Barca da pesca

NorthCoast: la storia che si fa… pilotina!

Chi è appassionato di fisherman americani ricorderà sicuramente il marchio North Coast (leggi questo articolo a riguardo), per i suoi express dalla carena prestante e molto esigente dal punto di vista della potenza impegnata. A questo nome sono affezionato -tant’è che ne parlo anche nel mio libro Fisherman Americani– perché da piccolo, quando sfogliavo quelle tanto agognate ed allora carissime riviste di pesca statunitensi per le quali pregavo mio padre di rinnovarmi l’abbonamento di anno in anno, vedevo quel logo stampigliato sui giardinetti di barche con svettanti tuna Towers, lunghi divergenti e, quasi sempre, con la murata intrisa di sangue di grandi tonni o marlin. A partire da allora ho sempre associato il nome NorthCoast ad un non so che di avventuroso a largo dell’Atlantico… Erano barche che davano il meglio di sé con mare di prua: le loro carene erano caratterizzate da una ruota prodiera molto ampia, con pattini di sostentamento aggressivi e ben in rilievo. Deadrise poppiera decisamente profonda (dai 23º ai 24º, in base ai modelli) e linee da fisherman senza compromessi. La maggior parte dei NorthCoast sono tutt’ora naviganti, e questo depone a favore della qualità costruttiva di queste barche, davvero solide e ridondanti dal punto di vista costruttivo. Dopo quasi un ventennio di assenza dalle scene, il brand NorthCoast viene acquisito dalla C&C Marine, per riportarlo alla ribalta con una gamma di imbarcazioni sempre dedicate alla pesca, ma di layout differenti. La gamma attuale infatti, contempla center console e pilotine. La mia attenzione oggi è riposta sulla gamma delle pilotine, vista la carenza di offerta in questo particolare segmento di fisherman. La serie Cabin di NorthCoast contempla scafi con lunghezze variabili dai 21 fino ai 29 piedi, tutti motorizzabili fuoribordo. Le carene conservano le geometrie importanti che hanno reso i vecchi NorthCoast acclamati nell’ambiente dei…


In quale direzione va l’express fisherman?

Il cambiamento è nell’aria, anzi è incipiente. Dove ci condurrà tale cambiamento, in relazione al più classico dei layout di fisherman (LEGGI FISHERMAN AMERICANI su questo argomento) Sicuramente verso una maggior accoglienza dell’equipaggio anche dal punto di vista più prettamente diportistico. + sempre più FUORIBORDO + sempre più ACCOGLIENTE + sempre meno ESTREMO; + più CAPIENTE sottocoperta a parità di dimensioni rispetto al passato. Nei progetti di molti express in procinto di esser presentati, infatti, si intravedono soluzioni attualmente adottate sugli yacht a vocazione crocieristica, come ad esempio punti luce fissi a murata per il sottocoperta (che io personalmente obietto, ma il mercato guida tali scelte d’altronde; leggi qui per approfondimenti), oltre ad una sempre più massiccia presenza di sedute a mezzanino anche su barche di dimensione medio-piccola. Che fine farà, allora, il fisherman duro e puro? Di sicuro continuerà ad esistere, soprattutto negli States; in Europa, dove la dedizione alla pesca sportiva per i proprietari di barche di una certa importanza è appannaggio, quasi sempre, delle sole stagioni miti, avranno un sicuro riscontro le barche più flessibili. Prova ne è la scarsa penetrazione nel nostro mercato dei grandi center consolle e catamarani tuttapesca, accanto alla sempre più massiccia diffusione dei dual console. Ma perché snaturare una tipologia di barca così specialistica anziché orientare la scelta su barche nate espressamente per il diporto ricreativo? Risposta è semplice: per mutuare la marinità delle barche concepite per la pesca d’altura e renderla disponibile per chi non è avvezzo a canne e mulinelli… perché la sicurezza è per tutti! + In più, l’idea di possedere una barca in grado di affrontare mari impervi è suggestiva non solo per noi pescasportivi, ma anche per il diportista ricreativo. Ecco un esempio di tutte queste evoluzioni in una unica barca: XCelerator 35 Express è un 35…


Quanto vale realmente la barca usata che vorresti comprare?

