traina d’altura

Release clips per divergenti: quali scegliere?

La maggior parte delle componenti del settore “outriggers” proviene dagli Stati Uniti d’America. E’ bene, a tal proposito, non fare di tutta l’erba un fascio, ma distinguere per qualità ciò che il mercato USA ci offre. Non basta che sia Made in USA, infatti. Ecco che, in questo breve articolo, passo in rassegna qualche modello di release clips per divergenti, delle più significative, differenziandole per tipo di applicazione e caratteristiche. Occorre innanzitutto distinguere tra le clips a filo d’acciaio e quelle su cuscinetti. Della prima categoria menziono senz’altro le Rupp Klickers, dotate di frizione in testa, per regolare la forza di apertura del passante, ed occhielli per essere facilmente annodate in serie alla rigging line. CLICCA QUI Sono pinze concettualmente molto semplici, ma robuste grazie ai materiali impiegati e dalla frizione sufficientemente facile da tarare. Della stessa logica di funzionamento sono le TACO Marine COK-0001B-2 , ma con occhielli in filo ritorto (che potrebbe creare problemi di scalfitture, a lungo andare, sulla rigging line, ed una frizione azionata da una rotellina poco ingombrante ma più difficile da sbloccare, per via del minor grip della presa. Al più, sarà necessario aiutarsi con una pinza a becchi. Ricordo che, se ben manutenute, le pinze di sgancio degli outrigger non si bloccano, a meno di non tenerle in salamoia per stagioni intere! CLICCA QUI Ora presento un paio di alternative su cuscinetti, prodotti che si pongono su livelli di costo certamente superiori a quelli a sgancio a filo d’acciaio, ma la cui durata è generalmente molto superiore. Aftco produce le OR1B, dotate di passante su cuscinetto a sfera e corpo in fusione. Un oggetto bello ed estremamente affidabile, dalla frizione che non perde mai la taratura e pertanto garantisce più strike rispetto alle pinze più economiche. CLICCA QUI Sempre per rimanere nel segmento…


Accessori per la pesca e dove installarli

Ogni barca da pesca, perfino tra le americane più blasonate, prima o poi subisce integrazioni con accessori più o meno invasivi che l’armatore ritiene indispensabili. Ma ci sono modi per non spendere un capitale, non stravolgere il layout della barca ed al contempo renderla più funzionale alle proprie esigenze. Qualche esempio: portacanne a riposo; occhielli di aggancio; portaesche o rastrelliere per artificiali dove il cantiere non ne ha previsti. … e chi più ne ha, più ne metta. Durante la mia esperienza diportistica ed alieutica ho avuto modo di testare vari accessori delle più svariate qualità. Posso affermare di aver trovato estremamente utili, tanto per citare qualcuno di questi accessori, le RASTRELLIERE PORTACANNE INOX Queste consentono di sfruttare zone normalmente difficilmente utilizzabili, come ad esempio le porzioni dei casseri dei motori entrofuoribordo, solitamente dotate di semplici maniglie. Queste rastrelliere assolveranno al duplice scopo di aprire il cassero ma anche di tenere in sicurezza le canne a riposo durante la navigazione. Altro esempio gli occhielli, utili per le più svariate esigenze : dai divergenti alle pinze di sgancio per rostrati per le canne inserite nei portacanne a falchetta, finanche ai sagolini dei parabordi: OCCHIELLI INOX MULTIUSO Questi potranno essere fissati nei più svariati punti dell’imbarcazione in base alle esigenze: dalle falchette alle paratie verticali, fino al tettuccio dell’hard top o in corrispondenza dei punti di posizionamenti dei parabordi. Ve ne sono di svariate dimensioni, in base alla portata ed alle dimensioni dei sistemi di aggancio che dovranno accogliere. Un accessorio che ultimamente sta trovando giusta collocazione nei più moderni progetti di fisherman di serie, è costituito da una rastrelliera, fissa od asportabile, che riporta vari tipi di agganci e passaggi per utensili (coltelli, forbici, pinze) ed artificiali. Questo, se posizionato in zone non soggette al transito veloce dei membri dell’equipaggio, può…


