In foto il Cigarette Tirranna 59 AMG, una collaborazione tra il noto cantiere statunitense e la divisione sportiva di Mercedes-Benz, presentata all’appena concluso salone nautico di Miami.
Posto esser indubbio che Cigarette, anche stavolta, sia sicuramente riuscita a creare una carena incredibilmente veloce e sicura anche in condizioni marine difficili; posto che AMG ha le tecnologie per costruire motori marini superperformanti (cosa che già fa da un pezzo, vedasi gare offshore), quale ragione ha potuto portare, in tale sodalizio, a scegliere 6 (SEI) fuoribordo Mercury a poppa di una barca larga appena 4,26m, se non la volontà di ottenere l’effetto scenico?
Effetto a dir poco opinabile, a mio parere, con i motori esterni che sembrano addirittura sporgere dal filo di murata.
Mi chiedo, per giunta, come abbia potuto Mercedes-Benz accettare che fosse appesa, a poppa di una barca che riporta anche la sua firma congiunta con Cigarette, una rastrelliera di fuoribordo prodotti da un costruttore che ha a catalogo propulsori che direttamente concorrono con AMG in ambito agonistico (Mercury Racing Competition)?
Credo di poter scrivere ciò che sta per seguire nelle prossime righe, perché mi occupo di fisherman, ovvero la tipologia di barche a motore dalle radici più ancestrali.
Appartengo a quella schiera di nostalgici della nautica (chi ha letto i miei libri lo sa) aggrappata alla tradizione. Scrivo “aggrappata” perché oggi questo termine è quanto mai appropriato, ahimè.
Chi si ostina a produrre barche marine, funzionali ed affidabili, lo fa combattendo ogni giorno con una fetta di mercato frivolo e desideroso di soddisfare esclusivamente capricci circostanziali e dettati dalla moda del momento. Il risultato è che chi costruisce barche adatte a NAVIGARE è costretto a sgomitare per mantenere il suo spazio, quando dovrebbe essere l’esatto contrario.
Oggigiorno si assiste a cantieri, che hanno fatto della tradizione il loro trademark, costretti a piegarsi a tale trend, che chiede non più barche marine, ma oggetti carenati da sfoggiare.
Mi si obietterà che ci sono sempre state le barche vere e le barche “accessorio”. È vero, ma una baroccata del genere in foto era impensabile anche per chi acquistava la barca con il solo fine di apparire.
Invece a me (a noi, anzi) piace navigare, e la nostra barca non può che essere bella perché -e PURCHÉ- funzionale, anziché un accessorio che abbia valore solo in quanto ci sia qualcuno che spalanchi la bocca nel guardarlo.
E quando questa moda delle rastrelliere di fuoribordo a poppa, dei timoni-volante rivestiti in materiali futuristici e delicatissimi, dell’elettronica a portata di doccia salata in coperta finirà, cosa ne sarà dei tanti mezzi galleggianti che il mercato frivolo dei nostri giorni sta sfornando?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Buon mare,
Dr Benedetto Rutigliano
Autore di Fisherman Americani
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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