Fisherman americano

Le bugie (e le omissioni) hanno le gambe corte

Oggi mi sono imbattuto nell’ennesima menzogna sull’anno di costruzione di un fisherman americano usato. Come sapete, sono tornato da poco nel mercato nell’intento di trovare un mezzo che mi consenta di andar per mare in sicurezza la prossima stagione diportistica, dopo aver ceduto il BabyMadeira circa due mesi fa. Perché specifico “fisherman americano”? Le barche soggette ad importazione, si prestano bene ad ambiguità di… comunicazione, sugli annunci di vendita. La mia statistica è disarmante: gli annunci di vendita di cinque barche delle sette alle quali mi sono interessato negli ultimi quindici giorni, riportavano età non corrispondenti al vero. Chi ha un po’ di esperienza e la fortuna di avere a disposizione foto significative, può riconoscere la bugia, ma molti altri si fidano di ciò che gli viene comunicato, molto spesso sulla scorta dell’età certificata dei motori (quando le barche sono fuoribordo). L’associazione più istintiva, soprattutto quando a bordo sono installati motori anch’essi di età coerente con quella dello scafo, è che quest’ultimo sia effettivamente dell’anno di costruzione dei motori stessi. Molto spesso, invece, l’anno dichiarato è quello di IMPORTAZIONE DELLO SCAFO. Come riconoscere la verità? Documentandosi. Le barche, così come le automobili, subiscono dei restyling periodici che identificano l’epoca di costruzione delle stesse. Ad esempio, il Grady 265 Express (di cui peraltro è presente un articolo dedicato QUI) ha subìto un restyling che ha interessato sia la carena che gli interni nel 2003, che consisteva nell’incremento di un grado di deadrise poppiera ed in rifiniture interne con elementi in teak. Altro esempio: il Pursuit 2860 Denali, a partire dal 2001, ha perso il letto di mezzabarca posto sotto il ponte di guida, oltre ad avere un roll bar ed un parabrezza rivisitati sia dal punto di vista del design che della struttura. Non tutti sanno che, di fatto, ha persino cambiato…


Robalo R302: il pezzo forte è sott’acqua

In molti conosciamo questo storico marchio di fisherman americani, attivo da oltre cinquant’anni nella produzione di barche da pesca dalle caratteristiche tecniche di pregio. Dal momento in cui il marchio è passato sotto l’egida Chaparral le linee dei suoi scafi hanno subito un aggiornamento ai canoni estetici più moderni, a cominciare da estrema poppa, dove ogni modello è dotato del caratteristico cd “eurotransom” in luogo della poppa aperta od occasionalmente del bracket, soluzioni adottate ab origine sui primi modelli Robalo. In questo articolo parlo del Robalo R302, un center console generoso sia in dimensioni che in equipaggiamento, adatto alla pesca sportiva ma ben adattabile alla crociera giornaliera estiva con la famiglia. Il Robalo R302 spicca per l’aspetto armonioso ma robusto delle raccordature tra console e coperta, per la presenza non eccessivamente accentuata ma comunque evidente del cavallino rovescio, da sempre elemento distintivo del fisherman d’oltreoceano, nonché di una seduta di guida ampia ed ambivalente: dalla parte opposta, infatti, è possibile attrezzarla opzionalmente come bait-prep station, ma il suo design standard prevede un divano mezzanino che può essere utilizzato come seduta conviviale, disponendo un tavolo in pozzetto, in quanto tale seduta è perfettamente contrapposta alla panca poppiera abbattibile. La zona prodiera potrebbe essere  scambiata con quella di un dual console, se solo l’osservatore non si voltasse a guardare verso poppa: un grande divano ad U è incastonato nella stampata di prora, celando vani di stivaggio per canne ed attrezzature da far invidia ad una barca ben più grande. I cuscini per le ginocchia (bolsters) si sviluppano lungo l’intero perimetro interno, per cui anche sporgersi verso il gavone portacatene in fase di ancoraggio non comporta di dover appoggiare il torace su superfici dure. Non solo: un set di cuscinerie completa la zona a formare una grande superficie prendisole: Fattore secondario su un…


