barche a motore

Il carburante pulito allunga la vita dei motori della nostra barca

Il gasolio è un carburante sporco per sua natura, e le impurità in esso sospese vanno letteralmente a “sabotare” l’efficienza, la pulizia di combustione e l’affidabilità dei motori delle nostre barche. Tuttavia, nemmeno i motori a benzina sono del tutto esenti da rischi di contaminazione di serbatoi e relativi circuiti di alimentazione. Scorie, alghe, fanghi, emulsioni di varia composizione sono pronte a minare e ad eludere i nostri filtri e pre-filtri. Il quesito, dunque, sorge spontaneo: posto che la propulsione a gasolio è ancora oggi una valida soluzione al contenimento dei costi, e talvolta una scelta obbligata dall’architettura e dalle dimensioni della barca, come proteggerci da avarie causate dallo sporco nei nostri serbatoi e nelle linee di alimentazione di carburante? La soluzione più immediata, sebbene palliativa quando si usano prodotti non specialistici per uso nautico, è l’utilizzo di additivi e catalizzatori. Su questo ambito bisogna prestare molta attenzione, in quanto additivi molto aggressivi possono rovinare gli ugelli e guarnizioni degli iniettori, oltre a liberare incrostazioni senza ridurne le dimensioni, e pertanto destinate ad arrecare danni in punti del motore dove non ci si augura mai di dover intervenire. Una soluzione più incisiva, talvolta definitiva se eseguita a dovere, consiste nella pulizia e bonifica di serbatoi carburante e linee di alimentazione. Ma ci sono vie di mezzo. Esistono dispositivi filtranti che preservano addirittura la salute dello stesso impianto di filtraggio installato sulla nostra imbarcazione (LEGGI QUI) Ogni caso ha la sua soluzione, che richiede uno studio del tipo di motori e di problematica rilevata, dello stato di manutenzione e del grado di contaminazione di filtri, prefiltri, serbatoi e linee di alimentazione. Nel mio ambito di competenze, come perito nautico e consulente, rientra anche lo studio di soluzioni annose come quella dello sporco negli impianti di stoccaggio ed alimentazione di carburante. Tale…


Appunti dal Salone di Genova 2025: Bertram 34 CC

Dopo 4 anni, ho rivisitato il salone internazionale della nautica di Genova. L’emozione di varcare piazzale Kennedy è sempre quella, superato il gate di ingresso ti catapulti in un mondo fatto di sogni, di meraviglia, di suoni e odori tipici di un salone nautico, flussi di persone da ogni parte d’Europa che vengono con diversi obiettivi: chi, come me, per tenersi aggiornato e fare un weekend alternativo, unendo diletto e lavoro; chi per versare la caparre per la prossima piccola, grande o grandissima barca; chi per analizzare il mercato e decidere su cosa orientarsi. Sono entrato in Salone con umili aspettative, peraltro già mitigate dalla quasi totale assenza di protagonisti d’oltreoceano, che ormai perdura da quasi dieci anni. Ho notato che, effettivamente, poco è cambiato rispetto a 4 anni fa, anzi la presenza di fisherman puri è persino diminuita. Ma vediamo cosa, per i miei gusti, ha reso degno di scatto fotografico, con qualche commento. Cominciamo, in questo primo articolo, con il Bertram 34 CC, una barca dedicata alla pesca sportiva e all’uso diportistico giornaliero, con motorizzazione fuoribordo altamente performante e spazi in coperta e sotto insospettabili per una barca “aperta” di 34 piedi. La barca si presenta con spazi degni di un 37 piedi, per lo meno stando alla percezione che si ha percorrendo la coperta. Murate alte ma non a tal punto da conferire l’effetto visivo “vasca da bagno”, protettive sia per l’equipaggio non esperto che per i bambini, ma allo stesso tempo ad altezza giusta per non intralciare il lavoro di chi pesca. ✅Tuna door e side door, assieme alla plancetta di poppa strutturale, conferiscono un punteggio da cinque stelle per quanto riguarda l’accessibilità da e per il pontile.Il pozzetto è attrezzato per la pesca impegnativa, con vasche a pagliolo dotate di maceratori, due vasche del vivo,…


