Dopo anni di pausa dal visitarlo, questa è la mia seconda edizione consecutiva che mi vede ritornare tra i padiglioni della Fiera di Genova.
Non senza qualche emozione (e qualche inevitabile disappunto).
Partiamo dalle prime: le EMOZIONI.
Per chi ama il mare ed il bel navigare come me, varcare l’ingresso di Piazzale Kennedy è sempre stata -e sempre sarà- una esperienza emotiva. Sin da bambino, quando passavo i tornelli tenuto per mano da mio padre, gli stendardi dei vari cantieri espositori, tesi al vento di maestrale, che si stagliavano nel cielo terso e limpido, anche quest’anno (tranne che per la prima mattina del 19…) hanno aperto le danze per gli occhi e per la mente.
Al Salone Nautico, anche per chi non ha la possibilità di acquistare una barca, sognare è gratuito, ed è un sano, sanissimo sognare.
Ambire a poter navigare, un giorno, con una propria barca, è un pensiero genuino ed innato nella natura umana, che dal Mare proviene e nel Mare, istintivamente, tende a ritrovare le sue ataviche origini. (cit. “Le 11 Buone ragioni per Non Comprare una Barca – ed una per farlo”)
Quindi, ben venga il Salone Nautico se non altro da questo punto di vista , poiché è in grado di risvegliare l’ambizione in chi si è arreso ad anni di crisi economica e lavorativa, quasi a voler essere da sprone per i tempi a venire di ambizioni e passione.
Chiuso questo breve cappello, passo ora a ciò che mi aspettavo riguardo il mio settore: quello, cioè. dei fisherman, o barche da pesca sportiva.
Premetto che, volutamente, quest’anno non ho dato nemmeno una spulciata all’elenco degli espositori sul sito web del Salone Nautico, per varcarne la soglia d’ingresso senza disillusioni -e delusioni-, forse un po’ perché inconsciamente me ne aspettavo.
Una prima passeggiata superficiale, a passo sostenuto, lungo i viali principali del Salone, come mio solito, per capire cosa potesse attrarre l’attenzione e l’istinto di un diportista e pescasportivo, per coloro i quali cerco di servire al meglio: i lettori del mio libro e del mio blog.
Preferisco dare qualche cifra, piuttosto che emettere verdetti che possono apparire scoraggianti o addirittura petulanti:
Numero di fisherman americani esposti: 5 ;
Numero totale di fisherman esposti, indipendentemente dalla nazionalità costruttiva: 11 ;
Numero di imbarcazioni con allestimento “adattabile” alla pesca sportiva, ivi incluse quelle di cui sopra : una ventina, non di più.
Da qui si comprende che la contingente problematica doganale (i famigerati dazi aggiuntivi di “ripicca” applicati dall’Europa per le imbarcazioni in entrata dagli States) è un fattore che incide in maniera molto relativa sulla carenza di imbarcazioni da pesca sportiva al 59° Salone Nautico di Genova.
Al di là di pochissimi casi isolati di impegno e dedizione nell’offrire un’alternativa all’esosa scelta USA, la cantieristica nostrana continua ad allontanarsi dal settore dei fisherman.
Tra queste “mosche bianche” cito Seagame, Tuccoli, 3B Craft, A.L. Custom. Se qualche omissione abbia compiuto nell’elencarle, mi sarà perdonata la svista, ma riporto semplicemente i nomi le cui barche mi sono rimaste, per qualche motivo, più impresse.
Per quanto concerne il fronte USA, invece, l’elenco si fa scarno:
- Wellcraft 202 Fisherman;
- Boston Whaler 370 Outrage;
- Boston Whaler 330 Outrage;
- Boston Whaler 250 Outrage;
- Grady White 376 Canyon.
Poco altro da aggiungere per quanto riguarda i fisherman, se non altro per non togliervi l’entusiasmo di vivere una esperienza che, al di là di tutto, vale sempre la pena di fare.
…E siccome di tempo me ne avanzava, ho abbandonato per un po’ le vesti di pescasportivo, per indossare quelle del crocierista, ed è stato piacevole poiché ho rivisto, con mia grande gioia, cantieri chiusi da tempo o rimasti comunque lontano dai riflettori delle fiere nautiche per anni.
Tra questi cito Sciallino, ritornata in forza con due modelli, visibili in acqua: un 25 piedi ed un 30 piedi allestito per la pesca.
Un altra menzione merita SEGESTA di Lavagna, che ha portato in fiera il suo 50 Capri. Ho apprezzato le linee, pure e tradizionali, che mi hanno riportato alla mente, per un fugace flashback, i tratti “somatici” del rarissimo Sangermani Fisherman , perla rara della cantieristica italiana prodotta in non più di un paio di esemplari quasi trentacinque anni fa. Ho avuto altresì modo di parlare con l’affabilissimo titolare del cantiere, il quale traspirava passione per le sue creature, passione che ho ritrovato negli odori di essenze di legno tirato ad olio e calpestandone i paglioli. Questo 50 Capri, a mio parere, si presta molto ad un riallestimento in veste fisherman.
Tuttavia, nonostante la lacunosa presenza di barche da pesca, questa cinquantanovesima edizione del Salone mi ha consentito di conoscere diversi miei lettori, divenuti dapprima amici di penna ed ora persone appassionate con le quali stringere una mano e discorrere di ciò che più di ogni altro elemento amiamo, il Mare.
Tra i tanti che ho avuto modo di incontrare ricordo Federico, Filippo, Gennaro, Gianluca, Alberto, Massimo, Angelo, oltre a molti venditori e professionisti della nautica, che dopo anni di mia assenza dal Salone ho piacevolmente rincontrato, e di nuovi che ho conosciuto.
Al di là dell’aspetto prettamente tecnico, ciò che più resta del Salone Nautico di Genova, non sono le barche che visiti e che calpesti, ma lo stesso spiegarsi al vento delle bandiere che ti dava il benvenuto quando varcavi la soglia d’ingresso al Salone di Piazzale Kennedy.
Se il vento è troppo debole, le bandiere non si tesano a dovere impedendoti di leggerne le insegne; se è troppo forte, si strappano.
In fin dei conti, ciò che serve per la nautica, per i prossimi Saloni, come per il successo e la felicità nella vita è solo…
…un Buon Vento!
Benedetto Rutigliano
Autore di Fisherman Americani
Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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