Interazione tra scarroccio e rollio

La pesca in deriva è un insieme di fisica, idrodinamica, aerodinamica, condite dalla scienza de

“al posto giusto al momento giusto”.

Cercherò di fare giusto qualche considerazione sulle prime, cioè quanto dal progettista della barca è controllabile. La pesca a scarroccio è condizionata dai fattori sopra elencati, ma soprattutto dal movimento dello scafo in particolari condizioni di onda e corrente.

Da un lato, la corrente ci permette di avere le lenze direzionate in modo corretto rispetto al posizionamento della barca in deriva, ma anche di tenere gli inneschi sempre ben assettati, in modo da presentarsi al predatore nei paraggi con naturalezza e, dunque, senza destare sospetti.

Approfitto per ricordarti di leggere il libro Barche da Pesca di Ieri e di Oggi, che di barche che sanno scarrocciare, ne contempla abbastanza!

Dall’altro, il moto ondoso: questo induce il movimento oscillatorio trasversale noto come rollio che, entro certi limiti, è addirittura considerabile come fattore adescante. Il giusto mix tra rollio ed azione della canna in pesca imprimeranno sull’esca un movimento più o meno stimolante per il pesce.

Tralascio di menzionare il vento, poiché influisce in maniera quasi trascurabile sul movimento oscillatorio, rispetto ai fattori sopra indicati, almeno su center console e fisherman cabinati di uso mediterrano.

Di certo, il rollio non dev’essere eccessivo, per le ovvie conseguenze che può avere sia per l’equipaggio, sia per l’azione di pesca stessa.

Il fatto è che, con l’avvento degli stabilizzatori gravitazionali, si sta talvolta trascurando il perfezionamento progettuale degli scafi, con esplicito riferimento alla corretta disposizione dei pesi, all’abbassamento del baricentro, alla scelta dei materiali per costruirle ed alle geometrie dell’opera viva…

…”tanto c’è il gyro!”

Oggigiorno qualsiasi difetto di comportamento statico delle imbarcazioni è risolvibile alla pressione di un interruttore: così esse diventano piattaforme quasi del tutto insensibili persino al mare traverso più insidioso.

Ma è giusto, dal punto di vista dell’efficienza in pesca, neutralizzare così drasticamente il rollio di uno scafo? Mi piacerebbe avere riscontri dai pescasportivi più assidui, che abbiano dotato il proprio fisherman di uno stabilizzatore giroscopico.

Attualmente la diffusione ancora non capillare di questi dispositivi non ci permette di trarre conclusioni di sorta sugli effetti sulle discipline di pesca in deriva, tuttavia l’intuito mi suggerisce che è sempre meglio un fisherman che “sa rollare in modo gentile” piuttosto che un tappo di sughero in balia delle onde, dotato di Seakeeper. Almeno per la pesca!

Buon mare,

Benedetto Rutigliano
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Autore di Fisherman Americani 
Autore di Barche da pesca di ieri e di oggi
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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