Prima l’esperienza, poi la ragione: le barche di oggi e quelle di ieri

Il titolo chiosa un verso di Lenoardo Da Vinci, le prime parole che si incontrano aprendo il libro Fisherman Americani, verso che testualmente recita: Ricordati, quando commenti l’acque, d’allegar prima l’esperienza, e poi la ragioneFonte: I pensieri (Leonardo Da Vinci, 1904) p.88 Il collegamento alla nautica di oggi, contaminata da disegni fatti dietro una scrivania e molti schermi, in molti casi dalla cd. “Intelligenza Artificiale”, è voluto per constatare quanto l’allontanamento dall’esperienza possa influire negativamente sulle nuove produzioni. Esperienza non è solo quella accumulata da generazioni di naviganti, ma anche quella del primo prototipo, lanciato tra le onde “vere” e non generate in una vasca, per poi ri-alarlo, modificarlo e testarlo nuovamente, senza soluzione di continuità, fino a che il risultato voluto non venga raggiunto. Oggi l’industria richiede ritmi sempre più accelerati per poter stimolare una utenza frustrata dalla noia, sentimento interiore stimolato proprio da questo modo di operare di un mercato “al proprio agire convulso incatenato” (cit. Holderlin, Elegia Arcipelago). Per essere anello di questa catena che gira all’impazzata rincorrendo se stessa, e quindi priva di senso (leggi qui per approfondimenti sulla nautica e il senso), si trascurano troppo spesso le prove empiriche del progetto, che quindi esce dal CAD e va direttamente alla produzione dello stampo, senza passare per una fase -di durata indefinibile, ndr– di test in mare. Oserei dire, senza voler peccare di ego o di sofisticismo, che manca l’ascolto della Fonte, l’ Es heideggeriano che da l’essere e il tempo, la sorgente del pensiero che ripete sempre una cosa semplicissima: andare oltre le strutture del discorso tecnico-logico, perché in Mare, che è Verità, 2+2 non fa sempre 4! O meglio ancora, il calcolo tecnico non contempla variabili non calcolabili, ed ecco che il risultato reale non è come quello previsto, seppur previsto con i software…


Come scegliere un fisherman “nuovo”

Siccome il mercato odierno non offre la possibilità a questo blog così cementato sui vecchi canoni stilistici e funzionali che hanno fatto del fisherman una barca ambita da una ampia fascia di utenti, sono ancora una volta costretto (si fa per dire…) ad occuparmi di vecchie barche. Ed è per questo che, come primo suggerimento, invito chiunque ami l’idea di possedere un vero fisherman, a documentarsi sul passato, recente e meno recente, della nautica specialistica d’oltreoceano che, volenti o nolenti, è da sempre la stella polare che ispira e guida i cantieri più dediti alla tipologia di barche in questione, anche quelli al di qua dell’Oceano Atlantico. Suggerisco di consultare la guida “Barche da pesca di ieri e di oggi” (link qui), che ho concepito per dare la possibilità al lettore di trovare al suo interno tutti i dati e le osservazioni essenziali alla scelta su ciascun modello analizzato, senza dover continuare a scartabellare vecchi forum online o chiedere risposte che non arriveranno mai da parte di cantieri spesso defunti. Il vecchio molto spesso è la base di rinnovamento di progetti validissimi, che non trovano eredi nella produzione odierna sempre più promiscua e sempre meno specializzata. In secondo luogo, suggerisco di non trascurare ciò che l’opinione comune scarta: mi riferisco a barche EFB con caratteristiche di navigazione pregevoli, che possono essere acquistate a poco prezzo ed eventualmente rimotorizzate in economia; mi riferisco anche a barche non dotate di accessori che si ritengono fondamentali (ad esempio hard-top), poiché spesso è preferibile che l’accessorio originale manchi, per poter far leva sul prezzo di acquisto, piuttosto che avere un hard-top posticcio, mal montato, che viola l’originalità (e quindi l’equilibrio generale) della barca stessa. Estratto analisi tribologica olio motore di un fisherman usato: in mancanza di una perizia a valore legale, questi risultati, che…