Un tempo esistevano i piccoli bimotore…

Come può il mercato assicurarsi che il diportista scelga un modello più grande? Privando i modelli più piccoli di opzioni importanti. In queste righe vi porto a riflettere sul fatto che, oggigiorno, sono pressoché spariti i piccoli fisherman fino a 23 piedi di lunghezza, motorizzabili con due motori fuoribordo. Il design della poppa, adottato dalla stragrande maggioranza dei cantieri, vincola al motore singolo. C’è una ragione tecnica? Principalmente no. C’è una ragione economica? Certamente sì! Un buon center console americano di 23 piedi con un motore singolo costa oggi quanto la stessa barca, motorizzata con due motori, ma quindici anni fa. In sostanza, un 23 piedi bimotore oggi avrebbe un prezzo che sforerebbe agilmente i 150.000 Euro. Eliminando la possibilità di installare due motori a poppa di un piccolo fisherman, ci si può spingere verso prezzi quasi assurdi fino a pochi anni fa, offrendo una barca con un singolo motore, ed al contempo obbligando il cliente ad optare per il modello più grande, spendendone 200.000. In poche parole, il mercato odierno vieta le soluzioni “economiche”, che fanno rima molto spesso anche con “funzionali”, e spinge l’asticella della spesa per l’acquisto di una nuova barca a livelli mai visti prima, a parità di dimensioni. Consideriamo, altresì, che i prezzi dei motori fuoribordo di alta potenza, oggi costano meno rispetto al passato nemmeno troppo remoto, per cui il maggior costo è imputabile al cantiere costruttore dello scafo. Il vantaggio competitivo della tecnologia pare aver avuto effetti positivi solo sulla motoristica, ma quasi devastanti sulla cantieristica da diporto. E’ indubbio, tuttavia, che le tecniche di costruzione di oggi garantiscono manufatti più solidi a parità di peso, e più sicuri -salvo rare eccezioni, rispetto al passato, ma anche una maggiore efficienza, il che significa maggiore autonomia. Inoltre, gli scafi dei fisherman moderni sono omologati…


5 domande per un fisherman

Cari amici, come ormai di consueto, anche nel numero di Marzo 2021 è presente il mio contributo alla rivista cartacea Pesca in Mare. Nella rubrica Pesca&Nautica, questo mese parlo di: FISHERMAN: IL MIX PERFETTO L’acquisto di una imbarcazione per la pesca sportiva presuppone una componente razionale, una irrazionale ed una meramente economica. Dal giusto mix di questi tre ingredienti, e rispondendo alle 5 domande presenti nell’articolo, si otterrà la barca più aderente alle nostre esigenze. Qualora vi foste persi il numero di Pesca in Mare di Marzo 2021, vi rimetto il file pdf consultabile gratuitamente cliccando qui sotto: SCARICA QUI L’INTERO ARTICOLO   P.S.: è ora disponibile il pack Barche da Pesca (CLICCA QUI); P.P.S.: inoltre, hai anche la possibilità di aggiudicarti il nuovo libro di prossima edizione ad un prezzo molto particolare, CLICCANDO QUI. A presto e Buon Mare, Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani (anche eBook) Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare FISHERMANAMERICANI Podcast