Attenzione: in questa sede non intendo fare un’analisi dei valori di mercato dei fisherman usati in stile Eurotax, ma andare più a fondo. Anche perché, in fatto di barche, data la penuria di esemplari di fisherman di uno stesso modello sul mercato italiano, è ben difficile creare una tabella dei prezzi a parità di età è stato di usura. Quindi la domanda da farsi, nel nostro caso, sarà la seguente: Quanto può costare rimettere in sesto una barca usata? Il mercato è pieno zeppo di apparenti occasioni. Tanta barca, di gran nome, ad un prezzo da saldo. D’accordo, potrà pur avere venticinque anni o più, ma la tentazione di fare il passo resta. Dietro un “prezzaccio” può però nascondersi l’inganno. Come fare per scoprirlo? La ricetta magica non esiste, ma il tempo e la pazienza possono aiutarci, se ne abbiamo ovviamente! Analizzare una barca usata di diversi lustri di età comporta lo studio accurato della produzione pregressa del cantiere, la consultazione di proprietari di quello specifico modello di barca, la visione, ove possibile, di più esemplari di quello stesso modello. Quanto sopra è parte delle attività che svolgo quando redigo un Fisherman’s Report, del resto. Se ti interessa un Fisherman’s Report sulla barca che vorresti acquistare  CLICCA QUI E COMPILA IL FORM   Perché tutto ciò, vi chiederete? Per capire le vulnerabilità che mediamente affliggono quel determinato modello di barca e per sapere come ed a quale costo ripristinarle! È di vitale importanza poter quantificare, almeno approssimativamente, i costi di riparazione e ripristino di una barca usata di una certa importanza, poiché molto spesso la somma di tali costi esorbitano abbondantemente dal prezzo pagato per acquistarla . Ho assistito personalmente ad acquisti abortiti perché, durante i lavori di preparazione al varo, si scoprivano danni dalla riparabilità eccessivamente esosa per il…


Super-fuoribordo: pro e contro, tra appeal e funzionalità

Se il mercato ci offre qualcosa, è perché glielo chiediamo. O meglio, di regola dovrebbe funzionare così. Senza voler fare digressioni di macroeconomia, ancorché provenga dal settore, il mercato figlio della odierna economia post-capitalistica utilizza algoritmi molto diversi e complessi per orientare le scelte produttive e quindi decidere quali prodotti lanciare. Oggi, a differenza di venti o più anni or sono, è il mercato stesso a generare il bisogno di un prodotto o servizio. Trasponendo l’assunto nel campo della nautica, non è affatto detto che i diportisti attendessero con ansia l’avvento sul mercato di motori fuoribordo da 600cv (vedi Seven Marine 627); tuttavia, il loro lancio ha generato il desiderio di possederli. D’accordo, il motore fuoribordo, a differenza degli entrobordo diesel, ha “generalmente” una semplicità costruttiva e manutentiva superiori, ma la realtà dei fatti, nel campo dei grandi fuoribordo (dai 400cv in su) è esattamente opposta. Il segmento delle grandi propulsioni FB, in definitiva, sfrutta il comune pensiero del “FB= meno rogne” per intortarci con prodotti altamente tecnologici (che può essere spesso un bene), ma altrettanto complessi ed elettronicamente criptati, per impedire qualsiasi tipo di intervento “in economia” e per continuare a generare un flusso di redditività a partire dal momento della vendita, per tutto il periodo in cui il diportista userà tali potentissimi gioielli. Mi si obietterà che, coloro i quali possono acquistare una barca di cinquanta piedi con quattro FB di 627cv ciascuno, non ambiscono di certo a risparmiare sulla manutenzione self-made. A costoro ribatto che, anche su barche con entrobordo da 1000 e più cavalli ciascuno, un sano controllo dei livelli e degli anodi non è affatto precluso all’ armatore, il quale, per giunta, avrà la possibilità di conoscere i propri propulsori da vicino, senza dover delegare forzatamente alla manodopera ufficiale operazioni elementari e di routine. Tutto…


Quanto pesano i fermi barca invernali?

