Rimessaggio: come proteggere la nostra barca
Nei miei libri ho sempre scritto di argomenti inerenti la scelta della nostra prossima imbarcazione da pesca sportiva, ma mai ho accennato a temi inerenti la gestione della barca durante il periodo di non utilizzo, salvo per paragrafi dedicati alla manutenzione. Ecco perché, con questo breve articolo, mi dedico a dare alcuni suggerimenti su come rimessare la nostra barca e far sì che, al varo successivo, non si presentino nuovi problemi, assenti quando l’abbiamo alata… Le scuole di pensiero rispetto alla protezione della barca dagli agenti atmosferici durante la sosta invernale sono essenzialmente due, ed ognuna ha le sue ragioni. Coloro i quali tifano per la copertura totale della coperta sostengono che in tal modo si possa far durare di più lo strato protettivo lucido del gelcoat, le guarnizioni ed in genere ogni componente soggetta a deterioramento a causa degli sbalzi termici e dei raggi UV. Coloro, invece, che propendono per non apporre alcun materiale di protezione sulla barca in secca, credono che le coperture tendano a far ristagnare umidità all’interno della barca, che costringerebbe ad intervenire sul ripristino di cuscinerie, legni esposti, ed in genere rifiniture sensibili all’umido ed all’ammuffimento. Entrambe le tesi sono corrette. Ma ora, è necessario decidere come far invecchiare in maniera più delicata possibile la nostra barca perché, questo dev’esser chiaro, dal momento in cui la barca è stata varata, è stato firmato un contratto a termine… procrastinabile a suon di dedizione, pazienza e tanta manutenzione! In generale, apporre un telo copribarca troppo protettivo è deleterio per la barca stessa. Non a caso, i wrapping professionali delle barche che per ragioni di spazio sono il più delle volte depositate all’aperto, dovrebbero essere dotati non solo di bocche di ventilazione, che permettono di bilanciare lo scambio termico notte/giorno dall’esterno all’interno dell’imbarcazione, ma dovrebbero anche essere collegati…