Barca da pesca

Come montare il motore ausiliario sulla propria barca da pesca?

La risposta dipende dal vostro obiettivo: MOTORE DI EMERGENZA?           o             MOTORE DA TRAINA? Ovviamente mi direte che volete entrambe le caratteristiche da un motore ausiliario. Ma la risposta serve a capire quale delle due funzioni per voi abbia più peso, perché in base a ciò sarà opportuno dimensionare il motore e prevedere determinati accorgimenti per installarlo. Un motore da usare prevalentemente per la TRAINA non è necessario che abbia molta potenza: su una barca di 7 metri un motore da 6 cv è più che sufficiente per muovere la barca da 0 a 3 nodi, ciò che basta per praticare tutte le tecniche di traina con il vivo o con il morto manovrato. Se, invece, praticate prettamente pesca d’altura e l’idea di rimanere con il vostro fisherman monomotore in panne a 30 miglia dalla costa, vi servirà un motore DI EMERGENZA ben dimensionato, che non muova la barca ma la faccia navigare in dislocamento per ore senza che l’elica perda spinta, senza che la barca si fermi appena entrata nel cavo d’onda e che sappia condurvi sani e salvi in porto. In tal caso, su una barca di 7 metri sarà necessario come minimo un motore da 10 cv con elica da spinta e gambo adeguatamente lungo per superare la “zona d’ombra” della carena. In ogni caso, comunque, ci sono vari fattori che influenzano la corretta installazione del motore ausiliario, nonché la sua resa in termini di spinta e governabilità. 1️⃣ Spazio utile per accoglierlo sullo specchio di poppa Se la vostra barca ha una sagomatura particolare dello specchio di poppa, bisognerà valutare attentamente le dimensioni massime della calandra motore che esso potrà accogliere: 2️⃣ Forma della carena ed angolo di deadrise poppiera Se la carena presenta un angolo di deadrise poppiera…


Fuoribordo e manovre rapide: alcune considerazioni

Quello che vediamo in foto è di grande suggestione, ma potenzialmente di grave pregiudizio per i motori. E non mi riferisco espressamente ai modelli in foto in evidenza, ma a tutti i fuoribordo in quanto tali. Un fuoribordo ha la caratteristica di racchiudere sotto un’unica calandra blocco motore, impianto di alimentazione, parte dei rinvii di trasmissione e, soprattutto, le condotte di ASPIRAZIONE. Sebbene qualsiasi fuoribordo sia progettato in modo tale da ridurre al minimo l’ingestione di acqua dall’esterno, tale rischio non può essere mai del tutto evitato, soprattutto quando effettuiamo delle manovre repentine in presenza di mare mosso. (Non a caso un noto marchio di fuoribordo ha avuto diversi problemi con un altrettanto arcinoto modello di suoi motori 4t, problemi relativi proprio all’ingestione di acqua salata nelle camere dei cilindri più bassi sull’acqua). Il peso gravante ad estrema poppa tipico delle imbarcazioni motorizzate con grossi fuoribordo ha l’effetto che, quando si accelera in retromarcia, la pressione della poppa sull’acqua tenderà a “tirare in basso” lo specchio stesso. Ovviamente tale effetto non è evidente così platealmente su ogni imbarcazione fuoribordo, ma stiamo parlando di tendenza , la quale resta. Al contrario, una barca entrobordo ha il fulcro posizionato nella zona della sala macchine, che quindi agirà da perno per le manovre a tutto gas marcia indietro. Gli effetti benefici sono di: Sollevare la poppa quel tanto che basta per agevolare il drenaggio fuoribordo delle acque imbarcate grazie ad ombrinali non “affogati”; Dare la possibilità di effettuare manovre a più alta velocità rispetto ad una imbarcazione fuoribordo, con la quale bisognerà procedere con i guanti bianchi se non si vorrà avere il timore di arrecare danni ai motori. Naturalmente, esistono barche fuoribordo che minimizzano tale endemico effetto e, viceversa, barche entrobordo che mal gestiscono tali manovre, nonostante la loro natura le vorrebbe ben…


