Orrori nautici dal Salone di Genova

Durante la mia visita al 59° Salone Nautico di Genova, non ho potuto non notare soluzioni e dettagli che mi hanno lasciato dal perplesso, fino al basito.

Per delicatezza non farò nomi di cantieri, perché in questa sede mi interessa farvi notare semplicemente cosa, a bordo di una barca non dovrebbe mai esserci.

Una barca da pesca dovrebbe rispettare pochi, ma fondamentali, canoni costruttivi e progettuali: sarebbe quindi auspicabile che i cantieri non li reinterpretassero con eccessiva “libertà”, finendo per snaturarne la loro ragion d’essere, per un motivo semplicissimo:

IL FISHERMAN AFFONDA LE SUE RADICI NELLA TRADIZIONE E NELL’ESPERIENZA: NESSUNA MODA POTRÀ, DUNQUE, A QUESTA SURROGARSI SENZA DETURPARE FUNZIONALITÀ ED ERGONOMIA.

Il primo orrore che non ho potuto fare a meno di fotografare è stata questa vasca “sospesa” -non saprei come chiamarla altrimenti- con tubazioni a vista, il tutto dall’apparenza molto fai-da-te e posticcia:

Una vasca (presumibilmente del vivo) sospesa su una struttura tubolare, probabilmente per far spazio alle calandre dei fuoribordo quando questi sono in posizione di riposo (power tilt tutto su).

Non so quanto  una soluzione così congegnata possa resistere alle ripetute sollecitazioni della navigazione. Altro problema che qui si pone è la presumibile prematura usura delle connessioni di scolo dell’acqua, esposte alle intemperie sicuramente più rispetto ad una installazione strutturale alla barca.

Altro dettaglio che mi ha colpito (e quasi affondato…) è stato ciò che si intravedeva in fondo a questa delfiniera: un varco nella linea di giunzione scafo-coperta giusto sopra il bottazzo, presumibilmente per l’alloggiamento del musone dell’ancora ove la barca non venga equipaggiata con la delfiniera. Una zona non rifinita, non tanto per l’occhio (non sarebbe visibile fuorché con barca su taccate, dalla parte inferiore) quanto per possibile intrusione di acqua con mare di prua od a seguito di forte delfinamento. perfettibile anche il fissaggio della delfiniera stessa, affidato a due viti autofilettanti nella parte inferiore e due bulloni con controdado in quella superiore, con rondella piatta.

Un altra scelta per me opinabile è tagliare il manufatto per far spazio a… fogli di policarbonato. Non metto in dubbio la necessità di dar luce al sottocoperta; tuttavia chiedo a chiunque, tra i lettori, abbia una barca di sette-otto metri, quanto tempo passiate in cabina. Non penso più di quanto serva per cambiarsi dopo il bagno o per pernottarvi. Ma, per questo, bastano ed avanzano dei buoni oblò in cristallo temperato.

Perché tagliare i masconi per risarcirli con del policarbonato siliconato agli stessi? Su una barca che si propone come adatta anche alla pesca, non concepisco scelte del genere.

Ultimo dei dettagli che mi hanno lasciato molte perplessità è il cassone del vano ricavato nella plancetta di poppa di questa barca, eccessivamente sporgente e suscettibile di sgradevoli interferenze durante la navigazione, soprattutto ad andature medio-basse in semiplanata.

Mi fermo qui perché ho impiegato il tempo restante a ciò che poteva interessarci di più, cioè tutto quanto riguardasse il mondo della nautica da pesca sportiva. Se avessi continuato a ciondolare tra le barche da diporto ricreativo, chissà quante altre chicche avrei potuto collezionare!

Vi ricordo che, se desiderate una barca da pesca costruita a dovere, un grosso aiuto può darvelo il libro Fisherman Americani

Buon Mare,

Benedetto Rutigliano

Autore di Fisherman Americani
Autore di“Le 11 buone ragioni per NON comprare una barca (ed una per farlo)”
Autore di“La Barca da Pesca Perfetta- Guida sintetica” eBook
Scrittore per la rivista Pesca in Mare
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