nautica

Svezia compra USA: il caso Edgewater

E’ notizia di poche ore prima della stesura di questo breve articolo che il cantiere Edgewater, LLC sia stato acquistato dal gruppo scandinavo Nimbus per il corrispettivo in contanti di 9.5 milioni di dollari USA. Ciò che balza all’occhio è che l’azienda abbia prodotto un EBIT (un utile prima di interessi ed imposte) del 6,3% su un fatturato di 47,7 milioni di USD, cui corrispondono circa 300 barche vendute nel 2022. Il margine di profitto è alquanto sottile, segno che, nonostante i lauti listini dei fisherman americani nuovi dei giorni nostri, il costo di produzione è straordinariamente elevato. Chissà cos’avrà in mente Nimbus, con riguardo al destino di Edgewater, la creatura di Bob Dougherty. Il bilancio del cantiere statunitense, questo è certo, sarà consolidato nei conti di Nimbus già alla chiusura dell’esercizio corrente. La cosa che balza agli occhi, analizzando la poca contabilità disponibile su Edgewater, è che lo stabilimento è stato valutato 3.5 milioni di USD, il fatturato del 2022 è di 47.7 milioni di USD e il valore di acquisto dell’intera azienda è di “soli” 9.5 milioni di USD. Sicuramente i 165 dipendenti ed il margine di profitto basso hanno avuto il loro peso nel valore di acquisto del cantiere che, si spera, non abbia il triste destino di tanti altri brand persi per strada (leggasi Post, Cavileer, Topaz, Predator, Ocean, ecc…) e che, anzi, ritrovi nuova linfa dai capitali nord-europei. Mi piace sperare, perché essere sempre pessimisti dicono faccia male alle coronarie… PS: ECCO IL VIDEO SULL’ARGOMENTO: Buon Mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di BariWhatsApp: 348/6562148E-Mail: info@fishermanamericani.comAutore di Fisherman Americani Autore di Barche da pesca di ieri e di oggiAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La…


Il mercato delle scatole – riflessioni con la tastiera sottomano

E’ facile servire solo pasta e fagioli, e dimostrare con sondaggioni patrocinati da agenzie di grido che l’essere umano moderno ama mangiare pasta e fagioli. Di questo argomento avevo già accennato in passato (LEGGI QUI), ma stavolta le considerazioni di questo articolo mi toccano da vicino, in quanto sono io stesso in cerca di una barca da pesca sportiva. Quando ho scritto Fisherman Americani, forse sono stato troppo nostalgico: a ben vedere, cinque dei sei capitoli che descrivono altrettante tipologie di fisherman, non servirebbero. Basterebbe il capitolo sui center console… Il mercato propone quasi esclusivamente center console, non perché i clienti richiedano solo questi. Al contrario, i diportisti orientati al nuovo pensano di essere persuasi del fatto che il center console sia l’unica forma di fisherman perfetta per sé, ma la ragione è che l’attuale mercato dei piccoli fisherman è dispotico e sordo rispetto alle loro necessità. L’inseguimento del più alto margine di profitto possibile ha definitivamente spodestato il fine di raggiungere la clientela, di soddisfarla e di renderla fidelizzata nel tempo. Il mercato è riuscito ad inscatolare persino le preferenze della clientela orientata al nuovo, uniformandola e scartando quelle che non rientrano nella minestra che passa il convento: puoi desiderare il fisherman che vuoi, di qualunque dimensione, a patto che ti accontenti di un cesso in console (passatemi il folklore) e poco altro. Se vuoi qualcosa di diverso, va’ sull’usato o da qualche custom builder… Ecco, ciò che manca, tranne rarissimi casi (tra cui, con somma gioia, faccio rientrare alcuni cantieri italiani) è l’ascolto del cliente: prima i grandi brand statunitensi attivi nella produzione di fisherman erano soliti inviare questionari per posta ai propri clienti, o ai loro “potenziali” clienti -ad esempio, ai lettori di riviste specializzate- chiedendo loro una opinione, persino a risposta aperta, sulla loro gamma di…