Osservare come intravvedere uno scopo

Chiamarlo articolo è un po’ ardito, per questo mi limito a definire questo testo come riflessione. Vorrei scrivere una nota sulle linee architettoniche delle imbarcazioni da diporto attuali, perché dalla loro osservazione ne esco sempre un po’ sbigottito. Vorrei soffermarmi sull’atto dell’osservazione: il verbo “osservo”, in greco è tradotto in “skopèō“, che ricorda il nostro termine “scopo”, cioè fine, obiettivo. Non ho una preparazione classica, ma ad un occhio quasi profano come il mio, appare che gli antichi greci associassero all’osservazione la ricerca di un fine di ciò che si palesava ai loro occhi. OSSERVARE, CIOE’ TROVARE UN FINE, UN SENSO A CIO’ CHE OSSERVO. Sarebbe come sostenere che ciò che l’occhio vede, dovrebbe trasparire una sensatezza. Se osservo una penna, questa è bella o brutta, a seconda che essa abbia o non abbia determinate caratteristiche che la rendano facile e piacevole da tenere in mano, usarla, bella nell’osservarla sulla scrivania accanto a un block notes pulito o a una agenda, o addirittura appagante nel tenerla nel taschino della giacca e nello sfilarla alla bisogna. Allo stesso modo, una barca attrae lo sguardo quando nelle sue linee se ne intravede lo scopo o il senso: una linea di coperta che digradi dolcemente da prua a poppa (o che, per lo meno, non si incunei prua nell’onda…), oblò e finestrature poste lontano dalla fascia di bagnasciuga, rivestimenti robusti ed estesi quanto e dove servono, materiali durevoli, ben rifiniti e sicuri durante l’utilizzo della barca, ferramente di coperta disposte strategicamente e mai pericolose per l’incolumità di chi è a bordo, ruote di prua, dritto di prua, masconi ben disegnati e “marini”, eccetera. Tutto quanto l’occhio osserva poi viene da questo elaborato e dalla mente valutato come una “cosa” bella da osservare o meno. Sarebbe qui interessante discutere di quanti occhi siamo dotati….


Nautica moderna: siamo nel pieno di una crisi di senso?

Questo breve articolo nasce dai riscontri che una frase pubblicata sui social pochi giorni fa ha ricevuto. La frase in questione è la seguente: Era un mio pensiero, tra il serio e il faceto, ma evidentemente c’è molto di cui parlare con riguardo alla deriva filosofica della nautica moderna. Può sembrare una disquisizione astratta, tuttavia non si può non scomodare la filosofia, perché il senso di ogni nostra azione, di ogni nostro concepimento intellettuale, in poche parole, di ogni idea, è da ricercarsi nel logos, il pensiero come discorso interiore secondo ragione. In effetti, il termine concilia in sé, oltre che quello di “discorso interiore”, anche quello di “calcolo” (ratio). Ma se la ragione viene meno, allora anche ogni barlume di senso svanisce, e restano i nudi calcoli. In sostanza, un’idea, che “viene” dal logos, cioè dal dialogo interiore razionale, spogliata del discorso sul senso, cioè dalla ragione, diventa pura tecnica numerale. Oggi le architetture nautiche, sia quelle sotto la linea di galleggiamento, sia quelle sopra la stessa, sposano a mio modesto parere uno scentismo che idolatra il calcolo e la “performance”, intesa come puri numeri: Velocità massima, talvolta raggiungibile in condizioni meteomarine e di esercizio non realistiche;Potenza installataVolumi di vendita. Se separiamo la prima dalla tenuta di mare sul mosso, dal comfort, dalle qualità marine, dall’ergonomia dei vari componenti, dalla razionalità dello sfruttamento dei volumi di bordo e da altri elementi che “fanno la barca”, questo numero è utile solo come mero argomento di marketing avente come scopo il secondo punto: vendere. Il mercato segue le logiche del denaro, che tende ad un continuo incremento di sé stesso. Da ciò si capisce che, per produrre oggetti come le barche, non possiamo emulare le logiche del denaro, che nasce e dovrebbe restare un mezzo per raggiungere uno scopo, e non…