Hinckley SC 42: una barca per sognare e per pescare

Ci sono barche nate per essere prima ammirate, e poi utilizzate. Ed anche quando si passa ai comandi, le si continua ad ammirare nei dettagli, nella perfetta simbiosi tra estetica e funzionalità. L’allineamento perfetto dello spirito e del “corpo” di un Hinckley con l’elemento “mare” ne fa uno dei cantieri più esclusivi del panorama nautico statunitense. Hinckley è famosa per la maniacale cura del dettaglio, nonché per la tecnologia costruttiva avanzata: ad esempio, il cantiere ha introdotto il carbonio ed il kevlar nelle sue costruzioni già 25 anni or sono. Oggi, l’utilizzo di tali materiali resta, con l’aggiunta della tecnica di infusione sottovuoto (brevetto S.C.R.I.M.P. proprietario). Hinckley utilizza propulsioni ad idrogetto sulla sua gamma Picnic dal 1960 (!!), quando tale propulsione era tabù per praticamente tutti i produttori di imbarcazioni da diporto ricreativo. Il 42 SC è uno dei modelli Hinckley meno conosciuti in Europa, poiché uno dei pochi progettati per trasmissioni entrobordo in linea d’asse. Perché Hinckley ha fatto questo apparente “downgrade” dalla propulsione JetStick a quella entrobordo? Sicuramente per abbracciare una più ampia fetta di potenziali clienti, legati alla trasmissione tradizionale e reticenti verso quella ad idrogetto. Insomma, ha cercato di far venire “l’appetito” agli avventori, per poi farli affezionare irrimediabilmente al marchio ed alla sua filosofia dell’andar per mare. Il 42 SC è una piattaforma che il cantiere ha sviluppato in tre allestimenti: Hard Top Blackwatch Edition Canvas Top La versione Blackwatch Edition è attrezzata di tutto punto per la pesca d’altura, con tanto di tuna tower, portacanne, vasche del vivo e del pescato, ecc… La linea dell’ Hinckley 42SC ha le connotazioni del fisherman ancestrale, ha il sapore di aragostiera ed i tratti delle Maine boats. Alla base c’è la cura da alta, altissima gioielleria di Hinckley, dalla costruzione alle più nascoste rifiniture. La costruzione dell’Hinckley…


North Rip 30: quando il center console si fa sexy

Ho sempre specificato, nei miei articoli, podcast e video, che parlo solo di barche che in qualche modo mi affascinano, e North Rip mi ha affascinato, senza ombra di dubbio. Mi dispiace solo esserne venuto a conoscenza quando ormai il mio libro Fisherman Americani era stato già chiuso e dato alla stampa, altrimenti questo cantiere avrebbe trovato il suo meritato posto nella sezione “center console”. Un marchio pressoché sconosciuto in Europa, appannaggio solo dei fanatici di fisherman, ha molte frecce nel suo arco per fare breccia nel cuore dei pescasportivi nostrani. A cominciare dalla linea, che mutua le sue proporzioni dai custom fisherman cold molded costruiti nelle yards del North Carolina… Con tanto di assenza di battagliola e delfiniera, di masconi alti sull’acqua e con un bow-flare da urlo. Il North Rip 30 CC è una scultura, da estrema poppa fino ad estrema prua. Il bottazzo in due elementi affila lo spigolo dello specchio di poppa come una lama e ne accarezza la raggiatura perfetta. La plancia di poppa a tutta larghezza non intralcia minimamente l’azione di pesca, essendo ricavata nel bracket; la tuna door qui è sullo specchio di poppa, proprio come su un fisherman motorizzato entrobordo. I motori sono ravvicinati tra loro e rendono questa apertura pienamente efficiente ed efficace, anche per lo sbarco ed imbarco di cose e persone da e per il pontile con ausilio di passerella mobile. I trincarini del pozzetto sono molto bassi sull’acqua, ma senza tuttavia essere pericolosi per chi lo abita in condizioni di mare avverso. il cavallino cresce progessivo e senza soluzione di continuità fino allo spigolo di prua, con una sinuosità rara, che rende alla prima vista questo trenta piedi capace di domare mari molto impegnativi. Un unico spray-rail si staglia lungo i fianchi del tagliamare a definire netta la…


In quale direzione va l’express fisherman?