Andy Mortensen 52: un pezzo di storia

Vi sono cantieri nati da un’idea, e ve ne sono altri nati per fini di mero profitto; vi sono artigiani che costruiscono i propri manufatti fondendo l’esperienza con quell’idea, quelli che, prima di osservare soddisfatti il risultato delle proprie fatiche, passano con una mano ruvida la superficie lignea; poi vi sono costruttori che… costruiscono e basta. La differenza tra chi quell’idea non la reprime mai a vantaggio del mero profitto, e chi costruisce barche esclusivamente per lucro, è che le barche nate dalle mani dei primi sono destinate a solcare i mari per molto, molto più tempo di quelle nate con preminenza alle economie di scala ed al margine operativo, perché quelle si “guadagnano” le cure dei loro proprietari, anche quando esigono esborsi in tempo e denaro molto importanti, le seconde vengono trattate al pari di come sono state costruite: se ripararle costa troppo rispetto al loro valore residuo, le si rottama. Ma quando una barca ha anche un’anima, il suo valore intrinseco tende ad essere indefinibile e fuori da ogni logica di contrattazione mercantile. E’ il caso delle creature di Rybovich e di coloro che hanno dato vita a quella filosofia di concepire e costruire fisherman di lusso. Andy Mortensen fu maestro artigiano per Rybovich dal 1950 al 1970, per cui il curriculum dovrebbe porre solide basi alla valutazione della barca che questo articolo presenta. Mortensen decise proprio nei primi anni Settanta di mettersi in proprio, producendo venti barche fino al 1983, data ultima di cui si registri la costruzione di uno sportfisherman marchiato “Andy Mortensen” . Miss Liz è un 52 piedi Convertible costruito in cold molded, ed ha subìto un sostanzioso refitting, che ha coinvolto anche gli interni. La barca ha avuto, dal 1977 ad oggi, solo tre proprietari, a suffragio della estrema affidabilità e validità del…


Meglio due fuoribordo o solo uno (più ausiliario)?

La diatriba tra i bimotoristi e i sostenitori del “single screw” sopravvivrà alle tecnologie ed alle mode, fino a che la nautica da diporto esisterà. Una cosa è certa: l’obiettivo di chiunque faccia l’una piuttosto che l’altra scelta è la sicurezza in mare. Ovviamente, questo articolo si riferisce a barche in grado di poter essere mosse “dignitosamente” anche con un solo fuoribordo, dunque da questo discorso esulano i fisherman dai 27 piedi in su, che per forza di pesi e superfici immerse, necessiteranno sempre della doppia motorizzazione, a meno di non accettare prestazioni pietose con barca carica ed un po’ di mare avverso. Per aver capacità di discernimento è opportuno prendere in esame una barca fornita dal cantiere sia in versione monomotore che bimotore. L’esempio che scelgo è quello del Regulator 23, un center console che il cantiere consiglia di motorizzare con due motori da 150cv ciascuno o, in alternativa, con uno da 300cv. Qui di seguito la tabella del performance report con 2x150cv Yamaha 4T: Si nota subito che, in assoluto, l’accoppiata scafo + motori si rivela efficiente: ottenere una percorrenza media di 2.09 mpg da uno scafo che pesa 3.300 kg a secco non è un dato da poco, soprattutto considerando le caratteristiche aggressive della carena (24 gradi di deadrise poppiera, due pattini di sostentamento per lato e ginocchi molto pronunciati). Tenete bene a mente il dato di accelerazione da 0 a 30mph, indicato in fondo alla tabella in grassetto. Ora vediamo le performance della stessa imbarcazione, equipaggiata però con un motore Yamaha da 300cv: Osserviamo analogie e differenze assieme: Il regime di rotazione al quale si registra la massima efficienza è il medesimo: 4.000 giri/min, ma non la velocità: 29 mph per la soluzione bimotore; 27.4 per quella monomotore; L’efficienza ne risente optando per i due motori,…


Liberty 42 Convertible: perché è una barca speciale?

