Barche

L’eterno ritorno dell’uguale nel mercato dei fisherman americani

Ritorno su un argomento già più volte affrontato, con un riferimento alla filosofia Nietzschiana, stavolta mosso da un annuncio di vendita che mi è apparso in bacheca su Facebook. L’annuncio è il seguente: Cosa c’è di strano? Nulla, a prima vista: si tratta di un walkaround di fabbricazione europea di circa 30 piedi. A leggere la località, però, la cosa insinua qualche considerazione: la barca è in Florida (USA). Ricordavo che una alta percentuale di barche vendute negli Stati Uniti d’America è di fabbricazione americana. In Effetti, come da statistiche di Discover Boating , testata di primaria importanza nel campo della ricerca industriale nautica, il 95 percento delle imbarcazioni vendute negli USA è made in USA! Perché mai, quindi, un diportista americano dovrebbe essere spinto ad acquistare una barca di produzione estera, peraltro in un periodo in cui vigevano ancora i dazi aggiuntivi al 25% tra USA e Europa? Ciò può significare solo una cosa: una parte degli americani (persino degli americani, correggerei…) risente dell’estinzione dei fisherman semicabinati, tanto da dover ripiegare su produzioni europee di qualità certamente non paragonabile agli standard statunitensi. Di questo sentiment di mercato si può avere conferma osservando le quotazioni, letteralmente esplose, di fisherman walkaround anche molto datati. Barche che, fino a 5-6 anni fa erano reperibili a 25-30.000USD sono lievitate fino a richieste nell’ordine dei 45-50.000 USD. Così come accade da quando esiste l’economia capitalistica, l’Europa vive in guisa “postdatata” il trend partito lustri prima negli Stati Uniti, in qualsiasi ambito che preveda consumi in larga scala: così è stato dapprima per le auto “familiari”, poi a seguire per i SUV e per i pick-up; nella nautica, noi stiamo ancora vivendo l’exploit del consenso verso i center console, mentre in America cominciano le prime folate di vento… di ritorno. Guardate, ad esempio, uno dei…


Quanto costa importarla?

Venerdì scorso tenevo una consulenza telefonica con un diportista interessato a cambiare barca. La prima cosa che mi ha chiesto è stata: “quanto costa importare questa barca dall’America?” Al che, gli ho redatto un prospetto d’importazione, ma non prima di avergli insinuato il seme del dubbio con le seguenti considerazioni. Comprendo che l’idea dell’importazione ci sensibilizzi molto, perché ci suggerisce un potenziale e consistente risparmio di denaro all’acquisto ma, prima di focalizzarci sulla SPESA, sarebbe il caso di capire se davvero la barca che vogliamo sia la più giusta per le nostre esigenze, nonché per il budget annuale che vorremo destinare alla sua gestione e manutenzione. Un assunto americano che vige nella nautica “vissuta” recita che: i costi di gestione annua di una barca ammontano a circa il dieci percento del suo costo da nuova Per fare un esempio: Tiara 2700 Open, valore dell’esemplare usato: circa 35.000 Euro; costo da nuova nel 1987: circa 120.000 USD; costo annuo di gestione: circa 12.000 USD = 10.800€ ESATTO: in questo caso, come in molti altri che coinvolgono barche datate, il costo di gestione annuo (carena, rimessaggio, tagliando motori, riparazioni collaterali, ecc…) ammonta a quasi un terzo del prezzo di acquisto. E questo è tanto più vero quanto più la barca è stata trascurata o comunque non manutenuta con metodo. Ci sarà chi obietterà che spende molto meno, ma nella nautica i calcoli vanno eseguiti per eccesso, e vi sarà l’intervento imprevisto che farà saltare il banco del budget, prima o poi. Molto spesso si pensa che una barca sia conveniente perché acquistabile a un prezzo molto basso in relazione alle sue dimensioni… come fosse un sacco di patate.Ma le patate si mangiano e finisce lì… la barca, invece, resta ed esige cure onerose e spesso imprevedibili al momento del suo acquisto! In…


