Barca da pesca

Hard-Top: accessorio indispensabile?

Un accessorio che delinea la completezza estetica e funzionale di una barca da pesca è senza dubbio l’hard-top. Questo elemento ha una valenza essenziale per coloro i quali vogliano una protezione “stabile” contro le intemperie ed il sole cocente estivo, ma anche per chi pratica tecniche di pesca “ingombranti” come la traina d’altura. L’hard-top, infatti, diviene un supporto importante per canne e divergenti, oltre che una piattaforma sopraelevata sulla quale posizionare le antenne dell’elettronica di bordo ma anche, in alcuni casi, una postazione di guida aggiuntiva (leggasi Marlin Tower o Tuna Tower). Diversi hard-top nascono con una struttura tubolare progettata in modo tale da agevolare l’arrampicata sul tetto, ed anche con la predisposizione per la replica dei comandi su una seconda guida superiore, con cablaggi meccanici ed elettrici di solito nascosti nella falchetta o in un quadro ausiliario in zona guida. In tali casi, la parte superiore del tetto diviene calpestabile e, per tale ragione, il gelcoat viene trattato con finitura antisdrucciolo, non fosse altro perché, seppur senza seconda guida, lassù ci finiscono le antenne gps, radar, vhf, fari di profondità ed ogni altro accessorio indispensabile alla navigazione che non si limiti all’immediato sottocosta. L’hard-top influisce spesso sull’assetto di navigazione, migliorandola o peggiorandola rispetto a quella dello stesso scafo privo di tetto rigido. Un hard-top ben progettato ha un’altezza tale che agevoli la vivibilità del ponte comandi ma che, allo stesso tempo, non innalzi il baricentro dello scafo in maniera deleteria per la tenuta di mare (rollio in primis). In secondo luogo, la struttura tubolare deve essere realizzata con leghe metalliche leggere. Su molte imbarcazioni da pesca sportiva spesso si vedono strutture in acciaio inox che sicuramente donano un aspetto lucente e rifinito all’intera realizzazione e durata nel tempo, ma, di contro, costringono ad impiegare sezioni ridotte dei tubi perché l’hard-top…


La GUIDA SINTETICA sulle Barche da Pesca

Ecco appena sfornata una pratica mini guida che si affianca al libro Fisherman Americani, per chi lo ha già letto e per chi ancora deve farlo: per chi, insomma, come noi, ama approfondire la materia della nautica per la pesca sportiva. LA BARCA DA PESCA PERFETTA- guida sintetica Questo e-Book è stato ideato per tutti coloro i quali vogliano sapere come deve essere costruita e concepita una vera barca da pesca, piccola o grande essa sia; italiana od americana, poco importa. Il tutto, con la comodità di avere tali nozioni a portata di click, sul proprio tablet o smartphone, al prezzo di Euro 5,99. Noi pescasportivi siamo molto spesso poco inclini all’invasione dell’elettronica… Ma giacché la tecnologia c’è, perché non sfruttarla? 🙂 Ho progettato questo piccolo manuale tutto-testo come strumento propedeutico e di supporto all’ormai noto libro “Fisherman Americani” , il testo di riferimento di chi voglia acquistare un vero fisherman di scuola americana! La passione per le barche ed i miei più recenti approfondimenti nel campo di questa affascinante nicchia della nautica continuano, e questo è un modo per condividerli con Voi.   LEGGI ORA L’ESTRATTO GRATUITO DEL NUOVO EBOOK   Vi auguro una buona lettura con LA BARCA DA PESCA PERFETTA- guida sintetica


