Il titolo chiosa un verso di Lenoardo Da Vinci, le prime parole che si incontrano aprendo il libro Fisherman Americani, verso che testualmente recita:
Ricordati, quando commenti l’acque, d’allegar prima l’esperienza, e poi la ragione
Fonte: I pensieri (Leonardo Da Vinci, 1904) p.88
Il collegamento alla nautica di oggi, contaminata da disegni fatti dietro una scrivania e molti schermi, in molti casi dalla cd. “Intelligenza Artificiale”, è voluto per constatare quanto l’allontanamento dall’esperienza possa influire negativamente sulle nuove produzioni.
Esperienza non è solo quella accumulata da generazioni di naviganti, ma anche quella del primo prototipo, lanciato tra le onde “vere” e non generate in una vasca, per poi ri-alarlo, modificarlo e testarlo nuovamente, senza soluzione di continuità, fino a che il risultato voluto non venga raggiunto.
Oggi l’industria richiede ritmi sempre più accelerati per poter stimolare una utenza frustrata dalla noia, sentimento interiore stimolato proprio da questo modo di operare di un mercato “al proprio agire convulso incatenato” (cit. Holderlin, Elegia Arcipelago).
Per essere anello di questa catena che gira all’impazzata rincorrendo se stessa, e quindi priva di senso (leggi qui per approfondimenti sulla nautica e il senso), si trascurano troppo spesso le prove empiriche del progetto, che quindi esce dal CAD e va direttamente alla produzione dello stampo, senza passare per una fase -di durata indefinibile, ndr– di test in mare.
Oserei dire, senza voler peccare di ego o di sofisticismo, che manca l’ascolto della Fonte, l’ Es heideggeriano che da l’essere e il tempo, la sorgente del pensiero che ripete sempre una cosa semplicissima: andare oltre le strutture del discorso tecnico-logico, perché in Mare, che è Verità, 2+2 non fa sempre 4! O meglio ancora, il calcolo tecnico non contempla variabili non calcolabili, ed ecco che il risultato reale non è come quello previsto, seppur previsto con i software più sofisticati.
C’è l’elemento intangibile che fa sì che in linea teorica una carena con spigoli aggressivi renda la coperta asciutta, ma in linea pratica dimostra che l’unica tipologia di scafo che mai ha subìto così schizofrenici sconvolgimenti e ritorni di design è quello che si fonde e sposa perfettamente con l’Elemento attraverso cui scorre, ossia la carena dislocante.
Questo non è una esortazione a cambiare la produzione da planante a dislocante, ma semplicemente un invito alla cantieristica ed ai designer ad “ascoltare” di più cosa ne pensa il Mare di certi tagli, aperture e nervature, sicuramente questo ascolto è quanto di più vicino possa esserci ad un rinnovamento del settore, più fecondo e meno incastrato in una apocalisse di pensiero che non vuole ancora disvelarsi.
Buon mare,
Benedetto Rutigliano
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Perito Nautico, iscrizione n.1502 al Ruolo dei Periti ed Esperti Nautici della CCIAA di Bari
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Autore di Fisherman Americani
Autore di Barche da pesca di ieri e di oggi
Autore di “Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di “La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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