Accessori di coperta: ecco le soluzioni alternative all’originale, quando questo costa troppo

Una volta acquistato la propria imbarcazione, piccola o grande essa sia, ci si accorge che quasi sempre l’allestimento di coperta non sia perfettamente aderente al tipo di utilizzo che ne facciamo. Che la barca sia sempre una coperta troppo corta non è un mistero, per chi ha già letto Fisherman Americani – Il Libro delle Barche da Pesca Sportiva… Un esempio di ricerca del perfezionamento della propria barca, il cui spunto prendo da una recente richiesta di consulenza di un cliente, è l’accoglienza in termini di sedute disponibili, del pozzetto. La barca in questione, di marchio molto blasonato (un fisherman americano, s’intenda) è dotata di una panca abbattibile poppiera, ma lungo le murate laterali non v’è nessuno strapuntino o appoggio valido che possa fungere da ulteriore seduta. Attualmente, per la verità, gran parte dei cantieri si è attrezzata per fornire in opzione numerosi accessori per aumentare il comfort della vita a bordo: panche a scomparsa, strapuntini, moduli asportabili, ghiacciaie ambivalenti, eccetera. Nel caso in questione, però, lo storico cantiere non propone, né ha proposto in passato, una panca laterale da falchetta, essendo disponibile solo quella poppiera. Acquistarne una originale significherebbe sobbarcarsi di un costo iniziale di diverse migliaia di euro, ed in più doverla modificare per farla alloggiare correttamente nel sotto-trincarino, anziché sullo specchio di poppa, collocazione per cui è nata. L’alternativa è stata obbligata: propendere per la costruzione ex novo di una panca abbattibile da falchetta, dimensionata correttamente in modo tale da convivere con la rastrelliera portacanne a riposo collocata all’interno della murata interessata, ma abbastanza “slim” da non sporgere rispetto al filo delle imbottiture perimetrali. Per fare ciò è necessario avere artigiani che sappiano interpretare al meglio le esigenze del cliente, tenendo a mente che, se costui si è rivolto ad essi, è perché intendono risparmiare rispetto alla…


Ore di moto e valore di una barca usata

Questo argomento ha confini indefinibili, perché le variabili che incidono sul valore complessivo di una barca usata sono molteplici e differenti da esemplare ad esemplare, a parità di modello. In generale, per ogni categoria di imbarcazione a motore si rispetta un numero di ore annue medio che consente di valutare la barca oggetto di vendita come poco o molto sfruttata. Al fine di dare riferimenti numerici, considero personalmente come “poco sfruttata” una barca da diporto che abbia navigato per un numero uguale o inferiore a 50 ore annue; per i fisherman, invece, elevo prudenzialmente l’asticella a 100 ore annue. Queste sono mie valutazioni del tutto personali che rientrano nell’ambito della mia professione di perito nautico. Sui fisherman, solitamente, si innalza la soglia delle ore medie annue poiché determinate discipline di pesca richiedono l’utilizzo dei motori in forma continuativa. Qui, proprio sulla cifra fatidica indicata dal contaore, casca l’asino: il mercato nautico odierno è dominato da prezzi drogati. Per far rientrare una barca usata, seppur meticolosamente mantenuta, con 1000 e più ore di moto nella forchetta di prezzi gonfiati che siamo abituati a vedere sui siti di inserzione, ci vogliono argomentazioni molto solide, che spesso possono essere rappresentate da strumentazione elettronica aggiornata ed all’avanguardia, da pesanti interventi di refitting dello scafo, eccetera. Talvolta, invece, si sceglie la scorciatoia: scalare le ore di moto. Questa è una pratica pone il venditore a rischio di figuracce e denunce, data la possibilità di risalire alle ore di moto originali con un comune apparecchio di diagnosi, se il motore è gestito elettronicamente; quand’anche il motore non consenta la connessione a dispositivi diagnostici resterebbe, per il venditore furbo, il rischio della vecchia, cara “ricostruzione documentale”, cosa che abitualmente faccio quando ho fondati sospetti di manomissione. Nella ricostruzione documentale rientrano anche il rintracciamento dei precedenti proprietari e…


Eterno dilemma: aprire il mare o sfiorarlo?