Il cambiamento è nell’aria, anzi è incipiente. Dove ci condurrà tale cambiamento, in relazione al più classico dei layout di fisherman (LEGGI FISHERMAN AMERICANI su questo argomento) Sicuramente verso una maggior accoglienza dell’equipaggio anche dal punto di vista più prettamente diportistico. + sempre più FUORIBORDO + sempre più ACCOGLIENTE + sempre meno ESTREMO; + più CAPIENTE sottocoperta a parità di dimensioni rispetto al passato. Nei progetti di molti express in procinto di esser presentati, infatti, si intravedono soluzioni attualmente adottate sugli yacht a vocazione crocieristica, come ad esempio punti luce fissi a murata per il sottocoperta (che io personalmente obietto, ma il mercato guida tali scelte d’altronde; leggi qui per approfondimenti), oltre ad una sempre più massiccia presenza di sedute a mezzanino anche su barche di dimensione medio-piccola. Che fine farà, allora, il fisherman duro e puro? Di sicuro continuerà ad esistere, soprattutto negli States; in Europa, dove la dedizione alla pesca sportiva per i proprietari di barche di una certa importanza è appannaggio, quasi sempre, delle sole stagioni miti, avranno un sicuro riscontro le barche più flessibili. Prova ne è la scarsa penetrazione nel nostro mercato dei grandi center consolle e catamarani tuttapesca, accanto alla sempre più massiccia diffusione dei dual console. Ma perché snaturare una tipologia di barca così specialistica anziché orientare la scelta su barche nate espressamente per il diporto ricreativo? Risposta è semplice: per mutuare la marinità delle barche concepite per la pesca d’altura e renderla disponibile per chi non è avvezzo a canne e mulinelli… perché la sicurezza è per tutti! + In più, l’idea di possedere una barca in grado di affrontare mari impervi è suggestiva non solo per noi pescasportivi, ma anche per il diportista ricreativo. Ecco un esempio di tutte queste evoluzioni in una unica barca: XCelerator 35 Express è un 35…


Quanto vale realmente la barca usata che vorresti comprare?

Attenzione: in questa sede non intendo fare un’analisi dei valori di mercato dei fisherman usati in stile Eurotax, ma andare più a fondo. Anche perché, in fatto di barche, data la penuria di esemplari di fisherman di uno stesso modello sul mercato italiano, è ben difficile creare una tabella dei prezzi a parità di età è stato di usura. Quindi la domanda da farsi, nel nostro caso, sarà la seguente: Quanto può costare rimettere in sesto una barca usata? Il mercato è pieno zeppo di apparenti occasioni. Tanta barca, di gran nome, ad un prezzo da saldo. D’accordo, potrà pur avere venticinque anni o più, ma la tentazione di fare il passo resta. Dietro un “prezzaccio” può però nascondersi l’inganno. Come fare per scoprirlo? La ricetta magica non esiste, ma il tempo e la pazienza possono aiutarci, se ne abbiamo ovviamente! Analizzare una barca usata di diversi lustri di età comporta lo studio accurato della produzione pregressa del cantiere, la consultazione di proprietari di quello specifico modello di barca, la visione, ove possibile, di più esemplari di quello stesso modello. Quanto sopra è parte delle attività che svolgo quando redigo un Fisherman’s Report, del resto. Se ti interessa un Fisherman’s Report sulla barca che vorresti acquistare  CLICCA QUI E COMPILA IL FORM   Perché tutto ciò, vi chiederete? Per capire le vulnerabilità che mediamente affliggono quel determinato modello di barca e per sapere come ed a quale costo ripristinarle! È di vitale importanza poter quantificare, almeno approssimativamente, i costi di riparazione e ripristino di una barca usata di una certa importanza, poiché molto spesso la somma di tali costi esorbitano abbondantemente dal prezzo pagato per acquistarla . Ho assistito personalmente ad acquisti abortiti perché, durante i lavori di preparazione al varo, si scoprivano danni dalla riparabilità eccessivamente esosa per il…