A caccia di “rogne” sulle barche usate

L’argomento è sempre attuale, visto che il nostro parco barche stenta a rinnovarsi e spesso ci si imbatte in belle barche, che tuttavia hanno nel frattempo subìto modifiche, passaggi di proprietà e rimotorizzazioni. Per di più, talvolta ricostruire il passato di una barca diventa impresa ardua, un po’ perché il proprietario corrente è subentrato, a sua volta, quando lo storico della barca era già “opaco”, un po’ perché, come spesso accade, questi l’ha acquistata emotivamente, sull’onda dell’entusiasmo. E noi, che rifuggiamo qualsiasi coinvolgimento emotivo prematuro quando andiamo a visionare un fisherman usato, dobbiamo porre particolare attenzione su come la barca sia stata manutenuta, se sia in tutto originale o abbia subìto modifiche, e come queste ultime siano state realizzate. Il fattore estetico è l’ultimo dei problemi: ad esempio, un T-Top non originale, costruito in materiali difformi dall’originale, con basi di appoggio non correttamente dimensionate, o fissate in maniera “non rispettosa” del materiale della coperta, può ledere l’integrità della stessa in men che non si dica. Ancora, lavori di modifica o di aggiunta di utenze all’impianto elettrico, se non ben cablati e protetti con cavi di massa correttamente fissati e posizionati, con magnetotermici correttamente dimensionati, possono arrecare danni agli accumulatori ed agli altri impianti originariamente alimentati dall’impianto. Rimotorizzazioni: qui si apre un capitolo grande quanto una casa… Per prima cosa: una barca fuoribordo di trent’anni or sono è certamente costruita con materiali tradizionali, ancorché validi se integra, ma non esattamente adatta a supportare masse a sbalzo superiori di centinaia di chilogrammi (4 tempi) rispetto alla motorizzazione originale (quasi sicuramente ancora a due tempi). In secondo luogo: posto che la struttura regga bene il sovraccarico di una nuova coppia di motori quattro tempi, siamo certi che il bilanciamento dei pesi originale continui ad essere valido, o è (sarebbe stato) necessaria una riprogettazione…


Dazi USA-UE: dalla guerra all’armistizio

L’amara ironia della sorte fa coincidere questo momento di travaglio geopolitico con la pubblicazione dell’estratto di un mio articolo di gennaio della rubrica che mi onoro di poter curare sulla rivista Pesca in Mare, il quale mestamente riporta nel titolo il termine “guerra”. Ed in effetti di guerra si è trattato: una guerra di vasta portata che ha comportato la rottura degli equilibri economici e diplomatici di interi continenti, che al momento sembra essere rientrata a favore di più distesi rapporti commerciali tra USA ed Europa. Fermo restando che l’interesse ad importare un bel fisherman dagli Stati Uniti accarezza anche il sottoscritto da sempre (sino ad oggi, per mio utilizzo personale, ne ho importati quattro), spero che le riflessioni presenti nell’articolo in oggetto possano aiutarvi a ponderare l’acquisto della prossima barca da pesca. CLICCA QUI PER SCARICARE L’ARTICOLO Nonostante abbia affrontato questo tema più volte in passato, credo che i tempi siano maturi per poter pensare concretamente al mercato americano, ora che la mannaia del famoso 25% di EU tariffs è stato ufficialmente eliminato (vedi screenshot seguente) A presto e Buon Mare! Benedetto RutiglianoPerito nautico iscritto al ruolo dei Periti ed Esperti al n.1502 presso CCIAA di Bari e BATAutore di Fisherman Americani Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica”YouTube: https://www.youtube.com/channel/UC8lJ-Gch0Yy8uLncapcmaNAScrittore per la rivista Pesca in MareFISHERMANAMERICANI Podcast


Il center console più ispirante al mondo (per me)

D’accordo, sarò parziale, poco professionale nel presentarvela in queste poche righe ed in questi termini, ma l’Hunt 32 ha rapito la mia ritrosia in merito ai center console. Questa barca ha tutto: comfort, armamento da vero fisherman, classe senza tempo, spazi razionali e ben distribuiti, qualità realizzativa senza pari. Quando Ray Hunt fondò l’omonimo cantiere per costruire barche carenate con le sue linee d’acqua, i fuoribordo erano poco potenti, fumosi ed inaffidabili. I suoi scafi “deep-V” erano allora spinti da motori entrobordo o entrofuoribordo, e solcavano i mari per diletto o per competizione (a proposito, se volete, nel libro Fisherman Americani potrete approfondire anche questo) Oggigiorno il mercato detta la rotta verso center console sempre più grandi ed ipermotorizzati. Ma Hunt Yachts si ferma a 32 piedi, studiati nei minimi dettagli per offrire qualità eccelsa, un layout intelligente sia per la famiglia dedita sia alla pesca sportiva che ad un utilizzo prettamente diportistico, sia a chi utilizza la barca come terrazza sul mare per cene con amici. Ma l’Hunt 32 Center Console ha un ascendente particolare come maxi tender di lusso. E’ difficile che un Hunt 32 passi inosservato in banchina, poiché sprizza esclusività da ogni poro. Inoltre, consente di avere in console, udite udite: Un locale WC;Un mobile cucina con tanto di lavello e microonde;Una cuccettaStivaggi veri per attrezzature e canne. Il costo di questo Hunt Yacht è da rapportarsi all’enorme sforzo dei progettisti di unire, in “soli” 32 piedi, tutte le caratteristiche di uno sportfisherman e di un day cruiser, il tutto su una carena dalle proverbiali potenzialità. La barca è motorizzabile con una coppia di fuoribordo, da un minimo di 2x250cv fino ad un massimo di 2x350cv. Qui di seguito la tabella performance con una coppia di Yamaha F300: Giudicate voi se poco più di 60 litri/ora…


