Distribuzione dei pesi e baricentro di una barca: alcune considerazioni
Nel campo dei fisherman americani vi sono moltissimi esempi di barche molto pesanti in rapporto alle dimensioni, ma pochissimi esempi di barche “light” o, per lo meno, esempi di scafi leggeri validi e con doti marine degne di nota. Sia in un senso che nell’altro, quella della distribuzione dei pesi è un’arte sottile, le cui radici affondano nell’empirica. Non esiste teoria che, trasposta in mare, offra risultati reali identici a quelli ottenuti su carta, anzi… Che la vostra sia una barca catalogabile come “leggera”, piuttosto che “pesante”, ciò che influisce sulla tenuta di mare, sulla sensibilità al rollio e beccheggio è la distribuzione dei pesi. Ricordo quando, leggendo gli articoli delle prove in mare delle testate nautiche mensili, notavo la divisione in paragrafi tra “opera viva” ed “opera morta”. Il più delle volte l’opera morta era costruita in “sandwich di balsa”. Non sapevo cosa fosse, ero ragazzino, mi documentai e capii che doveva esserci un motivo, perché i cantieri dovessero complicarsi la vita in quel modo. La ragione era il voler ottenere il più possibile l’abbassamento del baricentro. Lo si otteneva (e lo si ottiene ancora oggi) ANCHE per differenza di pesi tra scafo e coperta. Lo scrivo a caratteri cubitali perché non si pensi che il comportamento statico di uno scafo in acqua dipenda solo dalla ripartizione dei pesi, che rappresenta solo una -sebbene importante- componente. In alcuni casi, ciò che restava sotto la linea di galleggiamento (l’opera viva, appunto) era costruito in laminato pieno di vetroresina, con molti più strati del resto della costruzione. Ciò che emergeva (l’opera morta, ivi incluse, quindi, le murate dello scafo) era costruito con più materiali: due-tre strati di vetroresina esterni e due-tre interni, che costituivano il “panino” del sandwich, il cui ripieno era appunto il legno di balsa. Ovviamente con il tempo i materiali da…