barche a motore

Carburante sporco e lunghe soste: come evitare danni ai motori?

Pur mettendoci tutta la buona volontà e la costanza nell’utilizzo della nostra barca, l’inverno spesso ci costringe a soste forzate all’ormeggio, protratte per settimane. Gli sbalzi termici sono i nemici dei sistemi di alimentazione, in primis dei serbatoi. L’escursione termica dalla notte al giorno può, infatti, generare condensa all’interno dei serbatoi, soprattutto se non pieni.   E’ buona norma, infatti, lasciarli sempre con almeno 3/4 di pieno o più, se si prevede di non usare la barca per lungo tempo. Le barche a gasolio sono particolarmente vulnerabili da questo punto di vista poiché gli ugelli super-fini degli iniettori dei moderni motori diesel common rail sono molto sensibili a depositi calcarei, morchia ed acqua. Ci sono soluzioni che risolvono il problema a monte, però. 1) A partire dai più tradizionali prefiltri separatori di tipo Racor a cartuccia. Sfruttando il differente peso specifico dell’acqua rispetto a quello del gasolio, l’acqua verrà raccolta sul fondo di appositi “bicchieri” in vetro trasparente. Al di sotto del bicchiere vi è un ugello di drenaggio dell’acqua separata dai prefiltri, che quindi periodicamente andrà aperto per verificarne la presenza.La trasparenza serve proprio ad evidenziare la presenza di acqua o di sporco, indice del fatto che i serbatoi potrebbero essere contaminati da morchia od alghe. Ebbene sì, nel gasolio proliferano addirittura piante! 2) Per evitarlo, sarà opportuno e necessario immettere nei serbatoi additivi specifici battericidi che impediscano, quindi, la proliferazione di alghe o altre forme vegetative che possano intasare filtri ed impianti di alimentazione dei motori.Eccone un esempio di comprovata efficacia, che riduce la fumosità dei motori grazie all’effetto epurante sul gasolio: CLICCA QUI. 3) Per di più, a monte dei pre-filtri di tipo Racor già citati possono essere installati dei gruppi centrifughi magnetici di comprovata efficacia (li ho montati e testati con successo sulle mie barche diesel)…


Nuovo articolo su Pesca in Mare di Novembre: Leggilo qui!

Cari Pescasportivi, Sono lieto di invitarvi a leggere il mio nuovo articolo sul numero di Novembre 2018 della rivista Pesca in Mare, con la quale collaboro. Questo mese affronto il nodo della trasmissione FUORIBORDO. Leggi l’articolo CLICCANDO QUI. Motorizzazione da almeno un decennio vista con favore e spesso preferita nel nostro ambiente di indomiti pescatori, questo genere di trasmissione offre vantaggi e svantaggi, analizzati con ottica oggettiva in modo tale da permettere al lettore di trarre autonome conclusioni, libere dal comune pensare che, ultimamente, la vede come soluzione a tutti i “mali” nautici. Vi auguro, quindi, buona lettura e vi aspetto con commenti all’articolo qui sotto o, se preferite, sulla nostra pagina Facebook! Non dimenticare di leggere il Libro Fisherman Americani, nel quale questo ed altri argomenti sono racchiusi in un testo interamente dedicato alle barche per la pesca sportiva! NB.:Da oggi e fino al 25 Dicembre è disponibile anche nel Christmas Pack! (LEGGI QUI) A presto e buona lettura, Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare


Inverno e piccole beghe… come evitarle?

Si sa, la bella stagione attrae moltitudini di “umani” sulle coste, e tra questi ci sono tanti che, come noi, vi si allontanano prendendo il mare aperto con cadenza costante, ogni qual volta abbiamo un paio d’ore libere dopo il lavoro, piuttosto che per un weekend da dedicare alla nostra attività ricreativa prediletta: la pesca sportiva.Fin qui tutto bene, carburante, un controllo ai livelli, una sciacquata con acqua dolce e via.. Ma i problemi nascono quando arriva il freddo:soprattutto per chi non è avvezzo a determinate tecniche di pesca che si praticano nella stagione fredda, risulta davvero difficile tenere in “attività” la propria barca da pesca, con stazionamenti lunghi anche settimane, senza utilizzarla. Con buona probabilità succederà che, quando condizioni meteomarine vi ispirano e vorrete prendere il largo, la barca vi riserverà qualche noia, perché il gps non si accenderà, o perché la pompa della vasca del vivo non partirà, o perché le cerniere dei tendalini saranno bloccate dalla salsedine… e chi più ne ha, più ne metta. Come per il nostro corpo, anche per le nostre amate barche da pesca vale la regola secondo cui una fisiologica dose di attività costante terrà lontani medici… e tecnici. Non solo, tenere i contatti adeguatamente protetti da prodotti specifici che non siano troppi oleosi, ma allo stesso tempo isolanti, aiuterà a partire “al primo colpo”. Sempre nel caso in cui prevediate lunghi periodi di inattività dei motori, aggiungere un prodotto biocida, soprattutto se la vostra barca è dotata di propulsori a gasolio, giova a mantenere la salubrità del carburante fermo nei serbatoi e certamente esposto ad escursioni termiche, che creano condensa. Ecco un prodotto che vi aiuterà a tenere puliti serbatoi ed iniettori:  CLICCA QUI Usatela e la barca ve ne sarà grata, senza deludervi.   Buon Mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per…