C’era una volta l’assetto – Lettera di un nostalgico…

D’accordo, non posso dire di essere della “vecchia guardia” data la mia età, ma io sono cresciuto sognando barche da pesca della tradizione americana. Barche le cui glorie si tessevano sulla base di equilibrio progettuale ed idrodinamico, studi sui baricentri fatti “a monte”, prima di lanciarne la produzione. Sono cresciuto conoscendo i difetti veniali di barche che rollavano troppo ma fendevano l’acqua come burro e non sono mai stato a vedere barche che non oscillano con il mare al traverso grazie ad un giroscopio, o assetti sempre perfetti grazie a flaps automatici (CLICCA QUI). È vero, sarei un troglodita anti-progresso se sparlassi di queste nuove tecnologie che hanno di fatto reso la vita a bordo molto più semplice e confortevole che in passato, ma mi resta un tarlo: QUANTE DI QUESTE IMBARCAZIONI MODERNE DOTATE DI GIROSCOPIO E TRIM TABS AUTOMATICHE SAPREBBERO ANDAR PER MARE DIGNITOSAMENTE SENZA TALI DISPOSITIVI? Ricordo lo spot di un notissimo cantiere di fisherman americani che, non molti anni fa, pubblicizzava un suo modello su una altrettanto nota testata giornalistica statunitense, vantando l’assenza dei flaps (manuali), nemmeno come optional. Un ricordo talmente indelebile da averne voluto parlare anche nel libro. La classica eccezione che conferma la regola: uno scafo nasce con un determinato comportamento di navigazione teorico, che strada facendo può vedersi modificato in seguito all’aggiunta di accessori particolarmente invasivi ma ritenuti indispensabili al momento del lancio, o per via di preferenze dei clienti per taluni layout di coperta differenti rispetto a come il cantiere l’aveva progettata in origine, o per via di qualsivoglia motivo intervenuto successivamente all’ingegnerizzazione ed al test in vasca dello scafo. Fin quando i vizi di assetto derivano dalle motivazioni di cui sopra, poco male. Il peggio sarebbe ove la progettazione sia tecnicamente carente/economica… “tanto poi ci piazziamo dentro un Seakeeper e risolviamo la…


“Una nave in porto è al sicuro, ma non è per questo che le navi sono state costruite” -Cit.

La citazione di Bhutto sembra quasi scritta per noi, amanti del mare aperto ed esposti ai voleri degli elementi di Madre Natura. Per noi che, più di ogni altra categoria di diportisti, necessitiamo di una barca affidabile, che non tema il mare avverso, che non ci dia il patema che, alla prima onda presa male, ci lasci con la strumentazione in blackout o con chissà quale altra avaria. Chi usa la barca per la pesca sportiva deve rinunciare a qualche accessorio velleitario a favore della semplicità. Sopratutto, è necessario che quanto presente sia fatto con l’obiettivo di durare e di RESISTERE.  QUELLO CHE NON C’È, NON SI ROMPE. Perché è la sobrietà è ciò che rende BELLO un vero fisherman! Ma come riconosco un VERO FISHERMAN? Me lo sono chiesto per 30 anni. Dopo batoste, delusioni, belle esperienze e fregature, avevo il personale bisogno di raccogliere i miei tanti frammenti di vita passati a bordo di barche mie, di amici, di conoscenti che mi chiedevano supporto. L’ho fatto in un libro che si chiama FISHERMAN AMERICANI. Un libro che non è la tesi di laurea di un laureando in ingegneria navale. E’ semplicemente il raccoglitore di ciò che qualsiasi pescatore sportivo come me si chiederebbe nel momento in cui decidesse di cercare e comprare la sua barca da pesca ideale. A cosa servono mancorrenti tubolari dal diametro esagerato ma in avional, anziché di sezione ridotta ma in acciaio inox? A cosa servono tendalini spessi quasi quanto il battistrada di un pneumatico? L’ho capito solo con il tempo e SBAGLIANDO. Ti serve tempo per apprezzare ciò che dai per scontato sia condannato alla rovina nel giro di pochi anni. Questo libro ha la funzione di risparmiarti errori che ho già compiuto io. Se vuoi evitare di spendere tempo e denaro su…


Tutta colpa della plancetta!

