nautica

Come scegliere un fisherman “nuovo”

Siccome il mercato odierno non offre la possibilità a questo blog così cementato sui vecchi canoni stilistici e funzionali che hanno fatto del fisherman una barca ambita da una ampia fascia di utenti, sono ancora una volta costretto (si fa per dire…) ad occuparmi di vecchie barche. Ed è per questo che, come primo suggerimento, invito chiunque ami l’idea di possedere un vero fisherman, a documentarsi sul passato, recente e meno recente, della nautica specialistica d’oltreoceano che, volenti o nolenti, è da sempre la stella polare che ispira e guida i cantieri più dediti alla tipologia di barche in questione, anche quelli al di qua dell’Oceano Atlantico. Suggerisco di consultare la guida “Barche da pesca di ieri e di oggi” (link qui), che ho concepito per dare la possibilità al lettore di trovare al suo interno tutti i dati e le osservazioni essenziali alla scelta su ciascun modello analizzato, senza dover continuare a scartabellare vecchi forum online o chiedere risposte che non arriveranno mai da parte di cantieri spesso defunti. Il vecchio molto spesso è la base di rinnovamento di progetti validissimi, che non trovano eredi nella produzione odierna sempre più promiscua e sempre meno specializzata. In secondo luogo, suggerisco di non trascurare ciò che l’opinione comune scarta: mi riferisco a barche EFB con caratteristiche di navigazione pregevoli, che possono essere acquistate a poco prezzo ed eventualmente rimotorizzate in economia; mi riferisco anche a barche non dotate di accessori che si ritengono fondamentali (ad esempio hard-top), poiché spesso è preferibile che l’accessorio originale manchi, per poter far leva sul prezzo di acquisto, piuttosto che avere un hard-top posticcio, mal montato, che viola l’originalità (e quindi l’equilibrio generale) della barca stessa. Estratto analisi tribologica olio motore di un fisherman usato: in mancanza di una perizia a valore legale, questi risultati, che…


Osservare come intravvedere uno scopo

Chiamarlo articolo è un po’ ardito, per questo mi limito a definire questo testo come riflessione. Vorrei scrivere una nota sulle linee architettoniche delle imbarcazioni da diporto attuali, perché dalla loro osservazione ne esco sempre un po’ sbigottito. Vorrei soffermarmi sull’atto dell’osservazione: il verbo “osservo”, in greco è tradotto in “skopèō“, che ricorda il nostro termine “scopo”, cioè fine, obiettivo. Non ho una preparazione classica, ma ad un occhio quasi profano come il mio, appare che gli antichi greci associassero all’osservazione la ricerca di un fine di ciò che si palesava ai loro occhi. OSSERVARE, CIOE’ TROVARE UN FINE, UN SENSO A CIO’ CHE OSSERVO. Sarebbe come sostenere che ciò che l’occhio vede, dovrebbe trasparire una sensatezza. Se osservo una penna, questa è bella o brutta, a seconda che essa abbia o non abbia determinate caratteristiche che la rendano facile e piacevole da tenere in mano, usarla, bella nell’osservarla sulla scrivania accanto a un block notes pulito o a una agenda, o addirittura appagante nel tenerla nel taschino della giacca e nello sfilarla alla bisogna. Allo stesso modo, una barca attrae lo sguardo quando nelle sue linee se ne intravede lo scopo o il senso: una linea di coperta che digradi dolcemente da prua a poppa (o che, per lo meno, non si incunei prua nell’onda…), oblò e finestrature poste lontano dalla fascia di bagnasciuga, rivestimenti robusti ed estesi quanto e dove servono, materiali durevoli, ben rifiniti e sicuri durante l’utilizzo della barca, ferramente di coperta disposte strategicamente e mai pericolose per l’incolumità di chi è a bordo, ruote di prua, dritto di prua, masconi ben disegnati e “marini”, eccetera. Tutto quanto l’occhio osserva poi viene da questo elaborato e dalla mente valutato come una “cosa” bella da osservare o meno. Sarebbe qui interessante discutere di quanti occhi siamo dotati….