Andiamo a comprare la Tua barca usata

Un diportista soddisfatto è una persona messa nelle condizioni di godersi il proprio tempo libero nel migliore dei modi… Ed il tempo libero incide sulla qualità della vita più di qualsiasi lauto stipendio o lavoro redditizio. Per questo, ogni volta che riesco a soddisfare le aspettative di un mio cliente, quella soddisfazione è anche mia e mi investe di energie positive e produttive. Ieri sera, per esempio, c’è stato il naturale epilogo del 👉percorso di consulenza con  ✔Fisherman’s Report e ✔ visita ispettiva con prova in mare,  iniziato circa un mese fa e culminato nell’acquisto della barca sulla quale, insieme ai clienti, ho convenuto di doverli indirizzare, in base alle esigenze ed all’utilizzo che essi ne faranno. Dopo aver ✔ispezionato la barca, ✔l’ho provata ed ✔ho effettuato vari test di verifica per constatarne lo stato di conservazione ed usura dei vari componenti ed impianti; ✔ ho preso nota degli interventi da effettuare, ordinandoli per priorità e ✔ ne ho consegnato l’elenco al cliente, per far sì che egli abbia già un riepilogo dei lavori da fare non appena la barca verrà scaricata a destinazione, in modo tale che non debba ingaggiare il personale del suo rimessaggio per una “caccia alle riparazioni” che gli farebbe altrimenti perdere giorni preziosi di mare, di pesca e di posto barca già pagato. Se pensi di aver individuato la barca giusta, sappi che farsi catturare da belle foto non è sufficiente e che una barca usata può celare non poche insidie e difetti non di certo appurabili tramite il link di un annuncio di vendita. A questo io dedico il mio tempo e la mia passione, tanto da averne fatto la mia attività, per far sì che l’acquisto della barca sia per Te un’esperienza da ricordare e foriera di soddisfazioni durante tutto il tempo in…


“Un vero fisherman non è se la torre non c’è” -Quanto è bella.. ma quanto ti costa?

Uno dei segni distintivi del fisherman americano nell’immaginario di qualunque diportista pescasportivo è senza ombra di dubbio quella svettante struttura a traliccio metallico chiamata tuna tower o marlin tower, in base a quanti livelli di sopraelevazione essa preveda (differenze analizzate nel libro “Fisherman Americani”, acquistabile cliccando QUI). Nata originariamente sulle barche per la pesca professionale ai grandi rostrati e pelagici, come struttura che permettesse di supportare una postazione di avvistamento sopraelevata e consentisse all’equipaggio di raggiungerla, è stata negli anni ristilizzata ed adattata alle barche da diporto, costituendone un’inconfondibile icona estetica e funzionale. Oggigiorno, sulle barche per la pesca sportiva, si sceglie l’opzione della “torre” per lo più per vezzo estetico ed a mo’ di status symbol, facendone un reale utilizzo nelle uscite in altura con la stessa frequenza con la quale indossiamo l’orologio a cipolla… In verità, come è vero che alcune carene oceaniche mal si adattano al moto ondoso tipico di alcuni dei mari che bagnano la nostra nella penisola, è altresì opportuno specificare che una tuna tower, soprattutto su una barca dal baglio limitato e dal peso modesto, può rendere problematico l’utilizzo della barca stessa in determinate condizioni di moto ondoso. A tal riguardo occorre osservare quanto segue: la struttura di una torre, per quanto leggere siano le leghe metalliche impiegate per la sua costruzione , ha un peso non trascurabile; conseguenza diretta ne è l’innalzamento del baricentro, che innesca inevitabilmente reazioni più accentuate con moto ondoso al traverso; non tutte le barche, peraltro, “sopportano” la presenza della torre a. per via dell’angolo di inclinazione degli assi di trasmissione; b. per via della posizione avanzata della zona guida, che porta la torre stessa a gravare in maniera tale da modificare l’assetto idrodinamico delle eliche in rotazione; i consumi ne risentiranno nell’ordine di un incremento di circa il…