Intrepid 50 Evolution: un altro maxi fuoribordo dagli USA

L’Intrepid 50 Evolution è uno yacht sportivo di lusso introdotto di recente da Intrepid Powerboats, che offre 50 piedi di lusso e prestazioni personalizzabili. Design “innovativo”: Nuovo hard-top e postazione di comando con vetri a tutta altezza su tre lati, tetto apribile e finestre laterali apribili. Tutto ciò che, per qualche lustro, era stato dimenticato solo perché apparteneva al passato della nautica fatta per navigare, oggi ritorna sotto un’aura di innovazione e di novità! Courtesy picture by YachtWorld Plancetta di poppa ampia: Una piattaforma da bagno che copre tutta la larghezza dello specchio di poppa, adatta questa barca sia ad impieghi crocieristici che alieutici (con qualche rimozione utile, come ad esempio le ampie divanerie predisposte in pozzetto, ndr). Interni lussuosi: Cabina arredata con raffinatezza e opzioni personalizzabili, con accomodations ipotizzabili per 4 persone, più dinette, e due servizi, ma per questo è bene attendere i rendering definitivi del cantiere costruttore. Clicca qui per maggiori informazioni in merito al layout di coperta e di sottocoperta: https://www.instagram.com/p/C4wSczhMi2i/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA== Potenza: Possibilità di equipaggiare quattro Mercury Verado V12 600, per un totale di 2.400 cavalli. Alla data di dicembre 2024, il 50 Evolution è nelle fasi finali di produzione, con aggiornamenti in corso d’opera sui canali social del cantiere statunitense. Il mercato non accenna a flettere, per quanto riguarda i grandi scafi fuoribordo; viceversa, quello dell’usato gonfia a dismisura i prezzi dei pochi fisherman entrobordo di media misura e recente produzione, evidenziando un interesse mai sopito verso le imbarcazioni in linea d’asse, e dunque una tendenza del mercato odierno ad “imporre” la via maestra. Ma evidentemente per molti diportisti la via maestra sembra non essere SOLO il fuoribordo. Questa schizofrenia mi auguro abbia vita breve, poiché è sintomo di disorientamento non solo di chi vende, ma anche di indecisione e poca convinzione di chi è…


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Pensieri di penna – LA NAUTICA E IL SENSO

“La psiconevrosi è, in ultima analisi, una sofferenza della psiche che non ha trovato il proprio senso”. Carl G. Jung Il fatto che mi sia venuta in mente questa citazione apparentemente estranea al mondo della nautica, mi ha fatto riflettere, per trovare il filo di Arianna e dare spiegazione a questa lampadina che mi si è accesa, da qualche settimana a questa parte. Forse tutto parte dal mio disinteresse verso i nuovi progetti da diporto, cosa che inconsciamente mi ha un po’ allarmato. E allora mi si sono presentate altre considerazioni di filosofi e psicanalisti illustri, inerenti il modo di operare della mente umana. Ad esempio, quando siamo oppressi, o anche semplicemente insoddisfatti, tendiamo a disinteressarci di questo stato e di ciò che presumibilmente può causare questa insoddisfazione, perché l’insoddisfazione, di per sé, scatena un meccanismo autodifensivo della mente che conduce alla distrazione. Ho tirato le somme, ed ho capito che la mia mente si è voluta distrarre dalla nautica attuale. Se la causa sia insoddisfazione o semplice disinteresse, poco importa, perché abbiamo capito che l’una può benissimo essere causa dell’altra. E allora il cerchio si chiude, per lo meno nella mia interpretazione di pensiero, con la citazione di apertura di Jung. Io mi distraggo dalla nautica attuale, perché mi difendo da una crisi di senso di ciò che vedo. La mente umana è disposta a sopportare emozioni positive ed anche molto negative, ma solo se ne scorge un senso. I progetti partoriti al ciclostilo, semplicemente montando in modi diversi stilemi frutto dell’onda irrazionale del momento (per me senza alcuna ispirazione più elevata) mi ricordano un po’ gli scritti generati da Chat GPT, che sono senza moto creativo, senza una novità che ti porta a dire: “wow!”, a restare sorpreso. O meglio, il senso di sorpresa talvolta c’è, ma vira…