Nautica moderna: siamo nel pieno di una crisi di senso?

Questo breve articolo nasce dai riscontri che una frase pubblicata sui social pochi giorni fa ha ricevuto. La frase in questione è la seguente: Era un mio pensiero, tra il serio e il faceto, ma evidentemente c’è molto di cui parlare con riguardo alla deriva filosofica della nautica moderna. Può sembrare una disquisizione astratta, tuttavia non si può non scomodare la filosofia, perché il senso di ogni nostra azione, di ogni nostro concepimento intellettuale, in poche parole, di ogni idea, è da ricercarsi nel logos, il pensiero come discorso interiore secondo ragione. In effetti, il termine concilia in sé, oltre che quello di “discorso interiore”, anche quello di “calcolo” (ratio). Ma se la ragione viene meno, allora anche ogni barlume di senso svanisce, e restano i nudi calcoli. In sostanza, un’idea, che “viene” dal logos, cioè dal dialogo interiore razionale, spogliata del discorso sul senso, cioè dalla ragione, diventa pura tecnica numerale. Oggi le architetture nautiche, sia quelle sotto la linea di galleggiamento, sia quelle sopra la stessa, sposano a mio modesto parere uno scentismo che idolatra il calcolo e la “performance”, intesa come puri numeri: Velocità massima, talvolta raggiungibile in condizioni meteomarine e di esercizio non realistiche;Potenza installataVolumi di vendita. Se separiamo la prima dalla tenuta di mare sul mosso, dal comfort, dalle qualità marine, dall’ergonomia dei vari componenti, dalla razionalità dello sfruttamento dei volumi di bordo e da altri elementi che “fanno la barca”, questo numero è utile solo come mero argomento di marketing avente come scopo il secondo punto: vendere. Il mercato segue le logiche del denaro, che tende ad un continuo incremento di sé stesso. Da ciò si capisce che, per produrre oggetti come le barche, non possiamo emulare le logiche del denaro, che nasce e dovrebbe restare un mezzo per raggiungere uno scopo, e non…


Intrepid 50 Evolution: un altro maxi fuoribordo dagli USA

L’Intrepid 50 Evolution è uno yacht sportivo di lusso introdotto di recente da Intrepid Powerboats, che offre 50 piedi di lusso e prestazioni personalizzabili. Design “innovativo”: Nuovo hard-top e postazione di comando con vetri a tutta altezza su tre lati, tetto apribile e finestre laterali apribili. Tutto ciò che, per qualche lustro, era stato dimenticato solo perché apparteneva al passato della nautica fatta per navigare, oggi ritorna sotto un’aura di innovazione e di novità! Courtesy picture by YachtWorld Plancetta di poppa ampia: Una piattaforma da bagno che copre tutta la larghezza dello specchio di poppa, adatta questa barca sia ad impieghi crocieristici che alieutici (con qualche rimozione utile, come ad esempio le ampie divanerie predisposte in pozzetto, ndr). Interni lussuosi: Cabina arredata con raffinatezza e opzioni personalizzabili, con accomodations ipotizzabili per 4 persone, più dinette, e due servizi, ma per questo è bene attendere i rendering definitivi del cantiere costruttore. Clicca qui per maggiori informazioni in merito al layout di coperta e di sottocoperta: https://www.instagram.com/p/C4wSczhMi2i/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA== Potenza: Possibilità di equipaggiare quattro Mercury Verado V12 600, per un totale di 2.400 cavalli. Alla data di dicembre 2024, il 50 Evolution è nelle fasi finali di produzione, con aggiornamenti in corso d’opera sui canali social del cantiere statunitense. Il mercato non accenna a flettere, per quanto riguarda i grandi scafi fuoribordo; viceversa, quello dell’usato gonfia a dismisura i prezzi dei pochi fisherman entrobordo di media misura e recente produzione, evidenziando un interesse mai sopito verso le imbarcazioni in linea d’asse, e dunque una tendenza del mercato odierno ad “imporre” la via maestra. Ma evidentemente per molti diportisti la via maestra sembra non essere SOLO il fuoribordo. Questa schizofrenia mi auguro abbia vita breve, poiché è sintomo di disorientamento non solo di chi vende, ma anche di indecisione e poca convinzione di chi è…


Il fisherman come barca totale a basso costo?