È inevitabile che il vostro fisherman, durante la bella stagione, verrà utilizzato anche, e in taluni periodi poco pescosi soprattutto, per la tintarella e il bagno. È altrettanto innegabile che una piattaforma sicura e comoda dalla quale immergersi e tramite la quale risalire in barca è un accessorio che può facilmente diventare indispensabile e addirittura vincolante nella scelta della barca stessa, soprattutto se a bordo saliranno la vostra donna e i figli. Tuttavia, questa appendice poppiera tanto venerata in Europa, è nella patria del fisherman (U.S.A.) spesso addirittura esecrata, motivo per cui non se ne scorge la presenza su gran parte degli sport fisherman di rango del costo di svariati milioni di dollari. I motivi? Sono presto intuibili: Una sporgenza rispetto alla specchio di poppa è una minaccia all’incolumità delle lenze che, avvicinandosi al bordo della plancetta, sarebbero condannate alla rottura come un capello teso contro una lama affilata, soprattutto se dall’altro capo della lenza stessa vi siano tunnidi o altri grandi pelagici che, per loro caratteristica, tendono a posizionarsi “alla picca” durante le fasi centrali del combattimento, cioè a piombo sotto lo scafo; Una plancetta “accettabile” a bordo di un fisherman dovrà essere molto bassa sull’acqua e poco profonda. Il livello a pelo d’acqua o quasi fa sì che, nelle manovre brusche in retromarcia o in scarroccio con mare grosso di poppa, la plancetta funga da trampolino di lancio per l’acqua che entrerà in pozzetto più facilmente rispetto ad uno specchio “pulito”; La plancetta costituisce sempre un impedimento ogni qualvolta sia necessario intervenire sugli assi o sulle eliche per qualsivoglia ragione. Ultimo ma non ultimo, un accessorio in più rappresenta manutenzione in più. La sobrietà tendente allo “scarno” dei fisherman puri è orientata proprio alla facilità ed alla rapidità di intervento in condizioni di potenziale pericolo per la barca e…


Ri-facciamoci i tendalini. Quali materiali usare?

Chi utilizza il proprio fisherman anche nella stagione fredda riterrà necessario un set di tendalini a corredo del bimini-top o dell’hard-top ,a protezione di skipper ed equipaggio in zona guida. Chi naviga da anni conosce bene ormai che l’agire inesorabile del mare, del sole e del salino crea un mix perfetto e letale anche per i più robusti dei tendalini in commercio. Con elementi solidi e sufficientemente rigidi, si può isolare a dovere anche la zona guida di un center console, tipologia di barca non esattamente protettiva nella stagione invernale.Per tale ragione è importante, quando si è in procinto di affrontare una spesa consistente come questa, scegliere i materiali migliori che assicureranno anni di protezione e lucentezza degli elementi trasparenti. Ciò è importante non solo per ragioni estetiche, ma anche perché: Un tendalino strappato compromette il comfort di bordo già precario in caso di uscite in pieno inverno, magari con mare mosso e pioggia Un trasparente… opaco (!) rende difficile la visibilità a prua, con la conseguenza di costringere lo skipper a navigare con qualche cerniera aperta, beccandosi vento ed acqua in pieno volto. Un tendalino con scarsa tenuta (pieno di spifferi e di parti che non combaciano a dovere) sarà pressoché inutile, poiché a partire da quelle zone “sensibili” possono originare muffe e depositi di salmastro che concorreranno a scolorire, a creare aloni su vetroresina e tessuti, oltre a tenere la zona dedicata alla strumentazione pericolosamente bagnata. Per quanto riguarda gli elementi trasparenti, vi consiglio di utilizzare materiali Strataglass o EZ2CY. Saranno lucenti per molti anni ed è possibile sceglierli di diversi spessori, in base alle esigenze di rigidità piuttosto che di arrotolabilità che avrete a bordo. Per quanto riguarda gli elementi in tessuto (canvas), per via dell’estrema resistenza agli agenti atmosferici ed alla frizione (vi capiterà spesso di dover…


Center Consolle: tuttapesca!