Le barche e la crescita esponenziale dei listini

E’ evidente che il comparto nautico abbia subito un incremento dei prezzi di listino di gran lunga superiore a prodotti di altro settore. Forse, l’impennata dei prezzi è pari solo alla irrazionalità con cui sono cresciuti i prezzi delle abitazioni per uso civile. In entrambi i casi si osserva che sono sempre meno gli utenti che acquistano cash, spostandosi verso l’indebitamento, un po’ per convenienza (nautica) un po’ per necessità (edilizia). Leggevo oggi l’analisi di un esperto di finanza ed economia, che mi ha fatto molto riflettere in merito alle possibili motivazioni di questa crescita incontrollata dei prezzi delle barche di qualità (leggasi di marchi premium) che, solo fino a cinque o sei anni fa, costavano il 25-30% in meno. Un dato di fatto è che stiamo vivendo un’era di forte inflazione, causata dall’eccesso di liquidità in circolazione. Attenzione, questo non significa che siamo tutti più ricchi, ma che semplicemente questa liquidità “sguazza” nel mercato in quantità molto superiore al controvalore in prodotto mondiale lordo, quindi una parte di moneta è eccedente e viene naturalmente “accorpata” ai soldi che servono per comprare i beni, da quelli di prima necessità fino a quelli strumentali e quelli voluttuari. Come? Nei listini prezzi… Un discorso che necessiterebbe di una trattazione sterminata, ma qui non mi dilungherò rispetto a tutti i fattori che scatenano un’onda inflattiva poderosa come quella che stiamo vivendo oggi. Quali sono i mezzi che l’essere umano “produttore” ha, per combattere l’impennata dei prezzi dei suoi prodotti? Diminuire la qualità dei beni, riducendo le percentuali di materie prime migliori e miscelandole a materie prime più “scarse”;Ridurre il costo della manodopera, quindi i salari. E’ ovvio a tutti che la crescita della remunerazione del lavoro è sempre molte volte più lenta rispetto a quella dei prodotti finiti, i cui prezzi invece negli…


L’importanza del peso su un fisherman

Prendi uno scafo, uno o due motori, impianti; installaci la coperta, fagli il pieno di carburante, caricaci dotazioni ed equipaggiamenti. Basta questo per intuire le conseguenze di errori di valutazione e progettazione. Per capire come ogni motorizzazione abbia effetti specifici anche -e soprattutto- sullo stesso identico scafo, passiamo in rassegna alcune considerazioni non sempre ovvie, nel seguente articolo: LEGGI QUI Buona lettura e, come sempre, buon mare! A presto e Buon Mare, Benedetto RutiglianoPerito nautico iscritto al ruolo dei Periti ed Esperti al n.1502 presso CCIAA di Bari e BatAutore di Fisherman Americani Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBookYouTube: https://www.youtube.com/channel/UC8lJ-Gch0Yy8uLncapcmaNAScrittore per la rivista Pesca in MareFISHERMANAMERICANI Podcast P.S.: è ora disponibile il nuovo libro Barche da pesca di ieri e di oggi (CLICCA QUI)