A tutta bitta!

La bitta, elemento della ferramenta di bordo sempre dato per scontato, è il termometro della dovizia progettuale di una barca. Quante volte vi capita di dover sostituire le cime di ormeggio perché usurate anzitempo? La ragione principe il più delle volte è proprio l’errata disposizione di passacavi (quando presenti) e di un posizionamento e profilazione errati della bitta stessa! La presenza dei passacavi è auspicabile ovunque le bitte di poppa siano disposte all’interno delle murate. Essi devono avere profili interni smussati e spessore tale da non strozzare le cime di ormeggio in trazione. Una bitta ben costruita ha profili morbidi, che consentono alle cime volte a raggio non troppo stretto. Allo stesso tempo la bitta deve avere un’altezza sufficiente ad accogliere almeno due volte di cime adeguatamente dimensionate al peso della barca. Spesso capita di vedere, su barche indirizzate ad “arti” pragmatiche come la pesca sportiva, soluzioni stilistiche che mal conciliano la praticità e la durata. Per esempio le bitte a scomparsa mal posizionate o mal profilate. Le colonne mobili di una bitta a scomparsa, sottoposte a particolari stress di tensione causate da forti risacche all’ormeggio, ad esempio, possono subire deformazioni che le bloccano o le fanno ruotare in modo tale da impedirne il collassamento in posizione di riposo. Tali danni possono pregiudicare anche la tenuta della bitta stessa. Ragion per cui, invece di una bitta a scomparsa di bassa qualità è preferibile una meno costosa e più robusta bitta tradizionale, ben posizionata in modo da sopportare qualsiasi tipo di stress tensionale e strutturale. Prima di acquistare una barca, soffermati anche su dettagli apparentemente trascurabili. Se vorrai un consulto professionale su questo ed altri particolari che fanno di una barca un progetto duraturo o inaffidabile, scrivimi compilando il FORM CONTATTI. Non dimenticare, infine, di leggere l’ebook La Barca da Pesca Perfetta ed…


Motori fuoribordo 2T Vs 4T: considerazioni OGGETTIVE, al di là dei luoghi comuni

La materia è di perenne discussione e contesa nei circoli nautici, soprattutto tra coloro i quali praticano particolari discipline di pesca sportiva, che prevedono un impiego “massiccio” dei motori, come la traina: DUE O QUATTRO TEMPI? La risposta che dilaga ultimamente, alla luce dei più che lusinghieri numeri dei moderni quattro tempi, propende quasi esclusivamente a favore di questi ultimi. Oltretutto, esclusa Evinrude, ultimo temerario a perseverare nella ricerca sui due tempi, il resto del mercato ha bandito la “miscela”. A questo punto, un retaggio della mia pregressa esperienza nei mercati finanziari mi porta a domandarvi: E’ giusto seguire sempre e comunque il gregge? Se dovessi motorizzare la mia barca (ammesso che fosse fuoribordo) seguendo i dettami del mercato e lasciandomi sopraffare dal timore di scarsa rivendibilità, dovrei ad occhi chiusi propendere per il quattro tempi. Tuttavia, in questo articolo valuterò casi specifici per poter giungere, insieme a voi, alla scelta più SENSATA invece che a quella più GETTONATA! Dunque, entrando nel merito, ipotizziamo una barca di 24 piedi (Sea Chaser 24, una tra le poche barche sul web con dati ufficiali di test con entrambi i motori di cui ai dati seguenti) , sulla quale dover installare un fuoribordo. Premettiamo che il proprietario faccia 100 ore di moto a stagione, fatte tutte a velocità di trasferimento. Facciamo due conti: Evinrude G2 250hp Consumo medio a 25 nodi : 30 lt/h ===> 30×100= 3.000 lt di benzina a stagione : Euro 5.100 al costo medio alla banchina di 1.70 Euro/lt Miscela olio TC-W3 alla media del 1% (ref. Evinrude)= 30lt : Euro 300 al costo medio di 10 Euro/lt Intervalli di manutenzione: ogni 500 ore o 5 anni Ipotizziamo che la motorizzassimo, stavolta, con motore a quattro tempi: Yamaha F250 Consumo medio a 25 nodi : 36 lt/h ===> 36×100=…


