Dall’Italia con fervore: Seagame 250 CC

L’America traccia la via, l’Italia non sta a guardare: il Seagame 250 CC è l’interpretazione del center console mediterraneo che sa sposare le esigenze dell’angler più accanito con quello del diportista estivo con famiglia al seguito. Parliamoci chiaro e tondo: il center console è una barca estiva, nasce come tale alle basse latitudini degli States ed una postazione guida protetta da una palpebra prodiera e da un T-Top non può che ambire a questo, a meno di non equipaggiarla con tendalini perimetrali di chiusura. E se vogliamo, io lo vedo come un controsenso: il center console è fatto per godere della navigazione en plen air e non per trainare per ore a gennaio sotto la pioggia fina. Posto questo preambolo che vale per tutti i center console puri, e non solo per la barca in oggetto (ed il cantiere lo sa bene poiché, basandosi sullo stesso scafo del 250 CC, produce un walkaround) possiamo dire che il 250 CC è un center console ben concepito, disegnato e costruito. Ho avuto modo di visitarlo in occasione dell’ultimo Salone di Genova senza mascherine (2019), occasione nella quale ho scattato anche le foto presenti in questo articolo. Partendo da poppa, nello specchio è ricavata una enorme vasca coibentata provvista anche di pompa di ricircolo nella sezione di dritta. I coperchi in policarbonato azzurro trasparente consentono di tenere d’occhio le esche anche senza aprire la vasca. L’area calpestabile è ampia e sagomata in modo da non presentare ostacoli od impedimenti ai piedi dell’angler, escluse le staffe della panca abbattibile (pregevole per il fatto che resti perfettamente a filo con il cuscino perimetrale dello specchio poppiero) che forse potrebbero essere accorciate inferiormente per permettere il passaggio dei piedi senza scontrarsi con la loro robusta struttura. I cuscini perimetrali (o bolsters) proseguono su entrambe le murate…


Le bugie (e le omissioni) hanno le gambe corte

Oggi mi sono imbattuto nell’ennesima menzogna sull’anno di costruzione di un fisherman americano usato. Come sapete, sono tornato da poco nel mercato nell’intento di trovare un mezzo che mi consenta di andar per mare in sicurezza la prossima stagione diportistica, dopo aver ceduto il BabyMadeira circa due mesi fa. Perché specifico “fisherman americano”? Le barche soggette ad importazione, si prestano bene ad ambiguità di… comunicazione, sugli annunci di vendita. La mia statistica è disarmante: gli annunci di vendita di cinque barche delle sette alle quali mi sono interessato negli ultimi quindici giorni, riportavano età non corrispondenti al vero. Chi ha un po’ di esperienza e la fortuna di avere a disposizione foto significative, può riconoscere la bugia, ma molti altri si fidano di ciò che gli viene comunicato, molto spesso sulla scorta dell’età certificata dei motori (quando le barche sono fuoribordo). L’associazione più istintiva, soprattutto quando a bordo sono installati motori anch’essi di età coerente con quella dello scafo, è che quest’ultimo sia effettivamente dell’anno di costruzione dei motori stessi. Molto spesso, invece, l’anno dichiarato è quello di IMPORTAZIONE DELLO SCAFO. Come riconoscere la verità? Documentandosi. Le barche, così come le automobili, subiscono dei restyling periodici che identificano l’epoca di costruzione delle stesse. Ad esempio, il Grady 265 Express (di cui peraltro è presente un articolo dedicato QUI) ha subìto un restyling che ha interessato sia la carena che gli interni nel 2003, che consisteva nell’incremento di un grado di deadrise poppiera ed in rifiniture interne con elementi in teak. Altro esempio: il Pursuit 2860 Denali, a partire dal 2001, ha perso il letto di mezzabarca posto sotto il ponte di guida, oltre ad avere un roll bar ed un parabrezza rivisitati sia dal punto di vista del design che della struttura. Non tutti sanno che, di fatto, ha persino cambiato…


Il mercato nautico ci ascolta ancora?