Fuoribordo Quattro Tempi: il ritorno alla Semplicità di Mercury Verado

RIFLESSIONI DI PRIMO PELO Nel corso delle mie letture di aggiornamento ho avuto modo di approfondire la questione della -per me- più che auspicata “marcia indietro” di Mercury verso una unità aspirata, più semplice e virtualmente affidabile della pur sofisticata ma complessa unità sovralimentata 6L che la Casa Madre ha spinto fino alla soglia dei 400Cv. La serie Verado ha portato, di fatto, per prima alla ribalta il concetto di downsizing nelle motorizzazioni fuoribordo, con un design a sei cilindri in linea e cubatura molto contenuta -troppo, per i miei canoni di valutazione in campo nautico- di appena 2600cc. Tale blocco viene “spremuto” fino alla straordinaria potenza di 400cv (153cv/litro di potenza specifica). A questo punto, dov’è il vantaggio di una cubatura contenuta, per il diportista? – Manutenzione ridotta? NO, a causa della presenza della sovralimentazione e dell’impianto di raffreddamento dei gas di scarico. Manutenzione, in definitiva, sovrapponibile a quella di un turbodiesel, con molti condotti attraversati da acqua salata e una moltitudine di anodi sacrificali in posti più o meno angusti da sostituire periodicamente. – Peso ridotto rispetto ad un aspirato di pari potenza?: NO, considerando che siamo a 303 Kg – Consumi ridotti? In linea teorica sì, ma nella realtà varie schede di test dimostrano il contrario, a parità di scafo. Allora, a cosa serviva una motorizzazione così raffinata, ma anche articolata e COMPLESSA? A bocce ferme, vedendo l’evoluzione della gamma Verado verso una più paciosa e, magari, ben più affidabile unità ASPIRATA V8 di grande cubatura, direi per una sorta di BRANDING LABEL: l’idea del fuoribordo TURBO garantiva molte cose assieme, almeno sulla carta: coppia elevata a un basso regime, peso ridotto, ridotte emissioni, manutenzione dal costo contenuto… dopotutto si trattava di un “semplice” sei cilindri in linea!   COSA PROMETTE LA NUOVA SERIE VERADO V8? –…


Barche da pesca usate: il marchio serve, ma non basta!

Quando si è alla ricerca della barca, soprattutto se usata, si tende a restringere il campo di ricerca alla serie di nomi che hanno acquisito una certa fama nella tipologia che cerchiamo. Nulla di errato fin qui, a patto che questo non sia l’unica discriminante o filtro per la nostra ricerca! Non è sufficiente acquistare la barca di un marchio blasonato per esser certi di aver investito bene, per quanto possa essere considerato “investimento” la spesa per l’acquisto di una barca (a tal proposito vi invito a leggere il mio libro  Le 11 Buone ragioni per NON Comprare una Barca che vi darà utili spunti a riguardo…). Non è difficile lasciarsi sedurre dal brand conosciuto, soprattutto se trattasi di un fisherman americano, senza opporre “resistenza” alcuna alla suggestione di possederlo e, soprattutto, senza che ci rendiamo conto delle reali condizioni di conservazione del mezzo che stiamo guardando con occhi imbambolati, anziché strabuzzarli per la precaria quanto trascurata manutenzione che il venditore gli abbia riservato negli anni.   LE BARCHE VANNO OSSERVATE E NON SOLAMENTE GUARDATE!! Le componenti in gioco nella dura arte di acquistare la barca usata giusta sono molteplici, e tutte attribuibili a due “centri di responsabilità”: IL CANTIERE COSTRUTTORE ed IL PROPRIETARIO. Da un lato, infatti, occorre analizzare: a ritroso la storia del modello di barca che stiamo esaminando; le vicissitudini del cantiere costruttore (passaggi società, fallimenti, fusioni, ecc…); Eventuali caratteristiche costruttive che possano generare problemi con il tempo (per esempio serbatoi carburante in alluminio, particolari costruzioni in sandwich per l’opera viva, ecc) Questo perché determinati eventi societari o periodi di crisi o, ancora, la necessità del raggiungimento di particolari obiettivi di bilancio in taluni esercizi, possono aver comportato economie nella scelta delle componenti e dei materiali di costruzione dello scafo. Tutti fattori che, in complesso, possono dar vita ad una barca foriera di problemi di ricorrente inaffidabilità. Dall’altro, occorre accertare: Le EFFETTIVE OPERAZIONI DI MANUTENZIONE effettuate a bordo e…


A cosa serve la barca BELLA, se questa è INGOVERNABILE?

