entrobordo

L’evoluzione dei dettagli sulle imbarcazioni: il parabrezza

Alcuni elementi delle imbarcazioni sono uguali a se stessi da decenni, senza che il bisogno di cambiare sia mai stato pressante. Non che, per mare, le soluzioni semplici e super-collaudate facciano male, anzi… Ma poi arriva il momento di cambiare, vuoi per risparmiare nei tempi di installazione in sede di costruzione della barca, vuoi perché alcuni particolari escono dalla produzione (leggasi guarnizioni, profili estrusi, metodi di accoppiamento delle componenti, ecc..) Nel caso dei parabrezza, si sta assistendo ad una sana ed incipiente tendenza: i frame senza guarnizione. Le ragioni partono dall’economizzazione nei processi di assemblaggio e giungono ad una serie di reali vantaggi per l’utente finale. La verità è che, a bordo, l’assenza di canaline, profili metallici assemblati e guarnizioni gommate sono una manna dal Cielo. Profili lisci e solidi, con vetri temperati congiunti direttamente alla cornice parabrezza a depressione, sono una gioia per gli occhi che, tra l’altro, rende il tutto più semplice da pulire, oltreché meno vulnerabile agli agenti atmosferici ed alla corrosione. In più, gli attuali trattamenti in powder coating (verniciatura a polvere) rendono i metalli pressoché immuni per molti anni agli agenti atmosferici, e ciò si sostanzia in minor manutenzione a vantaggio dell’economia di gestione della barca e della sua piena godibilità. L’evoluzione a bordo sta modificando lentamente ma con costanza molte componenti delle barche di nuova concezione, alcune delle quali, come abbiamo avuto modo di appurare nel caso del parabrezza, a vantaggio del diportista e non solo delle casse dei produttori. Se vuoi approfondire le tematica dei fisherman consiglio vivamente di leggere il libro Fisherman Americani ed il nuovo ebook LA BARCA DA PESCA PERFETTA Buon Mare e buona lettura! Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di“La Barca da Pesca Perfetta-…


Indietro tutta!

Quando si pesca in altura, può capitarci di dover effettuare manovre repentine per non perdere il pesce in canna, soprattutto se peschiamo con attrezzature a basso libbraggio e temiamo l’ overtest della lenza. In tali casi, può essere necessario accompagnare il pesce durante le sue fughe, ed il più delle volte tali manovre vengono effettuate a marcia indietro. Se, da un lato, i nostri mari non sono popolati da rostrati superveloci come pesci vela o wahoo, dall’altro l’attitudine della nostra barca a gestire le manovre in retromarcia è fondamentale in condizioni di mare mosso. Alle volte, anche procedere a 2-3 nodi macchine indietro, con mare di poppa, può voler dire allagare il pozzetto. Questo, pertanto, dovrà avere un impianto di auto-vuotamento efficace ed in grado di sgomberare il calpestio dall’acqua imbarcata in pochissimi secondi. Proprio perché la barca da pesca è, per sua missione, soggetta a situazioni di tale fatta, gli impianti ed i cablaggi che la attraversano dovranno essere ermetici il più possibile, pena beghe elettriche ed elettroniche a bordo nei tempi a venire. Per esempio, un accorgimento adottato dai cantieri più “scafati” è quello di non creare giunzioni di cablaggi nella parte sottostante il calpestio del pozzetto e nei pressi di altre zone soggette a potenziale infiltrazione. In poche parole, dove è possibile il passaggio seppur occasionale di acqua salata, è bene che i cablaggi siano interi, posizionando le eventuali giunzioni e connessioni in aree protette in zona guida o in cabina, o comunque ALL’ASCIUTTO. Questo metodo di realizzazione degli impianti conferisce due fondamentali vantaggi: Tutti i contatti saranno raccolti in una zona ben determinata, a vantaggio della rapidità di intervento; Essi saranno al riparo da infiltrazioni d’acqua di mare e dall’umidità. Per tale motivo rimarco continuamente la raccomandazione di evidenziare eventuali applicazioni od installazioni posticce, quando si va…


Nuovo articolo su Pesca in Mare di Novembre: Leggilo qui!