Nella storia della nautica specialistica (quella dei fisherman, appunto) diverse filosofie di approccio all’elemento acqueo si sono avvicendate, talvolta intersecandosi, talaltra procedendo in parallelo. Alcuni scafi sono noti per solcare il mare, producendo scie profonde e muovendo una grande quantità d’acqua. Questi sono scafi spesso più “bagnati” di altri, ma anche con maggior tenuta e morbidezza sull’onda. V’è da dire che, se uno scafo resta in costante contatto con l’acqua, avvantaggia l’equipaggio quanto a comfort in navigazione, poiché gli impatti sono molto limitati, ma svantaggia le tasche, poiché la maggior resistenza all’avanzamento dissipa molta energia, e dunque carburante. Il Cary 32 è un esempio di scafo mangiamare… con qualche schizzo di troppo. Ma le sue capacità nel mosso fanno perdonare questo difetto, che per molti è una concessione naturale a grandi virtù. Viceversa, uno scafo in grado di “veleggiare” leggero di cresta in cresta (finché le condizioni di moto ondoso lo permettano, si intende…) oppone molto poca resistenza, poiché la superficie costantemente bagnata è di molto inferiore rispetto al caso precedente, dunque è tendenzialmente più efficiente in termini di litri/miglio consumati, ma presta il fianco in condizioni di mare formato. Questa è solo teoria, però. La pratica mette sul tavolo variabili che mescolano le carte, dimostrando tutto ed il contrario di tutto quanto detto sin qui. I cantieri dediti alla produzione di fisherman di gamma media e premium sono in perenne ricerca del giusto mix di queste stesse variabili, che rendono una barca più o meno morbida sull’onda, più o meno efficiente, più o meno esigente in termini di potenza installata. In passato ho affrontato il tema delle carene VDH o Variable Deadrise Hull (leggi qui ) adottate da vari cantieri, come Seacraft, Sailfish, Robalo, con alcune personalizzazioni: questo è un esempio di ricerca del compromesso tra tenuta di mare…


Promozione di natale: un’idea regalo originale e… nautica!

Caro pescasportivo, Per questo Natale ho pensato ad una promozione per il libro Fisherman Americani. Questo testo è stato recensito dalle principali testate di settore cartacee italiane (LEGGI QUI) ed è l’unico che tratta didatticamente la materia del fisherman. A questo libro ne è seguito un altro (Barche da pesca di ieri e di oggi, ndr) che affronta la tematica specificamente modello per modello, per cui quest’ultimo va inteso come complementare al primo, oggetto di questa promozione limitata. Se l’inverno rallenta i nostri ritmi, e per certi versi ci predispone maggiormente alla riflessione rispetto alle stagioni più miti, probabilmente questo è un buon momento per leggere e meditare sulla nostra prossima scelta in fatto di barche. Nel libro Fisherman Americani sono presenti nozioni di storia del fisherman, l’analisi dettagliata di tutte le tipologie di fisherman che il mercato del passato e del presente offrano, nonché illustrazioni e fotografie a colori a corredo della parte testuale. A fine libro, inoltre, è stato inserito un glossario per i termini più tecnici ed ostici per il neofita. Il libro Fisherman Americani, sino ad esaurimento copie (al momento in cui scrivo ne ho ancora una quindicina), sarà acquistabile ad Euro 33,00 inclusa spedizione tracciabile. Per acquistarlo e richiedere una dedica allegata al libro, scrivimi ad info@fishermanamericani.com Buon mare ed a presto, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di BariWhatsApp: 348/6562148E-Mail: info@fishermanamericani.comAutore di Fisherman Americani Autore di Barche da pesca di ieri e di oggiAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBookScrittore per la rivista Pesca in MareFISHERMANAMERICANI Podcast