I fisherman che (forse) non conoscevi

Mi piaccono i vecchi fisherman. Quelli spartani ma non rustici, sobrii ma non scarni, duri come il marmo. Quelli che “ciò che non c’è, non si rompe” e che “ciò che c’è, è ben fatto”. Mi piacciono quegli scafi che, quando li vedi in una foto picchettati da chissà quanti anni sui mattoni, ti vien voglia di perderci denari e mesi della tua vita per riportarli ai vecchi fasti, perché se fossero al pontile, avrebbero tanto da insegnare a molte delle moderne “signorine carenate” che si fregiano dell’appellativo di “fisherman” e poi si perdono tra orpelli e delicatezze varie. Io, di mio, in tal senso ho già dato… e mi è andata pure male (CLICCA QUI). Ma non escludo di ripetere l’avventura, chissà che non mi vada bene, stavolta. Il mio libro è pregno di esempi classici di fisherman che io considero le colonne portanti dell’odierna nautica specialistica per la pesca sportiva. In questo articolo citerò modelli che in Fisherman Americani non figurano, per darvi ulteriori nozioni a complemento delle linee guida ivi presenti. Avevate mai sentito parlare, ad esempio, di North Coast? E’ il cantiere dal quale Blackfin acquistò gli stampi per costruire il suo 31 Combi. North Coast, così come tanti cantieri nautici americani nati per passione, ha un vissuto societario travagliato, fatto di crisi di liquidità, difficoltà nel pagare i fornitori, chiusure, riaperture. Una caratteristica, però, è sempre stata comune ad ogni scafo North Coast: la qualità costruttiva. Anche nei momenti di maggiori difficoltà, quando il cantiere commissionava la costruzione all’esterno, si affidava a cantieri di comprovata affidabilità (leggi Phoenix, del quale parlo in QUESTO ARTICOLO). La carena di North Coast era estremamente aggressiva: una V profonda senza compromessi. Una deadrise poppiera di 23 gradi (!!) su un 31 piedi è pressoché introvabile. Le barche North Coast erano…


Davis 61: un sogno americano in Italia

Un tramonto come tanti a Capo di Santa Maria di Leuca, passeggio sul lungomare e tappa obbligata al porto turistico, dove i miei occhi erano alla costante ricerca di torri e divergenti tra la miriade di tendalini e gusci bianchi variamente dondolanti, che ben poco sapevano di mare e molto di salotto parcheggiato… Ogni estate che passavo in Salento era (ed è) sin da bambino, una nuova occasione per ammirare da vicino qualche fisherman in transito. Delle mie tante passeggiate agostane al porto turistico di Leuca ne ricordo una in particolare, perché si materializzò, in lontananza, la visione di una sagoma che avevo visto solo sui numeri di Power and Motoryacht e sull’allora in voga rivista italiana Motonautica. Su quest’ultima la foto di un Davis 61 si estendeva per quattro pagine sistemate a portafoglio… e quando le dispiegavo mi ci perdevo in ogni dettaglio di quel miraggio… In banchina, sul pontile più esterno destinato alle barche in transito, c’era un Buddy Davis 21. Il nome inciso sullo specchio di poppa ligneo con lettere in foglia oro lucido era “Americana” In questo articolo parlo di Americana, perché ora il primo sportfishing yacht che abbia mai visto è in vendita, dopo oltre quindici anni sotto le cure maniacali del suo proprietario, oggi passato ad una barca più grande, sempre un Davis, tra l’altro! Appena giunto davanti alla barca, fui investito da un odore di teak e mogano che ricordavano catture di marlin in pieno Oceano anche se non ne ho mai fatte. Quell’odore parlava e sapeva di buono… Ricordo che mio padre e mia madre rimasero seduti al bar della darsena, ed io e mia sorella (allora poco più che ragazzini) ci facemmo avanti con un inglese da terza liceo, per salutare e chiedere ai due ragazzoni dell’equipaggio (americani anche loro) se…