Di solito chi utilizza la propria barca prettamente per la pesca sportiva, predilige le stagioni più fredde, per diversi ordini di ragioni: D’inverno è più difficile trovare “traffico” sugli hotspot più gettonati; L’alternanza di perturbazioni e mari calmi durante le stagioni fredde favoriscono gli incontri con grandi predatori anche su batimetriche molto basse; Il numero limitato di ore di luce consente di sfruttare il tramonto, momento “magico” per insidiare i predatori dei bassifondi, anche quando non si ha a disposizione tutta la giornata. C’è un’alea, però, completamente fuori dal nostro controllo:l’andamento della stagione meteorologica. Quando le perturbazioni si susseguono a ruota per un mese e più, è inevitabile dover lasciare la barca all’ormeggio, e questo comporta spesso sorprese poco gradite, soprattutto se si pensa alle spese sostenute ad inizio stagione per rimetterla in ordine. Come evitare che le batterie ci mollino, che il termostato rimanga bloccato, che gli ombrinali di scarico non si intasino, che i tendalini si corrodano per le deiezioni dei gabbiani (VEDI ARTICOLO DEDICATO), ed altre rogne varie ed eventuali? Una ricetta infallibile e “comoda” non c’è, dal momento che: La semplice messa in moto con barca all’ormeggio può aiutare i motori a benzina, ma oltre un certo limite di avvii può essere, al contrario, deleterio per i diesel; Gli ombrinali di scarico sotto la linea di galleggiamento si manutengono con semplice e duro olio di gomito, raschiandoli aiutandosi con spazzole e lamine; Le batterie sono sensibili agli sbalzi termici e di umidità, considerando anche che non sempre sarà possibile tenere il cavo di banchina collegato, proprio a causa del movimento della barca all’ormeggio se di stanza in un porto sensibile a determinati venti e moti ondosi. Tutto ciò ha sicuramente un costo in termini di mancato godimento della propria barca, innanzitutto. Poniamo il caso che la gestione…


WORLD PREMIERE: RCAT 38 Kingfisher

Con questo articolo mi pregio presentare in anteprima mondiale un progetto di penna italiana, di manifattura orientale. Riviera Boat Industrial Inv. Co. è un’azienda attiva nella produzione di imbarcazioni da diporto, da lavoro e di yachts da circa quarant’anni, con sede negli Emirati Arabi Uniti. Stavolta il cantiere si accinge a presentare un fisherman con scafo a catamarano, che promette grandi numeri, in termini di performance comfort di bordo. Il modello di cui oggi vi parlo è il RCAT 38 KINGFISHER Il cantiere ha avviato il progetto di questa imbarcazione con il preciso intento di ottenere una piattaforma fruibile per le varie esigenze dell’armatore. Infatti, il layout di coperta ed il suo armamento sono customizzabili per ogni singolo esemplare. In più -ed è ciò che più ci interessa- è prevista una versione “sportfisherman”, con tanto di torre, vasche del pescato aggiuntive a pagliolo (fino a 6 gavoni coibentati con drenaggio fuoribordo) e due side doors con murata abbattibile, che di fatto creano, da un lato, una estensione del calpestio del pozzetto in larghezza; dall’altro, si avranno due ampi varchi per poter salpare o taggare le prede tenendo le lenze lontano dai fuoribordo che, giocoforza, per ragioni  di architettura dello scafo e di efficienza propulsiva, saranno ben distanti dalla sponda dello specchio di poppa. Il pozzetto, tra l’altro, presenta un mezzanino con seduta orientata verso poppa, retaggio questo dei grandi sportfisherman di scuola americana, atto a consentire ad eventuali ospiti che non partecipino attivamente alle operazioni di pesca, di assistervi comodamente. Ovviamente non manca una nutrita schiera di portacanne a falchetta orientati, così come i portacanne a riposo di tipo “rocket-launcher” all’estremità poppiera della palpebra del T-Top. Inoltre, questo divano, che può accogliere comodamente quattro persone, può essere asservito ad un tavolo da posizionare sul calpestio del pozzetto stesso, per uso…