La scaletta poppiera sui fisherman

Questo accessorio è di grande utilità ma, talvolta, di altrettanto intralcio. Ho già “lambito” l’argomento in passato con QUESTO ARTICOLO, ma stavolta scrivo espressamente di questo accessorio. In verità, la scaletta di risalita deve consentire di… risalire agevolmente, ma anche di estendere e riporre in posizione di riposo la stessa senza rischiare di cadere in acqua o, peggio, di andare in zona di collisione con le eliche dei motori. Le collocazioni ed i sistemi di fissaggio alla coperta sono vari, e in questo breve articolo intendo illustrarne quelli più adottati dai cantieri costruttori di fisherman più noti. Robalo Sulla nuova gamma Robalo, la sistemazione della scaletta da premiare senza dubbio è quella incassata, con pagliolo incernierato che, in posizione di riposo, la tiene lontano dalle dita dei piedi: Scaletta di risalita di un Robalo 202 Explorer. Notare la sagomatura “martellata” della traversa inox per agevolare la presa. Non solo: la discesa e la risalita sono agevolate dalla traversa inox sagomata per garantire una impugnatura ed una presa della pianta del piede nudo salda, anche con scaletta bagnata. Sea Vee Sea Vee propone due soluzioni: quella tradizionale, della classica scaletta telescopica “poggiata” sulla plancetta, di immediata estensione e ripiegamento, ma esposta ad urti con persone e cose: Scaletta standard Sea Vee 340Z …ed una soluzione opzionale, più raffinata esteticamente, della Garelick a scomparsa: questa scaletta (vd foto seguente) ha il vantaggio di non creare alcun intralcio in coperta, essendo incassata nello specchio di poppa, ma lo svantaggio di doversi affacciare fuoribordo per estrarla: La scaletta Garelick EEz-In con pioli a spina di pesce montata su Sea Vee 340Z Wellcraft Wellcraft, su alcuni modelli, ritorna al passato: una scaletta con tanto di tientibene, totalmente esposta alla vista, in modo tale da essere… troppo visibile per inciamparvisi. Questa soluzione è economica ma efficace,…


Tenute per assi portaelica PSS

Accanto ai sistemi di tenuta tradizionali, la tecnologia ci ha messo a disposizione soluzioni molto più semplici, con minore manutenzione e di una certa economicità, anche quando arriva il momento della sostituzione. E’ il caso delle tenute per assi portaelica della PYI Inc., altrimenti conosciuti con l’acronimo PSS, che sta per prop shaft seals. L’azienda, con sede a Lynnwood, negli Stati Uniti d’America, è leader nel mercato delle componenti per l’industria marina ed industriale dal 1981, ha come punta di diamante della sua produzione le tenute per assi portaelica PSS. Perché questo prodotto ha avuto così tanti consensi nella nautica? Prima di tutto perché elimina le operazioni di routine che, con le vecchie tenute con premitreccia, diventavano la croce periodica degli armatori… anche se, v’è da dire, questa ed altre operazioni consentivano all’armatore stesso di “imparare a conoscere la propria barca” dal didentro… ma tralasciamo queste smancerie da romanticoni un po’ retrogradi, e vediamo perché i PSS hanno cambiato la vita di noi diportisti. Tutto consta nel principio di funzionamento delle PSS: la tenuta è assicurata da “boccole” (dette statori) che frizionano contro rotori in acciaio inox solidali all’asse, con l’aiuto della contropressione esercitata dall’esterno, dall’acqua di mare che, virtualmente, “refrigera e lubrifica” la tenuta stessa. Detta così suona un po’ stonato ammettere che l’acqua marina possa lubrificare in maniera sana un organo soggetto a rotazione e sfregamento, senza comportare alcun effetto collaterale. In effetti, questi effetti collaterali ci sono, ma sono calcolati e previsti: di fatto, lo statore (in una miscela composita di carbonio e resine che consentono di resistere fino alla temperatura di 260°C) e lo stesso rotore inox tendono ad usurarsi, creando gole profonde da centesimi a decimi di millimetro nel tempo, ma la perfetta planarità delle facce a contatto consente una autocompensazione dei giochi e, di…


Nuovo Robalo R250

Di questo marchio arcinoto e dalle molteplici vicissitudini societarie, ci siamo soffermati sia su questo blog, diverse volte, sia nel libro Barche da Pesca di Ieri e di Oggi. Oggi presentiamo la nuova nata di casa Robalo, l’ R250, una barca da pesca sportiva che concilia l’utile al ricreativo. Questo nuovo modello del noto cantiere presenta anche novità di rilievo rispetto ai center console di pari taglia dimensionale, a cominciare dalla compresenza di tuna door e side door, cosa insolita su barche di soli 25 piedi; una cura notevole dal punto di vista idraulico -notare i drenaggi dei portacanna che convogliano le acque reflue nella vasca di contenimento dei fuoribordo; una zona guida yacht-style, con colorazione in grigio, per attenuare i riflessi durante le ore di pieno sole, ed al contempo conferire una aspetto accattivante ed in pendant con la verniciatura a polvere in nero delle strutture in traliccio di leaning post e T-Top. Una nota di rilievo per un center console di queste dimensioni è la presenza di un parabrezza a tutta altezza in cristallo atermico temperato, dotato della porzione superiore apribile mediante attuatore lineare: La zona prodiera è più tradizionale, con una seduta gavonata a V, che facilmente si converte in zona prendisole. I gavoni non sono semplici aree di stivaggio, ma due vasche per il pescato autodrenanti e coibentate da 190L di capacità, più una ghiacciaia posta in asse con la chiglia, sotto il cuscino centrale. Sotto il tambuccio prodiero, abbastanza ampio da costituire, assieme alle porzioni di falchetta laterali, una valida postazione di lancio, si celano musone ancora passante e verricello elettrico, con il comando dedicato qui posto per essere protetto da intemperie e raggi UV. La console, pur mantenendo una snellezza che consente di non rubare preziosa superficie calpestabile in coperta, è in grado di…


Le testimonianze dei clienti di Fisherman Americani

Fisherman Americani non si serve di campagne pubblicitarie Google, Facebook o di qualsivoglia altro fornitore di pubblicità online. L’unica pubblicità di cui gode è la voce dei clienti e dei lettori. Ecco perché è per me di primaria importanza soddisfarli al massimo, nei limiti delle mie competenze e possibilità, naturalmente. In questo articolo, riporto con soddisfazione la voce di tre miei clienti, che così hanno descritto i servizi di Fisherman Americani: Da Andrea: Innegabile la conoscenza e la passione che dimostra Benedetto verso i fisherman americani. Dopo aver venduto la mia barca mi son trovato “a terra” per parecchi mesi; la stagione stava cominciando e il timore di trovarmi senza barca mi stava portando a fare l’acquisto sbagliato. La fretta non è mai una buona consigliera. Ho avuto diverse consulenze telefoniche e via mail da Benedetto che mi ha tenuto lontano da barche non adatte a me o con prezzi non giustificati. Fortunatamente in extremis ho trovato la barca giusta per me e con l’approvazione di Benedetto ora sono felice possessore di un bellissimo center console americano. Da Antonio: Benedetto è uno dei massimi esperti di fisherman americani. La sua competenza unite alla sua passione sono state fondamentali nella ricerca della mia barca da pesca. A distanza di qualche mese e di centinaia di miglia di navigazione posso affermare di essere estremamente soddisfatto della sua consulenza in fase di acquisto e assistenza a 360 gradi successiva Da Mauro: Sono un appassionato velista e pescasportivo e frequento il mondo della nautica da mezzo secolo… Ho avuto modo di apprezzare la competenza, sicuramente maturata in anni di studio e passione, del Dott. Rutigliano sia leggendo i suoi testi sia in occasione di una consulenza fattami qualche anno fa. Raccomando vivamente il suo operato che posso garantirvi molto professionale e cordiale. Spero di…