Striker Yachts: metalli nobili (da pesca sportiva)

Ci sono barche che hanno lasciato un segno sottile ma indelebile, una ruga sul volto della nautica specialistica. Ci sono cantieri che hanno rappresentato l’élite della nautica da diporto , con soluzioni costruttive e di layout a suo tempo rivoluzionarie. Uno di questi è Striker Yachts , di cui accenno brevemente in queste poche righe, nonostante il nome meriterebbe di scavare nel passato per ricostruirne i fasti ed i suoi sviluppi fino ad oggi, che è diventato un produttore di imbarcazioni custom, pur basate sui propri storici progetti, ovviamente aggiornati con i materiali che la migliore avanguardia navale oggi ci offre. Lo Striker 44 è, forse, il convertible sportfisherman più esclusivo e di nicchia del suo tempo. Ogni Striker è costruito in alluminio saldato, in modo da ottenere un manufatto praticamente monolitico, con una filosofia votata alla durata nel tempo ed alle lunghe permanenze in mare. La maestria nella costruzione porta questi oggetti molto particolari fino ai nostri giorni , la stragrande maggioranza dei quali ancora in onorevole servizio. Le carene sono semiplananti con un tagliamare molto profondo e variamente motorizzate, in base alle velleità velocistiche dell’armatore. Le particolari geometrie delle stesse consentono a questi scafi di raggiungere velocità di tutto rispetto, fino ai 28-30 nodi (in base alle motorizzazioni scelte dall’armatore), grazie ad un diedro che garantisce comunque una grande portanza, nonostante la connotazione da “trawler veloce” che il cantiere amava far indossare ai suoi modelli, quando configurati con motorizzazioni di ingresso . Si partiva da 2 motori Daf da 145cv, e negli anni si è giunti fino a 2 motori Parimenti, uno Striker è in grado di mantenere velocità di dislocamento in maniera ineccepibile e senza inficiare minimamente il comfort di bordo, garantendo grandi autonomie (uno Striker 44 imbarca ben 2900L di gasolio e ben 900L di acqua…


Pesca d’altura con una barca piccola? Vi racconto di una mia giornata di pesca molto particolare…

Chi ha detto che BARCA PICCOLA = PICCOLA PESCA ? Oggi vi parlo di un giorno di diversi anni fa quando, nel pieno della febbre da alalunghe -e da sconsideratezza…- ricevetti una chiamata da un amico appena rientrato da pesca, con un cospicuo numero di esemplari di thunnus alalunga. Il Madeira II (il mio Topaz 32 Express) era in manutenzione e non potevo di certo restare a guardare. La scelta fu obbligata: andarci con il BabyMadeira, all’epoca seminuovo in quanto acquistato giusto un paio d’anni prima per la pesca costiera, disciplina in cui il Madeira II riusciva con difficoltà a causa della potenza e della stazza, non propriamente da peso-piuma… Ora mi aspetto che mi biasimiate, facendomi notare che (all’epoca) il Baby non avesse ancora un motore ausiliario, come si scorge in foto… anche perché a più riprese nel mio libro ribadisco che la soluzione bimotore è preferibile per chi si dedichi alla pesca d’altura… Ebbene sì, in quell’occasione osai molto… Ma lo feci esclusivamente perché sapevo che lì, a 30mg dalla costa di Bari ci sarebbero stati altri equipaggi in caccia. Ed a 30mg ci arrivi navigando sul mare piatto, ma spesso trovi tutto un altro mare… e devi conviverci per ore…: Fatto il pieno di benzina, il controllo dei livelli ed un’occhiata alle sentine, l’indomani si partì per 65 gradi bussola alla volta della batimetrica dei 250 metri, primo punto utile per filare le nostre 6 lenze.                                                                                                                             🎣🎣🎣🎣🎣🎣🎣 Il risultato dell’audace…


A cosa serve la barca BELLA, se questa è INGOVERNABILE?