Perché la metà dei diportisti abbandona la nautica?

Argomento trito e ritrito, scelgo in questa sede di riaffrontarlo sotto altri punti di vista, poiché sempre più spesso mi capita di dover rispondere ad interrogativi di chi desidererebbe acquistare una barca, che mi fanno intendere quanto ci sia ancora da fare e da OFFRIRE, nel settore della consulenza nautica, per far sì che a tanti aspiranti diportisti non resti che un cattivo ricordo della loro esperienza nautica, dopo averla definitivamente archiviata. E sarebbe un vero peccato, visto che viviamo nel quattordicesimo Paese, su scala mondiale, per estensione delle coste, su un totale di centonovantasette. Inoltre -e chi naviga già da anni può confermarvelo- il Bel Paese è ancora più bello se visitato via mare… Tornando al tema di questo articolo, le consuetudini del nostro quotidiano vivere ci inducono ad associare ed assimilare auto, moto ed imbarcazioni. Come se fossero tre oggetti che rispondano alla stessa, identica esigenza. Tale associazione è la principale responsabile della prima scelta, quasi sempre errata, che scoraggia la maggioranza dei diportisti di “primo pelo”, al punto da condurli alla vendita della loro prima ed unica barca. Scegliamo, però, l’auto per ragioni estetiche, ma anche funzionali. Scegliamo invece la moto per ragioni prettamente emotive ed istintuali, poiché si tratta di un veicolo di uso ricreativo, fatta salva quella marginale quota di motociclisti che usano la propria due-ruote nel quotidiano. E la barca? La barca nasce come IDEA. L’idea di evasione dalla terraferma, di esplorazione e ritorno ad un ambiente che l’uomo ormai ha quasi dimenticato appartenergli e provenire.  Non si può pensare di applicare gli stessi meccanismi selettivi e decisionali quando ci si appresta ad acquistare la propria prima (od anche la seconda…) barca. Nella nautica è alto il rischio che fattori residuali (come l’estetica e la completezza di allestimento quanto a comfort ed amenità varie)…


Articolo su Pesca in Mare di Ottobre 2019

Come di consueto, vi allego il PDF del mio articolo presente nella rubrica Pesca&Nautica nel numero della rivista “Pesca in Mare” di Ottobre. In questo numero l’argomento è inequivocabile: IL FISHERMAN DEI DESIDERI Accanto alle linee guida che definiscono e distinguono un vero fisherman da una semplice barca da diporto, passiamo stavolta in rassegna le principali novità del Salone Nautico di Genova, quanto a barche da pesca sportiva. Buona lettura e Buon Mare! PS: non dimenticate di leggere il libro Fisherman Americani – il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