L’evoluzione dello sportfisherman, letteralmente definito come mezzo nautico per praticare la pesca sportiva, ha subito nel corso del tempo integrazioni, soppressioni, rilanci, plagi, miglioramenti. In questo quadro in chiaro-scuro, si possono certamente isolare alcuni modelli che si sono distinti sia per qualità marine, sia per una certa flessibilità per la pesca d’altura e per la crociera, dunque con una duplice anima fishing/diportistica. Tra questi modelli mi piace citare alcuni esempi in linea d’asse che hanno fatto scuola, come ad esempio quasi tutti i Phoenix (il 27 ed il 32 della serie Tournament, ma ci aggiungerei anche il 29 e il 34 SFX), tutti i Tiara della serie Open, a partire dal piccolo grande 2900 a salire; poi ci sono modelli un po’ più “dimenticati” ma altrettanto validi in un’ottica di investimento a basso costo a scopo di refitting, come i Trojan sia Convertible che Express (l’11 Meter, una barca snobbata ma molto valida, se ispezionata accuratamente nelle strutture), i Boston Whaler 31 e 34 Defiance, e via discorrendo. Il Phoenix 27 Tournament è una barca concepita per un uso totale, con doti marine al di là di quanto ci si aspetterebbe da un 27 piedi Come potete notare, non ho menzionato celebrità come Bertram e Blackfin, barche eccezionali ma a mio parere troppo polarizzate verso la pesca senza compromessi, con poco spazio per il diporto ricreativo, a meno di sconvolgimenti a livello di layout interni e un gran lavoro per una insonorizzazione “al passo con i tempi”. In queste poche righe non mi dilungo volutamente su barche fuoribordo, che considero ancora non annoverabile tra le soluzioni “a basso costo”, per una serie di motivi legati al costo di eventuale rimotorizzazione e ad una ancora scarsa disponibilità nel mercato dell’usato nazionale di express e walkaround sufficientemente accoglienti per poter permettere un…


No Picture

Pensieri di penna – LA NAUTICA E IL SENSO

“La psiconevrosi è, in ultima analisi, una sofferenza della psiche che non ha trovato il proprio senso”. Carl G. Jung Il fatto che mi sia venuta in mente questa citazione apparentemente estranea al mondo della nautica, mi ha fatto riflettere, per trovare il filo di Arianna e dare spiegazione a questa lampadina che mi si è accesa, da qualche settimana a questa parte. Forse tutto parte dal mio disinteresse verso i nuovi progetti da diporto, cosa che inconsciamente mi ha un po’ allarmato. E allora mi si sono presentate altre considerazioni di filosofi e psicanalisti illustri, inerenti il modo di operare della mente umana. Ad esempio, quando siamo oppressi, o anche semplicemente insoddisfatti, tendiamo a disinteressarci di questo stato e di ciò che presumibilmente può causare questa insoddisfazione, perché l’insoddisfazione, di per sé, scatena un meccanismo autodifensivo della mente che conduce alla distrazione. Ho tirato le somme, ed ho capito che la mia mente si è voluta distrarre dalla nautica attuale. Se la causa sia insoddisfazione o semplice disinteresse, poco importa, perché abbiamo capito che l’una può benissimo essere causa dell’altra. E allora il cerchio si chiude, per lo meno nella mia interpretazione di pensiero, con la citazione di apertura di Jung. Io mi distraggo dalla nautica attuale, perché mi difendo da una crisi di senso di ciò che vedo. La mente umana è disposta a sopportare emozioni positive ed anche molto negative, ma solo se ne scorge un senso. I progetti partoriti al ciclostilo, semplicemente montando in modi diversi stilemi frutto dell’onda irrazionale del momento (per me senza alcuna ispirazione più elevata) mi ricordano un po’ gli scritti generati da Chat GPT, che sono senza moto creativo, senza una novità che ti porta a dire: “wow!”, a restare sorpreso. O meglio, il senso di sorpresa talvolta c’è, ma vira…