Calyber 16 CC: un piccolo, raffinatissimo custom sportfisherman

Di Calyber Boatworks ho già scritto sul blog di Fisherman Americani, in particolare con riguardo alla mascotte di questo cantiere dedito alla produzione su ordinazione: il 12 Lil’ Buddy, un prodigio di stile, qualità e rifiniture che nulla ha da invidiare ad un custom yacht. Stavolta Calyber ci riprova “dal basso”, aggiungendo alla sua produzione una misura intermedia tra il piccolo 12 piedi ed il 19 piedi: il 16 C.C. Si tratta di un center console di 4,87 x 2,03 metri, con una potenza massima installabile (fuoribordo) di 90 cv. Le linee do casa Calyber, che si rifanno ai custom sportfishing yachts Carolina style , vengono conservate anche in questo 16 piedi tutta pesca e fascino yankee, nonché esaltate dal lucente gelcoat Awlgrip che riveste coperta, falchette e volumi interni allo scafo. Tutte le ferramente installate a bordo sono a filo di coperta, mentre le cerniere adottate sono esclusivamente di tipo piano hinge, il che previene lo scardinamento dei tambucci e distribuisce lo sforzo nell’apertura degli stessi lungo una superficie maggiore rispetto alle cerniere separate, più economiche ma meno affidabili nel tempo Nonostante le ridotte dimensioni dello scafo, il pozzetto è autovuotante, mentre l’impiantistica e le componenti per la pesca e la navigazione sono di prim’ordine (Scopinich, Gemlux, Glendinning solo per citarne alcuni); la capacità del serbatoio carburante è di 110 litri, consentendo una autonomia stimata di poco meno di 150 miglia a velocità di crociera. Questa barca ben si presta come unica unità da diporto di famiglia, potendo essere equipaggiata con T-Top in lega anodizzata e portacanne rocket launchers, impianto audio, elettronica completa ad incasso, ma anche come tender per yacht di prestigio. Ogni qual volta Calyber lancia un nuovo modello resto incantato dalla cura per il dettaglio, dalla dedizione alla qualità, non curandosi della quantità. Per avere un…


Vogliamo barche per navigare con stile, o solo barche per “fare stile”?

Ero in mare per il mio bagno quotidiano nella solita località salentina dove, da circa 30 anni a questa parte, trascorro quasi tutto il mese di Agosto. Racconto questo piccolo aneddoto perché riguarda una barca che non rientra tra quelle di cui tratto io, ma che inspiegabilmente ha sempre “arredato” l’immagine che ho del me stesso… canuto et biancho (semicit.) Ero di spalle alla spiaggia e guardavo verso il largo, tra la punta del braccio di ponente del porto e la prima di una serie di isolette che creano una barriera parallela alla battigia, quando intravedo una sagoma a prima vista tozza e barcollante, ma che poi si è rivelata agli occhi come una sagoma a me conosciuta e che mi ha sempre destato fascino.Una barca alla quale ti avvicini con la curiosità di un bambino e la reverenza che si usa quando ascolti i racconti di un anziano: questa barca nasce per vivere il mare in ogni suo umore, e per saperlo affrontare. Un Grand Banks Yachts 36 Classic ti espone tutti insieme i valori perduti nella vita contemporanea, tramite il suo modo di andar per mare e le sue forme apparentemente tagliate con l’accetta: la costanza, la prudenza, la sobrietà, il rispetto, la grazia. Un trawler Grand Banks può piacere o no, ma non può innescare critiche. Perché un Grand Banks semplicemente “è”, o non è. Chissà se avrò le sostanze e la salute per arredare quella immagine di me, vecchio, al timone di un trawler come questo. Buon mare, Benedetto RutiglianoSPORTFISHING BOAT SPECIALIST (per consulenze CLICCA QUI)Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di Bari e BATWhatsApp: 348/6562148E-Mail: info@fishermanamericani.comAutore di Fisherman Americani Autore di Barche da pesca di ieri e di oggiAutore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”Autore…