L’orientamento della produzione di sportfisherman è ormai appurata da anni, verso il center console ed il dual console. Le considerazioni di primo pelo su questa tendenza potrebbero sembrare ovvie: il mercato più proficuo per i cantieri produttori di barche da pesca è quello statunitense, per cui si sacrificano le richieste degli altri mercati, proporzionalmente residuali, riguardo layout di coperta più… ognitempo. Questo assunto ci metterebbe in pace con noi stessi se non valutassimo che il 95% delle imbarcazioni naviganti negli States ha lunghezza inferiore ai 26 piedi. Ciò significa che: Una minima parte dei diportisti proprietari di queste imbarcazioni al di sotto dei 26 piedi pratica la pesca sportiva; OPPURE       2. Tutti coloro che hanno barche fino ai 26 piedi, le usano solo nei mesi caldi e non fanno diporto ricreativo. OPPURE       3. Il mercato fa quel che vuole per fini prettamente tecnici, veicolando di fatto le scelte degli utenti.   Quando acquistai la mia prima barca da pesca americana, nel 1999, ricordo che Grady White mi spediva con cadenza semestrale dei questionari cartacei (all’epoca internet non era di dominio pubblico come oggi) via posta prioritaria, nei quali si chiedevano (a me come presumo ad ogni cliente Grady White) le abitudini di diporto, le tipologie di pesca praticate, le zone di mare frequentate. Alla fine del questionario, era scritto qualcosa del tipo: “Grazie al tuo contributo potremo sviluppare modelli più aderenti alle esigenze dei nostri clienti”. Questa interazione sinergica tra cantiere e cliente, ti faceva sentire parte della squadra, in qualche modo, ma soprattutto ti faceva sentire ASCOLTATO. Siamo proprio sicuri che oggi il mercato funzioni così, o segua logiche del tutto meccanicistiche, quasi algoritmiche? Considerazione nella considerazione: se la maggior parte dei proprietari di barche al di sotto dei 26 piedi utilizza la…


Trasparenti per fisherman: i materiali migliori sul mercato

Chi possiede un fisherman con zona guida aperta (center console) o parzialmente protetta (walkaround, dual console, express o convertible), conosce cosa comporti l’esposizione ai raggi UV ed alle intemperie, sugli elementi trasparenti dei tendalini perimetrali. Un dato di fatto c’è: periodicamente i tendalini andranno ricostruiti, o per lo meno andranno sostituiti gli elementi trasparenti, poiché gran parte dei materiali generalmente utilizzati (per lo meno in Europa) non sono molto resistenti agli elementi, e tendono dunque ad ingiallirsi, riducendo  considerevolmente la visibilità dal ponte di guida. Se poi ci aggiungiamo che con mare formato e vento, sarà facile veder bagnati parabrezza e tendalini, il disagio è completo e l’azione di sostituzione necessaria. Ho avuto personalmente modo di testare vari tipi di materiali, nazionali e non, ed in base alla mia esperienza posso consigliare principalmente tre prodotti che non soffrono di ingiallimenti dovuti all’esposizione al salino ed al sole anche dopo diverse stagioni di servizio. Ecco la mia classifica: EZ2CY: un prodotto unico sul mercato, consiste in una stratificazione di vetro e policarbonato, che rende il pannello trasparente una sorta di cristallo, con il vantaggio di essere amovibile. Negli spessori più alti, tuttavia, questo materiale non è avvolgibile, per cui sarà necessario posizionare delle clips nella parte inferiore dell’hard-top per fissare gli elementi incernierati che si desidera ribaltare. Per tale motivo la sua applicazione viene destinata alle sezioni frontali di ponti guida di barche di dimensioni importanti, dove è necessario dare la priorità alla perfetta visibilità, più che la pronta asportazione. Strataglass (CLICCA QUI): materiale a base vinilica, con caratteristiche di flessibilità maggiori rispetto allo EZ2CY. Disponibile in diversi calibri (spessori da 7/10, 10/10 e 13/10) si presta alle più svariate applicazioni e budget. Molto indicato per i tendalini avvolgibili laterali nei due spessori inferiori. Eisenglass (CLICCA QUI): variante concorrente dello Strataglass di…


Come gestire il moto ondoso?

