Fisherman ed attrezzature a bordo: i gavoni e la loro (spesso errata) disposizione.

In questo articolo affronto brevemente la problematica dello stivaggio di attrezzature più o meno pesanti a bordo di una barca. Tale tematica, peraltro già affrontata nel mio libro Fisherman Americani , è particolarmente pertinente al mondo dei fisherman poiché, per via delle svariate tecniche di pesca che vorremo esser pronti a praticare in base alle condizioni marine contingenti, noi pescasportivi avremo perenne necessità di portarci al seguito una mole non indifferente di piombi, zaini, cassette, canne, mulinelli e chi più ne ha, più ne metta.

Occorre specificare che, nello stivaggio a bordo, siamo sempre vincolati in quanto è la barca a decidere dove e quanto riporre in ciascun gavone.

L’esperienza mi ha, tuttavia, insegnato che assai spesso in fase progettuale alcuni cantieri compiono svariati errori di valutazione dei carichi aggiuntivi,

collocando gavoni da centinaia di litri di capacità dove meno sarebbe opportuno (leggasi aree dello scafo già ben gravate da peso di motori, serbatoi ed impianti). Viceversa, in zone dove si sente la mancanza di peso, si scopre che il costruttore vi abbia previsto un vano appena sufficiente ad accogliere una borsa da mare.

Le vasche a pagliolo di un Sea Vee 430. Nonostante le generose dimensioni di questo scafo, si può notare una capacità non eccezionale delle vasche. La ragione è dovuta al controllo dei carichi variabili in quella specifica zona dello scafo, che altrimenti risentirebbe di prestazioni compromesse da pesi eccessivi e mal disposti.

Il problema di dislocazione e dimensionamento errati delle aree di stivaggio può esser dovuto a molteplici fattori:
vincoli costruttivi / strutturali (aree interne allo scafo schiumate per garantire l’inaffondabilità, strutture di rinforzo a griglia che limitano la capacità delle intercapedini libere, ecc..)
– lacune progettuali rimediate all’ultimo momento (le dimenticanze in fase progettuale non sono affatto rare e, il più delle volte, in tali casi si studiano aperture dell’ultimo minuto per garantire un minimo di stivaggio in più)
– eccessiva promiscuità del progetto (si pensi alle barche nate dapprima come natanti da diporto costiero o al day cruising, dal cui progetto nasce, successivamente, la versione orientata alla pesca sportiva)

Sebbene la natura dei casi sopra illustrati sia diversa, il risultato è il medesimo:

ERRATA DISTRIBUZIONE DEI PESI A BORDO.

Le barche ben progettate e “pesate”, presentano i gavoni proprio dove il peso aggiuntivo può solo giovare all’assetto di navigazione, al costo di farvi sentire la mancanza di un’area di stivaggio laddove pensate sia più che logico debba esserci.

Vi sono barche famose proprio per la loro dotazione sovrabbondante di vasche e gavoni, che negli anni sono stati i principali argomenti di vendita per il cantiere. Ma avete mai provato a sfruttare l’intera capacità di stivaggio di una barca con pozzetto zeppo di vasche a pagliolo, e del tutto priva di gavoni a prua? …

E, magari, la barca in questione è un center console… leggera come una foglia a prua e pesante come una incudine a poppa, per via dei due o tre fuoribordo da 350hp aggrappati allo specchio. In scenari simili, la soluzione per porre rimedio ad una navigazione schiaffeggiata o, quantomeno, con prestazioni opinabili, è navigare con serbatoi (auspicabilmente disposti da mezza barca a prua… almeno questi!) sempre pieni, o quasi.

Quando si critica la penuria di gavoni su di una specifica barca e si è in presenza di un cantiere specializzato da anni nella produzione di fisherman, è il caso di chiedersi il motivo per il quale lo stesso non abbia previsto una vasca in più in pozzetto o perché abbia dislocato la vasca del pescato a due terzi di prua.

Solo due vasche nel pozzetto di un 52 piedi? Le ragioni sono molteplici e, se lo fa uno storico cantiere come Viking, c’è da fidarsi.

Viceversa, quando si notano aree di stivaggio in numero largamente superiore a quante ce ne aspetteremmo su una barca di pari dimensioni e peso, è più che opportuno estrarre le vasche, e capirci qualcosa in più. Se mancano aree schiumate, compartimentazioni stagne e lo spazio sottostante quel nugolo di vasche abbonda, qualche timore di affidare le mie sorti a quella specifica barca, personalmente, me lo farei sorgere.

In ultima analisi, se dovesse balenarvi l’idea di ricavare una vasca aggiuntiva tagliando paglioli, è bene che tale operazione sia fatta con cognizione di causa e consultando che ne sa qualcosa a riguardo. Il rischio di sovraccaricare lo scafo in punti errati e potenzialmente pericolosi per voi e per i motori stessi è concreto ed affatto remoto. Basti considerare che alcuni modelli degli attuali fuoribordo a quattro tempi hanno gruppi termici di cubatura importante, a frazionamento multiplo (sei od otto cilindri), e con poppa sovraccarica il rischio di ingestione di acqua è più che fondato!

Un cantiere di lunga storia nella costruzione di fisherman come Pursuit, non solo ha equipaggiato un suo modello molto particolare di center console di svariati gavoni a due terzi di scafo ma, addirittura, ne incoraggiava il suo “appesantimento” fornendo come opzione una seduta gavonata disposta ad estrema prua.

Le barche (o, almeno, la stragrande maggioranza di esse) sono generalmente avviate alla produzione solo dopo aver superato una serie di test teorici e pratici, che simulano le condizioni di carico e di propulsione più estreme, ma non prevedono affatto che l’armatore ne modifichi il progetto.

Ragion per cui è più che opportuno che rispettiate la natura della vostra barca e, se ritenete di non aver spazio sufficiente per le mutate esigenze vostre o della vostra famiglia, sarà il caso di valutarne la sostituzione con un’altra più idonea.

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Buon Mare,

Benedetto
Autore di Fisherman Americani
Autore di Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)