Il Center Console è il fisherman d’accesso per molti, in quanto presenta connotazioni che lo rendono versatile non solo per la pesca, ma anche per ospitare persone non proprio pratiche di vita a bordo, offrendo ampi calpestii e murate generalmente alte e protettive. Caratterizzato dalla postazione di guida centrale, senza tuga prodiera, è il layout che offre gli spazi aperti vivibili più ampi rispetto alle altre tipologie di barca da pesca sportiva. Nelle taglie dai ventuno piedi in poi, più che spesso offre un vano interno alla plancia che può ospitare un WC o fungere da vano di stivaggio. Le ultime tendenze vedono l’uscita sul mercato di CC sempre più grandi, che offrono anche zone sottocoperta ventilate da oblò con cuccette, angoli cucina e toilette separate. Dal punto di vista prettamente alieutico, il CC è sicuramente la configurazione più versatile per svariati tipi di pesca, soprattutto quelle in cui si richiede immediata fruibilità degli spazi in movimento durante il combattimento. Questo genere di barche è nella stragrande maggioranza dei casi motorizzata fuoribordo, con o senza bracket, mono o bimotore (sebbene, negli esemplari più grandi, pare non vi sia davvero più limite al numero di fuoribordo sullo specchio di poppa). Performance di punta, quindi, accompagnate da una sicura efficienza in termini di consumi, dato il rapporto peso/potenza generalmente molto favorevole, in presenza di motorizzazione di solito molto generose in rapporto alla taglia dello scafo. Non pensiate, però, di utilizzare un C.C. tutto l’anno senza soffrire di cervicale: La postazione di guida di questo genere di barca da pesca tipicamente americano è infatti sgombra da… qualsiasi genere di infrastruttura a protezione dalle intemperie. Si può ovviare a questo montando dei tendalini perimetrali con T-Top in metallo (generalmente alluminio anodizzato o acciaio inox). NON SARÀ comunque LA SCELTA GIUSTA per chi usa la…


Grandi pesci e come imbarcarli

Argomento già eviscerato sia su Fisherman Americani, sia sul nuovo eBook “La barca da pesca perfetta”, quello inerente le aperture sullo specchio di poppa è in continua evoluzione, sia in forza delle novità di volta in volta presentate da vari cantieri costruttori, sia a causa dell’aumento del numero di pescasportivi che si affacciano a tecniche volte alla cattura di grandi prede Una barca da pesca non sempre offre una tuna door, per filosofia progettuale. Si pensi ad esempio a barche fino a 20 piedi con specchio di poppa aperto o con bracket, dove si preferisce la compattezza dell’insieme alla complicazione di una poppa di tipo “eurotransom”, che allontana il pescatore dal bordo libero di poppa e crea un paio di piedi impraticabili nella stessa zona. Tuttavia tale mancanza non è reversibile ed è bene tenerlo a mente in sede di acquisto, se il nostro intento sarà fare drifting al tonno rosso, traina con il vivo ai grandi pelagici, piuttosto che bolentino di profondità od altre tecniche volte ad insidiare grandi pesci. Ora, però, parliamo di ciò che il mercato può offrirci: dagli specchi aperti alle paratie abbattibili, fino alle Tuna door ed alle Side door. SPECCHIO APERTO E’ la formula più ancestrale dello specchio di poppa rinvenibile su barche motorizzate fuoribordo, nata per esigenze funzionali: le teste dei motori di una certa potenza hanno bisogno di un “accesso” a bordo per poter consentire di sollevare al massimo i gambi degli stessi dall’acqua, dopo aver ormeggiato la barca al pontile. Questo si sostanzia in un ribassamento dell’altezza della sponda di poppa in progetti datati (si pensi ai vecchi Robalo e Boston Whaler Outrage e Revenge). L’handicap di questo tipo di soluzione è che, in manovra a marcia indietro particolarmente energiche o con mare formato, l’intrusione di acqua di mare in pozzetto è…