Spesso capita di incorrere in condizioni meteomarine avverse. Se siamo a bordo di una barca con carena planante a V profonda, le cose potrebbero apparire semplici, in teoria, ma la vita reale è a volte più complessa della teoria. Navigare con moto ondoso da prua e da poppa sono le condizioni potenzialmente più insidiose per uno scafo monocarena che, prima o poi, ogni diportista è chiamato ad affrontare. Le differenze di approccio dipendono dalla direzione del moto ondoso. Quando navighiamo attraverso un mare di prua (head sea, in gergo nautico anglosassone), dovremmo sfruttare quanto più possibile il coefficiente di penetrazione del cosiddetto “tagliamare”, in modo tale da: dare direzionalità all’intera barca; non farla battere sull’onda. Gli obiettivi del comandante di qualsiasi imbarcazione devono essere in ogni caso preservare il comfort dell’equipaggio e la sicurezza di quest’ultimo ma anche delle strutture dello scafo. Lo scafo, quando tenuto in assetto non troppo cabrato (= prua eccessivamente alta, poco o nullo contatto delle sezioni prodiere della carena), tenderà letteralmente a cascare nel cavo d’onda dopo averne superato la cresta. I flaps, o correttori di assetto, ci soccorrono in questo, ma il loro settaggio dipenderà, ancora una volta, dall’entità del moto ondoso. Abbassando la prua con l’aiuto dei flaps potremo rendere la barca più direzionale, più morbida sull’onda e meno sensibile agli sbandamenti dovuti all’onda incrociata. Dovremo abituarci a vedere più spruzzi in coperta, ma d’altronde se questo è il costo da pagare per una navigazione più confortevole, sicura e meno stressante per lo scafo e per noi stessi, saremo ben disposti a farlo! Un vecchio adagio ormai andato con l’avvento di barche che sfiorano l’acqua invece che solcarla, recita: “barca bagnata, barca marina” (LEGGI QUI). Spesso, per evitare il mare di poppa (più insidioso del primo), si sceglie di spezzare la rotta diritta…


Fuoribordo diesel: presente e futuro

Cari amici, come ormai di consueto, anche nel numero di Gennaio 2021 è presente il mio contributo alla rivista cartacea Pesca in Mare. Nella rubrica Pesca&Nautica, questo mese parlo di: FUORIBORDO DIESEL: presente e futuro. E’ un argomento che rischia di diventare una meteora, alla luce degli stravolgimenti in continua evoluzione riguardanti i motori a combustione interna, ma dato che fanno parte del presente nautico, è bene approfondire e saper discernere pregi e difetti delle soluzioni più tradizionali, rapportandoli a quelli dei nuovi fuoribordo diesel. Qualora vi foste persi il numero di Pesca in Mare di Gennaio 2021, vi rimetto il file pdf consultabile gratuitamente cliccando qui sotto: SCARICA QUI L’INTERO ARTICOLO   P.S.: è ora disponibile il pack Barche da Pesca, che comprende Fisherman Americani e La Barca da Pesca Perfetta a prezzo scontato, una idea come regalo natalizio. (CLICCA QUI) A presto e Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


Andy Mortensen 52: un pezzo di storia

Vi sono cantieri nati da un’idea, e ve ne sono altri nati per fini di mero profitto; vi sono artigiani che costruiscono i propri manufatti fondendo l’esperienza con quell’idea, quelli che, prima di osservare soddisfatti il risultato delle proprie fatiche, passano con una mano ruvida la superficie lignea; poi vi sono costruttori che… costruiscono e basta. La differenza tra chi quell’idea non la reprime mai a vantaggio del mero profitto, e chi costruisce barche esclusivamente per lucro, è che le barche nate dalle mani dei primi sono destinate a solcare i mari per molto, molto più tempo di quelle nate con preminenza alle economie di scala ed al margine operativo, perché quelle si “guadagnano” le cure dei loro proprietari, anche quando esigono esborsi in tempo e denaro molto importanti, le seconde vengono trattate al pari di come sono state costruite: se ripararle costa troppo rispetto al loro valore residuo, le si rottama. Ma quando una barca ha anche un’anima, il suo valore intrinseco tende ad essere indefinibile e fuori da ogni logica di contrattazione mercantile. E’ il caso delle creature di Rybovich e di coloro che hanno dato vita a quella filosofia di concepire e costruire fisherman di lusso. Andy Mortensen fu maestro artigiano per Rybovich dal 1950 al 1970, per cui il curriculum dovrebbe porre solide basi alla valutazione della barca che questo articolo presenta. Mortensen decise proprio nei primi anni Settanta di mettersi in proprio, producendo venti barche fino al 1983, data ultima di cui si registri la costruzione di uno sportfisherman marchiato “Andy Mortensen” . Miss Liz è un 52 piedi Convertible costruito in cold molded, ed ha subìto un sostanzioso refitting, che ha coinvolto anche gli interni. La barca ha avuto, dal 1977 ad oggi, solo tre proprietari, a suffragio della estrema affidabilità e validità del…