Uniesse Marine 54 Fly: un’italiana dal dna americano

Oggi parlo di una barca di nicchia, costruita da un cantiere, udite udite, italiano, per giunta in un certo senso elitario. Non perché non vi siano sul mercato cantieri che costruiscano barche ancor più lussuose e tecnologiche, ma perché esso è conosciuto maggiormente da quella schiera di diportisti esigenti che non vogliono rinunciare ad un mezzo “marino”, pur nell’estrema cura del dettaglio e delle rifiniture… e che hanno anche la passione per la pesca. Uniesse Marine è un cantiere dalle radici italiane ma dal cuore a stelle e strisce. Dalla matita di Fred Hudson (lo stesso Hudson che ha disegnato svariati modelli per Hatteras e Bertram) nascevano, a partire dalla fine degli anni ottanta, scafi dall’indole fisherman che non potevo lasciare nel dimenticatoio perché, di fatto, meritano molta considerazione per qualità realizzativa ed attualità dei progetti. Tanto più che oggi il mercato offre diversi esemplari di fisherman Uniesse Marine a prezzi molto, molto appetibili. Dopo mesi di ricerca, in regione e fuori, è accaduto che, durante uno dei miei caffè estivi in quel di Gallipoli scorgessi un bell’esemplare di Uniesse 54 Fly. Dopo aver visitato la barca ed averla “toccata con mano”, ho avuto un dejavu: ho rivissuto quella stessa sensazione di ammirazione per le linee pure, tirate con grazia a filo di bottazzo, che provavo durante le mie primissime visite d’infanzia al Salone Nautico di Genova, quando ero ancora guidato da mio padre, che mi ci portava per mano. L’Uniesse 54 è, a mio parere, ancora oggi un riferimento di come la classe italiana sia capace -quando ne abbiamo la volontà- di reinterpretare con stile e raffinatezza i dettami di un particolare oggetto, che sia un accessorio d’abbigliamento od una barca. La linea esterna è sobria ed elegante come un abito sartoriale. La finestratura fume’ coronata dalle feritoie brune…


Hatteras 52 Convertible: classe marmorea per pesca e crociera

Ci sono barche che solcano i mari ed i cuori dei pescasportivi d’altura alla stessa stregua. Barche il cui merito principale è far capire anche al diportista ricreativo e crocierista che un fisherman non necessariamente trova la sua ragion d’essere con canne e mulinelli in mano, ma anche semplicemente se si voglia vivere il mare in sicurezza ed a bordo di un mezzo ogni-tempo e… senza tempo. N.B.- Se cercate sfarzo, cromature e paillettes in uno yacht, questa barca non fa per voi. Dedico questo articolo ad un fisherman che ha riscosso un grande successo negli USA: Hatteras 52 Convertible Le sue linee  appaiono quasi tagliate con l’accetta agli occhi del diportista avvezzo dalle sinuosità dei moderni yacht da crociera. Per chi ama i fisherman, invece, queste sono le linee di una fuoriclasse e fuorimoda perché da questa ne è completamente scevra. L’Hatteras 52 Convertible  nasceva dichiaratamente come sportfisherman. Prova ne sono le sue caratteristiche  estetiche e funzionali , fondanti per la categoria: ⁃ Cavallino rovescio digradante da prua a poppa con un taglio netto, ad appiattirsi a partire da un terzo di lunghezza fino ad estrema poppa; ⁃ Pozzetto immenso e completamene sgombro; ⁃ Carena dalle doti marine proverbiali; ⁃ Motorizzazione generosa per l’epoca; – Grande autonomia; ⁃ Come ogni Convertible tradizionale, guida solo sul flybridge e sulla opzionale tuna tower. Tracciate le linee dogmatiche del 52 Convertible, occorre scendere nel merito di questo bisonte del mare. A cominciare dalla costruzione , estremamente ridondante. Laminato pieno (anzi, pienissimo…) ovviamente stratificato a mano per l’opera viva; sandwich con anima in balsa per fiancate e coperta. Gli spessori di vetroresina sono sovrabbondanti (26mm in carena, ad es.) e le strutture in sandwich non hanno dato che rarissimi riscontri riguardo l’insorgenza di problemi di umidità od osmosi, anche dopo 40 e più…