Cari Pescasportivi, Sono lieto di invitarvi a leggere il mio nuovo articolo sul numero di Novembre 2018 della rivista Pesca in Mare, con la quale collaboro. Questo mese affronto il nodo della trasmissione FUORIBORDO. Leggi l’articolo CLICCANDO QUI. Motorizzazione da almeno un decennio vista con favore e spesso preferita nel nostro ambiente di indomiti pescatori, questo genere di trasmissione offre vantaggi e svantaggi, analizzati con ottica oggettiva in modo tale da permettere al lettore di trarre autonome conclusioni, libere dal comune pensare che, ultimamente, la vede come soluzione a tutti i “mali” nautici. Vi auguro, quindi, buona lettura e vi aspetto con commenti all’articolo qui sotto o, se preferite, sulla nostra pagina Facebook! Non dimenticare di leggere il Libro Fisherman Americani, nel quale questo ed altri argomenti sono racchiusi in un testo interamente dedicato alle barche per la pesca sportiva! NB.:Da oggi e fino al 25 Dicembre è disponibile anche nel Christmas Pack! (LEGGI QUI) A presto e buona lettura, Dr. Benedetto Rutigliano Autore di Fisherman Americani Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)” Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook Scrittore per la rivista Pesca in Mare


Perché molti fisherman sono spesso privi di accessori che daremmo per scontati su qualsiasi altra barca da diporto?

Stavolta cerco di spiegare in forma di domanda e risposta l’assenza di dispositivi, parti od accessori altrimenti scontati e di serie su quasi ogni altra barca da diporto. D- Perché molti fisherman d’oltreoceano non hanno il verricello salpa ancora?  R- La ragione è nell’impiego di tali barche. I grandi sportfisherman commissionati per battute di pesca d’altura, dove le potenti correnti oceaniche ed i fondali proibitivi impedirebbero a qualsiasi ancora di raggiungere il fondale, rinunciano ad un accessorio tanto inutile quanto fonte di potenziali avarie, proprio perché sarebbe utilizzato molto meno che sporadicamente. Come da citazione di Fisherman Americani- il Libro delle Barche per la Pesca Sportiva- , “ciò che non c’è non si rompe”! D- Perché molti fisherman convertible non hanno la guida interna? R- Perché un’apertura in coperta, quale è un parabrezza, è un punto di potenziale debolezza del manufatto! Per noi, che abbiamo a che fare con mari dalla potenza distruttiva ben lontana da quella degli oceani, può apparire un’ esagerazione, ma se immaginassimo di ritrovarci nel mezzo di una mareggiata imprevista con marosi che s’infrangono sulla tuga, tale soluzione potrebbe apparire alquanto sensata. Per gli americani ogni interruzione o taglio della stratificazione è un pregiudizio alla solidità strutturale ed alla IMPERMEABILITA’ dello scafo. D: Perché molti fisherman non hanno oblò sulle murate? R: Per lo stesso motivo che priva i convertible di guida interna! I masconi di una barca hanno una funzione ATTIVA, quella di deflettere l’acqua sollevata durante la navigazione e di non farla giungere in coperta. L’idea di dimenticare un oblò aperto o anche solo di far sì che venga colpito dai frangenti durante la navigazione con mare avverso, dovrebbe facilitare la comprensione della scelta da parte di diversi cantieri americani di lunga storia nella costruzione di fisherman d’altura. D- Perché alcuni express fisherman non hanno…


Inverno e piccole beghe… come evitarle?