Tempo di rimessaggi: come preparo la barca al riposo invernale

Ottobre sancisce la chiusura della stagione diportistica per molti, nonché l’inizio di una serie di misure ed interventi mirati a conservare la barca nel migliore dei modi in attesa della stagione successiva. E’ importante porre in atto questi accorgimenti per far sì che, il giorno in cui rimuoveremo il telo copri-barca, non dovremo aver a che fare con valvole incrostate, contatti non funzionanti, cattivi odori. N.B.:Tutte queste operazioni sono eseguibili con del buon fai-da-te. Non servirà, per questi lavoretti, scomodare meccanici o cantieri, che impegneremo invece per interventi più specialistici sui motori o sulle carpenterie della barca. quando necessario. L’esperienza mi ha insegnato che i prodotti chiave per pulire ogni parte della barca al meglio, sono pochi e resistenti alle mode… Cominciamo questa breve rassegna, dando per sottintese le operazioni di routine che tutti effettuiamo all’atto dell’alaggio della barca, come la pulizia ad alta pressione della carena ed il lavaggio del circuito dei motori con acqua dolce. Chi non ha mai sentito parlare del CRC? Questo lubrificante e sbloccante ha un’efficacia prodigiosa su tutte quelle parti meccaniche soggette a subire l’azione della salsedine. Si pensi alle pulegge, tendicinghia, valvole di presa a mare, cerniere, ecc. LUBRIFICAZIONE DEGLI ORGANI MECCANICI: quello che non dovrà mai mancare a bordo sarà il CRC 6-66, adatto all’uso nautico poiché il suo velo è particolarmente tenace, pur non essendo aggressivo. CONTATTI ELETTRICI:  il CRC Contact Cleaner è essenziale per la risoluzione dei falsi contatti conseguenti all’intrusione di umidità o all’ossidazione dei contatti elettrici. Basterà spruzzare qualche colpo di spray sui contatti per preservarne la funzionalità anche dopo mesi di inattività. Per la pulizia dei metalli consiglio la Pasta Iosso, vecchissima formula dall’efficacia indiscussa, appicabile sia sugli acciai sia sui metalli cromati. Consiglio, altresì, di effettuare una pulizia della sentina con acqua corrente e StarBrite Bilge Cleaner . Questo…


Pesca d’altura con una barca piccola? Vi racconto di una mia giornata di pesca molto particolare…

Chi ha detto che BARCA PICCOLA = PICCOLA PESCA ? Oggi vi parlo di un giorno di diversi anni fa quando, nel pieno della febbre da alalunghe -e da sconsideratezza…- ricevetti una chiamata da un amico appena rientrato da pesca, con un cospicuo numero di esemplari di thunnus alalunga. Il Madeira II (il mio Topaz 32 Express) era in manutenzione e non potevo di certo restare a guardare. La scelta fu obbligata: andarci con il BabyMadeira, all’epoca seminuovo in quanto acquistato giusto un paio d’anni prima per la pesca costiera, disciplina in cui il Madeira II riusciva con difficoltà a causa della potenza e della stazza, non propriamente da peso-piuma… Ora mi aspetto che mi biasimiate, facendomi notare che (all’epoca) il Baby non avesse ancora un motore ausiliario, come si scorge in foto… anche perché a più riprese nel mio libro ribadisco che la soluzione bimotore è preferibile per chi si dedichi alla pesca d’altura… Ebbene sì, in quell’occasione osai molto… Ma lo feci esclusivamente perché sapevo che lì, a 30mg dalla costa di Bari ci sarebbero stati altri equipaggi in caccia. Ed a 30mg ci arrivi navigando sul mare piatto, ma spesso trovi tutto un altro mare… e devi conviverci per ore…: Fatto il pieno di benzina, il controllo dei livelli ed un’occhiata alle sentine, l’indomani si partì per 65 gradi bussola alla volta della batimetrica dei 250 metri, primo punto utile per filare le nostre 6 lenze.                                                                                                                             🎣🎣🎣🎣🎣🎣🎣 Il risultato dell’audace…