La green economy nella nautica da diporto

Mentre mi documentavo sui motori fuoribordo elettrici da propulsione principale, non ho potuto fare a meno di constatare che, universalmente parlando, le autonomie attualmente possibili con i pacchi batterie cd “long range” sono comunque largamente insufficienti per un utilizzo funzionale e sicuro in mare. Il motore che, oggigiorno, ha più appeal tra i più incuriositi da questa nuova piega che l’industria motoristica nautica sta prendendo, è costruito da Torqeedo, azienda tedesca operativa dal 2004, che offre una gamma di motori marini elettrici per le più svariate applicazioni. Il motore fuoribordo più potente è il Deep Blue 50R, che promette una potenza di picco di circa 80hp. Il problema è che, alla massima potenza, con il pacco batterie più grande offerto da 40 kWh, la durata è di 0.8 ore, cioè 16/20 miglia nautiche (dati dichiarati sul sito web di Torqeedo). A velocità di traina, l’autonomia sale in media di circa 40mg. Con questi numeri, non c’è appetibilità, al momento, per il mercato dei fisherman da acque marine, visto anche la zavorra che la barca dovrebbe sopportare a fronte di una autonomia che è di circa un terzo, talvolta anche meno, rispetto alla stessa barca motorizzata con motore endotermico di pari potenza. Ma ciò che mi ha davvero basito è il “Range Extender” di Torqeedo, che dovrebbe aiutare chi necessita di maggiori autonomie, a produrre energia a bordo. Trattasi, in sostanza, di un generatore di corrente a gasolio. Con questo accessorio, la finalità con cui la maggior parte dei clienti (per lo più professionali) acquista Torqeedo decade: la navigazione in acque protette o in oasi dove è interdetta la navigazione con motori a combustione fossile, a meno di non utilizzare il Range Extender… Ovviamente questi motori, nelle versioni meno potenti ed “assetate”, si rivelano invece efficaci propulsori per tender, barche di…


Un fisherman piccolo e sicuro: Robalo R180

Quando ho deciso di scrivere “Fisherman Americani” sono partito dal basso. Per me cercavo una barca flessibile, poco impegnativa dal punto di vista dei costi di gestione e di spostamento, ma che potesse garantirmi un certo livello di sicurezza nel caso avessi dovuto affrontare imprevisti cambi di condizioni meteomarine. In questa sottile arte i piccoli scafi non sempre ben riescono, tanto è vero che, nella fascia dimensionale fino ai 21 piedi, la percentuale di pescasportivi che optano per il battello pneumatico anziché l’imbarcazione è consistente. Robalo ha la soluzione per i gommonauti che vogliono avvicinarsi alla barca in vetroresina senza rimpiangere la tenuta di mare del loro vecchio battello. Il R180 è tra i più piccoli fisherman center console sul mercato, ma anche tra i più “massicci” nella sua fascia dimensionale. Prova ne è la massima potenza applicabile di ben 150hp, il peso del solo scafo di 950kg a secco, nonché il baglio di 2.44m a fronte di una lunghezza f.t. di 5.59m La coperta è attrezzata di tutto punto, dalla vasca del pescato coibentata a quella del vivo, dalla console con vano wc integrato, alla leaning station e ad una varietà di portacanne in pesca ed a riposo, tutti inclusi nella dotazione di serie. Di fatto, questa barca non costa poco, ma c’è davvero quasi nulla da aggiungere (prettamente opzioni estetiche) alla dotazione già completissima con cui viene fornita in versione “standard”. La deadrise di 18°, unita al design multi-angolare della carena, già analizzata in altri articoli di questo blog, ne fa una barca molto asciutta e marina, con un occhio di riguardo ai consumi, grazie alla ridotta superficie bagnata alle velocità di crociera. Se quei famosi dazi aggiuntivi fossero tolti, sarebbe una ottima barca da importare e conservare con la diligenza del buon diportista, perché potrebbe riservarvi grandi…


Un fisherman al giorno: la nuova rubrica social!

Cari amici, oggi partirà una nuova rubrica chiamata “UN FISHERMAN AL GIORNO” . Essa contribuirà al percorso conoscitivo già intrapreso con i libri e proseguito con gli articoli di blog ed i podcast Questa nuova rubrica quotidiana sarà distribuita esclusivamente sui canali social di Facebook e Instagram, e porterà l’attenzione su singoli modelli di barche da pesca americane, con una breve descrizione di caratteristiche e peculiarità. Per seguirla su Facebook, iscriviti alla pagina Fisherman Americani CLICCANDO QUI Per seguirla su Instagram, seguimi CLICCANDO QUI Un po’ di sana cultura nautica e le graditissime Vostre opinioni in calce ai post che verranno pubblicati giornalmente, serviranno per tenere viva la nostra passione per le barche da pesca sportiva… quelle vere! A presto con la nuova rubrica e Buon Mare, come sempre!Benedetto Benedetto RutiglianoAutore di Fisherman AmericaniAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBookScrittore per la rivista Pesca in MareFISHERMANAMERICANI Podcast