Si sa, la bella stagione attrae moltitudini di “umani” sulle coste, e tra questi ci sono tanti che, come noi, vi si allontanano prendendo il mare aperto con cadenza costante, ogni qual volta abbiamo un paio d’ore libere dopo il lavoro, piuttosto che per un weekend da dedicare alla nostra attività ricreativa prediletta: la pesca sportiva.Fin qui tutto bene, carburante, un controllo ai livelli, una sciacquata con acqua dolce e via.. Ma i problemi nascono quando arriva il freddo:soprattutto per chi non è avvezzo a determinate tecniche di pesca che si praticano nella stagione fredda, risulta davvero difficile tenere in “attività” la propria barca da pesca, con stazionamenti lunghi anche settimane, senza utilizzarla. Con buona probabilità succederà che, quando condizioni meteomarine vi ispirano e vorrete prendere il largo, la barca vi riserverà qualche noia, perché il gps non si accenderà, o perché la pompa della vasca del vivo non partirà, o perché le cerniere dei tendalini saranno bloccate dalla salsedine… e chi più ne ha, più ne metta. Come per il nostro corpo, anche per le nostre amate barche da pesca vale la regola secondo cui una fisiologica dose di attività costante terrà lontani medici… e tecnici. Non solo, tenere i contatti adeguatamente protetti da prodotti specifici che non siano troppi oleosi, ma allo stesso tempo isolanti, aiuterà a partire “al primo colpo”. Sempre nel caso in cui prevediate lunghi periodi di inattività dei motori, aggiungere un prodotto biocida, soprattutto se la vostra barca è dotata di propulsori a gasolio, giova a mantenere la salubrità del carburante fermo nei serbatoi e certamente esposto ad escursioni termiche, che creano condensa. Ecco un prodotto che vi aiuterà a tenere puliti serbatoi ed iniettori:  CLICCA QUI Usatela e la barca ve ne sarà grata, senza deludervi.   Buon Mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per…


Navigazione con mare cattivo: alcune considerazioni.

Ogni barca ha il suo modo di navigare in relazione alle linee d’acqua, al tipo di trasmissione, alla ripartizione dei pesi ma, soprattutto, alla sua “genetica progettuale”. Se navigare fosse così semplice come percorrere un’autostrada in auto, avremmo vita facile. In autostrada sappiamo che l’asfalto drenante, l’ampiezza delle corsie e le pendenze del manto stradale sono stati concepiti per consentire di viaggiare, in piena sicurezza, a velocità di codice. In barca, invece: l’andatura non è quasi mai selezionabile a proprio piacimento e non esiste una velocità minima o massima consigliata se non da esperienza e buon senso.           L’andatura di navigazione dipende dalle condizioni di mare in relazione alle geometrie dell’opera viva: Una carena molto profonda da prua a poppa consentirà di gestire andature medie elevate sul mosso tagliando l’onda corta agevolmente. Una carena molto profonda a prua con V variabile verso poppa agevolerà la portanza ad andature prossime alla velocità minima di planata, ma soffrirà se non coadiuvata da flaps e se i pesi non saranno ben distribuiti. In tal caso, infatti, una prua troppo alleggerita impedirà al tagliamare di fare il suo lavoro e la carena finirà per “lavorare” di pancia. Con una carena poco profonda da prua a poppa, invece, non si potrà attenuare lo stress a bordo se non procedendo in dislocamento veloce. Vox populi narra che ogni mare vuole la sua carena. Senza esasperazioni concettuali ciò significa che un mare tendenzialmente “lungo” accoglie bene anche carene non estremamente affilate; viceversa, mari ad onda corta e ripida necessitano di essere tagliati con carene molto pronunciate e con deadrise di poppa importanti.        2. La tenuta di mare è il risultato di diversi fattori non modificabili dallo skipper (a meno di modifiche spesso invasive)            Per migliorare…


Rimotorizzare SI o NO?