Calyber 16 CC: un piccolo, raffinatissimo custom sportfisherman

Di Calyber Boatworks ho già scritto sul blog di Fisherman Americani, in particolare con riguardo alla mascotte di questo cantiere dedito alla produzione su ordinazione: il 12 Lil’ Buddy, un prodigio di stile, qualità e rifiniture che nulla ha da invidiare ad un custom yacht. Stavolta Calyber ci riprova “dal basso”, aggiungendo alla sua produzione una misura intermedia tra il piccolo 12 piedi ed il 19 piedi: il 16 C.C. Si tratta di un center console di 4,87 x 2,03 metri, con una potenza massima installabile (fuoribordo) di 90 cv. Le linee do casa Calyber, che si rifanno ai custom sportfishing yachts Carolina style , vengono conservate anche in questo 16 piedi tutta pesca e fascino yankee, nonché esaltate dal lucente gelcoat Awlgrip che riveste coperta, falchette e volumi interni allo scafo. Tutte le ferramente installate a bordo sono a filo di coperta, mentre le cerniere adottate sono esclusivamente di tipo piano hinge, il che previene lo scardinamento dei tambucci e distribuisce lo sforzo nell’apertura degli stessi lungo una superficie maggiore rispetto alle cerniere separate, più economiche ma meno affidabili nel tempo Nonostante le ridotte dimensioni dello scafo, il pozzetto è autovuotante, mentre l’impiantistica e le componenti per la pesca e la navigazione sono di prim’ordine (Scopinich, Gemlux, Glendinning solo per citarne alcuni); la capacità del serbatoio carburante è di 110 litri, consentendo una autonomia stimata di poco meno di 150 miglia a velocità di crociera. Questa barca ben si presta come unica unità da diporto di famiglia, potendo essere equipaggiata con T-Top in lega anodizzata e portacanne rocket launchers, impianto audio, elettronica completa ad incasso, ma anche come tender per yacht di prestigio. Ogni qual volta Calyber lancia un nuovo modello resto incantato dalla cura per il dettaglio, dalla dedizione alla qualità, non curandosi della quantità. Per avere un…


La nuova identità del fisherman

Storia e cultura nautica vogliono che la barca da pesca sportiva moderna, altrimenti nota come sportfishing boat, trovi le sue radici nelle barche da pesca professionale dei primi del Novecento del Nord America, e che la sua “ispirazione idrodinamica” venisse contaminata ed infine assorbita completamente dai primi progetti di gare di offshore endurance del secolo scorso. Dunque, diedri importanti, baricentro per quanto possibile prossimo alla linea di galleggiamento, razionalità più o meno estrema nella ripartizione degli spazi in coperta e nell’eventuale sottocoperta, equipaggiamento incentrato sulla pesca sportiva. Con questo fil rouge si è arrivati fino ai primi anni Duemila: fino ad allora c’erano le barche da diporto puro, le barche da diporto e pesca sportiva, e gli sportfisherman, barche cioè dedicate alla pesca sportiva senza compromessi né concessioni ad un uso più ricreativo del mezzo. Al di qua del Duemila, gli stilemi progettuali di sportfisherman e barche da diporto hanno cominciato a fondersi dapprima, fino a confondersi poi: l’apice della “fluidità” progettuale in tale ambito è stata raggiunta , a mio parere, con i dual console , barche che a più riprese ho apprezzato nei miei articoli di blog, e con i grandi center console. A giochi fatti, devo constatare che quella del nuovo fisherman è una sinfonia nuova e non sempre orecchiabile. Accanto ai già citati dual console, cui tutto si può addebitare, meno che la loro origine diportistica, nasce una nuova categoria di center console “ibridi” (e non mi riferisco a questi), che fondono la praticità di tale configurazione di coperta con un armamento di bordo più lezioso (si può dire?). La coperta prodiera di uno Scout 260 LXF Guardiamo ad esempio i cosiddetti luxury center console di Scout, a cominciare dal più piccolo della gamma, il 260 LXF: accanto ad attrezzatura tipicamente fishing come vasche del vivo,…


C’è del marcio in carena?

