Le barche e la crescita esponenziale dei listini

E’ evidente che il comparto nautico abbia subito un incremento dei prezzi di listino di gran lunga superiore a prodotti di altro settore. Forse, l’impennata dei prezzi è pari solo alla irrazionalità con cui sono cresciuti i prezzi delle abitazioni per uso civile. In entrambi i casi si osserva che sono sempre meno gli utenti che acquistano cash, spostandosi verso l’indebitamento, un po’ per convenienza (nautica) un po’ per necessità (edilizia).

Leggevo oggi l’analisi di un esperto di finanza ed economia, che mi ha fatto molto riflettere in merito alle possibili motivazioni di questa crescita incontrollata dei prezzi delle barche di qualità (leggasi di marchi premium) che, solo fino a cinque o sei anni fa, costavano il 25-30% in meno.

Un dato di fatto è che stiamo vivendo un’era di forte inflazione, causata dall’eccesso di liquidità in circolazione. Attenzione, questo non significa che siamo tutti più ricchi, ma che semplicemente questa liquidità “sguazza” nel mercato in quantità molto superiore al controvalore in prodotto mondiale lordo, quindi una parte di moneta è eccedente e viene naturalmente “accorpata” ai soldi che servono per comprare i beni, da quelli di prima necessità fino a quelli strumentali e quelli voluttuari. Come? Nei listini prezzi…

Un discorso che necessiterebbe di una trattazione sterminata, ma qui non mi dilungherò rispetto a tutti i fattori che scatenano un’onda inflattiva poderosa come quella che stiamo vivendo oggi. Quali sono i mezzi che l’essere umano “produttore” ha, per combattere l’impennata dei prezzi dei suoi prodotti?

  1. Diminuire la qualità dei beni, riducendo le percentuali di materie prime migliori e miscelandole a materie prime più “scarse”;
  2. Ridurre il costo della manodopera, quindi i salari.

E’ ovvio a tutti che la crescita della remunerazione del lavoro è sempre molte volte più lenta rispetto a quella dei prodotti finiti, i cui prezzi invece negli ultimi cinque anni sono aumentati in modo esponenziale. Quindi ridurre i salari dei collaboratori è impossibile. Non resta che rendere il prodotto più scarso in qualità.

Voi ve la sentireste di costruire barche più inaffidabili, meno sicure di quelle che producete, se aveste un vostro cantiere nautico? Io sinceramente sentirei sulla mia coscienza il destino delle vite di chi navigherà con le mie barche…

Una risposta già ce l’abbiamo:
PER MARE NON SI PUO’ BARARE. Bisogna costruire bene, con materiali di qualità

Un altro aspetto da analizzare riguarda equipaggiamenti che prima erano destinati a barche di grandi dimensioni o addirittura non esistevano affatto e che oggi si considerano imprescindibili: elettronica di bordo spesso degna di yacht, predisposizione di impianti elettrici per l’alimentazione di trolling motors , verricelli salpancora, prese di corrente ed usb, e chi più ne abbia più ne metta.

Al contrario di ciò che avviene nei prodotti di largo consumo, poi, nella nautica si tende, soprattutto su prodotti di fascia premium, ad implementare le costruzioni con materiali dalle proprietà meccaniche elevate, come kevlar e carbonio, che contribuiscono ad elevare il prezzo delle barche.

Il risultato è che oggi un 23 piedi center console americano ben motorizzato ed equipaggiato lambisce in più casi la soglia dei 200.000 Euro alla boa, complice anche un tasso di cambio euro/dollaro svantaggioso.

Il Business Insider, in un articolo del 19 giugno 2021, imputa alla voglia di attività socialmente distanziate l’impennata di richiesta di barche negli States a partire dal 2020, ma questo non basta a giustificare questa onda di irrazionale lievitazione dei prezzi. Bisogna aggiungere considerazioni riguardanti il costo delle materie prime, delle componenti elettroniche e del sovraccarico delle linee di produzione di barche che dovevano lasciarle già molti mesi fa, e sono tutt’ora invece bloccate lì, incomplete, a causa della penuria di componenti.

Fa da eco inquietante a questo, il lancio da parte di Suzuki dei fuoribordo di media potenza DF115B e DF140B, dotati di comandi meccanici anziché elettronici, ormai divenuti standard da qualche anno a questa parte sui motori di medio-alta potenza (CLICCA QUI)

Né, tantomeno, possiamo attribuire parte della responsabilità ai propulsori che, come già evidenziato in un post su Facebook di qualche mese fa (CLICCA QUI) hanno mantenuto un costo pressoché inalterato da quindici anni a questa parte, probabilmente per le alte economie di scala possibili in questa filiera, in cui si producono dalle 300.000 alle 400.000 unità annue, solo negli Stati Uniti d’America.

Cosa sperare?

Di certo, l’economia mondiale segue dinamiche alle cui correnti noi utenti finali non possiamo che accodarci come sardine o altro pesce foraggio a nostro piacimento, se esser sardine ci fa sentire sviliti…

Cosa aspettarci?

Che l’usato, in forza di questo trend irrazionale in cui, una barca di cinque metri e mezzo di buona qualità raggiunge i 50.000 Euro, continui la sua tenuta con prezzi che sempre più spesso non rispecchiano affatto il valore reale del bene.

Cosa esigere?

Che, per lo meno, i venditori mantengano con la diligenza del buon padre di famiglia i fisherman americani usati in vendita sul mercato nazionale a quotazioni fino a pochi anni fa considerate “poco serie”, per non essere crudeli.

Sull’accertamento di quest’ultimo punto, posso aiutarvi io tramite consulenza, ma questo già lo sapete, se siete qui a leggermi.

Alla prossima e buon mare!

Benedetto Rutigliano
Perito nautico iscritto al ruolo dei Periti ed Esperti al n.1502 presso CCIAA di Bari e Bat
Autore di Fisherman Americani 
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UC8lJ-Gch0Yy8uLncapcmaNA
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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