A volte il marchio di grido è una TRAPPOLA. Perché specifico che le barche di cui parlo sono “blasonate”? Perché ovviamente queste godranno di maggior attenzione da parte vostra, rispetto a barche di classe modesta, e pertanto sarà più facile che voi cediate. E’ bene, tuttavia, ricordare che nel corso della vita di una barca (e dei suoi passaggi di mano), questa può aver subito modifiche migliorative, ma anche PEGGIORATIVE… Riporto qui un esempio dei più ricorrenti: la rimotorizzazione di una barca fuoribordo, nata con motori a due tempi e rimpiazzati con unità quattro tempi di pari potenza. Forse non tutti sanno che in questo caso, il più delle volte: NON si interviene sulla nuova distribuzione statica dei pesi a bordo; Le prestazioni della barca rimotorizzata con 4t di pari potenza saranno inferiori non tanto e non solo come velocità di crociera a pari regime, ma soprattutto come velocità minima di planata a pieno carico e tempo di planata da fermo; La riduzione dei consumi, fine principe per il quale nella stragrande maggioranza dei casi si procede alla sostituzione dei 2t con i 4t, non è mai scontata. Non si valutano le conseguenze strutturali dell’ accresciuto peso sullo specchio di poppa Per quanto riguarda il primo punto, tutti sappiamo che i 4t sono sensibilmente più pesanti dei 2t di pari potenza, per cui sarebbe indispensabile spostare dei carichi verso mezzabarca, come per esempio i gruppi batteria o altri elementi originariamente posizionati in prossimità dello specchio di poppa. In ogni caso, avere un quintale in più a sbalzo sull’estrema poppa, il più delle volte renderebbe necessario un nuovo studio della ripartizione dei carichi a bordo. Altrimenti? Linea di galleggiamento da rifare; Cattivo lavoro degli ombrinali di scarico, alcuni dei quali potrebbero restare permanentemente sott’acqua, con difficoltà di drenaggio del pozzetto o delle…


Grandi pesci e come imbarcarli

Argomento già eviscerato sia su Fisherman Americani, sia sul nuovo eBook “La barca da pesca perfetta”, quello inerente le aperture sullo specchio di poppa è in continua evoluzione, sia in forza delle novità di volta in volta presentate da vari cantieri costruttori, sia a causa dell’aumento del numero di pescasportivi che si affacciano a tecniche volte alla cattura di grandi prede Una barca da pesca non sempre offre una tuna door, per filosofia progettuale. Si pensi ad esempio a barche fino a 20 piedi con specchio di poppa aperto o con bracket, dove si preferisce la compattezza dell’insieme alla complicazione di una poppa di tipo “eurotransom”, che allontana il pescatore dal bordo libero di poppa e crea un paio di piedi impraticabili nella stessa zona. Tuttavia tale mancanza non è reversibile ed è bene tenerlo a mente in sede di acquisto, se il nostro intento sarà fare drifting al tonno rosso, traina con il vivo ai grandi pelagici, piuttosto che bolentino di profondità od altre tecniche volte ad insidiare grandi pesci. Ora, però, parliamo di ciò che il mercato può offrirci: dagli specchi aperti alle paratie abbattibili, fino alle Tuna door ed alle Side door. SPECCHIO APERTO E’ la formula più ancestrale dello specchio di poppa rinvenibile su barche motorizzate fuoribordo, nata per esigenze funzionali: le teste dei motori di una certa potenza hanno bisogno di un “accesso” a bordo per poter consentire di sollevare al massimo i gambi degli stessi dall’acqua, dopo aver ormeggiato la barca al pontile. Questo si sostanzia in un ribassamento dell’altezza della sponda di poppa in progetti datati (si pensi ai vecchi Robalo e Boston Whaler Outrage e Revenge). L’handicap di questo tipo di soluzione è che, in manovra a marcia indietro particolarmente energiche o con mare formato, l’intrusione di acqua di mare in pozzetto è…


Cabo Yachts: storia di un gioiello della nautica

Si fa presto a dire “fisherman”. Basta un pozzetto decente, qualche portacanne qua e là, una vasca per il pescato e possiamo andare a pesca. MAGARI… …Ed in America sanno bene che non è affatto così. Siamo ormai abituati a prodotti altamente specialistici e generalmente molto ben equipaggiati, anche nelle fasce medio-basse della produzione statunitense, ed è per tale motivo che, quando ci accingiamo ad acquistare una barca da pesca, quasi istintivamente siamo spinti verso prodotti d’oltreoceano. Tuttavia, nella pur super-indottrinata produzione americana di fisherman, vi sono esempi che estremizzano il concetto di “specializzazione” e di “ben fatto”. Vi sono casi in cui persino le viti sono allineate sullo stesso asse in un ordine per certi versi inquietante. Sto parlando di Cabo Yachts: un cantiere nato nelle aride vastità dell’entroterra californiano, diventata incubatrice (già, la produzione si è fermata, purtroppo, quattro anni fa) di creazioni che hanno pochi eguali nella produzione mondiale. Fisherman express e convertible di rara purezza estetica, di inarrivata cura nell’impiantistica e di robustezza monolitica. Dicevo del dettaglio in foto: le cerniere erano costruite in cantiere e non reperite, quindi, sul mercato adattandole successivamente al proprio stampo. Esse nascevano per essere incassate perfettamente a filo con il manufatto, imbullonate con bulloni a testa piatta, orientati esattamente sullo stesso asse. Il dettaglio estetico di sicuro impatto, diventato negli anni il biglietto da visita di Cabo per esaltare la qualità delle rifiniture delle sue barche, aveva però un fondamento tecnico: ogni bullone veniva avvitato esattamente alla stessa coppia di serraggio e, dunque, avendo identico passo del filetto, con lo stesso numero di giri in ogni foro. Il risultato era una uniforme tensione meccanica dei punti di serraggio e, dunque, la stessa identica tenuta alle vibrazioni. Sostanzialmente, la tuna door di un Cabo non si mollerà, né si scardinerà mai….


Piccoli motori = piccoli consumi? In mare, NO!

Dopo aver analizzato brevemente: 1. L’altezza e la forma del pozzetto; 2. La caliciatura dei masconi, 3. La vasca del vivo; oggi affrontiamo il nodo MOTORIZZAZIONE La questione della propulsione è oggetto di diatribe concettuali tra i diportisti e di più o meno fondati timori commerciali tra i costruttori. Generalmente l’idea di grandi potenze, soprattutto se abbinate alla progettazione di scafi di dimensioni compatte, crea nei cantieri una certa ritrosia per il dubbio di allontanare la parte di diportisti che vedono, nell’abbondanza di cavalleria, una minaccia per il proprio portafoglio in termini di consumi. Tuttavia il fisherman ha necessità di un equipaggiamento differente rispetto alla barca da diporto ricreativo, infatti sarà più soggetta a sovraccarichi di attrezzature a bordo e, per di più, sovente presenta geometrie di carena molto esigenti dal punto di vista della forza propulsiva. Spesso mi capita di vedere carene con ottime caratteristiche di tenuta di mare e di penetrazione nell’onda, offerte però con motorizzazioni di base ridicole, che servono esclusivamente ad invogliare all’ acquisto il diportista timoroso degli alti costi di esercizio, il quale, una volta varata la barca, si renderà conto che i consumi che confidava essere contenuti non lo sono affatto, anzi, lo sarebbero stati se avesse optato per una motorizzazione più generosa. La sottomotorizzazione, nel panorama nautico soprattutto europeo, è un male subdolo e dilagante. Non è una questione di sfoggiare una sfilza di motoroni a poppa, o di poter fare sci nautico… ma di SICUREZZA IN MARE! Uno dei corollari della nautica americana specializzata in fisherman recita che: “Una barca bimotore è adeguatamente motorizzata se, a pieno carico, è in grado di raggiungere la planata e di MANTENERLA con l’ausilio di un solo motore”. Ovviamente tale concetto è orientato a barche di una certa stazza, sulle quali la potenza può far la differenza…