La perizia nautica a valore legale può essere integrata da alcuni servizi accessori, alcuni dei quali molto consigliabili in caso di barche con più di quindici anni di età o con tecnologie costruttive che possono dare adito a dubbi sull’integrità delle strutture. Uno di questi servizi accessori è il controllo umidità delle “pelli” dell’imbarcazione. Questo controllo può essere effettuato con diverse metodologie, a discrezione del professionista. Le variabili sono la profondità e l’intervallo tra i punti di rilevamento del tasso di umidità. Ad esempio, per barche in laminato pieno prive di schiumatura, un rilievo fatto entro i 10 millimetri di profondità dalla superficie di appoggio è più che sufficiente; in caso di costruzioni in sandwich, oppure in presenza di schiumatura, si attuerà un rilievo a maggiori profondità, per intercettare eventuali sacche umide attraverso le diverse tipologie di materiale con maggiori attitudini igroscopiche nel tempo. Un tasso di umidità oltre la soglia limite in carena più fornire seri indizi di osmosi o marcescenze, anche non immediatamente percepibili ad occhio, ma che possono essere il presupposto di interventi di una certa invasività e costo in futuro. Misuratore di umidità per nautica Un tasso di umidità preoccupante su calpestii ed altre zone dell’opera morta può essere foriero di interventi non così gravi ed esosi come nel primo caso, ma comunque esigenti maestranze qualificate per assicurarsi un risultato non mal “rattoppato”, ma risolutivo ed esteticamente rifinito. Questi rilievi servono, come ogni altro rilievo effettuato dal perito, a quantificare un valore commerciale equo di una imbarcazione usata. Trascurare la possibilità di problemi tanto gravi, quanto talvolta subdoli ed occulti, può significare acquistare non una barca usata pronta per l’utilizzo, ma un debito a lunga scadenza. Richiedi maggiori informazioni sulla perizia nautica per la barca usata alla quale sei interessato scrivendo a info@fishermanamericani.com Buon mare, Benedetto…


Come perdere meno denaro possibile nell’acquisto di una barca

Una barca non è quasi mai un buon investimento; anzi, può esserlo solo nella misura in cui se ne consideri la sua rendita non in termini economici, bensì emotivi e spirituali. Qualora, cioè, si nutra vero ed incondizionato amore per il Mare.cit. Le 11 Buone Ragioni per Non Comprare una Barca (e una per farlo) Introduco questo mio piccolo articolo riportando un passo dell’introduzione de Le 11 Buone Ragioni per Non Comprare una Barca, non per auto-celebrazione ma per sottolineare che, comunque vada, ci rimetterete denari. La barca è un veicolo “spirituale”, dunque la convenienza nello spendere una certa somma di soldi in una barca va valutata rispetto all’appagamento ed al miglioramento della qualità del proprio tempo libero che la barca ci apporterebbe. Tornando al titolo dell’articolo: come possiamo limitare i danni? Mi spiego meglio: come posso sapere quanto offrire al venditore, ossia come posso desumere quanto valga al momento dell’acquisto davvero quella barca, nello stato in cui versa? 1. PRUDENZA, METODO E PAZIENZA Ci sono varie soluzioni a questo dilemma: la prima è senz’altro procedere con prudenza, metodo e pazienza. la prima e l’ultima caratteristica sono universalmente applicabili, mentre la seconda, il metodo, è questione di esperienza e di sangue freddo (in gergo tecnico, “obiettività”). Se si ha sufficientemente esperienza nautica, ci si dovrà impegnare unicamente ad essere obiettivi, cosa davvero difficili se davanti agli occhi abbiamo la barca che abbiamo sempre sognato. Ma sognare una barca non porta sempre buone scelte, perché il sogno appartiene all’ambito della follia (Kant insegna): sognare una barca ci proietta in una dimensione non dominata dalla ragione, ma dagli istinti, e scegliere una barca istintivamente fa cadere drammaticamente in errore. Ecco perché la figura del terzo professionista qui è quantomai opportuna: il professionista non è innamorato come lo siete voi della barca che…