L’onda lunga dello scirocco di un lembo scorcio di Mare Ionio (nel momento in cui scrivo questo articolo sono a Marina di Ugento) mi suggerisce una riflessione di cui voglio rendervi partecipi. Stavolta, infatti, pongo l’attenzione su una caratteristica spesso non rilevabile, nelle fasi precedenti l’acquisto di una barca. Un fattore del tutto TRASCURATO da alcuni diportisti che non vedono l’ora di portarsi a casa la nuova barca per godersi la bella stagione ormai alle porte. Indipendentemente da quanto siete pratici di navigazione e gestione della guida della barca, quest’ultima può essere, quanto a manovrabilità, virtuosa o lacunosa. Il mercato è pieno zeppo di barche con ❌ ripartizione dei pesi ORRIBILE, ❌ posizionamento e interasse delle eliche ERRATI, ❌ timoni SOTTODIMENSIONATI, ❌ vendute con ELICHE INADEGUATE rispetto alla coppia motrice e al regime nominale di funzionamento dei motori, scelte dal cantiere o dal venditore che motorizza la barca solo per dimostrarvi che essa raggiunge la velocità promessa. Tutti gli errori commessi negli ambiti di cui sopra si sostanziano in una problematica governabilità  dell’imbarcazione. Non è mistero che alcuni modelli nascano con pecche congenite di manovrabilità più o meno gravi, soprattutto in spazi ristretti o in condizioni di emergenza (si pensi alla necessità di rientrare in porto con un solo motore funzionante). E poi ci sono, all’opposto, fenomeni di barche nate con assetto e bilanciamento dinamico tanto impeccabile da rendere possibile la correzione della rotta, a velocità di crociera, tenendo addirittura la barra del timone dritta e agendo semplicemente sui flaps. Tra questi FENOMENI DI EQUILIBRIO DINAMICO cito, ad esempio, l’ Albemarle 305 Express. Tengo a precisare, tuttavia, che l’equilibrio dinamico non va di pari passo con l’equilibrio statico, infatti il modello citato, se da un lato rappresenta il benchmark di riferimento per la manovrabilità, non lo è per tenuta di mare da fermo…


Fisherman Americani su Vela e Motore di Aprile!

E’ con estrema soddisfazione che Vi annunciamo la nostra presenza su Vela e Motore. Il nostro libro è stato recensito alla pagina 130 del numero di Aprile 2018. Qui di seguito l’articolo: Siamo oltremodo entusiasti di essere presenti su una delle riviste italiani più importanti della nautica da diporto e ciò ci spingerà a migliorare la nostra già fortunata pubblicazione in future riedizioni sempre più ricche! Grazie a Voi per il supporto in un settore che ha ancora molto da offrire in termini di professionalità e servizi al diportista. Noi ce la mettiamo tutta e continueremo a farlo con la stessa passione che ci ha spinti a partire in questo progetto. Per acquistare il libro Fisherman Americani, il testo pluripremiato interamente dedicato alle barche per la pesca sportiva, CLICCA QUI. Buona Lettura e Buon Mare! Benedetto


Come affonda una barca: pericolo “ombrinali di scarico”

Sebbene questa tematica riguardi le imbarcazioni in generale e non solamente le barche da pesca sportiva, ritengo opportuno soffermarmici, perché il passato ha visto tanti natanti colare a picco per colpa di problematiche inerenti i passaggi attraverso lo scafo (o ombrinali). Un ombrinale è un foro passante praticato nei pressi della linea di galleggiamento, o poco sopra, che consente lo scarico delle acque reflue fuoribordo, per esempio provenienti da sentine o gavoni. Nei fisherman la presenza di detti fori è più importante rispetto ad una barca da diporto, perché la prima ha almeno, nella peggiore delle ipotesi, due vasche in più: quella del vivo e quella del pescato. Peraltro assai spesso a queste due si accompagnano altri gavoni a pagliolo o sotto le sedute, che necessitano di risciacquo perché finalizzate a riporvi il pescato o le attrezzature da pesca da lavare. È facile, dunque, immaginare quanti ombrinali le murate di un fisherman possa presentare, arrivando molto facilmente a raggiungere e superare il numero di dieci. Ebbene, gli ombrinali, sebbene indispensabili per le applicazioni suddette, sono anche possibili punti di imbarco accidentale di acqua all’interno dello scafo, dall’esterno ma anche dall’interno stesso. Per tale motivo, dovrà essere sana abitudine controllare con religiosa costanza i serraggi delle fascette di tenuta dei tubi di connessione agli ombrinali, lo stato di corrosione e ossidazione delle stesse fascette e della gomma dei tubi, e la presenza di eventuali ostruzioni degli scarichi. Tutti i fisherman americani che nella vita mi è capitato di possedere e ispezionare, presentavano la doppia fascettatura dei passaggi a scafo, cosa non affatto scontata su barche di altra provenienza. Consiglio vivamente chiunque si appresti a valutare l’acquisto di una qualsiasi barca non americana, di prevedere una piccola spesa per verificare la presenza della doppia fascetta su ciascun ombrinale di scarico, e ove…