La curiosità a volte ci porta ad esplorare territori poco noti, ed io lo faccio ogni qual volta voglia evitare di ricadere su cantieri già discussi e noti. La scelta di una barca non è funzionale solo all’attività alieutica, ma anche alla capacità di suscitare emozioni a chi la utilizza, la vive e spesso la patisce. Ecco, proprio sulla seconda funzione verte la scelta dell’oggetto del presente articolo. Liberty Yachts ha costruito per anni, in sordina, lontano dalla bocca dei molti e della pubblicità mediatica, autentici gioielli da pesca, aggrappati al passato e non perdendone mai la connessione, ma avendo la capacità di reinterpretare i dettami stilistici e tecnici che hanno dato vita alla categoria degli sportfisherman. Il Liberty 42 Convertible ha conservato, infatti, l’impronta concettuale del flybridge basso, per essere quanto più possibile a contatto con l’azione che si consuma nel pozzetto, la zona principale attorno alla quale l’intero progetto di una barca nata per la pesca d’altura dovrebbe svilupparsi. Tale design ha fatto la fortuna di Bertram 31, Blackfin 29 e 33, Phoenix 29 SFX oltre ad essere stato imitato da molti costruttori che si sono avvicendati in epoche succcessive, non solo americani ma anche australiani (vedi Caribbean e Black Watch ad esempio) ed italiani (vedi Settemari, Colombo, Riva, solo per citarne alcuni). Liberty nasceva come costruttore di nicchia, con numeri molto bassi ma orientati alla qualità. Mi rimase impresso, in particolare, il 42 Flybridge, che aveva tanto dei vecchi Blackfin con linea di falchetta bassa, carena a V profonda aggressiva (24° di deadrise), propulsioni rigorosamente entrobordo in linea d’asse, allestimenti interni con rifiniture da yacht. Avere un flybdrige così basso e connesso al pozzetto consente di considerare questo convertible come un express “alto”, poiché la postazione di guida è davvero raggiungibile con due salti,oltre a dare piena…


Bimini Marine 245 SX: il mini-express che non ti aspetti

Bimini Marine, piccolo cantiere costruttore del New Jersey, ha avuto l’audacia ed il merito di scommettere su un modello di barca ormai antieconomico ma estremamente rispettoso dei dettami dello sport fisherman. Il Bimini 245 SX è un concentrato di marinità, flessibilità, affidabilità ed autonomia. Vediamo perché: E’ spinto da due motori entrobordo in linea d’asse; Ha una larghezza massima di m. 2,45, che la fa rientrare nella piena carrellabilità; Ha una riserva di carburante di 530 litri, che le garantisce un’autonomia di quasi 500 miglia (*con motori diesel; **90% della capienza totale) Costruzione solida in laminato pieno di vetroresina; Ricovero sottocoperta; Zona guida ben riparata. Quanto alle motorizzazioni, la proposta di Bimini Marine rispecchiava quella di Topaz Yachts quando quest’ultima produceva l’originale 24 Express. Si spaziava dalle motorizzazioni a gasolio (2×110 Volvo Penta o 2×125 Yanmar), a quelle a benzina (2×145 Volvo Penta o 2×150 Mercruiser). Con qualsiasi delle opzioni propulsive scelte, comunque, l’autonomia a velocità di crociera non è mai inferiore alle 360 miglia nautiche (calcolata sul 90% della capienza totale), un traguardo che ben poche barche da pesca odierne del medesimo segmento raggiungono, sebbene queste abbiano a disposizione motorizzazioni moderne e, in linea teorica, più efficienti e parche nei consumi. Per quanto riguarda dimensioni e pesi, siamo di fronte ad uno scafo lungo 7,40 m e largo 2,45 m, il che lo rende facilmente trasportabile su carrello opportunamente dimensionato per sorreggere un dislocamento che, in ordine di marcia, supera le tre tonnellate. Il pozzetto è ampio e protettivo, avendo una superficie calpestabile di m 2,10 x 2,00 ed una falchetta dall’altezza media di 65 cm Non esiste, sul mercato americano, un altro express fisherman entro i venticinque piedi con due motori entrobordo in linea d’asse, per cui il Bimini Marine 245 SX fa categoria a sé stante. La…


Un fisherman da… copertina!