Dal Brasile con furore: Carbrasmar 30 Express

I contingenti “bisticci” doganali tra USA ed il resto del mondo hanno coinvolto anche l’Europa, che non è rimasta a guardare. Come sempre accade, uno dei settori a maggior ragione più colpiti sono quelli voluttuari… Imbarcazioni in primis! Per importare una barca, nuova od usata essa sia, dagli Stati Uniti d’America, oggi costa il 25% in più. La notizia cattiva è che non si vede all’orizzonte una reale soluzione a questa guerra dei dazi. Questo, unitamente al cross EURUSD sfavorevole rispetto ai tempi d’oro (ricordo ancora quando importai il BabyMadeira con l’Euro a 1.59 sul Dollaro; oggi siamo a cavallo di 1.10) rendono ampiamente sfavorevole importare una imbarcazione dagli USA. Ragion per cui mi sono dedicato ad esplorare ciò che altri mercati eventualmente offrono in campo di fisherman. …E sono approdato in Brasile. Qui c’è un cantiere dall’esperienza ultracinquantennale in fatto di imbarcazioni, che ultimamente è stato scelto da un designer di eccezione di carene per fisherman, a nome Tom Fexas. In questo articolo vi presento l’express fisherman di ingresso: Carbrasmar 30 Partiamo dai freddi numeri, per farci un’idea di come la tradizione americana del fisherman abbia contaminato questo trenta piedi: Lunghezza f.t. (escluso plancetta)…………………………………………………………….9,96 m Lunghezza al galleggiamento………………………………………………………………….8,25 m Baglio massimo……………………………………………………………………………………..3,63 m Pescaggio………………………………………………………………………………………………0,98 m Dislocamento ………………………………………………………………………………………..7000 Kg Capacità carburante………………………………………………………………………………900 L. Capacità acqua dolce……………………………………………………………………………..200 L. Portata…………………………………………………………………………………………………8 persone Posti letto……………………………………………………………………………………………..3  Esteticamente il Carbrasmar 30 Express è allineato ai fisherman dei più blasonati cantieri del North Carolina. Flare molto pronunciato, coperta piatta e pulita, parabrezza dalle linee nette e filanti con grandi cristalli in vero vetro temperato e profilatura in solida lega di alluminio anodizzato e verniciata a polvere. La matita di Tom Fexas qui si esprime senza filtro alcuno, trasmettendo una sensazione di “freschezza” progettuale e di seaworthiness che pochi altri designer sanno conferire ad un progetto. Il pozzetto del Carbrasmar…


Fisherman di alta genealogia: Strike 29

Strike Yachts è un nome che riecheggia nella mente di molti pescasportivi amanti degli scafi “duri e puri” e della qualità costruttiva. Questo cantiere nasce, nel 1977, come distaccamento del nobilissimo nome di Striker Yachts, dedita da oltre cinquant’anni alla costruzione di imbarcazioni in alluminio di lusso per la pesca sportiva. Il vero e proprio trademark di Strike lo si trova nelle sue carene: a V profonda, con deadrise poppiera molto accentuata in rapporto alla larghezza; scafi costruiti in laminato pieno stratificato a mano, con spessori ai vertici della categoria. Non a caso lo Strike 29 si è guadagnato, in anni di oceano agitato e di battute di pesca in altura (quella vera…) la nomea di piccola-grande head sea boat. Con la differenza che, a dispetto di molte carene oceaniche, lo Strike 29 letteralmente è in grado di mangiare l’onda corta e ripida come fosse burro caldo. Con il mare di poppa, se possibile, il suo comportamento si esalta ancor più, rendendo estremamente utile l’assetto appoppato. Tale efficacia merita senz’altro potenze adeguate, infatti la barca oggetto di questo articolo è motorizzata con due motori entrobordo diesel Yanmar da 370cv ciascuno, con i quali tiene velocità di crociera dai 23 ai 27 nodi, con velocità W.O.T. di 34 nodi. Il rapporto tra lunghezza e larghezza rappresenta un connubio perfetto, tra l’altro,  tra la volontà dei progettisti di conservare un angolo di deadrise poppiera di ben ventitré gradi e l’intendimento degli stessi di offrire una grande fishing platform , stabile e capiente. Ciò che le linee sottili e filanti denotano è lo strenuo impegno del cantiere di tenere il baricentro quanto più sotto la linea di galleggiamento possibile, per compensare la quasi sempre presente marlin tower. La realtà dei fatti è che una V così profonda non potrebbe essere più stabile e piantata in…