L’onda lunga dello scirocco di un lembo scorcio di Mare Ionio (nel momento in cui scrivo questo articolo sono a Marina di Ugento) mi suggerisce una riflessione di cui voglio rendervi partecipi. Stavolta, infatti, pongo l’attenzione su una caratteristica spesso non rilevabile, nelle fasi precedenti l’acquisto di una barca. Un fattore del tutto TRASCURATO da alcuni diportisti che non vedono l’ora di portarsi a casa la nuova barca per godersi la bella stagione ormai alle porte. Indipendentemente da quanto siete pratici di navigazione e gestione della guida della barca, quest’ultima può essere, quanto a manovrabilità, virtuosa o lacunosa. Il mercato è pieno zeppo di barche con ❌ ripartizione dei pesi ORRIBILE, ❌ posizionamento e interasse delle eliche ERRATI, ❌ timoni SOTTODIMENSIONATI, ❌ vendute con ELICHE INADEGUATE rispetto alla coppia motrice e al regime nominale di funzionamento dei motori, scelte dal cantiere o dal venditore che motorizza la barca solo per dimostrarvi che essa raggiunge la velocità promessa. Tutti gli errori commessi negli ambiti di cui sopra si sostanziano in una problematica governabilità  dell’imbarcazione. Non è mistero che alcuni modelli nascano con pecche congenite di manovrabilità più o meno gravi, soprattutto in spazi ristretti o in condizioni di emergenza (si pensi alla necessità di rientrare in porto con un solo motore funzionante). E poi ci sono, all’opposto, fenomeni di barche nate con assetto e bilanciamento dinamico tanto impeccabile da rendere possibile la correzione della rotta, a velocità di crociera, tenendo addirittura la barra del timone dritta e agendo semplicemente sui flaps. Tra questi FENOMENI DI EQUILIBRIO DINAMICO cito, ad esempio, l’ Albemarle 305 Express. Tengo a precisare, tuttavia, che l’equilibrio dinamico non va di pari passo con l’equilibrio statico, infatti il modello citato, se da un lato rappresenta il benchmark di riferimento per la manovrabilità, non lo è per tenuta di mare da fermo…


Piccoli motori = piccoli consumi? In mare, NO!

Dopo aver analizzato brevemente: 1. L’altezza e la forma del pozzetto; 2. La caliciatura dei masconi, 3. La vasca del vivo; oggi affrontiamo il nodo MOTORIZZAZIONE La questione della propulsione è oggetto di diatribe concettuali tra i diportisti e di più o meno fondati timori commerciali tra i costruttori. Generalmente l’idea di grandi potenze, soprattutto se abbinate alla progettazione di scafi di dimensioni compatte, crea nei cantieri una certa ritrosia per il dubbio di allontanare la parte di diportisti che vedono, nell’abbondanza di cavalleria, una minaccia per il proprio portafoglio in termini di consumi. Tuttavia il fisherman ha necessità di un equipaggiamento differente rispetto alla barca da diporto ricreativo, infatti sarà più soggetta a sovraccarichi di attrezzature a bordo e, per di più, sovente presenta geometrie di carena molto esigenti dal punto di vista della forza propulsiva. Spesso mi capita di vedere carene con ottime caratteristiche di tenuta di mare e di penetrazione nell’onda, offerte però con motorizzazioni di base ridicole, che servono esclusivamente ad invogliare all’ acquisto il diportista timoroso degli alti costi di esercizio, il quale, una volta varata la barca, si renderà conto che i consumi che confidava essere contenuti non lo sono affatto, anzi, lo sarebbero stati se avesse optato per una motorizzazione più generosa. La sottomotorizzazione, nel panorama nautico soprattutto europeo, è un male subdolo e dilagante. Non è una questione di sfoggiare una sfilza di motoroni a poppa, o di poter fare sci nautico… ma di SICUREZZA IN MARE! Uno dei corollari della nautica americana specializzata in fisherman recita che: “Una barca bimotore è adeguatamente motorizzata se, a pieno carico, è in grado di raggiungere la planata e di MANTENERLA con l’ausilio di un solo motore”. Ovviamente tale concetto è orientato a barche di una certa stazza, sulle quali la potenza può far la differenza…