Dall’America arriva il fisherman, e dall’America giungono anche le varianti sul tema, come sempre. Poi, a ruota, l’Europa segue e reinterpreta in alcuni casi, in base alle propensioni ed alle esigenze “nostrane”. Non che in questo articolo si parli di una premiére assoluta nel campo delle barche da pesca, ma per lo meno di un modello che arricchisce una nicchia che negli ultimi due anni sta prendendo particolarmente piede anche tra i diportisti meno avvezzi alle “estremizzazioni” cui i fisherman duri e puri costringono ad accettare. Chi si trovasse a leggere su questo sito, d’altronde, probabilmente cerca proprio il mezzo senza compromessi, ed è proprio per tale motivo che oggi scelgo di scrivere dell’entry level attuale di Hatteras Yachts: il 45 GTX Un fisherman che definire express è troppo poco, ma definire salon express è eccessivo: personalmente riesumerei una formula desueta, tanto che occorrerebbe andare a scavare tra le pagine delle brochures di certi fast commuter e maine boats di alta gamma di qualche decennio fa, per ritrovarla associata ad una imbarcazione: l’ Hatteras 45 GTX è un sedan express sportfisherman a tutti gli effetti: pozzetto da fisherman purosangue; pontatura prodiera ampia e sgombra; quadrato protetto su tre lati da sovrastruttura solidale allo scafo. Curiosità: una foto di questa barca è stata usata come sfondo della copertina del libro Fisherman Americani, e questo la dice lunga sulla considerazione che ho di questo modello made by Hatteras! Il pozzetto è il surrogato della migliore tradizione yankee: murate larghe e basse in rapporto alla stazza ed alle dimensioni dello scafo, tuna door a doppio battente per consentire di condurre il combattimento fino alla fine facendo affidamento su una linea di murata ininterrotta, ma allo stesso tempo essendo pronti per l’imbarco. Qui la zona che per antonomasia è riservata al “lavoro sporco” è…


Assetto e fisherman: alcune considerazioni

Nell’ideale collettivo il fisherman americano naviga con il “naso all’insù”… Questo argomento viene puntualmente affrontato nel libro Fisherman Americani, in cui si spiegano le ragioni di tale peculiare comportamento degli scafi nati per la pesca d’altura. L’assetto tipicamente appoppato è da molti criticato, ma apprezzato da chi sa cosa significhi ingavonarsi in condizioni marine avverse. Il disagio maggiore, su taluni fisherman, è dato dalla sensazione di non poter vedere bene l’orizzonte soprattutto per chi è di statura medio-bassa. Non a caso, i ponti di guida di molti fisherman d’oltreoceano presentano una ulteriore piattaforma rialzata sulla quale è posizionata la poltrona di comando che, appunto, conferisce un certo “vantaggio” allo skipper quanto a visibilità. Ma l’appoppamento di un Fisherman è un effetto voluto, quando ben progettato. La funzione dell’appoppamento è principalmente quella di “superare l’onda” quando si naviga con il mare di prua o al mascone. Ciò comporta che gran parte dell’acqua si infrangerà contro il mascone o contro il dritto di prua, proprio laddove dovrebbe infrangersi. Ciò che accade, invece, su barche con assetto neutro (inclinazione di zero gradi a velocità di crociera) è la predisposizione all’ingavonamento in condizioni meteomarine impegnative, o comunque ad essere “bagnata”. A proposito di carene asciutte e bagnate, Ti consiglio di leggere QUESTO ARTICOLO per ulteriore approfondimento. Una barca bagnata può esserlo per vari motivi: per linee di carena che non deflettono a dovere l’acqua, per ginocchi non particolarmente pronunciati che non riescono a rovesciare l’acqua o per masconi con svasatura insufficiente od assente. Quando a ciò si aggiunge un assetto neutro, che il più delle volte per natura tende all’appruamento con l’aumentare della velocità per effetto propulsivo, ecco che facilmente gli spruzzi bagneranno il ponte di prua ed il parabrezza. Per ulteriori approfondimenti sul tema, Ti invito a leggere Fisherman Americani: il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva….