Pesca d’altura e competizioni: quando l’affiatamento non basta!

Dopo questo articolo vincerete ogni singola gara di pesca.

(Questa sarebbe un’ottima frase click-bait , ma non ho il coraggio di farlo, ancora no!)

Vado a ripescare un po’ del mio passato per buttare sulla tastiera qualche considerazione in merito ad un argomento molto dibattuto nei circoli nautici, soprattutto quelli popolati da pescasportivi accaniti.

La questione che qui sollevo è in merito al rapporto barca-equipaggio.

Le sorti di una competizione di pesca sportiva sono figlie di diversi fattori:

  1. Affiatamento tra i membri dell’equipaggio;
  2. Esperienza di pesca e di gestione del combattimento, dallo strike fino all’imbarco o tag&release;
  3. Conoscenza del comportamento della barca da parte dello skipper.

In questa sede mi soffermerò sull’ultimo punto: il feeling tra skipper e barca.

Quando si decide di partecipare ad una gara fuori porta è necessario noleggiare una barca per l’occasione e non sempre è possibile rispettare le nostre preferenze, vuoi perché la disponibilità di imbarcazioni messe a disposizione via via si riduce, vuoi perché spesso il porto dal quale parte la “carovana” non offre barche con cui si ha dimestichezza.

Le beghe nascono dallo strike in poi: l’adrenalina dei cicalini urlanti facilmente fomenta il caos a bordo…

Accade, quindi, di ritrovarsi al timone di una pilotina un po’ ballerina, poco manovrabile macchine indietro, con poca visibilità sul pozzetto e sulle lenze, e chi più ne ha più ne metta!

Spesso si tende quindi ad incolpare il mezzo, lo skipper o l’angler di un risultato al di sotto delle aspettative.

Il più delle volte, però, chi si sorbisce le paternali più ruvide è proprio lo skipper che, magari, si è pure spontaneamente offerto di sacrificarsi per far pescare un altro membro dell’equipaggio!

In fase di combattimento il feeling tra barca e skipper e la comunicazione tra questi e l’angler sono alla base del buon esito della cattura.

Un colpo di manetta un po’ troppo generoso che fa “stuccare” la lenza già tesa, oppure troppo poco gas, all’ordine del mate, non riesce ad annullare il bando di lenza causando la slamatura del pesce; un incrocio sfavorevole e fortuito di vento e correnti che fa intraversare lo scafo facendo accavallare le lenze filate in drifting, costringendo a ritirare tutte le canne ed a rifilarle in ordine, costringendo l’equipaggio a non essere in pesca per minuti preziosi prima dell’annuncio del FINE GARA al vhf…

Se fosse sempre possibile pescare con il proprio fisherman, le gare sarebbero sicuramente svolte ad armi (più) pari, ma forse il bello del gioco è proprio questo:

l’alea di fattori fuori dal nostro controllo, che delineano e tracciano una strada in discesa od in salita già in partenza, e l’innominato FATTORE C: se manca quello, ogni alchimia o strategia lascia il tempo che trova… 

Alla faccia di mesi di preparazione, di prove selettive, di test di campi gara e di riti propiziatori!

Dimenticavo…: ricorda di leggere il libro Fisherman Americani... giusto per non trovarti con una barca “poco pescante” 🙂

 

Buon Mare -stavolta ci sta proprio!

Dr. Benedetto Rutigliano
Autore di Fisherman Americani
Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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