Le migliori barche americane… in Italia – parte II

Abbiamo passato in breve rassegna alcuni dei principali cantieri e modelli di barche da pesca americane che hanno dominato il mercato nautico negli ultimi lustri, forti di una rete distributiva efficiente e di indiscusse qualità intrinseche che sono la principale ragione per cui tali barche hanno ancora appeal nel mercato dell’usato e sono tuttora onorevolmente in servizio. Oggi citerò altri costruttori meno in vista, ma con prodotti altrettanto ben caratterizzati e di qualità, che meritano l’attenzione del pescasportivo che desideri un mezzo specialistico, senza avventurarsi in acquisti ben più impegnativi sul mercato del nuovo. Inoltre, tratterò solo di fisherman americani attualmente reperibili sul mercato nostrano; infatti, come specifico ogni volta che, durante le mie consulenze, un cliente mi chiede di edurlo riguardo l’importazione di una barca dagli USA, uso termini dissuasori a riguardo, per le ragioni che a breve spiegherò. Avendo svolto personalmente operazioni di importazione di barche dagli USA svariate volte, posso ben affermare che le alee incombenti sulle fasi dell’incarico possono generare tensioni tali da rendere l’operazione addirittura antieconomica, sia per i tempi in gioco, sia per le spese accessorie non previste. Ribadisco per iscritto quanto già riferisco telefonicamente a chiunque mi chieda di assumere un’incarico d’importazione: al momento non mi occupo di importazioni; peraltro lo farò se e solo quando avrò raggiunto l’obiettivo di controllare ed essere responsabile in prima persona di ogni step necessario all’esecuzione dell’intero iter d’importazione. Al contrario, sono a vostra disposizione per aiutarvi nel calcolo del costo dell’operazione, in modo da essere preparati alla spesa nel caso vogliate farvi seguire da chi vi assicura l’esito positivo dell’importazione Incassare il compenso per una pratica di importazione è l’operazione più semplice del mondo; le competenze e l’esperienza pregressa per farlo non mi mancano, ma purtroppo l’importazione di una barca comporta doversi affidare all’ operato di altre aziende…


Fuoribordo diesel: che fine ha fatto?

In un periodo storico che vede le tecnologie dell’autotrazione ad un importante bivio, originato dallo scandalo del “dieselgate” da un lato, e dalle sempre più restrittive normative antinquinamento dall’altro, conosciamo un sempre crescente chiacchiericcio su progetti di motori fuoribordo alimentati a gasolio. Ciò che più alimenta il mio scetticismo è che la macchina del marketing che promuove le aziende impegnate in questo genere di progetti vada “a gettoni”; probabilmente perché lo scandalo dei taroccamenti delle emissioni dei motori diesel da autotrazione ha reso più fosco anche l’orizzonte delle unità destinate alla propulsione marina, se non altro per questioni di budget da destinare allo sviluppo tecnologico di tali motori, rivisti al ribasso, tanto più che, sin dagli albori del diporto ricreativo, molta parte della tecnologia adottata dai motori marini è direttamente ereditata da quella dei motori per trazione terrestre. È, dunque, con tutta probabilità antieconomico continuare ad investire in studi sul contenimento dei pesi, degli ingombri e sull’incremento dell’efficienza di motori destinati a più o meno imminente desuetudine e difficoltà di circolazione sulla terraferma, la cui vendita e fruibilità  sarebbe possibile solo per altri impieghi (leggi commerciale, militare e marino, appunto). ➡Anche perché  il margine di migliorabilità dell’efficienza dei motori a gasolio si è assottigliata enormemente negli ultimi 10 anni in cui lo sviluppo è stato cavalcante. A parte queste considerazioni di primo pelo, un motore diesel con due turbocompressori, intercooler, aftercooler e un sistema di trasmissione a cinghia conserva davvero l’affidabilità tipica di questo tipo di propulsori (affidabilità proverbiale almeno fino a quando erano robusti, sovradimensionati e semplici)? Quanto costoso sarà intervenire in uno spazio di certo più ristretto di un comune entrobordo installato in sala macchine, per effettuare interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria? Ormai siamo abituati a delegare alle officine ufficiali anche i normali tagliandi dei grossi fuoribordo…