Tecnica e spirito fanno la barca completa

Martin Heidegger, filosofo del Novecento da molti considerato come il pensatore di riferimento delle problematiche del mondo contemporaneo, sollevò il problema della tecnica: egli sosteneva che il mondo di oggi, comprese le azioni ed i prodotti dell’uomo, sono messi in atto o manufatti solo in quanto generino un risultato. Un prodotto o un’azione sono meritevoli di essere posti in essere solo proporzionalmente ed con riguardo al risultato che essi producono. Heidegger condanna la tecnica perentoriamente, perché spoglia tutto ciò che essa permea di qualsiasi utilità spirituale. L’alternativa di Heidegger alla tecnica è un graduale ritorno alla natura, ritorno inteso come ri-osservazione dei meccanismi che la regolano ed ai quali ispirarci per costruire i mezzi per una nostra esistenza consapevole, in cui il nostro spirito possa esservi partecipe, giacché l’età della tecnica ha completamente sterilizzato la nostra vita ed i nostri prodotti da ciò che emoziona e che è foriero di nuove idee. Senza nuove idee si cade nell’inutilità. Cosa c’entra tutto questo con la nautica?  Osservando alcune trovate progettuali di certe barche, non ho potuto fare a meno di capire cosa potrebbe spingere un diportista ad acquistarle. L’uomo naviga anche e soprattutto per avere l’occasione di evadere dai rigidi algoritmi che regolano la vita lavorativa di tutti i giorni, cui siamo sottoposti come componenti di una catena cinematica. L’evasione ricerca l’anima, la parte più istintiva e libera che siamo costretti a reprimere nella vita quotidiana, e la ricerchiamo perché carica di forza rigenerante. La coperta di una barca costruita solo con matita e squadra, con una pilotina di guida disposta su di un lato per lasciare un corridoio ampio dalla parte opposta, oppure con murate alte come balconi perché danno più sicurezza di una linea di coperta rastremata, non emoziona.  La barca è un bene voluttuario e, in quanto tale,…


Traina col vivo: l’arte di andar piano

Cari amici, come ormai di consueto, anche nel numero di Dicembre 2020 è presente il mio contributo alla rivista cartacea Pesca in Mare. Nella rubrica Pesca&Nautica, questo mese parlo di: TRAINA COL VIVO: L’ARTE DI ANDAR PIANO Qualora vi foste persi il numero di Pesca in Mare di Dicembre 2020, vi rimetto il file pdf consultabile gratuitamente cliccando qui sotto: SCARICA QUI L’INTERO ARTICOLO   Da oggi, è disponibile il pack Barche da Pesca, che comprende Fisherman Americani e La Barca da Pesca Perfetta a prezzo scontato. (CLICCA QUI) A presto e Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


Meglio due fuoribordo o solo uno (più ausiliario)?

La diatriba tra i bimotoristi e i sostenitori del “single screw” sopravvivrà alle tecnologie ed alle mode, fino a che la nautica da diporto esisterà. Una cosa è certa: l’obiettivo di chiunque faccia l’una piuttosto che l’altra scelta è la sicurezza in mare. Ovviamente, questo articolo si riferisce a barche in grado di poter essere mosse “dignitosamente” anche con un solo fuoribordo, dunque da questo discorso esulano i fisherman dai 27 piedi in su, che per forza di pesi e superfici immerse, necessiteranno sempre della doppia motorizzazione, a meno di non accettare prestazioni pietose con barca carica ed un po’ di mare avverso. Per aver capacità di discernimento è opportuno prendere in esame una barca fornita dal cantiere sia in versione monomotore che bimotore. L’esempio che scelgo è quello del Regulator 23, un center console che il cantiere consiglia di motorizzare con due motori da 150cv ciascuno o, in alternativa, con uno da 300cv. Qui di seguito la tabella del performance report con 2x150cv Yamaha 4T: Si nota subito che, in assoluto, l’accoppiata scafo + motori si rivela efficiente: ottenere una percorrenza media di 2.09 mpg da uno scafo che pesa 3.300 kg a secco non è un dato da poco, soprattutto considerando le caratteristiche aggressive della carena (24 gradi di deadrise poppiera, due pattini di sostentamento per lato e ginocchi molto pronunciati). Tenete bene a mente il dato di accelerazione da 0 a 30mph, indicato in fondo alla tabella in grassetto. Ora vediamo le performance della stessa imbarcazione, equipaggiata però con un motore Yamaha da 300cv: Osserviamo analogie e differenze assieme: Il regime di rotazione al quale si registra la massima efficienza è il medesimo: 4.000 giri/min, ma non la velocità: 29 mph per la soluzione bimotore; 27.4 per quella monomotore; L’efficienza ne risente optando per i due motori,…