrellabilità senza particolari permessi o scorte, rientrando nei limiti di rimorchio USA (2.59m). In Europa le cose cambiano da questo punto di…